Autore Topic: La morte di Marco Simoncelli.  (Letto 5785 volte)

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Offline giovane

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La morte di Marco Simoncelli.
« il: Ottobre 24, 2011, 16:27:27 pm »
Malesia 24 Ottobre 2011
Simoncelli, spettacolo folle.

dai quotidiani VARESENEWS, AFFARITALIANI..
http://www3.varesenews.it/comunita/lettere_al_direttore/articolo.php?id=216540

condividi l'articolo su FACEBOOK
http://www.facebook.com/paternita/posts/280569638644073

Davvero oggi non potrei usare termine diverso da “carneficina maschile” per descrivere ciò che è successo a Marco Simoncelli, per descrivere la morte annunciata dell’ennesimo giovane maschio in TV. Auto, moto, boxe, e molto altro.. un tempo l’uomo almeno moriva (e non era bello) per salvare migliaia di altre vite.. oggi muore per mettere in posa mattoni e tegole (1000/anno le morti bianche, 99% maschili), o per lo show business tv, sportivo, o per mille altri insulsi e assurdi motivi.

E non può essere altrimenti in una società dove ANCORA si spinge buona parte dei maschi a fare e praticare condotte di vita spregiudicate e pericolose.. con la promessa (o la minaccia, oppressiva) che altrimenti non si diventa “uomini”. E allora padri che pompano i figli, madri che riversano ossessioni ed aspettative, famiglia e società retrograde che ANCORA dipingono come “ganzi” i modelli di coloro che rischiano la vita: più ti avvicini alla morte più sei uomo! Che follia!!

Dobbiamo rifondare questa società su valori diversi: pace, armonia, lungimiranza. Non crescere bambini e ragazzi maschi come vittime sacrificali.

Ieri su Canale 5 (14:00 circa) ho sentito dire dal presidente dell'osservatorio dei diritti dei minori (antonio marziale)riguardo alla morte di Marco “ci sta.. sono competizioni sportive”. Ecco, è proprio questa la disgrazia, sono i padri, le madri, gli enti di tutela, le tv e lo stato, a dire che in fondo va bene, che in fondo l’uomo ANCORA è ritenuto “elemento sacrificabile” e che è così che deve continuare.

Ma io non ci sto. Io dico che siamo noi adulti e adulte, noi società cinica e ipocrita, senza più valori e anima, a mandare a morte i nostri figli, giovani ragazzi, giovani uomini, in realtà bambini mai cresciuti, perché a noi ha fatto comodo così.

vedi anche:
- MORTI BIANCHE SUL LAVORO
- PARI OPPORTUNITA' E UOMINI, DIRITTI UMANI E CIVILI DA RECUPERARE
http://pariopportunita.wiki.zoho.com/
- LA CULTURA DELL'UOMO SACRIFICABILE
http://www.paternita.info/lettere/uomo-vittima/

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Offline Fazer

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #1 il: Ottobre 24, 2011, 16:47:52 pm »
Che minestrone, ragà...  :doh:
Le morti bianche e la Moto GP, l'uomo come elemento sacrificabile... :cry:

Dice l'articolista:
"Dobbiamo rifondare questa società su valori diversi: pace, armonia, lungimiranza. Non crescere bambini e ragazzi maschi come vittime sacrificali"...

Ma che c'entra col Motomondiale?
Qualcuno gli dica che il 90% dei ragazzi preferirebbe vivere un giorno da Marco Simoncelli che 1000 da Tweetie, chiuso in gabbia perchè la fuori è pieno di gatti Silvestro...  :doh:
E gli dica anche che i padri iniziano i figli agli sport motoristici solo per passione, non con l'idea di farne una macchina da soldi.
Chè per ogni Valentino Rossi ci sono migliaia di famiglie che pagano di tasca propria le trasferte nei circuiti, mangiando panini e dormendo in camper.
Per anni e anni...
Ma quale showbusiness... :doh:






« Ultima modifica: Ottobre 24, 2011, 17:03:48 pm da Fazer »

Offline Cad.

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #2 il: Ottobre 24, 2011, 17:38:56 pm »
Non femminilizziamo i ragazzi ancora di più.
Non eliminiamo le regolari competizioni sportive.
Se per azzerare il rischio di farsi male azzeriamo qualsiasi competizione, la fobia della sicurezza a tutti i costi ci farà rimanere chiusi in casa per evitare qualsiasi pericolo, e per competizioni sportive intendo anche quelle a livello locale dove partecipano non solo i professionisti.
E la vitalità e la voglia di competere dei maschi avrà una ulteriore occasione persa per potersi esprimere.

