Autore Topic: Donne viste da oriente  (Letto 15380 volte)

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #75 il: Aprile 29, 2012, 11:44:38 am »
L'idea stessa che in Oriente (conservo questo termine che non indica nulla) non ci sia stata filosofia ma "saggezza" (penso a Severino) è difficile da sradicare; pensa inoltre all'esaltazione acritica tra gli anni '60 e '70.

Ma io credo che sia anche dovuto al fatto che si identifica la filosofia orientale col buddismo, l'induismo, il taoismo che in realtà sono religioni. Religioni che hanno di certo loro speculazioni filosofiche ma la filosofia come branca di speculazione autonoma è ben altra cosa.
Cioé è come dire che la filosofia occidentale è il cristianesimo...
Ti ringrazio per le indicazioni che hai dato. Vedrò di dare un'occhiata ai nomi da te elencati. :)

Offline Salar de Uyuni

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #76 il: Aprile 29, 2012, 12:08:13 pm »
Ciao,questo era il contesto originale,su cui ho basato la mia analisi,un analisi grafica sulle differenze fra Shangai e New York.
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/qm-razionalismo-architettura-e-espulsione-del-principio-femminile-nell'occidente/
Io associo il principio yin al cervello destro,e alla parte femminile dell'essere umano,nel fare ciò non mi riferisco a nessuna tradizione specifica,nè a nessun filosofo,compio un'interpretazione del tutto personale,con la quale cerco di spiegare ciò che fondamentalmente,è per noi più incomprensibile,ovvero l'odio anti-maschile.
Che la femmina faccia il suo interesse,è assolutamente comprensibile,ma la misandria,non si spiega,nè può essere ricondotta semplicemente a una qualche forma di propaganda.
Il femminismo sarebbe una manifestazione isterica di un conflitto interno all'essere umano (interemisferico),una forma di schizofrenia,ovvero ''divisione della mente''.
L'oriente,(in questo caso la Cina,ma secondo me non solo,e nel fare questo anche qui compio una personale definizione di oriente),sarebbe ''più integrato'',in termini di emisferi,e questo costituirebbe a mio avviso,la ragione per cui il femminismo misandrico,lì,non si manifesta.
Qui compio un'analisi ulteriore,basandomi invcece sulle tradizioni esoteriche ebraiche.
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/conosci-tua-mogliecabala-sesso-ed-emisferi/

