Autore Topic: La propaganda femminista della stampa italiana  (Letto 1380 volte)

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Alberto86

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La propaganda femminista della stampa italiana
« il: Settembre 18, 2011, 23:43:49 pm »
Stavo pensando di aprire un topic unico dove inserire tutti gli articoli "giornalistici" di stampo femminista che ci capita di trovare sulla stampa italiana(anche servizi giornalistici video) che in qualche modo propagandano la oramai continua presunta superiorità femminile, quasi sempre contornati dal solito vittimismo, dal solito piangersi addosso e dai falsi dati sulla discriminazione/sessismo contro il genere femminile.
(da notare "guardacaso" come quasi sempre questi articoli siano scritti da "superiori" e onniscienti" giornaliste femmine)

dal corriere della sera

"la splendida realtà delle ragzze normali"
http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_18/ragazze-normale-stefanelli_7373fdb2-e1c2-11e0-87d5-1f893d7963e9.shtml

leggetelo tutto con particolare attenzione sul punto che dice che "sono le donne che costruiscono il futuro del nostro Paese" (ennesimo sputo su tutti gli uomini che sono morti e muoiono per costruire col duro lavoro manuale tutto cio' che ci circonda nonchè ennesimo sputo su tutto ciò che esiste grazie alla mente maschile)
« Ultima modifica: Settembre 19, 2011, 00:03:08 am da Alberto86 »

Offline Stealth

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #1 il: Settembre 18, 2011, 23:49:06 pm »
C'era un bellissimo topic di un certo Davide nel vecchio forum che si intitolava "Propaganda rosa".

Offline Fazer

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #2 il: Settembre 19, 2011, 10:54:46 am »
Vabbè, resistendo ala voglia di vomitare, comincio io:

Donne, anche al cinema
la giornata di lavoro è doppia

Conciliare professione e famiglia: sfida possibile? Cura della casa e dei figli: quasi tutto ricade sulle spalle femminili. E per le precarie è ancora peggioNel film: Sarah Jessica Parker in una scena di  
MILANO - Se Hollywood individua una mamma in carriera come l'eroina giusta per andare alla conquista del box office americano in tempi di crisi con ben 2.500 copie (300 più del Re Leone 3d, solo 200 in meno dell'attesissimo «Drive» con il divo più in ascesa del momento, Ryan Gosling). Se Hillary Clinton (attualmente più popolare in patria di Barack Obama) indica il contributo delle donne come grande risorsa da sbloccare per realizzare una delle più grandi trasformazioni dell'economia mondiale. Se anche la Commissione Europea la considera una delle emergenze per i Paesi membri come potenziale motore dell'economia. Se in tempi di crisi globale anche alcune aziende d'avanguardia iniziano a considerare vantaggioso rimodellare tempi e luoghi del lavoro. Se tutto questo è vero, è evidente che il tema della conciliazione tra casa e lavoro non è più, solo, «roba da donne». Persino il fatto che la protagonista del film tratto dal romanzo di Allison Pearson («Ma come fa a far tutto?», nei cinema Usa da venerdì, da noi il 23 settembre) sia un'attrice come Sarah Jessica Parker - ai tempi di «Sex and the City» paladina dell'insostenibile leggerezza del vivere - è un piccolo segnale non trascurabile.

LE CIFRE ITALIANE - Mica facile, però, conciliare. Meno che mai in Italia, come risulta dai dati riportati in una recente ricerca dell'Icsr (Fondazione per la Diffusione della responsabilità sociale delle imprese). Il tasso di occupazione femminile (tra i 15 e i 64 anni) è inchiodato al 46,2%, il peggior risultato tra i Paesi dell'Europa a 27, battuto solo da Malta. Tutto italiano uno dei minori tassi di uguaglianza tra uomo e donna in Europa (nel Global Gender Gap Index del 2010 bisogna arrivare al 74° posto per trovare l'Italia, tra i 134 Paesi). Tra i nostri record negativi anche uno dei maggiori squilibri nel tempo dedicato al lavoro domestico tra uomini donne in Europa: 5 ore e 20 minuti per le donne, 1 ora e 35 minuti gli uomini (considerando solo la popolazione occupata i dati sono 3h53 donne, 1h10 uomini). Se a questo si aggiunge la carenza di servizi per l'infanzia e per gli anziani, se ne deduce che la «seconda giornata lavorativa» (quella che nella definizione degli esperti della Commissione Europea riguarda «i compiti domestici, l'educazione dei figli, la cura di persone a carico e parenti anziani») ricade, pressoché completamente sulla popolazione femminile. E per la fetta sempre più consistente delle donne precarie la conciliazione sembra una chimera: come fai a distribuire il tuo tempo se neanche hai la certezza di quanto il lavoro ti terrà occupata? La strada, dunque, è ancora lunga. Il paradosso è che la conciliazione paga. Come l'indagine dell'Icsr rivela, analizzando misure messe in atto da aziende private e enti pubblici, le organizzazioni pubbliche e private che «hanno attivato iniziative specifiche hanno constatato nella maggior parte dei casi (55%) dei vantaggi tangibili». Il tutto attraverso strumenti come il part time, l'orario scorrevole, la settimana concentrata, il telelavoro, il job sharing, i congedi parentali e via bilanciando.

DALLA CARTA ALLO SCHERMO - Gli ostacoli sono ancora molti, conseguenze di una cultura del lavoro tutta orientata al «presenzialismo sul luogo di lavoro che premia essenzialmente chi dimostra di passare più tempo in azienda, ma non chi produce i migliori risultati». Un concetto chiaro a chiunque si dedichi alla difficile arte della conciliazione. «Le volte che non ci sei sono le sole che i figli ricordano, non le volte che ci sei», riflette Kate Reddy, la protagonista di «Ma come fa a far tutto?». Lo stesso vale se si sostituisce la parola figli con colleghi e capi. Non è un caso se Katharine Helen Reddy prima di arrivare al cinema sia nata, una decina di anni fa, sulle colonne di un quotidiano per diventare una vera eroina grazie a un blog: la rete, mecca dei militanti della conciliazione, è stato il primo luogo dove il tema è diventato caldo. In attesa che le istituzioni e le aziende si attrezzino, in rete si dibatte (come dimostra il successo della 27esima ora). E si ride. Amaro.



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Offline Fazer

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #3 il: Settembre 19, 2011, 10:59:08 am »
Attenzione però, il blog "27esima ora" sforna un articolo propagandistico al giorno, si rischia di duplicare l'intero blog qui.

Offline Fazer

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #4 il: Settembre 19, 2011, 11:25:25 am »
Senza contare che,vista l'assurdità di certi ragionamenti, il tutto andrebbe riportato in sez. "una risata vi sommergerà".  ^_^
Non meritano nulla di meglio.

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #5 il: Settembre 24, 2011, 13:49:08 pm »
di x sè riportare gli articoli mi pare abbastanza inutile
se vogliamo fare controinformazione:
1 contestiamo assunti e conclusioni
2 li mettiamo in ridicolo
3 ...
Dio cè
MA NON SEI TU
Rilassati

Alberto86

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Re: La propaganda femminista della stampa italiana
« Risposta #6 il: Ottobre 10, 2011, 06:51:43 am »
a voi i commenti sulle solite vaginate delle complessate del corriere della sera

http://27esimaora.corriere.it/articolo/che-bello-poter-provareammirazione-per-una-donna/
« Ultima modifica: Ottobre 10, 2011, 07:01:53 am da Alberto86 »