La verità.

[Fazer]

http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-quarantenni-che-rimangono-singlema-siamo-contente-cosi/#more-2541

Le quarantenni che rimangono single
Ma siamo contente così?
Un’amica mi suggerisce la lettura, il titolo mi diverte (si parla di «single ladies»), e arrivata alla fine penso: «finalmente qualcuno l’ha detto!». La verità è di quelle scomode, persino un po’ sovversive, e Kate Bolick nel suo lungo pezzo di copertina di «The Atlantic», smonta pezzo per pezzo quel presunto «global dream» delle donne di ogni epoca e classe sociale: un marito a tutti i costi.
Considerato che la Bolick è bella (il suo mezzobusto occupa la copertina del mensile, una delle poche volte che l’autore viene celebrato con una foto a tutta pagina), è intelligente, ha successo nel lavoro e presumibilmente anche in amore («ho rotto con il mio fidanzato a 28 anni, oggi ne ho 39 e ho anche molti ex boyfriend alle spalle», si autoconfessa un po’ mantide), nessuno può sospettare che la scrittrice sia una donna annerita dalla vita. È piuttosto una (quasi) quarantenne appagata dalla sua singletudine, con quella felicità rotonda di chi pensa di essere scampato a qualche guaio. Ma, soprattutto, di non aver dovuto rinunciare a nulla, causa mancato matrimonio: ed è qui che il discorso si fa interessante rispetto ai soliti discorsi (e a volte caricaturali) dell’orgoglio-single.
«In America, negli ultimi 15 anni, la percentuale dei matrimoni è scesa dal 29 al 22 per cento. E sapete perché? Le donne non hanno più bisogno di un marito per avere un figlio e il 40 per cento di bambini sono nati da mamme single» Smontata l’equazione matrimonio uguale figli, la Bolick prosegue nella sua opera di demolizione. Non solo non abbiamo più bisogno di un marito per riprodurci («le adozioni e la fecondazione in vitro hanno cambiato le cose»), ma neppure per mangiare e sopravvivere.
La dominazione economica degli uomini si sta estinguendo. Ora che le donne stanno sorpassando i maschi in prestigio sociale, posizione lavorativa e stipendio non c’è più bisogno di «sistemarsi».Non siamo l’America, le donne ancora faticano a prendersi il loro spazio nel mondo del lavoro, ma soprattutto non mi piacciono le donne-maschili. Apprezzo i ruoli, e insomma, il discorso si fa davvero «out of order» quando viene affrontato il tema della «caccia al maschio». Ma in fin dei conti, usando un po’ di autocoscienza, mi ritrovo a dar ragione alla Bolick.
Non siamo più costrette a cercare un uomo perché sarà un bravo padre, ma perché piace a noi. E le statistiche ci mostrano che le donne stanno con uomini più giovani perché capaci di farle più felici.
É successo anche a me, mi arrendo all’evidenza: a questo punto più che con lo stupore, devo fare i conti con la mia immedesimazione. Mi appare persino più chiaro quello che mi circonda: forse è per la «teoria Bolick» che la mia amica Cristina, 35 anni, manager, bella, simpatica, colta, giramondo, non si «accontenta del primo venuto»?
Probabilmente c’è sempre questa spiegazione dietro a mia cugina, bella 45 enne, indipendente, aperta all’idea di un figlio anche da sola: ha sempre rifiutato il matrimonio che il suo fidanzato le chiedeva, fino a scegliere la singletudine.
Siamo tutte «single ladies» in stile Bolick e non ce lo siamo mai confessato?
O forse, tra carriera, egocentrismi, gioventù prolungate e possibilità di maternità oltre tempo massimo, siamo semplicemente la generazione meno innamorata dell’amore?

Si si si, la pura e semplice verità.
Ah, l'ammmore...
"Ora che non abbiamo più bisogno, ora che non ci serve più..."

 

P.S.
Come al solito, "le donne" e "i maschi"...

[nonmorto]

Mi pare di capire che hanno bisogno di bambini e non di uomini. Quando crescono non piacciono più?