Sul principio di non-contraddizione,direi che in oriente probabilmente non è formulato in questi termini,ovvero più che ''non contraddizione'',esso è principio di ''non-ostruzione''.
Forse le 2 cose sono diverse,io a dirla tutta, temo di aver tirato le  stesse conclusioni di Fromm, leggendo alcune monografie sul buddhismo,non di autori occidentali.
Questa è una monografia su Dogen di un autore coreano,He Jin Kim.
''La logica fondamentale sottostante al principio della non-ostruzione  di tutti i fenomeni era il principio della non-ostruzione di tutti i fenomeni era il principio della reciproca identità e della reciproca penetrazione (sosoku-sonyu).La reciproca identità si riferiva allo stato non-differenziato nel quale le antitesi,come uno e molti,assoluto e relativo,essere e non-essere,coesistevano in uno stato di unicità e interfusione.''
Il principio di ''non-ostruzione di tutti i fenomeni,è attribuito alla scuola Hua-yen,viene chiamato in lingua originale cinese ''shih-shih wu-ai'',in giapponese  ''jiji muge''.
Non conosco le lingue orientali,mi rifaccio alla monografia in questione ''l'essenza del buddhismo zen'' di He Jin Kim.
Questo principio,di non-ostruzione,può essere visto come antitetico al principio di non contraddizione di Aristotele...
Non senza ragione...
Se ''essere e non-essere ''coesistono'',che fine fa il principio di non contraddizione? :hmm:
Il principio Mahayana per cui bisogna superare il ''dualismo'' fra samsara e nirvana,per cui il samsara è il nirvana,può essere esteso a tutte le coppie di opposti dell'universo?
Fromm lo estende all'amore,domandandosi,si può amare e odiare contemporaneamente?
Rispondendosi,che enterambi i sentimenti pur essendo opposti,possono coesistere,in virtù della loro natura vacua,l'uno,non ostruisce l'altro.
Ovvero spiega il concetto di ''ambivalenza'' della psicanalisi,ricorrendo al principio di non-ostruzione.
Io lo estendo al gatto di Schroedinger:
Può essere contemoraneamente vivo e morto?
Il paradosso dice di sì.
Questo richiama alla mente il principio di ''non  ostruzione''.
Non contraddizione e non-ostruzione non sono la stessa cosa?
Probabilmente no,però la non-ostruzione implica l'abbandono del principio di non contraddizione.
Il gatto è vivo O e morto?
No,il gatto è vivo E morto.
Perchè?
Perchè il principio di non-ostruzione che si basa sulla vacuità,implica che lo stato di ''essere vivo'',e quello di ''essere morto'',sono entrambi vacui,quindi possono COESISTERE e non solo coesistere,ma anche coesistere SIMULTANEAMENTE.
La coesistenza degli stati opposti,può essere letta,come antitetica al principio di non-contraddizione?
Secondo me sì.                                                                   
(Non ho mai letto il tao della fisica,però immagino che Capra abbia tratto parallelismi simili)
In sostanza,non-ostruzione,e non contraddizione,sono sì 2 concetti diversi,ma in virtù della loro somiglianza,se qualcuno sostiene che ''l'oriente non adotta il principio di non contraddizione'',può compiere una semplificazione,ma non un errore concettuale.
Come anche sostenere ''se agisci bene raccogli bene'',come concetto di karma,è una semplificazione,ma non  è un'errore concettuale.Se diciamo che l'oriente non sviluppa il principio di non contraddizione,probabilmente diciamo una cosa non corretta,per svilupparlo probabilmente lo sviluppa,il punto e' che cerca di superarlo,e di sostituirlo con altri principi come per esempio quello di non-ostruzione,che forse non e' antitetico al principio di non contraddizione,pero' ne tenta il superamento.
Se poi noi osserviamo il femminismo,esso è ''interamente contraddittorio''.
Se diciamo che ''la femmina non adotta il principio di non contraddizione'',possiamo almeno su questo essere d'accordo? :D
Se il Tao esalta la femmina,viene da pensare,che esalti anche il suo modo di concepire la realtà,un modo che ''non contempla'' il principio di non contraddizione?
Nello specifico il Tao non parla di principio di ''non-ostruzione'',ma il buddhismo sì,sono 2 religioni diverse,io cerco però di vedere ciò che le accomuna:
''Entrambe adottano un punto di vista ''femminile'' della realtà.
Noi lo conosciamo meglio di tutti,la contraddizione continua insita nei ragionamenti femminili,no?
L'abbandono del principio di non-contraddizione,se forse non è  corretto,per capire l'oriente,(o gli orienti)non è almeno propedeutico a comprendere la femmina?
Io sostengo che gli orientali,hanno elementi culturali,per comprendere maggiormente la femmina.
Perchè ho l'impressione che abbiano una visione del mondo ''molto femminile'' della realtà,perchè,sempre secondo la mia tesi,essi usano anche il cervello destro-femminile,mentre l'occidente,usa solo quello sinistro.
In sostanza il femminismo ha un nucleo di verità,ma sbaglia l'oggetto.
Se invece di dire che la ''femmina'',come entità biologica,è discriminata,noi diciamo che ''il principio femminile'' è discriminato,non riusciamo a trasformare le rivendicazioni femministe in qualcosa di finalmente sensato,e a tentare di enucleare quel disagio che le porta ad odiare il maschio,e a ''sentirsi discriminate''?
Forse non è il loro sentimento,ad essere sbagliato,ma l'inquadramento razionale dello stesso?
Chiamo oriente un'estensione geografica troppo ampia...
Faccio questo per creare una sorta di mappa del mondo,in cui includo chi ha una sorta di ''immunizzazione dal cosiddetto femminismo''.
Alcuni di più,altri di meno,senza per questo pretendere,che le loro culture siano simili.
E' una tesi...
Che però come anche tu hai notato,trova conferma nella realtà.
Perchè?
Possiamo darne interpretazioni diverse,però entrambi notiamo questa cosa.
In questo senso sostengo,che l'occidente,adotta il femminismo,perchè è ''ignorante di femmina''.
« Ultima modifica: Aprile 29, 2012, 18:53:51 pm da Salar de Uyuni »
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline Salar de Uyuni

