Una (parziale) boccata di ossigeno
Immaginate che un ministro del nostro governo, o, più in generale,
un ministro maschio di un qualche governo democratico, in un
Paese civile ed evoluto, si esprima su una collega, ministro di un
altro governo, definendola “alta e affascinante”. Aggiungete che,
sorpreso a dirlo con aria un po’ sognante ed un po’ alludente,
interrogato circa la possibilità che abbia preso una sbandata,
risponda, testualmente: “Bhe, se la vedeste vi prendereste una cotta.
Voglio dire, è così esuberante, vitale, affascinante ed intelligente
.... Davvero un tipo in gamba e poi è così giovane”. Non si
salverebbe, lo sventurato, perché verrebbe subito assaltato al grido
Hillary Clintoncon David Miliband
di “abbasso il sessista”. Gli si rimprovererebbe di non avere parlato
della politica seguita da quel ministro, ma d’essersi fermato, con intollerabile maschilismo, a
considerazioni superficiali e ammiccanti alla sessualità. Capita, però, che quelle parole siano state dette da
un ministro donna, Hillary Clinton, e sono riferite ad un ministro maschio, David Miliband. La prima
statunitense, il secondo inglese.
Evitiamo battute sulla famiglia Clinton e, semmai, valutiamo il rilancio, in perfetto stile anglosassone, del
lusingato oggetto di tante attenzioni: “deliziosa – ha detto di Hillary – nei colloqui a due”.
La politica inglese, del resto, sta facendo, proprio in questi giorni, i conti con un episodio di presunto
sessismo. Una giovane militante del partito conservatore, infatti, è stata inserita fra i candidati alle prossime
elezioni legislative (che i conservatori contano di vincere), ma è poi stata depennata a causa del fatto che
aveva avuto una relazione con un uomo sposato. Inammissibile esclusione, gridano le donne di quel
partito, un’attivista non può essere discriminata solo perché protagonista di una storia di quel tipo. Il fatto
è che l’amante di quella donna era a sua volta un parlamentare conservatore, che per quella relazione finì
sui giornali scandalistici, senza che nessun collega maschio, o femmina (non vedo la differenza), abbia
valutato opportuno spendere una sola parola di tutela o solidarietà.
Siamo tutti convinti che non debbano esserci discriminazioni di alcun tipo, meno che mai di genere, e
siamo convinti, semmai, che la presenza femminile in politica è ancora troppo bassa, in tutti i nostri Paesi,
così come siamo convinti di un sacco di belle cose politicamente corrette. Ma se le regole devono valere
per tutti, senza distinzione, non si può poi considerare il sessismo e la farfalloneria come rimproverabili
solo ai maschi, traducendosi in offesa sanguinosa se contestati a delle signore. E, si badi, non è un tema
interessante solo in politica. Prendete un serial di successo, poi divenuto film: “Sex and the city”. Se quella
roba fosse coniugata al maschile sarebbe bollata come una maialata, un’apologia di una botta e via, il
parto di una fantasia monomaniacale e squilibrata. Invece è celebrato come una sorta di ritratto urbano
dell’emancipazione. Come se lo stadio ultimo del femminismo fosse l’imitazione del maschilismo. Una
brutta fine, insomma.
1 di 2 19/11/2009 13:30
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www.davidegiacalone.it Pubblicato da Il Tempo