[Massimo]

http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-quarantenni-che-rimangono-singlema-siamo-contente-cosi/#more-2541

Le quarantenni che rimangono single
Ma siamo contente così?
Un’amica mi suggerisce la lettura, il titolo mi diverte (si parla di «single ladies»), e arrivata alla fine penso: «finalmente qualcuno l’ha detto!». La verità è di quelle scomode, persino un po’ sovversive, e Kate Bolick nel suo lungo pezzo di copertina di «The Atlantic», smonta pezzo per pezzo quel presunto «global dream» delle donne di ogni epoca e classe sociale: un marito a tutti i costi.
Considerato che la Bolick è bella (il suo mezzobusto occupa la copertina del mensile, una delle poche volte che l’autore viene celebrato con una foto a tutta pagina), è intelligente, ha successo nel lavoro e presumibilmente anche in amore («ho rotto con il mio fidanzato a 28 anni, oggi ne ho 39 e ho anche molti ex boyfriend alle spalle», si autoconfessa un po’ mantide), nessuno può sospettare che la scrittrice sia una donna annerita dalla vita. È piuttosto una (quasi) quarantenne appagata dalla sua singletudine, con quella felicità rotonda di chi pensa di essere scampato a qualche guaio. Ma, soprattutto, di non aver dovuto rinunciare a nulla, causa mancato matrimonio: ed è qui che il discorso si fa interessante rispetto ai soliti discorsi (e a volte caricaturali) dell’orgoglio-single.
«In America, negli ultimi 15 anni, la percentuale dei matrimoni è scesa dal 29 al 22 per cento. E sapete perché? Le donne non hanno più bisogno di un marito per avere un figlio e il 40 per cento di bambini sono nati da mamme single» Smontata l’equazione matrimonio uguale figli, la Bolick prosegue nella sua opera di demolizione. Non solo non abbiamo più bisogno di un marito per riprodurci («le adozioni e la fecondazione in vitro hanno cambiato le cose»), ma neppure per mangiare e sopravvivere.
La dominazione economica degli uomini si sta estinguendo. Ora che le donne stanno sorpassando i maschi in prestigio sociale, posizione lavorativa e stipendio non c’è più bisogno di «sistemarsi».Non siamo l’America, le donne ancora faticano a prendersi il loro spazio nel mondo del lavoro, ma soprattutto non mi piacciono le donne-maschili. Apprezzo i ruoli, e insomma, il discorso si fa davvero «out of order» quando viene affrontato il tema della «caccia al maschio». Ma in fin dei conti, usando un po’ di autocoscienza, mi ritrovo a dar ragione alla Bolick.
Non siamo più costrette a cercare un uomo perché sarà un bravo padre, ma perché piace a noi. E le statistiche ci mostrano che le donne stanno con uomini più giovani perché capaci di farle più felici.
É successo anche a me, mi arrendo all’evidenza: a questo punto più che con lo stupore, devo fare i conti con la mia immedesimazione. Mi appare persino più chiaro quello che mi circonda: forse è per la «teoria Bolick» che la mia amica Cristina, 35 anni, manager, bella, simpatica, colta, giramondo, non si «accontenta del primo venuto»?
Probabilmente c’è sempre questa spiegazione dietro a mia cugina, bella 45 enne, indipendente, aperta all’idea di un figlio anche da sola: ha sempre rifiutato il matrimonio che il suo fidanzato le chiedeva, fino a scegliere la singletudine.
Siamo tutte «single ladies» in stile Bolick e non ce lo siamo mai confessato?
O forse, tra carriera, egocentrismi, gioventù prolungate e possibilità di maternità oltre tempo massimo, siamo semplicemente la generazione meno innamorata dell’amore?

Si si si, la pura e semplice verità.
Ah, l'ammmore...
"Ora che non abbiamo più bisogno, ora che non ci serve più..."

 

P.S.
Come al solito, "le donne" e "i maschi"...

Ma queste mentecatte non lo capiscono che siamo noi maschi a guadagnarci nell'essere (evviva!) diventati "inutili" (inutili a loro? - e chi se ne frega!- ma utilissimi a noi stessi)?

[Guit]

Che pena.

[Guit]

Un blog per la propaganda ginotecnocratica di massa.

[jorek]

Un blog per la propaganda ginotecnocratica di massa.

un blog per dare lavoro a gente che a cose normali sarebbe a passare il cencio in un palazzo qualsiasi, di una periferia qualsiasi, di unacittà qualsiasi, di uno stato qualsiasi, di un mondo qualsiasi