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #77 il: Aprile 29, 2012, 12:12:14 pm »
Sono poi dei filosofi orientali stessi a presentare una ''logica orientale'',e a definirla differente da quella occidentale proprio in base al rifiuto del principio di non contraddizione.
Un esempio è Nishida Kitaro:
03/09/2011
 
I filosofi giapponesi e la logica
 



I filosofi giapponesi e la logica
di Cristiano Martorella

10 agosto 2010. L'epoca d'oro della filosofia giapponese ebbe il suo apice nella prima metà del XX secolo, e coincise con la rivolta contro il modello culturale occidentale (1). L'idea che la civiltà giapponese dovesse avere un proprio pensiero autonomo fu sostenuta con forza dai filosofi giapponesi, tuttavia il risultato corrispose a una sintesi della filosofia europea con la tradizione orientale, cioè con lo sviluppo della filosofia nippo-europea (tetsugaku) che era stata già fondata nel secolo precedente da Nishi Amane (2).
In questo quadro si inserisce l'analisi e la critica alla logica occidentale avanzata dai filosofi giapponesi (3). Essendo il principio di non-contraddizione uno dei punti fondamentali della logica del pensiero occidentale, è naturale che sia anche uno dei più contestati. La critica più autorevole al principio di non-contraddizione nella filosofia contemporanea giapponese è stata esposta da Nishida Kitaro (1870-1945).
Il pensiero di Nishida non è un tentativo di elaborazione isolata della filosofia giapponese, ma al contrario, deve molto alla filosofia idealista tedesca, in particolare Hegel, Fichte, Schelling, Schleiermacher ma anche a Kant, Hume, Locke, Spinoza, Leibniz, Schopenhauer, Lotze e Hartmann (abbiamo documentazione certa nei diari e nella corrispondenza che ci testimoniano i suoi interessi) (4).
Si sa quanto Nishida fosse impegnato nello studio dei testi filosofici europei, tanto da essere diventata leggendaria la sua figura di studioso che trascorreva le notti immerso nella lettura. Non c'è quindi motivo di sorpresa se si trova in Nishida una ripresa di Hegel in opposizione al principio di non-contraddizione (5).
Per Nishida la contraddizione fa parte della dialettica della realtà. Essendo la contraddizione costitutiva dell'essere, non la si può considerare come un qualcosa a parte. La contraddizione non va esclusa dalla realtà, così come interpreta il senso comune, poiché è posta proprio al suo interno. Perciò Nishida prova un autentico senso di rifiuto nei confronti della contraddizione come presentata dalla tradizione occidentale. E come ha anche mostrato Löwith, abbiamo dovuto attendere Hegel e Nietzsche perché avvenisse un cambiamento profondo nel pensiero filosofico in Occidente.
Il fatto storico che per millenni la filosofia europea sia rimasta immutata nei suoi principi, non può passare inosservato. E anche la riflessione che queste forme del pensiero hanno finito per entrare nel pensiero comune occidentale. Questa sedimentazione è diventata talmente profonda e antica da passare inosservata. Infine si è creduto che certi pensieri fossero addirittura lo specchio della realtà.
Mentre in Occidente si era consolidata tale situazione, in Giappone la filosofia rivolgeva la sua attenzione su se stessa. Miki Kiyoshi, allievo di Nishida, è l'autore di un singolare testo filosofico intitolato Kosoryoku no ronri (6) (La logica del concepimento del pensiero) che analizza lo sviluppo delle idee nel mondo storico e la loro capacità di interagire con la realtà.
Dunque la resistenza del principio di non-contraddizione ha motivi più storici che logici-filosofici. Nishida era pienamente consapevole di ciò e decise di ricorrere a una terminologia che distinguesse la logica occidentale dalla logica giapponese. Egli coniò il termine toyoteki ronri, letteralmente "logica orientale". Qui non vi sono dubbi di traduzione poiché la parola ronri significa logica, e indica appunto la logica come intesa in Occidente, ossia lo studio delle condizioni del ragionamento corretto.
Nel pensiero di Nishida ci sono state diverse tappe di evoluzione. L'ultima è costituita dall'elaborazione di una "logica del luogo" (basho no ronri), alternativa alla logica tradizionale occidentale e rielaborazione del pensiero filosofico contemporaneo. La logica del luogo (basho no ronri) comporta anche "l'identità di contraddizioni" (mujunteki doitsu). Infatti, secondo Nishida l'uno e il molteplice sono soltanto due punti di vista della stessa realtà (7).

