Autore Topic: Le schiave di questa triste società patriarcale...  (Letto 930 volte)

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Offline Fazer

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Le schiave di questa triste società patriarcale...
« il: Settembre 07, 2011, 12:34:28 pm »
Un altro giro di mignotte...
Che diranno stavolta per difendersi?
I tribunali le considereranno "parte lesa" (nel culo)?

http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_07/ma-tu-c-eri-i-timori-delle-signore-di-bari-goffredo-buccini_29e69e46-d918-11e0-91da-5052c8bbe100.shtml

«Tu c'eri?». I timori delle signore di Bari
Nell'inchiesta nomi di mogli di professionisti con quelli delle escort. Laterza: sembra Sodoma.

BARI - L'appuntamento è davanti al Palace. «Sul marciapiede, così restiamo in tema». E' una ragazza spiritosa, Terry De Nicolò, storica vestale della scuderia di Gianpi. E non teme certo che le luci della ribalta le sciupino la pelle, ha appena finito un'intervista alla Zanzara , «tocca rivederla, sa?, per le querele. Comunque: benvenuto nella Bari dei magnaccioni!». Alle sette della sera sulla città incombe un'afa plumbea assieme all'attesa di nomi e carte, di quella specie di ordalia mediatica dentro cui i maggiorenti locali temono di veder saltar fuori cugine, sorelle e, soprattutto, consorti (i loro nemici lo sperano, dandosi di gomito).

Mogli di notai, avvocati e imprenditori baresi facevano la fila con Tarantini per incontrare Berlusconi («e ti credo! Io ci tornerei a piedi, a palazzo Grazioli!», trilla Terry, incontenibile): poche righe, filtrate dagli atti d'inchiesta, bastano per far ripartire un ritornello che qui non s'è mai fermato davvero, dalla notte dei tempi, da quando la pornostar Rossana Doll (al secolo Rossana Di Pierro) scrisse un indimenticabile bestseller intitolato Membri di partito , raccontando che per diventare hostess dell'Alitalia aveva dovuto concedersi a tre politici pugliesi di primo piano (Patrizia D'Addario non s'è inventata niente di nuovo).

Dietro i cristalli dei bar del corso, celando un sorriso malevolo nella tazzina dell'espressino, o dietro i tavoli di storiche abbuffate tarantiniane al Blanc de Noir o alla Bella Bari, tra i professionisti appollaiati al bordopiscina del club Nilaya o tra le loro mogli che si scolpiscono i glutei nella palestra Wakeup e tra i tiratardi del risto-night Fuoriluogo, insomma nei posti storici dei ragazzi e delle ragazze della Gianpi generation , la domanda è quella di sempre, di ogni elenco e tormentone: «Tu ci sei o no?».

Tubino bianco, caschetto di capelli corvini, delizioso nasino alla Carfagna, Terry se la ride, sorseggiando il suo espressino mentre il barman del Palace la sbircia senza troppa discrezione. «Me ne hanno dette di tutti i colori: mignotta, spacciatrice! Adesso che escono i nomi mi metto sulla spiaggia sotto l'ombrellone a ridere. Perché, sa, a me le ipocrite della santa inquisizione fanno più schifo di tutte... quante sono queste signore? Più di dieci, sì... sicuro. Come lo so? Lo so. Però, piano, sono chiacchiere, lei che vuole da me?».

Terry è come Bari, o forse Bari è diventata come Terry: un'omertosa chiacchierona. Tutti sanno tutto e tutti raccontano tutto, fino ai confini dell'irresponsabilità, poi s'acquietano, e questa cappa di quiete sta soffocando peggio dell'afa una città in piena mutazione antropologica.

«Vedi, il puttanesimo è eterno, c'è sempre stato. Qui la gente si giocava la moglie ai circoli, lo scambismo è storico. Ma la variante è gente come Tarantini, quello è l'uomo nuovo», mormora un vecchio avvocato che ne ha viste di tutti i colori e non vuole grane. Alessandro Laterza, presidente della commissione cultura di Confindustria, la traduce così: «Vedo una distanza incolmabile tra questi comportamenti... disinvolti e un'idea del lavoro che qui viviamo in maniera seria. Penso al vecchio mercante barese che faceva della reputazione parte della sua attività. Vorrei dirle che Bari è Sodoma, un caso unico, ma temo che tutta l'Italia si assomigli».

La generazione successiva ha cambiato registro rispetto ai padri. Ora si ostenta quello che prima si faceva in silenzio. Un giovane imprenditore, affogando tra gli squali, raccontava qualche tempo fa: «Non ho donnine da presentare... ». Le tangenti hanno cambiato forma. «Adesso si offrono servizi... in carne e ossa», dice Peppino Caldarola: «Il punto è la decadenza. Di Bari si diceva: è la Milano del Sud. Con vent'anni di ritardo, ha assimilato il peggio della Milano da bere. Tarantino è amico della destra e della sinistra, e soprattutto campione di una borghesia depravata».

