Dove ha sbagliato, quindi, Malthus!?
e di questo che ne pensi?
http://www.movisol.org/nuc1.htmin particolare qua
Ideologia malthusiana
Il teorico chiamato in causa, Thomas Robert Malthus (1766-1834), fu un dipendente del più grande monopolio imperialista della storia, la Compagnia delle Indie Orientali britannica. Riprendendo teorie precedenti di Giovanni Botero e Giammaria Ortes, Malthus sosteneva che la crescita demografica è più rapida della capacità della terra di provvedere i mezzi di sussistenza. Questo porta a due alternative: lasciare che la natura faccia il suo corso, sterminando di tanto in tanto la popolazione in eccesso con carestie, epidemie e guerre, oppure ricorrere a vari “mezzi di prevenzione”, più o meno ortodossi, e più o meno confessabili, per tenere lo sviluppo demografico sotto controllo. Questo implica una “casta sacerdotale”, non importa di quale tipo, che abbia facoltà di decidere, per tutti, chi dove e quando può venire al mondo, e chi dove e quando deve fare spazio andando all’altro mondo.
Questa è la filosofia di fondo riproposta da Bertrand Russell, il capocordata ideologico delle forze qui prese in esame:
“Il pericolo di una mancanza di cibo a livello mondiale può essere evitato per un certo periodo con il miglioramento della tecniche agricole. Tuttavia, se la popolazione continua ad aumentare al ritmo attuale, tali miglioramenti non possono, a lungo andare, essere sufficienti. Si creeranno così due gruppi, uno povero con una popolazione crescente, l’altro ricco con una popolazione stazionaria. Una simile situazione non può che condurci verso una guerra mondiale ... Attualmente, la popolazione del mondo sta crescendo di circa 58.000 unità al giorno. Fino ad oggi le guerre non hanno prodotto un effetto considerevole su questo aumento, che è continuato per tutto il periodo delle guerre mondiali ... Da questo punto di vista le guerre fino ad ora sono state una delusione ... ma, forse, la guerra batteriologica può dimostrarsi efficace. Se una Peste Nera potesse diffondersi in tutto il mondo una volta in ogni generazione, allora i sopravvissuti potrebbero procreare liberamente senza rendere il mondo troppo affollato. La cosa potrebbe essere spiacevole, e allora?”
(B. Russell: Impact of Science on Society, 1951)
I “limiti” sono i gradini dello sviluppo
Allora le cose stanno diversamente. Le risorse non sono fisse, né si sviluppano in maniera gradualmente lineare. Certamente il petrolio non era una risorsa per l’uomo primitivo, che ci si poteva solo sporcare. È diventato una risorsa solo come conseguenza di una serie cumulativa di sviluppi tecnologici nella nostra storia.
In realtà l’umanità avrebbe raggiunto il suo “limite” demografico assoluto già nella preistoria, se non avesse compiuto scoperte come la conquista del fuoco e la costruzione di utensili. Ciascun nuovo “limite” successivamente raggiunto è stato di volta in volta superato dall’articolazione dello sviluppo, che conferisce all’attività economica umana dimensioni sempre nuove. Ogni scoperta tecnologia importante definisce una nuova capacità del pianeta di ospitare abitanti.
Ad esempio, la fusione nucleare oggi apre un intero campo di nuove risorse: chi l’avrebbe mai sospettato di poter trarre energia a basso costo dall’acqua? E dissalare l’acqua con l’energia da essa stessa estratta? E con quest’acqua trasformare i deserti in oasi? Tutto questo sarebbe oggi già in fase di avanzata realizzazione se venti anni fa fossero stati sconfitti i piani dell’internazionale malthusiana.
La sostanza del discorso è che questa capacità di compiere scoperte sempre nuove è il tratto distintivo dell’umanità che la pone al di sopra delle specie animali, e c’è un’oligarchia mondiale che non lo vuole ammettere, perché si è arrogata il ruolo olimpico di decidere le quote di natalità delle popolazioni e di decidere quando è giunto il momento di mandare al macello le “popolazioni in eccesso”, ad esempio con le “guerre di civiltà”, o sottraendo loro ogni possibilità di sviluppo con “condizioni finanziarie” imposte da enti sovrannazionali concepiti per imporre tale politica, come il FMI e la Banca Mondiale.
Ergo, sempre a prescindere da valutazioni di ordine etico o morale, (eseguendo quindi una fredda deduzione), il neofemminismo andrebbe trapiantato nella nazioni in via di sviluppo (certamente avverrà) ed eradicato da noi, poichè diventato oltrechè inutile, dannoso.
ma così non sarebbe probabile che accadrà che nel 3000, avremo Uomini3000 a Kabul e qui guerre e povertà?
cioè voglio dire.. il punto è trovare l'equilibrio, e mi sembra che la teoria di Malthus crei un bel po' di squilibrio (in un senso o nell'altro).. non che in natura non ci siano squilibri, ma in teoria bisognerebbe tendere a correggerli e non ad aggravarli o crearne degli altri. Dov'è che sbaglio?