Autore Topic: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...  (Letto 1499 volte)

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Offline Fazer

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Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« il: Settembre 06, 2011, 13:19:31 pm »
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/09/05/news/marcela_serrano-21259872/?ref=HREC2-8

Le dieci donne di Marcela
capaci di vedere la luce

Il nuovo romanzo della Serrano, uno sguardo globale sulla parte femminile dell'universo. Confessioni senza mediazioni o reticenze. "La forza delle donne sta nel non copiare il vecchio modo di fare degli uomini"

LE DONNE sono la speranza del mondo. Ma, attenzione, il loro contributo sarà determinante per cambiare i modelli culturali in crisi ormai ovunque solo se sapranno, grazie al valore aggiunto della specificità di genere, mettere in campo un modo nuovo di pensare e di agire. Senza cedere alla tentazione di omologarsi con le logiche di potere usate dai maschi che da sempre impongono la loro presunta supremazia a scapito delle donne. E' l'appello della cilena Marcela Serrano, importante voce della letteratura sudamericana già celebrata autrice di Noi che ci vogliamo così bene (Feltrinelli 1996) e che con il suo nuovo romanzo, Dieci donne, offre ora uno sguardo globale sulla parte femminile dell'universo, declinato con la consueta intelligenza e originalità.

Nove donne, tutte diverse tra loro per età, esperienza, estrazione sociale e ideologia politica, si raccontano alla decima, Natasha, una psicoterapeuta che diventa orecchio e sapienza per collegare e far prosperare il senso della vita che scaturisce dalle occasionali "pazienti" che hanno accettato di affidarle ferite e sofferenze. Un macrocosmo visto attraverso lenti micro e diverse, ciascuna parte di un tutto che le rende tra loro complementari, perché (e l'assistente di Natasha, nel dirlo, pensa ad Anna Karenina) "tutte le donne felici si somigliano, ma ogni donna infelice è infelice a modo suo".

Apre le confessioni Francisca, che prova odio per colei che l'ha partorita senza amarla e che teme di non saper interrompere
la linea materna, una sfida da vincere per poter finalmente essere libera di vivere il suo essere moglie e madre "normale". Ed ecco Lupe, giovanissima omosessuale che consuma i suoi giorni tra droga e passioni alla ricerca di se stessa, o Simona, sessantuno anni, ex ragazza sbocciata in un'epoca in cui il sesso non doveva avere alcuna importanza, e quando invece "la protagonista assoluta della vita sociale era la castità", sposata per caso e rimasta sola a cinquantasette anni, ma che ora non riesce ad accettare la  solitudine. O Andrea, giornalista di successo che si perde e decide di fuggire verso il deserto o Luisa, vedova di un desparecido. "Quanto mi commuovono le donne" riflette Natasha, ma "perché metà del genere umano si è fatta carico di un fardello così pesante, mentre l'altra metà non fa niente?".

Conquista Dieci donne, somma di tanti sguardi diversi sul mondo e compendio di storie messe a nudo senza mediazioni o reticenze. E se la letteratura, come sostiene Serrano, è anche strumento di narrazione che può rendersi esplicito attraverso la psicoterapia, il libro è perfettamente riuscito: un racconto meraviglioso sui sentimenti e sulla femminilità, reso ancor più accattivante dall'enorme potenziale innovativo che le donne trascinano con sé, senza limiti di spazio, tempo, censo o cultura. Un romanzo che, attraverso il dolore detto, regala la speranza di un futuro migliore.

Un romanzo per guardare l'universo femminile. Che cosa hanno in comune tutte le donne del mondo?
"In tutto il mondo le donne condividono il fatto di essere nate all'interno di una minoranza culturale. In molti paesi la situazione è ben più terribile che in altri. In Cina, non molto tempo fa, le madri prendevano le proprie neonate e le portavano al fiume per affogarle nella speranza di poter partorire la volta successiva un bambino maschio. E in Africa le bambine subiscono mutilazioni genitali. Ma anche nel mondo occidentale le donne continuano a essere discriminate; in modo più sottile, meno violento, ma soffrono ancora. Ogni donna del pianeta sa, sulla propria pelle, di essere vittima di un qualche tipo di ingiustizia o abuso. C'è da dire che ora le donne non sono sole. L'inizio del ventunesimo secolo segna un'epoca in cui, alla fine di lunghe lotte da parte di molti gruppi discriminati, si sente l'esigenza di società più ugualitarie. Questo è stato il filo conduttore di molte battaglie culturali da parte di coloro che hanno vissuto nella discriminazione. E, in questo contesto generale, si colloca la lotta delle donne, che di certo sono quantitativamente molto rilevanti, trattandosi della metà della popolazione. Perché i nostri sogni possono prosperare soltanto in società che si aprano a  prospettive maggiormente egualitarie per tutti. Credo che siamo in un momento in cui questa richiesta di uguaglianza si sta cristallizzando in molte lotte e mobilitazioni che vanno ampliando l'agenda e la piattaforma dell'uguaglianza. Il Cile, come sapete, è stato al centro di queste azioni rivendicative. Tuttavia sono molto interessata anche a quelle leggi, varate in molti paesi d'Europa, che stabiliscono la presenza obbligatoria delle donne ai vertici delle imprese, un colpo sferrato al maschilismo più accanito".

