E ancora prima domando: si procederà penalmente nei loro confronti?
Dalle indagini è emerso che il Misseri lavorava come un mulo per mantenere la moglie e le due figlie, mangiava gli avanzi di lor signore, dormiva su una sdraio ed era costretto a ciò dalle tre donne.
Ora, è fuori discussione che sussista il reato di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.).
Ma io, se fossi il pm, le imputerei di riduzione in schiavitù (art. 600 c.p.). Trattasi del fatto di "chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni [...] che ne comportino lo sfruttamento".
"La riduzione o il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando la condotta è attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorità o approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica o di una situazione di necessità, o mediante la promessa o la dazione di somme di denaro o di altri vantaggi a chi ha autorità sulla persona".
Si potrebbe far leva sull'inferiorità psichica (Misseri era un debole che aveva a che fare con tre matriarche) o considerare finalmente violenza anche quella psichica e non solo quella fisica.
I maltrattamenti in famiglia sono puniti con la reclusione da 1 a 5 anni, la riduzione in schiavitù con la reclusione da 8 a 20 anni. Entrambi i reati sono perseguibili d'ufficio, cioè non serve la querela del povero Misseri.