Che il tarantinismo abbia attecchito trasversalmente tra i trentenni e i quarantenni è palese ascoltando il gossip che mette tra le frequentatrici delle mitiche feste nella villa di Giovinazzo o in certe dimore patinate di Rosa Marina persino due giovani donne magistrato, una delle quali sarebbe stata trasferita per eccessiva vicinanza a Gianpi: all'occorrenza volava fino in costa Smeralda, portava mozzarelle e burrate in dono, dicono. Ma basta scorrere certi fascicoli per avere conferme meno pettegole di questa seduzione generazionale. Due anni fa, Tarantini è stato arrestato assieme al rampollo di una nobile famiglia leccese, Alessandro Mannarini: la mamma di Alessandro era legata a quel tempo a un consulente di Tremonti e poi di Berlusconi. Tato Greco, nipote dei Matarrese e figlio del senatore Mario, ha un processo in corso assieme al nostro: lo accusano di essersi dato un gran da fare, come consigliere regionale, per piazzare negli ospedali le famose protesi di Gianpi (che ufficialmente non smerciava solo belle donne). Le feste, le feste baresi, sono il mare in cui tutti i pesci sono grigi. Marina è una che c'è, in certi giri, ma niente cognomi: «Non sono feste di delinquenti. A Bari ogni sera puoi trovarne cinque, di feste simili. Coca? Mai vista, giuro».

«Io non pensavo che finisse così, Gianpi si sentiva padrone del mondo. Ma quando stai proprio lì, in cima, ti tirano giù», medita Terry, all'ultimo sorso di espressino . Troppi amici, certo, alla fine si fa indigestione. Come alla cena elettorale del 2008 per il Pd, alla Pignata, con i big lì attorno a Gianpi e tra i tavoli perfino il sindaco Emiliano, che da pm lo aveva indagato. Ha detto Emiliano di essere sbiancato e andato via dopo pochi minuti, altri malevoli sostengono sia rimasto in comitiva. Non è così importante. Perché Tarantini ha argomenti migliori dei soldi per scardinare altri cuori politici. Lo ha sperimentato Sandro Frisullo, ragazzo maudit della sinistra pugliese: tramite Gianpi, ottenne i favori di un'avvocatessa e di una giovane mamma disoccupata, già con lui il mestiere più antico del mondo s'era popolato di avventizie. Frisullo l'ineffabile giurò che non aveva immaginato si trattasse di escort, come il Cavaliere, perché quelle gli parlavano di politica, «e perfino di Ségolène Royal».

Questa era un tempo la città di Pinuccio Tatarella. E già allora la padrona di casa, in certe cene elettorali, trescava col candidato e poi faceva compere con la moglie. «Ma c'era quest'aria da romanzo francese dell'Ottocento, tutti un po' sapevano ma era tutto più soft», sorride Italo Bocchino, che alla scuola di Tatarella c'è cresciuto. Adesso ci vogliono certi racconti disperati di Carofiglio o un film bello e terribile come Mio cognato di Sergio Rubini per narrare quei miscugli di bene e di male che nella Bari vecchia ormai glamour sono diventati come i taralli da accompagnare col Locorotondo dopo mezzanotte. Colletti bianchi e nuovi boss. Trent'anni fa dicevano ghignando «la società civile si sta diffondendo come un cancro nel corpo sano della malavita», ma era una battuta. Oggi la D'Addario conciona: «A Bari nessuno è innocente». Con testimonial come lei e Gianpi, la città rischia di restare presto senza voce.

Offline Nemo90

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Re: Le schiave di questa triste società patriarcale...
« Risposta #1 il: Settembre 07, 2011, 14:29:54 pm »
Taraddozz' 'i mir tust per tutti, e venite tutti a ballare in Puglia Pugliaaa Pugliaaaaa...!

Dal Fatto Quotidiano cartaceo di oggi, p.3.
Un piccolo esercito di vampirone disposte a tutto per un posto al sole di Nicola Lagioia.