Offline Fazer

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #3 il: Ottobre 24, 2011, 20:26:28 pm »
Rino Della Vecchia:

"...Solo dei pazzi possono seguire le orme dei 19 allievi di Linneo: 9 morirono nelle lande dei tropici alla ricerca non dell’oro ma di insetti, uccelli, mammiferi.
In effetti solo un “matto” può passare 13 anni di vita a raccogliere esemplari per poi vederseli affondare a poche miglia dal porto di casa o girovagare per 20 anni e poi trovarli totalmente divorati dai vermi.
I casi come questi sono infiniti giacché infinito è stato lo spreco di sé implicato nell’aquisizione della conoscenza. Per trascurare il resto.
Non è vero che le DD non possano fare ciò che fanno gli UU: lo possono ma non lo vogliono perché ne va dell’integrità fisica, della salute, della vita: ne va della durata. Gli UU sono “matti” le DD sono savie. Hanno il diritto/dovere di autoproteggersi, di avere paura senza vergogna.
Non hanno invece il diritto di fingere di essere ciò che non sono, di insultare gli UU perché sono proiettati verso le idealità, lo spreco di sé, il rischio. Non hanno il diritto di rovesciare la propria legittima prudenza in capo di accusa contro coloro che corrono i rischi al loro posto. Hanno il diritto di avere paura e di assecondarla, non quello di insultare i coraggiosi.
Non hanno il diritto di trasformare il dono maschile in un oltraggio.
Infamia suprema."


RDV

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Offline Red-

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #4 il: Ottobre 24, 2011, 21:07:30 pm »
Scusate, ma non mi è ben chiara la vostra tesi, solo per capire; dite che l'uomo fa bene a morire sui ponteggi e sulle moto per favorire le donne o per ingraziarsele?
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline Fazer

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #5 il: Ottobre 24, 2011, 21:40:38 pm »
Scusate, ma non mi è ben chiara la vostra tesi, solo per capire; dite che l'uomo fa bene a morire sui ponteggi e sulle moto per favorire le donne o per ingraziarsele?

Ci mancherebbe.
Intanto morire sui ponteggi per 1000 euro al mese è ben diverso dal rischiare la vita facendo ciò che si è sognato di fare (montare i cavalli con le ruote).
E infatti contesto il fatto che le due cose vengano mischiate, nell'articolo in questione.
Per il resto, straquoto Cad.



Offline Red-

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #6 il: Ottobre 25, 2011, 00:45:11 am »
Che Marco possa riposare in pace.
_________________________________________________ _____

...dalle mie parti un giornale locale ha pubblicato, l'autunno scorso, un'intervista ai medici del pronto soccorso locale. Si parlava di emergenze e di lavoro, il medico diceva che era necessario attrezzarsi con più turni a partire dal mese di maggio, prima dell'inizio della strage.
"..che strage!?", ha chiesto il giornalista.
"la strage dei motociclisti.", ha risposto il medico.  "..inizia a maggio e finisce coi primi freddi".
Dalle mie parti, l'ultimo è morto un paio di settimene fa.
Si spiaccicano come mosche.
Non ne conosco nemmeno uno che non abbia spalmato decimetri di pelle sull'asfalto.
Cos'è che induce a rischiare in maniera così incosciente?

"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline fabriziopiludu

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #7 il: Ottobre 25, 2011, 06:57:58 am »
Non femminilizziamo i ragazzi ancora di più.
Non eliminiamo le regolari competizioni sportive.
Se per azzerare il rischio di farsi male azzeriamo qualsiasi competizione, la fobia della sicurezza a tutti i costi ci farà rimanere chiusi in casa per evitare qualsiasi pericolo, e per competizioni sportive intendo anche quelle a livello locale dove partecipano non solo i professionisti.
E la vitalità e la voglia di competere dei maschi avrà una ulteriore occasione persa per potersi esprimere.


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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #8 il: Ottobre 25, 2011, 08:25:45 am »
Non ne conosco nemmeno uno che non abbia spalmato decimetri di pelle sull'asfalto.
Cos'è che induce a rischiare in maniera così incosciente?

Ti risponde uno che và in moto da trent'anni.
Dal Piaggio Si (ciclomotore) alla Yamaha Fazer (sport-tourer) passando per la Suzuki Intruder (custom).
Anch'io ho spalmato decimetri di pelle sull'asfalto, grazie...ad automobilisti idioti, guard-rail assassini, strade in condizioni pietose, segnaletica ad minchiam, etc.
Accetto il rischio di girare "nudo", senza cinture ed airbag, in cambio della libertà che solo le due ruote possono dare.
Accetto il calore della ventola del radiatore sulla gamba destra e il freddo che si infila dal collo in cambio della possibilità di parcheggiare ovunque ed evitare le code.
Accetto i moscerini sulla visiera in cambio dell'adrenalina che solo un mezzo con un rapporto peso-potenza da missile ti può dare.
Accetto la scomodità del doversi ogni volta bardare come un astronauta, la rottura di scatole di essere considerato un pazzo incosciente, l'impossibilità di caricare anche solo una confezione di bottiglie d'acqua, la manutenzione costosa e continua, l'assicurazione dalle tariffe folli, accetto tutto.
Ma quando, in curva, sento la pedana cominciare a grattare, la coda che cerca di "scappare", quando penso che mezzo millimetro in più o in meno di apertura del gas può significare partire per la tangente e andare in cunetta (curva a sinistra) o contro un altro mezzo (curva a destra), beh...mi accorgo che in quel momento, e solo in quel momento sono padrone della mia vita.
Solo in quel momento decido io, e non un politico, un professore, un medico, un datore di lavoro, una partner, un genitore.
Solo in quel momento la mia vita dipende solo ed esclusivamente dalla mia abilità.
E tanto mi basta per accettare qualsiasi rischio.
Ancora oggi, a 43 anni... :)

