Autore Topic: NERD  (Letto 6366 volte)

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Offline Fazer

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Re: NERD
« Risposta #30 il: Settembre 19, 2011, 19:24:19 pm »
E ancora:

http://www.terranews.it/news/2011/04/quegli-sfigati-%E2%80%9Cnerd%E2%80%9Dche-cambiano-il-mondo

Quegli sfigati “nerd”che cambiano il mondo

LIBRI. Il giornalista statunitense Benjamin Nugent racconta in un libro l’ascesa sociale dei ragazzi con gli occhiali che stanno modificando il pianeta, una tipologia umana fatta di secchioni e asociali che in passato veniva prevalentemente derisa. Tra loro: Steve Jobs, inventore del marchio Apple, e Mark Zuckerberg, l’ideatore di Facebook.
 
Siamo diventati tutti sfigati: questo è chiaro. Una volta erano i pochi, quelli con gli occhiali spessi, rapiti dalla tecnologia e distanti anni luce dai rapporti umani. Quelli schivi e chinati su se stessi. Con il parlare meccanizzato e la libreria stracolma di manga giapponesi. Ora sono i molti, siamo tutti noi, a passare le ore davanti al computer scrivendo mail, controllando Twitter, scaricando programmi di ogni tipo e parlando di cestinare e copiaincollare come fossero attività iscritte nel genoma umano. Siamo noi - proprio tutti noi - quelli che ci sciogliamo davanti all’ultimo ritrovato della tecnica. Senza nessun richiamo se non al riparo di uno schermo. Insomma: hanno vinto loro, gli smanettoni. Oppure, come li chiamano in America, i nerd. Perché dove non hanno imposto stili di vita, hanno creato icone. Lanciandole dalle reti televisive dove lavorano, dai giornali in cui scrivono, da tutti i posti in cui hanno avuto successo. Infatti: cosa credete che sia Steve Jobs, l’inventore del marchio più cool dell’universo, la Apple, se non uno sfigato cui i compagni di classe riservavano scappellotti sulla nuca e battute stronze sui suoi pantaloni ascellari? Cosa credete che sia Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, se non un asociale cronico diventato famoso per aver esteso la sua asocialità a modello di relazione contemporanea?
 È per questo che leggere il libro di Benjamin Nugent - Storia naturale del nerd. I ragazzi con gli occhiali che stanno cambiando il mondo (Isbn Edizioni, 240 pagine, 19.90 euro) - è come penetrare nel carattere di un intera epoca - la nostra - percependo la misura esatta di quanto e come si sia capovolta. Nugent, che ha scritto per Time e il New York Times, racconta l’epopea dei nerd, rintracciando la loro presenza nella letteratura dell’Ottocento come nei campus americani, con la diversità che nel primo caso non sapevano di essere nerd, nel secondo lo sapevano eccome. Nugent lo fa con quella leggerezza e freschezza che hanno i libri americani, capaci di fermarsi sulle categorie del presente, anche quelle più apparentemente stupide e irrilevanti, rintracciandoci i segni di un mondo intero. Perché «capire i nerd - scrive - significa approfondire la nostra conoscenza di numerosi demoni del nostro tempo». La disamina viene condotta però (nonostante l’argomento venga trattato con grande  serietà, «da vero nerd») grazie alla brillantezza dell’ironia, dell’associazione spigliata, della riflessione assolutamente non accademica sul magma vivente che è la cultura pop(olare), la vera cifra della contemporaneità. I film di Hollywood vengono trattati come fonti primarie di un’indagine giornalistica culturale, che scopre i sensi delle cose, fornendo al lettore punti di vista inediti e originali sull’oggi, che spingono alla riflessione, alla sorpresa, allo stupore, finanche all’ammirazione per un intero mondo - quello pop - che il più delle volte ci passa accanto come flusso ininterrotto di nulla e invece contiene in sé più sensi e significati di un convegno di sociologi e professori dai baffi molto seri.   
 
Ma chi sono precisamente i nerd? Secondo Wikipedia «per definizione, lo stereotipo o archetipo del nerd descrive un individuo che preferisce coltivare interessi intellettuali a discapito di altri interessi, utili in contesti sociali, quali la comunicazione, la moda e la cura della forma fisica». Per Nugent però, le cose non stanno così. «Il problema dell’attuale definizione di Wikipedia è che l’essenza del concetto di nerd non sta nell’intellettualismo o nell’inettitudine sociale». Perché non tutti gli intellettualoidi sono nerd, né tutti quelli incapaci di relazionarsi agli altri lo sono. Nugent individua due «macrocategorie di nerd»: «La prima, per la stragrande maggioranza composta di soggetti di sesso maschile, comprende individui che esprimono il proprio intellettualismo in modo quasi meccanico, e la cui inettitudine sociale ha qualcosa di altrettanto meccanico. Questi nerd danno l’impressione, non sempre sgradevole, di essere simili a macchine». Invece «la seconda categoria di nerd è costituita in egual misura da maschi e da femmine. Si tratta di individui che vengono definiti nerd perché socialmente ai margini».
 