« Ultima modifica: Aprile 29, 2012, 14:46:08 pm da Salar de Uyuni »
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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #78 il: Aprile 29, 2012, 12:30:10 pm »

Fromm lo estende all'amore,domandandosi,si può amare e odiare contemporaneamente?
Rispondendosi,che enterambi i sentimenti pur essendo opposti,possono coesistere,in virtù della loro natura vacua,l'uno,non ostruisce l'altro.
Ovvero spiega il concetto di ''ambivalenza'' della psicanalisi,ricorrendo al principio di non-ostruzione.

L'aveva notato già Catullo:
Ti odio e ti amo.
Forse ti chiederai come questo sia possibile.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormenta.

Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #79 il: Aprile 29, 2012, 18:17:07 pm »
Citazione
salar ma secondo te la tua teoria (se è giusta, perche la certezza per ora non credo si possa avere,forse mai) sostituisce quello che piu o meno abbiamo sempre pensato sull'origine della qm, oppure è una ulteriore concausa?
ovvero, possono convivere le due ipotesi?

Quello con cui non può in alcun modo convivere la mia ipotesi,è l'idea che la questione maschile,sia intrinseca,alla natura maschile.
Se così fosse,abbiamo chiuso.
Dire che la questione maschile si origina come competizione fra maschi,significa dire una verità parziale.
La competizione fra maschi esiste ovunque,ma la q.m. si sviluppa in occidente,ERGO,LA SUA NATURA E' CULTURALE.
Dunque partendo da questo dato di fatto,creando una sorta di mappa del femminismo,io traccio le mie ipotesi.
Posso accogliere anche altre ipotesi,però,traccio un profilo ''culturale'' della q.m.
Tutto qui.
Non stabilisco una superiorità o inferiorità.
E' come entrare nella sala degli specchi,ogni cultura non vede la ''realtà'',ma un'immagine deformata di essa.
L'unico modo che abbiamo di formarci una qualche idea della realtà,è quello di cambiare lo specchio deformante.
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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #80 il: Aprile 29, 2012, 18:51:36 pm »
Quello con cui non può in alcun modo convivere la mia ipotesi,è l'idea che la questione maschile,sia intrinseca,alla natura maschile.
Se così fosse,abbiamo chiuso.
Dire che la questione maschile si origina come competizione fra maschi,significa dire una verità parziale.
La competizione fra maschi esiste ovunque,ma la q.m. si sviluppa in occidente,ERGO,LA SUA NATURA E' CULTURALE.
Dunque partendo da questo dato di fatto,creando una sorta di mappa del femminismo,io traccio le mie ipotesi.
Posso accogliere anche altre ipotesi,però,traccio un profilo ''culturale'' della q.m.
Tutto qui.
Non stabilisco una superiorità o inferiorità.
E' come entrare nella sala degli specchi,ogni cultura non vede la ''realtà'',ma un'immagine deformata di essa.
L'unico modo che abbiamo di formarci una qualche idea della realtà,è quello di cambiare lo specchio deformante.


cambiare piu specchi e vedere cio che rimane invariato?

l'espulsione dello yin in occidente avrebbe creato nella nostra societa la necessita inconscia di sviluppare il femminismo. che poi si è puntualmente sviluppato. (secondo me ci sta tutta come ipotesi)
ora, secondo te un eventuale reintroduzione dello yin (peraltro improbabile a mio avviso) indebolirebbe il femminismo dall'interno (ovvero, affievolirebbe la sua spinta)? 

