http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/studentessa-denuncia-prof/studentessa-denuncia-prof/studentessa-denuncia-prof.html«Nella donna tutto è sacrificio, nell'uomo tutto è dovere»
Libero Bovio
C'è quella che denuncia, ma quante altre magari non denunciano? In fondo, è così facile, così comodo.
Gianni Agnelli diceva: "Il mio più grande sogno è incontrare l'Incorruttibile. Non sono stato mai esaudito", e Fouché affermava che ogni donna ha un prezzo. Per quanto si pontifichi sulla biologica onestà femminile, purtroppo la verità è che le donne sono disoneste quanto gli uomini: con la differenza che noi dobbiam pagare la mazzetta, loro devono aprire le gambe e/o mettersi sotto la scrivania. Sono due forme di retribuzione illecita, due forme di corruzione: se passa la bustarella, si puniscono corrotto e corruttore; allo stesso modo, dovrebbero punire pompato e pompatrice. Ovviamente le femministe reagirebbero come belve, perché mai sia, quelle ragazze sono "vittime del sistema fallocratico", ma se non si offrissero, se non cedessero, il sistema fallocratico non esisterebbe nemmeno. A questo punto anche i tangentari sono "vittime del sistema di Tangentopoli", ma non per questo sono innocenti. Anche gli omertosi sono "vittime del sistema mafioso".
Si dirà: le ragazze sono vittime della cultura fallocratica. Vero. Ma anche gli omertosi sono vittima della cultura mafiosa, ma non per questo li si giustifica: anzi, sono complici.
Si obietterà: sì, ma sono costrette, se non lo fanno si beccano il 18. Anche i tangentari sono costretti: se non si sottomettono sono segati fuori dagli affari, niente appalti. Anche gli omertosi sono costretti. E loro si beccano 18 pallottole, se parlano. E gli ammazzano tutta la famiglia, gli stuprano la figlia e gli sciolgono nell'acido il figlio. Un incentivo al silenzio ben più sostanzioso di un proditorio 18. Verrebbe da pensare che, se la società civile giustifica le donne che vanno avanti troieggiando, a maggior ragione giustificherà gli omertosi, dato che la rappresaglia sarebbe ben più grave che non una mancata promozione.
Eppure ad ogni omicidio di mafia si urla e ci si strappa i capelli contro "l'omertà", contro questi vigliacchi che non parlano, questi vermi smidollati, gli investigatori si appellano "Chi sa, parli!". Tutto a vuoto. Nessuna voce si alza.
Ogni qual volta viene scoperto un giro di "quote rosa" sessuali, ecco che tutti si precipitano a coccolare le poverette, oh povere agnelline, cosa vi è stato fatto, poverine, sfruttate da quel mostro, e come facevate a parlare?, quei porci maiali degli uomini, tranquille è tutto finito. Fino al prossimo caso, perlomeno.
È come se, ad ogni ammazzamento di mafia, si dicesse che i corleonesi, in fondo, vanno capiti e consolati, perché mica posson parlare, va contro i loro interessi, poveracci, se parlano son pallottole. Voi ve li immaginate i carabinieri che si sprecano in apologie del popolo siciliano, che invece di torchiare la gente del posto ("Tu sai, lo so che sai, e ora parla!", SBAM, pugno sul tavolo) si limitano a carezzarli perché hanno tanta paura di parlare? Ovviamente è impensabile.
Quando vai in quei paesini tipo Corleone o Platì, nelle arse e bollenti ore del meriggio, in cui nulla si muove e nulla si sente a parte il verso delle cicale, e c'è un cadavere sforacchiato in mezzo alla pubblica piazza, nessuno sa, nessuno ha visto. I vecchi grinzosi seduti sulle panchine non sanno niente, erano girati dall'altra parte. Non c'ero, non l'ho visto, e se c'ero dormivo.
Andare nelle facoltà di Psicologia o Scienze Sociali dopo che scoppia uno di questi scandali è lo stesso. Nessuna sa, nessuna ha visto, sotto anonimato, con la faccia oscurata, molte confessano che è pratica comune. Quelle ragazze sono come i vecchi siciliani, né più né meno. Alimentano e traggono beneficio dallo stesso sistema che le svilisce e le opprime, e le poche che ardiscono ad opporsi vengono eliminate da "o sistema".