La forza dei nerd, tuttavia, è quella di essere stati capaci di imporre una rivoluzione silenziosa e inaspettata. Riuscendo a penetrare nei posti di comando dell’immaginario collettivo e creando le forme verso cui indirizzare i desideri delle masse. «Il pianeta - scrive Nugent - è pieno di outsider che muoiono dalla voglia di vedere, anche solo di sfuggita, la patria di tanti miti, e i nerd americani soddisfano questo bisogno producendo icone da adorare». Questi sfigati patentati, alle frontiere della vita sociale, si sono così piazzati proprio al centro della contemporaneità, vestendo della loro sfigaggine i programmi televisivi che producono, i giornali che scrivono, i modelli culturali di riferimento.
 
Il trionfo della tecnica
 Ma lo stereotipo del nerd non è sempre esistito. Esso ha assunto la sua forma completa intorno agli anni Settanta. Significava soprattutto occhiali tondi molto spessi e pantaloni ascellari. Ma anche se prima non c’era, in realtà, è come se ci fosse sempre stato. Perché il nerd è quasi un tipo umano. «Non mi pare di ricordare che ci fosse una parola per definirli - dice una delle intervistate nel libro - ma si riconoscevano a un miglio di distanza». Quando il suo modello si è imposto, però, non si è imposto dal punto di vista dello stile, quanto nel modo proprio in cui egli sta al mondo: «Solitudine, natura ripetitiva e meccanica del lavoro in un’epoca industriale e postindustriale, scarso uso del corpo in un contesto ipermoderno e influenza dei mass media».
 L’ascesa dei nerd in effetti si accompagna a un movimento più generale e decisivo del mondo odierno: il trionfo della tecnica. L’universo di oggi, nel quale sono quasi espunte le caratteristiche della socialità e del contatto umano, viaggia principalmente lungo coordinate matematiche e razionaliste. Non c’è niente che possa sfuggire alla freddezza di un calcolo. E non a caso il sogno profondo del nerd è rendere tutto misurabile, senza dover spendere emozioni, riducendo tutto all’ordine meccanico. Persino il linguaggio. «Il desiderio di trasformare la comunicazione verbale in un sistema dalle regole definite - scrive Nugent - è una delle caratteristiche essenziali della natura nerd». 
 
Ma perché questo è accaduto? Secondo Nugent, perché si è realizzata una «dicotomia tra emozione e pensiero». «Siamo stati portati a credere - scrive - che sentire e pensare siano due attività distinte e separate. Fin dall’epoca romantica abbiamo l’impressione che la tecnologia possa riprodurre una seppur minima parvenza di pensiero razionale, permettendo alle macchine di svolgere mansioni che un tempo erano prerogativa esclusiva degli esseri umani. La ragione non è più una qualità tipicamente umana, al contrario della spontaneità. Coloro che sono più portati al pensiero logico e meno all’espressione spontanea sono considerati non del tutto umani, alienati dal resto dell’umanità, gravitanti nell’orbita della tecnologia e del razionale, incapaci di convincere il prossimo che anche loro hanno una sfera emotiva».
 
Il punto è che anche i nerd soffrono. «La sofferenza del nerd consiste nel sentire che, essendo a proprio agio con il pensiero razionale, è escluso dall’esperienza della spontaneità, delle relazioni sentimentali, dei legami non razionali con le altre persone. Tra i nerd il disprezzo di se stessi è un fenomeno tanto comune perché gli stessi nerd accettano questa separazione tra pensiero e sentimento, se ne rendono conto e stanno male perché si tratta di un’idea comunemente accettata. Essere un nerd spesso significa dover convivere con la tormentosa sensazione di essere persone prive di cuore». L’autore del libro naturalmente si ascrive in toto alla categoria del nerd, nella particolare specie di coloro che da nerd sono poi diventati più cool dei cool. Ma in realtà molti, leggendo questo libro, si renderanno conto di essere più nerd di quanto potessero immaginare. Perché alla fine, hanno vinto loro.
     

Offline Stealth

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Re: NERD
« Risposta #31 il: Settembre 19, 2011, 19:37:15 pm »
Ma sei proprio un pezzo di nerd!



:P

Offline Fazer

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Re: NERD
« Risposta #32 il: Settembre 19, 2011, 19:49:24 pm »

Offline yamamax

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Re: NERD
« Risposta #33 il: Settembre 19, 2011, 19:59:23 pm »
Internettiani e iperdemocratici
identikit dei "pirati" tedeschi


La sorpresa alle amministrative di Berlino si chiama Piratenpartei: quasi il 9 per cento dei consensi. Chiedono, tra l'altro, internet e trasporti gratis, reddito minimo per tutti e liberalizzazione delle droghe leggere. Ecco il partito fondato da un gruppo di nerd nel 2006
 dal nostro corrispondete ANDREA TARQUINI
 
Christopher Lauer
 BERLINO  -  "La lunga notte del party della vittoria è finita, adesso mostreremo che cosa sappiamo fare, siamo giovani impegnati e competenti in molti temi sociali, non siamo soltanto un partito di protesta". Sebastian Nerz, 28 anni, e Andreas Baum, reggono appena la stanchezza dopo la festa finita alle 4 del mattino. Ma con le elezioni di ieri domenica a Berlino sono diventati l'altro volto nuovo della Germania. Nerz e Baum sono rispettivamente leader nazionale e capolista nella capitale della Piratenpartei 1, il partito dei pirati.
   