Certe donne della borghesia barese

Se dietro un grande uomo si nasconde quasi sempre una first lady di pari statura morale, alle spalle di un faccendiere alita immancabilmente la rapacità di una o molte donne disposte a tutto per mantenere un posto al sole. Se poi la faccenda in questione ruota intorno alla borghesia del capoluogo pugliese, più che di Lady Macbeth si dovrà parlare di un piccolo esercito di abbronzate (e più o meno attempate) vampirone sospese tra le commedie di Balzac e le liaisons dangereuses di Laclos, perché le tante "mogli di notai, avvocati e imprenditori baresi" che secondo
Gianpi Tarantini facevano la fila a Palazzo Grazioli pur di avere un incontro con Berlusconi, sono il prodotto di una scuola di lunga e venerata tradizione, con regole molto precise e benefici quasi sempre assicurati. "Frequentazioni...", è la parola d'ordine di questa Yale levantina.
Si dirà che lo stesso vale per l'alta borghesia di ogni latitudine, ma mentre altrove le mogli dei notabili sono costrette a mascherare la sacra fame dell'oro (loro e dei mariti) attraverso faticosi giochi di specchi che chiamano continuamente in causa fondazioni, gallerie d'arte, stagioni sinfoniche, vernici, festival letterari e filosofici, perfino musicali e tutto ciò che serve a farsi perdonare il pieno di borsette e gioiellini in via Condotti, a Bari (città pragmatica, se mai ve n'è stata una in Sud d'Italia) si va dritti al punto senza troppi orpelli. Ad esempio dall'altra parte, sulla rive gauche, siede un sindaco che non ha neanche sentito il bisogno di nominare un assessore alla cultura... Sul Petruzzelli lasciato a marcire diciott'anni si può insomma all'occorrenza chiudere un occhio e pure due, ma guai perdersi un torneo di Burraco (la vera droga delle signore della Bari-bene), guai saltare un giorno il parrucchiere, guai uscire al sabato indossando meno di diecimila euro, solitario escluso. E poi scuole private per i figli undicenni (meglio se gestite da una qualche prelatura), Lambretta vintage k2 per i figli dodicenni, inutile vacanza-studio a Oxford per i figli tredicenni (al ritorno a Bari parlano il cattivo inglese con cui sono partiti, ma in compenso hanno appreso le proprietà di ketamina e speed), BMW Serie3 Cabrio per i figli sedicenni (Cassano in Ferrari senza patente sul Lungomare Nazario Sauro è purtroppo come sempre un parvenu – le auto di grossa cilindrata affidate a minorenni , a Bari, sono copyright dei figli di notai e commercialisti). E il giardiniere ogni due giorni? E lo yacht di seconda mano appartenuto al genero di Abramovich? E il botox? E il brivido di una vacanza in Croazia pagata miracolosamente il triplo di una in Costa Smeralda? Le amazzoni di Gianpi Tarantini rappresentano però soltanto l'ultima release di questa serie storica, perché (ecco la vena malinconica che a volte solca inavvertitamente le fronti delle abbronzate signore) sull'altra metà del cielo barese non è mai tramontato l'astro di Bettino Craxi. Il privilegio è tutto, l'effimero lo è ancor di più, e pur di mantenere l'uno e l'altro si sarebbe disposti a rinunciare perfino a un finale di partita (a Burraco) per una gita a Palazzo Grazioli. Del resto, tutto era molto ben documentato in un filmaccio di una ventina d'anni fa. Titolo: “La Riffa”. Protagonista: una imbarazzante Monica Bellucci al suo esordio assoluto sul grande schermo, sideralmente lontana da Philippe Garrel e dai lidi veneziani.

La storia è quella della moglie di un industriale barese che si ritrova all'improvviso vedova, piena di debiti, con figlio a carico. Il problema non è ovviamente la sopravvivenza, ma difendere il precedente tenore di vita. La soluzione: organizzare – d'accordo con l'avvocato di famiglia, uno dei tanti principi del foro che regnano sulla città – una riffa a cui far partecipare i facoltosi amici del neo defunto. Ognuno versa cento milioni e al vincitore è dato di disporre a piacimento della piacente signora.

Papale papale, dritto al punto, e senza troppi orpelli. Così, se la borghesia italiana – nelle parole dell'Orson Welles pasoliniano – si può considerare "la più ignorante di tutta Europa", nell'ambito questa obsoleta classe dominante quella barese (al femminile, e dunque specularmente nel gioco delle parti anche al maschile) si può considerare a propria volta una borghesia settimina, infantile, molto lontana dall'aver imparato che il privilegio va condito con salse minimamente raffinate. Le Agnelli collezionano opere d'arte, le Moratti recitano Shakespeare e G.B. Shaw o al limite si occupano di Emergency, e perfino Veronica Lario ha sentito il bisogno di andare a ripetizione da Cacciari. Così, tenendo conto che i tempi stanno cambiando un'altra volta, se mai le signore della borghesia barese avessero voglia di uscire da quei giustificati complessi da eterne provinciali che sotto sotto coltivano con le rose dei loro giardini, tra una frequentazione e l'altra dovranno cominciare a intendere la propria vita come un faticoso ma utililissimo corso di recupero. Prendere di tanto in tanto un libro in mano. Recarsi a teatro cercando di capire cosa succede sulla scena. Partecipare alla vita cittadina in modo un po' più attivo e sensato, così da permanere nella memoria collettiva un po' più a lungo dell'ennesimo smart-phone acquistato senza sapere come funziona. Se relazioni pericolose devono essere comunque, che il loro stile arrivi almeno ai tacchi della marchesa de Merteuil.