Perché in Dieci donne ha immaginato la psicoterapeuta?
"Perché ho sempre vissuto la terapia e la scrittura come se fossero amiche strette, cugine. Entrambe cercano di aprirsi una strada attraverso la storia di ogni essere umano e lo fanno allo stesso modo. Cercano il senso della natura umana. Considero la letteratura come l'espressione cosciente della terapia, il suo strumento di "racconto". Il terapeuta come lo scrittore si misura con la trama di una storia, con le sue pause, con il detto e non detto, con la scoperta di ciò che sta sotto la punta di un iceberg. Con l'abbandono alla parola dell'altro, paziente o personaggio".

Le donne rappresentano ovunque il futuro, qual è la loro forza?
"Credo che la forza delle donne sia nella loro "gioventù". Sono come una nazione appena nata, non sono corrotte, hanno fiducia nel modo in cui fanno le cose perché hanno studiato a lungo gli errori degli uomini e da loro hanno imparato. Quando parlo di gioventù, non parlo dell'età anagrafica delle donne ma della vita così breve della loro indipendenza, dei pochi anni passati da quando le donne sono uscite dal guscio. L'unico sbaglio che potrebbero commettere ora e che potrebbe ostacolarle, sarebbe quello di copiare il vecchio modo di fare degli uomini, invece che trovarne uno tutto loro.
La loro forza sta nel poter contribuire alla vita pubblica e politica con una nuova dimensione di esperienza e solidarietà più vicina alle esigenze profonde della società, dalla quale gli uomini, che la hanno a lungo guidata, si sono temporaneamente assentati per divenire un segmento chiuso, la cosiddetta "classe politica". Insomma, noi donne potremmo portare in pubblico la dimensione, fino a ora ignorata, della vita quotidiana. L'aver vissuto tanto a lungo all'ombra ci ha dato occhi in grado di riconoscere frammenti di luce"
.


Che colossale serie di fesserie, gente.
Questa autoreferenzialità, questa assenza di una seppur minima critica, questo autoincensamento continuo, ha veramente rotto il cazzo...
"in grado di "riconoscere i frammenti di luce"...  :doh:
Assumetele all'ENEL, 'ste deficienti... :sick:

Offline Stealth

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #1 il: Settembre 06, 2011, 13:37:28 pm »
Perché ha rotto il cazzo? A me diverte un mondo! :D

Online Massimo

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #2 il: Settembre 06, 2011, 13:44:27 pm »
A queste mentecatte qui andrebbe doverosamente ricordato che le donne non hanno mai salvato
niente. Hanno distrutto: Stati, Civiltà ed Imperi. Compreso, tra poco, il nostro imbelle Occidente.

Offline emilio

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #3 il: Settembre 06, 2011, 13:49:16 pm »
Non ho trovato la faccina che vomita, bisognerebbe metterla! In compenso, in un moto di "memoria involontaria", come diceva Proust, mi son ricordato della mia infanzia e di un glorioso cantante supportato da un altrettanto glorioso paroliere-poeta che cantava "Dieci ragazze per me"... Ed allora, puur privi della Miracolosa Luce si sorrideva molto di più!!!