Finché non si romperà il dogma dell'eterna innocenza e irresponsabilità femminile, le donne continueranno ad essere discriminate, quando vedremo una Parlamentare, continueremo a pensare "Ci è arrivata scopando scopando, a quella poltrona". Le femministe ancora non l'hanno capito. Nessuno, ai tempi, pensava che Tina Anselmi fosse arrivata dov'era arrivata grazie alle sue qualità nell'
ars amandi.
Quando sentiremo i giornalisti tuonare contro la "complicità femminile" nei giri di ricatti sessuali, quando si getterà fango sulle donne che cedono, quando saranno denigrate apertamente, quando si intitoleranno strade a quelle che si ribellano, quando si dirà apertamente che quella facoltà è un puttanaio come si dice che Corleone è un nido di omertosi, quello sarà il momento in cui avremo raggiunto la parità di genere.
Ecco il grande, immenso, madornale errore delle femministe. Giustificare ed assolvere le donne, qualsiasi cosa esse facciano. Le associazioni contro la mafia combattono contro i paesani, li strigliano, li persuadono a parlare, fanno sapere quanto faccia schifo la vita in certe zone della Sicilia per colpa di certi siciliani. Il bambino che non viene mai sgridato quando fa marachelle viene su viziato e irresponsabile. In questi casi, si dà sempre la colpa ai genitori: "Non hanno saputo educarlo", si dice. Non si dirà: "Eh ma è il loro figlio, è sangue del loro sangue, come potrebbero non giustificarlo?".
La disciplina e le regole - con le punizioni nel caso vengano infrante - vanno applicate a tutti, anche alla carne della tua carne e alle altre donne. Se le femministe assurgono a Faro del genere femminile, se salgono al soglio di Conduttrici delle Donne, implicitamente prendono una posizione di potere sul loro intero genere: diventano Leader, Maestre di Vita, Insegnanti. Un buon Leader sa essere buono nel dispensare consigli, ma sa anche imporre la disciplina ai suoi subordinati. Non perdona incondizionatamente. Non giustifica meccanicamente.
Le femministe, se hanno a cuore il loro genere, dovrebbero scendere in piazza contro le donne vigliacche e omertose che si prostrano davanti agli uomini. Dovrebbero lanciare monetine - o preservativi - contro la Carfagna, fare sit-in davanti alle università con striscioni "Io non sono una puttana", colpevolizzare pubblicamente chi si rende responsabile di complicità in favoritismi sessuali.
Solo in questo modo si spezzerà la catena. Togliere le veline dalla TV non serve a niente. Quelle non c'entrano niente. È come cercare di far sparire la mafia vietando di proiettare
Il Padrino e
Squadra Antimafia - Palermo Oggi.
Naturalmente, questo si sa, eh, non è che non si sa. È il segreto di Pulcinella.
Ve lo dice uno che nell'università ci sta.
Sapete? A volte mi riscopro felice, fiero di essere un uomo, fiero dell'onore che ciò porta con sé. Non pensavo di esserlo.
È in momenti come questi. Ho la media del 28, diciamo che non ho di che lamentarmi. Un singolo trenta (senza lode, bastardi!) in Lett. Inglese. Non è proprio il famigerato esame di Lett. Latina, e poi sono stato fortunato perché mi ha chiesto Orwell e io sono un fan di Orwell, ma non fa niente, un trenta è sempre un trenta.
Ad essere sincero, non è che mi sbatto più di tanto sui libri. Non lavoro. Non posso prentedere di essere un
self-made man, uno che fa otto lavori serali per pagarsi gli studi. Però sono orgoglioso, in un certo senso.
So che ogni centesimo di quel che sono e di quel che ho, ogni particella del mio modestissimo successo personale è frutto solo del mio cervello. Quando dico: "Studio lettere moderne" e colgo una vaghissima scintilla di ammirazione negli occhi del mio interlocutore, so che sta pensando: "Dev'essere un poco bravo". E non "Chissà come lo succhia bene".
So che quando parlo, ogni parola che dico sarà considerata l'inequivocabile espressione della mia libera e autonoma volontà, e non i vagheggiamenti e le stronzate indotti dalla sindrome premestruale. Quando io mi incazzo, è perché ne ho piene le palle. Non perché "ho le mie cose".
Orgoglio nell'essere uomo. Vedi un po' che società degenerata che stiamo diventando, se si finisce ad essere orgogliosi di questi piccoli dettagli.