Law is equal for everybody PDF Stampa E-mail
Scritto da Gabriele Adinolfi
Martedì 04 Ottobre 2011 01:17
altMy name is Knox, like Fort Knox
A Perugia nessun colpo di scena: Amanda e il suo ragazzetto sono stati assolti, esattamente come ci aspettavamo. Era nell'aria. Si trattava di un processo indiziario e benchè gli indizi fossero molto forti non c'era una prova davvero schiacciante. Ma se in Italia le sentenze tenessero conto di ciò, la stragrande maggioranza degli imputati verrebbe assolta. Non parliamo ovviamente delle sentenze politiche, quelle che inchiodano anche senza l'ombra di un indizio (vedasi Luigi Ciavardini), ciò va da sé, ma dei processi comuni. La condanna di Raniero Busco per il delitto di via Poma, tanto per fare un esempio, si è fondata su dati molto più fiacchi e opinabili di quelli contestati alla Knox e al suo ragazzetto.
Certo non si può malignare né pensare che ci siano state pressioni internazionali. Sarebbe dubitare dell'indipendenza della magistratura ipotizzare che il film americano sulla Knox, il diktat di Seattle su Perugia, le pressioni dei nostri “alleati” abbiano influenzato il tribunale.
Sarebbe pretestuoso rimarcare il diverso trattamento riservato alla Knox e al suo ragazzeto da una parte e dall'altra al terzo imputato, Rudy Guedé, che è stato invece condannato.
Sarebbe inconcepibile pensare che una cosa è nascere americani e un'altra essere un negro africano.
Suvvia cosa salta in mente a chi ha di questi pensieri?
E che senso ha rivangare l'impunita strage del Cermis con gli assassini americani lasciati liberi di tornare in Usa a far carriera, insensibili alla tragedia di tante famiglie italiane?
E perché mai pensare alla nostra passività nel caso di Carlo Parlanti, estradato di forza negli States e ivi condannato benché fosse chiaramente e incontestabilmente innocente? Un cittadino italiano che sconterà la sua lunga e ingiusta pena fino all'ultimo giorno senza che noi si sia battuto ciglio quando avremmo invece dovuto rompere le relazioni diplomatiche in mancanza di un'equità giuridica che se nello specifico ha annientato lui, ci offende comunque tutti?
Ma distinguiamo caso per caso perché così, a quanto ci dicono, è corretto fare. Atteniamoci al caso attuale.
In Italia di solito, anche se la teoria sostiene il contrario, sta all'imputato dimostrare la sua innocenza; e rari sono i casi in cui ci riesce. Di solito ciò accade quando l'accusa cambia ripetutamente versione fino a rendere davvero vacillante il teorema; è quanto ha permesso ad Alberto Stasi di evitare la condanna. Ma sono casi davvero rari. Gli indizi sono macigni e solitamente sono macigni più leggeri di quelli ritenuti insufficienti per l'appello sull'assassinio di Meredith.
Amanda Knox e il suo ragazzetto invece ce l'hanno fatta ad ottenere una sentenza controcorrente e abbastanza irrituale che, chissà perché, un po' tutti si aspettavano. E che, scusateci se c'incazziamo, vorremmo fosse prassi comune nei processi agli italiani.
C'è una ragione per questa apparente disparità? Assurdo il pensarlo, ogni tribunale decide a modo suo e se questo ha deciso in modo più garantistico dell'abituale così è.
Evitiamo sensazionalismi e dietrologie: in Italia la legge è uguale per tutti. Diciamo soltanto che da noi gli imputati americani sono più fortunati.
Non vorrete mica essere maliziosi!
Ultimo aggiornamento Martedì 04 Ottobre 2011 01:20
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