mah quindi tu vaccaro credi sia vero? io mi rendo solo conto che il nuovo ordine mondiale e chi lo vuole e lo cita spesso (capi di stato, papi e capoccioni vari) hanno deciso per questa direzione, che sia fatta a ragione non lo credo.
http://archiviostorico.corriere.it/2007/luglio/31/bistecca_ragione_Malthus_co_9_070731093.shtmlIl grande economista e demografo Thomas Malthus aveva 23 anni l' ultima volta che un' estate inglese si è rivelata tanto piovosa come quella attuale, e correva l' anno 1789. Le conseguenze di un' eccezionale piovosità nel tardo Diciottesimo secolo erano assai prevedibili. Coltivazioni rovinate, raccolti insufficienti, aumento dei prezzi, fame e stenti per i più poveri. Se la Rivoluzione francese scoppiò quello stesso anno, non si trattò di una coincidenza. Nove anni dopo quell' estate di piogge torrenziali, Malthus pubblicò il suo «Saggio sul principio della popolazione». E' un' opera che faremmo bene a rileggere oggi. L' intuizione fondamentale di Malthus era tanto semplice quanto devastante. «La popolazione, se non controllata, cresce in modo esponenziale», osservava. Tuttavia, «i mezzi di sussistenza aumentano invece in proporzione aritmetica». In altre parole, l' umanità cresce secondo la sequenza numerica 1, 2, 4, 8, 16... mentre le scorte alimentari possono aumentare solo al ritmo della sequenza numerica 1, 2, 3, 4, 5... Molto semplicemente, siamo più bravi a riprodurci che a nutrirci. Da questa inesorabile forbice tra popolazione e produzione alimentare, Malthus giungeva alla conclusione che era necessario introdurre «un controllo rigido e costante della popolazione». E questo avrebbe assunto due forme: «miseria» e «vizio», alludendo, con il secondo termine, non solo all' abuso di alcol, ma anche alla contraccezione e all' aborto (dopo tutto, era un pastore anglicano). Quante volte ho sentito dichiarare: «Malthus si sbagliava»! Apparentemente, è vero, l' umanità sembra essere sfuggita alla trappola malthusiana. Se la popolazione globale si è più che sestuplicata dal tempo di Malthus, è aumentato altresì il contenuto calorico pro capite a disposizione degli esseri umani, superando le 2700 calorie giornaliere negli anni Novanta. In Francia, alla vigilia della Rivoluzione, il consumo pro capite era di sole 1848 calorie giornaliere. Se, a quanto pare, ci siamo sottratti alle previsioni di Malthus, la spiegazione più scontata è quella della rapida evoluzione dell' agricoltura globale, culminata nella «rivoluzione verde» del periodo post-bellico e nell' attuale ondata di coltivazioni geneticamente modificate. Dagli anni Cinquanta a questa parte, le aree coltivate del mondo sono aumentate all' incirca dell' 11%, mentre la resa per ettaro è cresciuta del 120%. Eppure queste statistiche non smentiscono ancora Malthus. Come aveva predetto, la produzione alimentare può aumentare solo a un tasso aritmetico, e un grafico della produzione mondiale di granaglie dal 1960 a oggi mostra per l' appunto una progressione lineare, da sotto una tonnellata e mezza per ettaro fino alle attuali tre. Nel frattempo, vizio e miseria hanno continuato ad agire indisturbati proprio come aveva previsto Malthus. Da un lato, contraccezione e aborto sono stati utilizzati per contenere il numero delle nascite. Dall' altro, guerre, epidemie, catastrofi naturali e carestie hanno innalzato considerevolmente il tasso di mortalità. Oggi, vizio e miseria assicurano che la popolazione globale aumenta a un tasso aritmetico, anziché geometrico. Anzi, sono riusciti a ridurre il tasso di incremento della popolazione globale dal 2,2% annuo dei primi anni Sessanta al circa 1,1% dei nostri giorni. La vera domanda resta tuttavia se ci stiamo avvicinando effettivamente a una nuova era di penuria. Anche a un tasso aritmetico, le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi entro il 2050. La produzione alimentare mondiale riuscirà a tenere il passo? Il fitofisiologo Lloyd T. Evans stima che «dovremo raggiungere un rendimento medio di quattro tonnellate l' ettaro... per sfamare una popolazione di 8 miliardi di persone». Ma la resa al giorno d' oggi, come abbiamo visto, è di sole tre tonnellate l' ettaro. E tra meno di una ventina d' anni saremo otto miliardi sul pianeta. Nel frattempo, le condizioni create dall' uomo stanno contribuendo a rallentare la produzione alimentare. Il riscaldamento del pianeta e i mutamenti climatici estremi da esso provocati rischiano di innescare catastrofi ambientali e infliggere danni permanenti ad alcune regioni agricole. Allo stesso tempo, i nostri sforzi per frenare il riscaldamento globale passando dai combustibili fossili a quelli biologici stanno sottraendo vaste aree di terreno alla produzione alimentare. L' altro giorno, un dirigente del World Food Programme ha espresso la sua inquietudine sulle conseguenze involontarie di quest' enorme spostamento di risorse. Ci sono quelli che si preoccupano del prezzo del petrolio. Io mi preoccupo di più del prezzo del grano. Il fatto è che la produzione cerealicola mondiale pro capite ha già superato il punto massimo, verso la metà degli anni Ottanta, e non esclusivamente per il crollo della produzione nell' ex Unione Sovietica e nell' Africa sub-sahariana. Allo stesso tempo, però, la nuova ricchezza in Asia sta provocando un forte aumento nella domanda globale di derrate alimentari. Già si avvertono i primi segnali di una prossima carenza alimentare. Il Fondo monetario internazionale ha registrato un aumento del 23% nei prezzi alimentari a livello mondiale durante gli ultimi 18 mesi. Forse ve ne sarete accorti anche voi, ma io già da un pezzo. E' ovvio che si fa di tutto per distogliere l' attenzione del consumatore da questi aumenti. Negli Stati Uniti, le autorità monetarie insistono che dobbiamo concentrarci sull' indice dei prezzi al consumo, calcolato su un paniere che esclude alimenti e carburanti. Secondo le loro stime, l' inflazione annuale negli Stati Uniti è solo del 2,2%. Ma l' inflazione alimentare è quasi del doppio. La settimana scorsa avevo voglia di un panino con carne e formaggio, e mi è costato un occhio della testa. Questo perché il formaggio ha subito un' inflazione del 4%, la carne del 6% e il pane del 10%. Oggi la bistecca mi costa il 53% in più rispetto a dieci anni fa. «La grande questione che occorre affrontare» si chiedeva Malthus più di due secoli fa «è se l' uomo sta per lanciarsi con un' accelerazione vertiginosa verso un progresso illimitato e sinora inconcepibile, oppure se sarà condannato a oscillare perennemente tra benessere e miseria». A lungo ci siamo illusi che questo «progresso illimitato» fosse raggiungibile. Mentre il mondo si avvicina a una nuova era di carestia e di miseria - accompagnata immancabilmente dal vecchio compare, il vizio - potremmo assistere a una grande rivalutazione delle teorie malthusiane. © Niall Ferguson, 2007 Traduzione di Rita Baldassarre