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #81 il: Aprile 29, 2012, 18:59:23 pm »
mi è venuto un altro pezzo di puzzle. sara una coincidenza che il sessantotto oltre al femminismo abbia portato anche le mode orientaleggianti? detto cosi sembrerebbe che l'oriente sia alleato del femminismo (cosa peraltro falsa guardando la geografia del femminismo), ma non mi sembra ozioso riflettere sull'ipotesi che il "bisogno di oriente" abbia creato come risposta il femminismo.

Offline Salar de Uyuni

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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #82 il: Aprile 29, 2012, 19:05:21 pm »
Citazione
ora, secondo te un eventuale reintroduzione dello yin (peraltro improbabile a mio avviso) indebolirebbe il femminismo dall'interno (ovvero, affievolirebbe la sua spinta)?  


Io ci spero,ma è una di quelle cose della serie,''lo scopriremo solo vivendo''.
In ogni caso per me,dare al sentimento femminile di ''essere discriminate'',una base razionale DIVERSA da quella femminista,è già di per sè un risultato.
Perchè non sminuisce l'importanza del ''vissuto interiore'' femminile,ma al tempo stesso lo contestualizza altrove rispetto al femminismo,creando anche le premesse,per un suo eventuale superamento.
Dicendo queste cose,cerco di creare le reali condizioni per un ''dialogo'' fra uomini e donne,se infatti queste ultime sentono che noi neghiamo,il loro vissuto emotivo,possono istintivamente fuggire dinanzi alle nostre argomentazioni razionali.
Se invece noi,in un certo qual modo,accogliamo queste loro impressioni emotive,creiamo le premesse perchè ascoltino anche le nostre argomentazioni razionali.
Insomma il mio,è un tentativo,di porre le basi per un futuro dialogo.
Detto questo,il dialogo dev'essere di tutt'altra pasta rispetto a quello per esempio che ''sarebbe avvenuto'',con fikasicula,quello non è dialogo.
« Ultima modifica: Aprile 29, 2012, 19:17:21 pm da Salar de Uyuni »
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Re: Donne viste da oriente
« Risposta #83 il: Aprile 29, 2012, 19:35:23 pm »
Io ci spero,ma è una di quelle cose della serie,''lo scopriremo solo vivendo''.
In ogni caso per me,dare al sentimento femminile di ''essere discriminate'',una base razionale DIVERSA da quella femminista,è già di per sè un risultato.
Perchè non sminuisce l'importanza del ''vissuto interiore'' femminile,ma al tempo stesso lo contestualizza altrove rispetto al femminismo,creando anche le premesse,per un suo eventuale superamento.
Dicendo queste cose,cerco di creare le reali condizioni per un ''dialogo'' fra uomini e donne,se infatti queste ultime sentono che noi neghiamo,il loro vissuto emotivo,possono istintivamente fuggire dinanzi alle nostre argomentazioni razionali.
Se invece noi,in un certo qual modo,accogliamo queste loro impressioni emotive,creiamo le premesse perchè ascoltino anche le nostre argomentazioni razionali.
Insomma il mio,è un tentativo,di porre le basi per un futuro dialogo.
Detto questo,il dialogo dev'essere di tutt'altra pasta rispetto a quello per esempio che ''sarebbe avvenuto'',con fikasicula,quello non è dialogo.

veramente interessante. sul dialogo con fs, temo che "una base razionale diversa da quella femminista" non l'avrebbe accettata.