Offline Fazer

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #4 il: Settembre 06, 2011, 14:05:02 pm »
Mi sono appisolato un attimo.  :zzz:

Ho avuto un terribile incubo: Camusso con le mani sui fianchi, affacciata al balcone di Palazzo MinFem, che urla:
"Chi ci dà la luce? Sorgenia? nooooo!!! Enel energia? nooooo!!!
"Femministe di terra, del mare e dell'aria..."  :feminist: :feminist: :feminist:

Poi mi sono svegliato... :unsure:
O forse l'incubo e' ricominciato una volta sveglio  :unknown:

Offline ilmarmocchio

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #5 il: Settembre 06, 2011, 15:38:26 pm »
Terrbile, sognare la Camusso : mi sembrerebbe uno di quei viaggi di Yama ( il figlio di Mefisto) nel regno degli spiriti, da dove tornava ancora più brutto.
E per fortuna che la Camusso non ti ha detto , con l'indice puntato, : I want you  :w00t: :w00t: :w00t:
Se no, addio Fazer, nelle fauci del mostro


della Serrano mi basta questo :

"Perché ho sempre vissuto la terapia e la scrittura come se fossero amiche strette, cugine. Entrambe cercano di aprirsi una strada attraverso la storia di ogni essere umano e lo fanno allo stesso modo. Cercano il senso della natura umana. Considero la letteratura come l'espressione cosciente della terapia, il suo strumento di "racconto". Il terapeuta come lo scrittore si misura con la trama di una storia, con le sue pause, con il detto e non detto, con la scoperta di ciò che sta sotto la punta di un iceberg. Con l'abbandono alla parola dell'altro, paziente o personaggio".

Non leggerò mai una riga delle sue stronzate

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #6 il: Settembre 06, 2011, 16:18:54 pm »
Terrbile, sognare la Camusso : mi sembrerebbe uno di quei viaggi di Yama ( il figlio di Mefisto) nel regno degli spiriti, da dove tornava ancora più brutto.
E per fortuna che la Camusso non ti ha detto , con l'indice puntato, : I want you  :w00t: :w00t: :w00t:
Se no, addio Fazer, nelle fauci del mostro


della Serrano mi basta questo :

"Perché ho sempre vissuto la terapia e la scrittura come se fossero amiche strette, cugine. Entrambe cercano di aprirsi una strada attraverso la storia di ogni essere umano e lo fanno allo stesso modo. Cercano il senso della natura umana. Considero la letteratura come l'espressione cosciente della terapia, il suo strumento di "racconto". Il terapeuta come lo scrittore si misura con la trama di una storia, con le sue pause, con il detto e non detto, con la scoperta di ciò che sta sotto la punta di un iceberg. Con l'abbandono alla parola dell'altro, paziente o personaggio".

Non leggerò mai una riga delle sue stronzate

Cosa si fuma prima di scrivere queste minchiate???

Offline ilmarmocchio

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #7 il: Settembre 06, 2011, 17:03:14 pm »
queste scrittici rappresentano al meglio la povertà culturale della nostra epoca.
mai un concetto originale. Sempre ortodossia politicamente corretta. Sempre la rivendicazione di meriti inesistenti

Offline Nemo90

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #8 il: Settembre 07, 2011, 00:05:18 am »
Vedrò di trovarlo su BitTorrent in libreria e vi faccio sapere.

Nel frattempo, da cultore della letteratura e del cinema, vi dico che l'atteggiamento auto-apologetico delle scrittrici femministe è di per sé controproducente. Creare personaggi perfetti è, stilisticamente parlando, un giochino che costa caro allo scrittore.

Nel gergo delle fanfiction, si chiamano Mary Sue* e sono una specie diffusissima anche nella letteratura canonica. Chiunque abbia letto Mille splendidi soli si è reso conto dell'evidente faziosità femminista dell'autore: i personaggi di Laila e Mariam sono semplicemente troppo irreali per essere veritieri o coinvolgenti. L'una è troppo perfetta, l'altra è troppo vessata. Non hanno difetti.
La bambina Aziza viene dipinta come matura, già adulta in tenera età, il bambino Zalmai come stupido, infantile e viziato. È molto più vivido il personaggio di Tariq, o perfino quello di Rashid. L'unico personaggio femminile con qualche profondità è la madre di Laila, che appunto ha pesanti carenze emotive. Nessuna delle protagoniste ha neanche lontanamente la meravigliosa complessità di Amir o di Baba de Il cacciatore di aquiloni, uomini veri, a tutto tondo, con luci ed ombre, contradditori, deboli, proprio perché lo scopo di Hosseini (candidamente ammesso nella prefazione) era di scrivere una specie di libello propagandistico per vendere presso le donne.

Un personaggio senza tormenti interiori autentici e autonomi (e non inflitti dall'esterno) è piatto, spiacevole, irritante. Non ti immerge, non ti immedisimi nei suoi panni.