Dodicimila iscritti, strutture sciolte e nessuna vera piramide di potere, campagna elettorale e vita politica svolta molto più sulla rete che non in piazza, giovani, più ragazzi che ragazze, tutti ben istruiti e con buoni titoli, spesso conservatori delusi dalla Cdu. Ecco l'identikit dei leader del piccolo partito, fondato da un gruppo di 'Nerd' (entusiasti delle nuove tecnologie) nel 2006 sull'esempio della Scandinavia, che ieri ha sfondato il muro della soglia di sbarramento del 5 per cento e ha conquistato quasi il 9 per cento dei consensi nella vitale, postmoderna capitale tedesca.
   
"Adesso dimostreremo che abbiamo persone competenti, gente preparata, non ragazzotti solo buoni a protestare", dice Andreas Baum, appunto il capolista berlinese. "Il punto centrale del nostro programma è la partecipazione, porteremo questo desiderio dei cittadini della capitale di impegnarsi attivamente in politica nell'aula del Parlamento della città-Stato". Libertà totale su internet, libertà dai vincoli del diritto d'autore, due slogan in nome della libertà d'informazione, sono stati i primi valori costitutivi di fondazione della Piratenpartei, come si chiama la nuova formazione in tedesco, o Korsanpartisi in turco, denominazione certo non inutile tra i molti giovani d'origine turca nella capitale.

Esperienza fondata sull'esempio del successo dei "Pirati" nel Nord Europa, in Svezia, dove hanno conquistato due seggi al Riksdag, il Parlamento del regno. Ma nella realtà concreta di Berlino, tra vivacità multiculturale e contrasti sociali e di reddito, i Pirati di Baum e Nerz chiedono trasporti pubblici gratis per tutti, un reddito minimo garantito per tutti, e la liberalizzazione delle droghe leggere. Insistono anche per una vita pubblica "basato sulle molteplicità degli stili di vita". Iperdemocratici, postmoderni a più non posso insomma. A Berlino ha funzionato. La loro sede, quella dove si è festeggiato fino all'alba, manco a dirlo è in uno dei tanti bellissimi cortili di Kreuzberg, il quartiere multietnico e giovanile di Berlino ovest che è un po' la Notting Hill tedesca.
   
"Sono una realtà nuova, un'espressione politica da prendere sul serio", dicono anche i democristiani (Cdu) cioè il partito della cancelliera Angela Merkel. Sono ribelli, sono eroi del popolo degli hacker, ma hanno alle spalle un solido curriculum accademico. Come appunto il loro leader Sebastian Nerz, appena 28enne, laureato in Bioinformatica alla prestigiosa università di Tubinga, ex simpatizzante proprio della Cdu.

"Siamo anche la spina nella carne dei partiti tradizionali", dicono i Piraten. A Berlino, hanno conquistato secondo alcuni politologi il 46 per cento del voto giovanile. E sottratto almeno 17mila elettori ai Verdi, 14mila alla socialdemocrazia, 13mila alla Linke, la sinistra radicale. Tutti li prendono sul serio, a cominciare dai maggiori media cartacei o internettiani, dallo Spiegel online alla Frankfurter Allgemeine. Per ora hanno sfondato soltanto a Berlino, ma secondo alcuni politologi come Oskar Niedermayer non sono una realtà effimera. Anche in altre grandi città tedesche, prima di tutto Amburgo o Brema, hanno buone chances. "In ogni caso tra cinque anni esisteranno altrove". Guarda caso, hanno vinto puntando molto sul web e sui social forum. Persino il loro più diffuso manifesto cartaceo in vie e piazze di Berlino diceva "non ti fidare degli slogan, cerca come nel surfing", insomma quasi un invito da motore di ricerca.
(19 settembre 2011)


Questi c' entrano davvero con i NERD.?


Offline Fazer

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Re: NERD
« Risposta #34 il: Settembre 19, 2011, 20:36:30 pm »
Questi c' entrano davvero con i NERD.?

Non saprei, Yamamax.
Forse vogliono far si che risalti il meglio del mondo nerd (la competenza in particolari settori) sperando che la gente dimentichi il peggio (le difficoltà nella socializzazione).
La rosa senza le spine...
Dimenticano (o fanno finta di dimenticare) che il nerd non e' necessariamente un esperto/appassionato di nuove tecnologie.
Conosco nerd malati di apicoltura, se e' per questo.
Secondo me il denominatore comune e' dato dalle difficoltà a socializzare.
Di geni/esperti e' pieno il mondo, ma se hanno una normale vita sociale NON sono da considerarsi nerd.
C'e' poco da fare...