Offline fabriziopiludu

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #9 il: Ottobre 25, 2011, 09:21:14 am »
Ti risponde uno che và in moto da trent'anni.
Dal Piaggio Si (ciclomotore) alla Yamaha Fazer (sport-tourer) passando per la Suzuki Intruder (custom).
Anch'io ho spalmato decimetri di pelle sull'asfalto, grazie...ad automobilisti idioti, guard-rail assassini, strade in condizioni pietose, segnaletica ad minchiam, etc.
Accetto il rischio di girare "nudo", senza cinture ed airbag, in cambio della libertà che solo le due ruote possono dare.
Accetto il calore della ventola del radiatore sulla gamba destra e il freddo che si infila dal collo in cambio della possibilità di parcheggiare ovunque ed evitare le code.
Accetto i moscerini sulla visiera in cambio dell'adrenalina che solo un mezzo con un rapporto peso-potenza da missile ti può dare.
Accetto la scomodità del doversi ogni volta bardare come un astronauta, la rottura di scatole di essere considerato un pazzo incosciente, l'impossibilità di caricare anche solo una confezione di bottiglie d'acqua, la manutenzione costosa e continua, l'assicurazione dalle tariffe folli, accetto tutto.
Ma quando, in curva, sento la pedana cominciare a grattare, la coda che cerca di "scappare", quando penso che mezzo millimetro in più o in meno di apertura del gas può significare partire per la tangente e andare in cunetta (curva a sinistra) o contro un altro mezzo (curva a destra), beh...mi accorgo che in quel momento, e solo in quel momento sono padrone della mia vita.
Solo in quel momento decido io, e non un politico, un professore, un medico, un datore di lavoro, una partner, un genitore.
Solo in quel momento la mia vita dipende solo ed esclusivamente dalla mia abilità.
E tanto mi basta per accettare qualsiasi rischio.
Ancora oggi, a 43 anni... :)


http://www.moto.it/news/genova-motociclisti-a-terra-per-colpa-asfalto-comune-chiude-sopraelevata-alle-moto.html

Offline Fazer

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #10 il: Ottobre 25, 2011, 11:31:14 am »
Ancora oggi, nell'anno del signore 2011, mentre si discute di vie di fuga, neck protectors, controlli di trazione, e di tutto ciò che serve per aumentare la sicurezza del motociclista, nell'isola di Man si continua a correre il Tourist Trophy. A 250 Km/h tra le viuzze strette dei centri abitati e delle campagne, con gli alberi che corrono ad un centimetro dal casco, ben sapendo che il minimo errore significa la morte. Eppure, se chiedete ai "normali" piloti di Moto GP e Superbike, gente che passa un sacco di tempo ad occuparsi di sicurezza attiva/passiva, vi rispondono che il TT è una di quelle cose che vanno fatte almeno una volta nella vita. Uno dei loro sogni.
E questo nonostante ogni anno le cronache parlino di piloti spiaccicati contro gli alberi, volati via per centinaia di metri su prati e pietraie, disintegrati nei modi più orribili.
Altro che compiacere le donne, ingraziarsele.
Il pericolo è la morte, il premio...nulla.
Nulla a parte uno strano e irrazionale pensiero: "ce l'ho fatta!!!"




Offline fabriziopiludu

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Offline yamamax

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Re: La morte di Marco Simoncelli.
« Risposta #14 il: Ottobre 25, 2011, 21:31:57 pm »
Condivido pienamente le parole di fazer perchè scritte da chi veramente ha una passione. Partecipare a competizioni è molto rischioso ma tutto è direttamente proporzionale alle emozioni indescrivibili che si vivono. Io dall' ultima gara che ho fatto in moto sono passati molti anni .... ma i ricordi di quei giorni sono indelebili.  Le passioni sono il sale della vita qualunque esse siano.
Mi fà stare male quando muore un ragazzo come Marco perchè non c'è più uno che aveva visto diventare i suoi sogni ...realtà. Capita a pochi credete.
Tutte le altre "teorie" che ho letto qui a commento di questo brutto evento... non le comprendo, ma forse solo perchè sono un motocilcista niente più.