Uno dei migliori personaggi femminili di sempre, secondo me, è proprio la Sydney Bristow interpretata da una splendida Jennifer Garner in Alias, diretto da J.J. Abrams. Infatti Sydney è emotiva, fragile, piange spesso, ha bisogno di appoggio ma è anche forte e competente. Una persona "normale".
L'altra grande protagonista femminile del telefilm è Irina, la madre di Sydney, che appunto si afferma per vacillare fra bianco e nero, fra bene e male, verità e menzogna. È un personaggio profondo nella sua ambiguità.
Non hanno nessun appeal la malvagia dark lady Lauren o l'innocua piccina Nadia.

In Star Wars, Leia piace perché è forte, indipendente, è una ribelle ma anche insicura, tendenzialmente nevrotica e bisognosa d'affetto. Padmé, al contrario, è perfetta al punto da stufare con la sua mielosità: acquista un po' di carattere quando trasgredisce alle regole e decide di amare Anakin contro le regole.
Darth Vader è forse il miglior cattivo di sempre, e la sua redenzione è anche più vivida di quella dell'Innominato manzoniano. L'Imperatore, invece, vecchio brutto e laido, è piattamente malvagio e non molto interessante. Non ha una psicologia complessa, contraddittoria. Nessuna evoluzione.

Jenny dello straordinario, mozzafiato Forrest Gump è stregante nella sua umana imperfezione. Soffriamo con lei, le vorremmo dare pugni in testa quando la vediamo drogarsi, scatenarsi, bruciarsi. Forrest è innocente, puro come un bambino. Il personaggio di Forrest ha valore di contrasto, perché si staglia nettamente contro l'adulta pochezza degli altri e questo lo innalza. Ma Forrest è stupido, per questo è così innocente. Chi voglia raccontare un personaggio intelligente, non potrà che dipingerlo come macchiato dalla vita, in qualche modo.

Per fare un esempio che anche le ragazzine bimbominchia capiranno: Avril Lavigne (è una cantante pop-punk per teenagers, grande idolo della mia ragazza) piaceva quand'era una tomboy, un maschiaccio, poco curata, sportiva, ubriacona, sboccata, testarda, "ribelle" quanto lo può essere una che pudicamente rimuove con lo scratch le parolacce dalle sue canzoni, ma comunque non conformista. La donnina inamidata, linda e pinta, con i suoi tubini neri e i tacchi alti di oggigiorno non piace più.

Per spostarci su esempi che anche i diversamente giovani capiranno: ne I promessi sposi, fra Renzo e Lucia, tutti simpatizzano per Renzo. Perché è più vero, più realistico, più vicino. Renzo è ognuno di noi: chi non fa qualche cazzata, ogni tanto? Lucia, nella sua monolitica perfezione religiosa, viene a noia. Incatramata nel suo pudore, viene surclassata dalla troppo sicura di sé Agnese, dalla pettegola Perpetua, dalla misteriosa Monaca di Monza, dall'ipocrita Donna Prassede. Uno dei molti motivi per i quali Manzoni era un genio è che nessuno dei suoi personaggi, a parte la succitata Lucia e forse lo stitico cardinale Borromeo, è totalmente buono o cattivo, nemmeno don Rodrigo, pavido e agitato da turbamenti d'animo. Per questo piace tanto don Abbondio, per questo gli si perdonano i misfatti: è uno di noi. Non si riesce ad essere crudeli con sé stessi.

Gli esempi si sprecano. Potremmo continuare per ore.

I migliori personaggi della storia, quelli che ti porti nel cuore, sono invariabilmente imperfetti.

Il topos dei topoi della letteratura è proprio la redenzione, il viaggio di formazione, il superamento di ostacoli interiori e la maturazione. Perché tutti noi siamo intrisecamente deboli, parziali, vigliacchi, buoni o cattivi.
Ma non si può redimere quel che è già perfetto. Non si può rendere più perfetto ciò che lo è già. Il viaggio di un essere perfetto verso la redenzione non ha senso. È già redento. Allo stesso modo, il viaggio di un essere assolutamente malvagio verso la dannazione non ha senso. È già dannato.

A parte i personalissimi deliqui della Marcela sull'improbabile connubio fra "terapia" e "letteratura", se la scrittrice parte da codesti presupposti, scriverà un romanzino propagandistico magari anche di buona qualità artistica, qualcosa di facile da leggere, ma così vuoto che non rimarrà nella storia. Come giustamente fa notare ilmarmocchio, l'ortodossia culturale, oggigiorno imperante, è così sterile da essere noiosa. Il libro piacerà alle femministe perché dice cose che si confanno alla dottrina attuale, ma tra vent'anni già non se ne parlerà più. Tra l'altro, siccome non mi pare sia

Vi è mai capitato di vedere quei film di Hollywood degli anni '40, prodotti in piena seconda guerra mondiale? Molti sono artisticamente ottimi, ben girati, dal copione intelligente.
Eppure sono così imbevuti di retorica patriottica da risultare boriosi, iperglicemici, diabetici.

