caspita quante risposte in una domenica che per me è stata oziosa e caldissima...
rispondo a quello che mi ha colpito in ordine sparso, e poi entro nel merito.
Allora: io non provo nessuna stanchezza nè noia e il mio rapporto non è alla frutta ma anzi è solidissimo. Non mi sono inventata il bisogno dell'uomo dominante. Forse il bisogno c'era sin dall'inizio, quello che mancava era la consapevolezza. le consapevolezze su noi stessi e sugli altri si acquisiscono col tempo, ho 35 anni ma non tornerei ai miei 20: nel diventare adulti si acquisiscono consapevolezze che da giovani non si hanno, che ci aiutano non dico ad essere felici, ma almeno a cercare in modo più mirato quella che per noi può essere la felicità.
Qualcuno mi ha chiesto dov'ero quando il femminismo ecc... sorry, ma io il femminismo non l'ho visto nascere, nè ho avuto nessuna parte nella sua affermazione. Una cosa è il femminismo, che magari ha coinvolto alcune (non tutte) signore diciamo dell'età di mia mamma, e un'altra cosa è la parità. Sono a favore della parità in termini civilistici: non mi piacerebbe vivere in un paese in cui le donne non hanno diritto di voto, diritti ereditari, non possono studiare o scegliersi il marito, o devono vivere sotto la tutela di un uomo. La parità "sociale" è una cosa, la parità "personale" è un'altra. Come parità personale intendo quella nei rapporti di coppia.
Comunque buttarla sul femminismo è fuorviante e non ci aiuta: molte delle donne della mia generazione non se ne sono mai occupate, ma tutti o quasi nella mia generazione (intendo anche i maschi) abbiamo "assorbito" in maniera passiva un certo modo di rapportarci fra i sessi.
E' ovvio che voglio essere rispettata, non avrei mai potuto scegliermi un dittatore come marito, ma mio marito ha tante buone qualità che gli permetterebbero di guidare... e non lo fa. lui non guida e io non posso: non ho la leadership necessaria. Io sono una razionale che raccoglie le argomentazioni e una persona pratica, d'azione. La "strategia" non mi attira e non mi ci sento portata. il risultato pratico è che nessuno die due prende le redini, e tutto diventa una estenuante dissertazione, fino a trovare uno spesso impossibile punto d'incontro, che spesso non soddisfa nessuno. Invece mi piacerebbe tanto, a volte, dopo che ho messo sul "tavolo" gli elementi, che qualcuno li utilizzasse per stabilire la direzione.
il "fa' come vuoi" che mi fa soffrire, non è un "indirizzo" ma al contrario una forma di disimpegno, della serie: io la mia opinione ce l'ho, però non te la dico per un malinteso senso della tua libertà e parità, perchè non ritengo di averne il diritto/autorità ecc...Questo secondo me priva la coppia di un "sano" scambio di punti di vista.
A proposito del contenitore: la trovo una metafora suggestiva ma imperfetta.
Gli oggetti sono statici nella loro natura, le persone maturano, mutano opinioni, abuitudini, punti di vista ecc per effetto delle esperienze della loro vita. é vero che le persone non si possono cambiare. Però si possono cambiare i comportamenti delle persone, il loro livello di "disinvoltura" o confidence (non mi viene una parola italiana) nel rapportarsi in un modo o nell'altro. Io credo che in ogni uomo ci sia un lato più da leader, come in ogni donna ci sia un lato che aspira più alla supportività che al comando. Poi ognuno li esprime di più o di meno nei comportamenti, a seconda del contesto sociale, delle caratteristiche del partner, e di tante altre cose che magari nel complesso ci sfuggono. Io è sui comportamenti che vorrei lavorare, non certo sulla mente o sull'anima.
è vero che quando sbaglio me ne accorgo io stessa, però evitare di sbagliare è una cosa impossibile: ci possiamo provare, ma riuscirci è ben altro. Nel farlo siamo sicuramente influenzati dai feedback di chi ci circonda. è chiaro che il bambino sa che rubare la cioccolata e mangiarla di nascosto è sbagliato, ma se non riceve "l'occhiataccia" o la sgridata di mamma e papà, che fa da "rinforzo" riterrà in qualche misura che il suo errore non è poi così grave. l'apprendimento, dal punto di vista dell'evoluzione, è sempre stato basato su un rinforzo di premi e punizioni. E' ovvio che se sbaglio, al di là di saperlo, mi si crea l'aspettativa che la contropparte me lo dica. Il fatto è che la controparte non me lo dice perchè ritiene di non aver diritto di manifestare questo disagio, perchè siamo pari e la sua "occhiataccia" gli imporrebbe un ruolo più "dall'alto". (chi sgrida si deve sempre porre un gradino più in alto dello sgridato, ma non c'è niente di male in questo).
parlo con molte donne della mia età, o della mia condizione (donne sposate in un matrimonio/unione maniacalmente paritaria). un po' di disagio strisciante c'è, anhce se forse non nella forma chiara che io avverto da un po'.
Non so se riesco a spiegarmi. da che ho cominciato ad articolare i miei dubbi e i miei disagi, mi sono beccata tante di quelle cattiverie e insulti che francamente sono amareggiata. Non pretendo di essere capita, e non voglio neanche farne una questione personale, però mi domando: è poi così mostruoso non aver voglia di dividere il comando (o di assumerlo in esclusiva) ma voler fare solo la "supporter"? Bho.
ciao
M. Stella