Bimbo morto in pedalò alla Feniglia. La perizia: «Fu annegato, morì subito»
ROMA - Fu tenuto sott'acqua fra i quattro e gli otto minuti, poi quando venne tirato fuori era già morto. È questa la vera storia dell'annegamento di Federico X, morto a 16 mesi il 9 agosto 2011 davanti alla spiaggia della Feniglia, all'Argentario, dopo che la madre, Laura Y, 45 anni, sposata con un commercialista romano di 49 anni, e madre di altri due figli, di 8 e 10 anni, lo aveva condotto in mare col pedalò.
La perizia. A dirlo è la perizia medico legale svolta sull'autopsia e che il 4 febbraio sarà discussa in un incidente probatorio fissato davanti al gip di Grosseto Marco Mezzaluna. La perizia stilata dal professor Vittorio Fineschi risponde ad alcuni quesiti posti dal giudice e risulta che Federico morì per asfissia da annegamento; che non cadde in acqua per un malore ma che ci venne spinto da altri - e cioè secondo gli inquirenti dalla madre, arrestata con l'accusa di omicidio volontario premeditato -; e che quando venne estratto dall'acqua ormai era già morto.
Il racconto della madre. Una verità che si scontra proprio con la ricostruzione data ai Carabinieri dalla mamma, la quale disse che il bambino era caduto in mare dal pedalò accidentalmente, che lei lo aveva ripescato portandolo poi a riva senza avere la sensazione che fosse in pericolo di vita e che solo un po' dopo, quando lo vide esanime sul lettino sotto l'ombrellone, comprese che stava male. Invece il piccolo era già morto, e la donna senza chiedere subito soccorso dallo stabilimento balneare, volle lei stessa recarsi in auto all'ospedale di Orbetello in un tentativo di improbabile salvataggio, considerati i risultati dell'autopsia.
L'asfissia. Il perito medico-legale ha anche stabilito che l'asfissia in mare, causata a Federico dalla madre, ha modalità compatibili con un precedente episodio, risalente al 13 marzo 2011, quando il bimbo sopravvisse dopo analogo tentativo di annegamento dentro la vasca da bagno di casa. Secondo gli inquirenti anche in questa prima vicenda la donna tentò di uccidere il bimbo, ma poi chiamò i soccorsi e Federico si salvò benchè dopo un periodo nel reparto di rianimazione di un ospedale. Sulla vicenda è previsto anche un secondo incidente probatorio relativo a una perizia psichiatrica disposta sempre dal gip sulle condizioni psichiche della donna, che per un periodo aveva seguito specifiche cure.
Non solo insofferenza ma «avversione» per Federico. Così il gip si era espresso sull'arresto di Laura Pettenello l'estate scorsa subito dopo la morte del bimbo. Verso il bimbo, ha scritto il gip, la donna «aveva maturato un sentimento di avversione che aveva allarmato i familiari e che avrebbe dovuto spingerli, in particolare il marito, ad attivarsi concretamente per sottrarlo alla madre che rappresentava per lui un pericolo».
Fonte:http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=179771
Questo a casa mia si chiama omicidio.