Stesso vale per i libriccini femministi o femminili.
Sperticarsi nel narrare le lodi assolute di qualcosa equivale a scrivere un calepino che ti leggi sul cesso o in spiaggia, non certo uno che ti porti nel cuore, men che meno uno che ti induce a riflettere. Non si può riflettere su una verità che ti viene presentata come già assoluta.
Scrivere per lodare è una cosa fatta dai regimi e dai leccaculo. Si scrive per esprimere sé stessi, per raccontare le proprie esperienze, per ammonire, per fissare nella pietra (o nella carta) il proprio brandello di pensiero. Non per lodare o incensare.

*http://it.wikipedia.org/wiki/Mary_Sue

Offline Nemo90

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #9 il: Settembre 07, 2011, 00:28:06 am »
Nel merito, vedere scintille di luce capita a chi ha problemi alla retina o al cervello.

Pensare che le donne siano la soluzione alla crisi globale della civiltà occidentale è un pochino troppo comodo e gratuito. D'altra parte, la Serrano racconta una femminilità come la vede lei, non la femminilità vera. Non esistendo i fatti, ma solo le opinioni, non possiamo quindi affidare ad una singola scrittrice la definizione di femminilità.

Quella femminilità onirica, meditabonda e problematica che descrive la Serrano, nella realtà pare non esistere. Credere che le donne siano in una specie di contatto sovrannaturale con una dimensione a cui noi uomini siamo negati è piuttosto sciocco. Aneddoticamente, sfido chiunque a portarmi un esempio di femmina che vive in angelica comunione con la sua femminilità. Vedere i servizi domestici come una specie di nobilissimo canale attraverso il quale modificare la realtà (la "dimensione della quotidianità", pensate come suona bene!) è ridicolo.

Come pure, la scrittrice compie l'errore di pensare alle donne come ad un organismo interconnesso con una precisa memoria storica. Il che, chiaramente, non è vero: ogni donna è un mammifero a sé, senza nessun legame con il passato del suo genere.
Dire che "le donne (tutte) hanno imparato dagli errori degli uomini" presuppone che "uomini" e "donne" siano due entità singole autocoscienti, e non due categorie di esseri umani. È una figura retorica molto suggestiva, ma poco realistica. Nessuno di noi ha memoria di quel che succedeva prima della sua nascita: è la narrazione della storia a dirci com'era.
Lo scopo del femminismo, come dice Rino Della Vecchia, è proprio quello di imporre la Grande Narrazione Femminista come realtà. Stravolgere la storia.
"Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato" di George Orwell, 1984. E cazzo se non aveva ragione.

Esistono invece le donne, che sono felici o infelici a seconda di come gli vanno i giri e i rigiri della vita. Il compito del femminismo è quello di renderle felici a priori. E di rendere infelici gli uomini. Gioco a somma zero.

Offline Ethans

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #10 il: Settembre 07, 2011, 00:55:13 am »
Due gran post, Nemo...

 :ok:

Quotone anche al Marmocchio...


Offline Giulia

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #11 il: Settembre 07, 2011, 09:02:12 am »
Come pure, la scrittrice compie l'errore di pensare alle donne come ad un organismo interconnesso con una precisa memoria storica. Il che, chiaramente, non è vero: ogni donna è un mammifero a sé, senza nessun legame con il passato del suo genere.
bravo nemo!
(anche se questa è un opinione molto condivisa da tanti, non solo dalla scrittrice)

Offline Stealth

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #12 il: Settembre 07, 2011, 11:22:27 am »
Mah, mi sa che anche molti quemmisti pensano agli uomini come un organismo interconnesso.

Offline ilmarmocchio

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Re: Le dieci donne di Marcela, capaci di vedere la luce...
« Risposta #13 il: Settembre 07, 2011, 11:51:47 am »
Mah, mi sa che anche molti quemmisti pensano agli uomini come un organismo interconnesso.

questo è un rischio che corriamo e dal quale dovremo guardarci, per non far scadere la Q.M. a barzelletta.
Gli ottimi interventi di Nemo90 evidenziano il tallone d'Achille della apologetica femminista ( e dell'apologetica in generale) :
lo stazionamento, con rischio di deragliamento, sul limite del ridicolo.
Il quale ridicolo, uccide