Autore Topic: "Qualcuno in cui credere" di Lorella Zanardo (FQ); il nulla pieno del niente  (Letto 849 volte)

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Offline Nemo90

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Negli ultimi giorni abbiamo letto analisi di tutti i generi su Matteo Renzi e i 100 punti del suo programma. Sappiamo anche del disappunto di Bersani. Renzi piace a molti ma non a tutti. Forse diverrà segretario del Pd, o forse no.

Alcune chiedono a gran voce un’altra manifestazione: non se ne può più e parrebbe che un’altra manifestazione potrebbe servire a qualcosa. A cosa? Mi chiedo.
Non riesco ad appassionarmi alla cronaca politica, vorrei ma proprio non ce la faccio.

Mi sento come quando anni fa in India mi trovai in mezzo ai monsoni, diluvio e fango che mi portava via, nessun appiglio, quintali di acqua sulla testa: tentai di aprire un ombrellino che fu subito spazzato via e io mi sentii stupida per avere opposto uno strumento così ridicolo alla forza della natura.
Il mondo precipita, la crescita continua non ci sarà più, la gente nel sud del mondo continua a morire di fame, i ghiacciai si sciolgono, il riscaldamento terrestre non trova soluzione, gli esseri umani non trovano senso: e noi apriamo gli ombrellini? E’ un altro il cambiamento che attendiamo, che vorremmo e per cui stiamo in tante e tanti lavorando.

C’è una differenza di genere nella percezione di come sarà il futuro? Talvolta mi pare di sì. Senza generalizzare mi pare che le donne in ascolto e capaci di agire il femminile, percepiscano che il cambiamento sarà altro rispetto a eleggere un candidato A o B. Donne che silenziosamente producono modificazioni impercettibili, movimenti carsici, lenti ma che smuovono le montagne. Non si percepisce nulla e d’un tratto la montagna non è più dov’era. Donne con il fiuto raffinato da anni di allenamento percettivo e pazienti perché sanno che la posta in gioco è alta.


“Ha bisogno di qualcuno o qualcosa in cui credere subito, senza aver riflettuto, senza averci pensato sopra almeno qualche giorno, e pensava di averlo trovato in Renzi? Ha bisogno di riposarsi e credere, smettendo di pensare? È per questo che si arrabbia tanto con me?“.
Così chiedeva Giovanna Cosenza a un lettore che si diceva spazientito dall’analisi del programma di Renzi che leggeva  sul suo blog Disambiguando.

E così, stanchi e impauriti, vogliamo credere che Qualcuno ci salverà, ci toglierà d’impiccio, si occuperà di noi. Ci siamo disabituati a pensare e a riflettere e ad avere in mano le nostre vite che da tempo deleghiamo ad altri. Chi ci chiede di riflettere spesso ci infastidisce e privilegiamo i venditori di promesse facili.
“Ha bisogno di qualcuno o qualcosa in cui credere subito senza avere riflettuto, senza averci pensato?”
Credo si potrebbe cominciare da qui, partire da questa domanda.


Sulla parte in grassetto: soliti suggestivi effetti retorici che richiedono come requisito che le donne siano un organismo autonomo, autocosciente ed interconnesso che ha un piano a lungo termine; pur potendo parlare di tratti generali e stereotipi, è impossibile che le donne covino segretamente questi piani di silente rivoluzione, che lentamente stiano erodendo la montagna a nostra insaputa. Poi c'è anche questa idea onirica, divina, angelica e salvifica di "femminile", che trascende la mediocre realtà animale delle femmine di homo sapiens e sconfina nella fantasia e nel sovrannaturale, idea a cui sono attribuiti ogni sorta di poteri.
Pare che il "maschile" sia il problema e il "femminile" la soluzione.

Purtroppo, nella storia umana è comune cercare di porsi, culturalmente, un gradino sopra tutti gli altri, o per meriti effettivi o per meriti ideologici, oppure per una presunta superiorità intriseca. E quindi abbiamo bianchi e neri, cristiani e pagani, islamici e infedeli. Maschi e femmine.
Tutto per sfuggire all'unica realtà: che siamo mammiferi, animali, bestie la cui unica fortuna è stata avere il pollice opponibile. Tutto il resto è relativo.

O c'è davvero una Grande Congiura femminile, addirittura divina, oppure la Zanardo dice solo le solite cavolate visionarie delle quali non può portare prove.