Quando la barca femminista affonderà, i topi (o le tope
) se la saranno battuta già da un pezzo. La capitana e gli ufficiali, pardon, le ufficialesse di bordo saranno morte di vecchiaia (Gloria Steinem ha quasi ottant'anni, e non è che ci sia un ricambio generazionale).
Guardate, paradossalmente potrebbe succedere che la morte del femminismo faccia più male che bene: perché è parte della morte delle ideologie. Non nego che sbarazzarci del femminismo militante avrebbe i suoi effetti positivi, specie a lungo termine, ma - paradossalmente - il periodo in cui il femminismo ha incontrato più resistenza è stato proprio quello in cui è stato più virulento.
Perché era un movimento tutto sommato compatto con un'ideologia chiara... eversiva, utopistica, marxista, ma chiara. Un movimento relativamente ben delimitato e inscritto in certi giochi politici.
In ogni società esiste sempre una quota di conservativismo che riemerge a seconda delle necessità: Berlusconi ha (parzialmente) vinto così tante volte anche grazie al fatto che è l'unica alternativa alla sinistra. Nei momenti in cui il femminismo era più visibile, lo è stata anche la reazione opposta. Dato il quadro politico degli anni '70, il femminismo ha portato a casa qualche significativa (e, se posso ardire, positiva) vittoria e poi è morto.
Al momento, il blando femminismo attuale, pur essendo un guscio vuoto, riesce a far approvare norme più dannose di quanto non lo fossero le leggi sul divorzio (in sé istituzione sacrosanta) o sull'aborto (lo stesso, sebbene né "sacra" né "santa", quella al più è la vita, secondo alcune correnti di pensiero), v. quote rosa.
Il femminismo sessantottino, come dicevo, era ancora decisamente utopico - c'è chi direbbe distopico -, filosofico, slegato dal mondo reale, accademico: parlare di "utopia lesbica", "separatismo femminista" è segno di una cultura astratta che si è persa negli anni, a fronte di un pragmatismo più vuoto ma più efficace per racimolare voti e consensi. Una donna normale, quando sente parlare di "lesbismo politico", "andricidio" rabbrividisce, e se ne scosta: tant'è che alla fine degli anni '70, le femministe erano praticamente sole. NESSUNA donna sana di mente appoggerebbe mai pazze furiose come Andrea Dworkin o filosofe irrealistiche come Carla Lonzi... se ad una donna gli vai a dire che ogni coito è stupro e che ogni rapporto vaginale è stupro... e che ogni rapporto civile o meno con gli uomini è stupro... neh, quella almeno s'incazza, e dice che Sergio il Muratore (cit.) la fa godere come non mai.
Data la corrente crisi, un bel révival del femminismo virulento sarebbe la mazzata finale: ogni qual volta tenta di mettere su la testa (SNOQ di Siena; Slut Walk; Siamo tutte cameriere) le prende sonoramente, e ha capito che bisogna lavorare undercover, con il buonismo tipico delle crisi profonde, senza esporsi troppo, essendo quanto più vaghi possibile.