Ho letto da qualche parte che questa ragazzina era costretta dai genitori a sottoporsi mensilmente ad una visita ginecologica per attestare la sua effettiva verginità.
E' vera 'sta storia o è l'ennesima fuffa giornalistica?
Fuffa. Qua l'intervista alla ragazza:
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/12/14/news/ho_mentito_sullo_stupro_per_paura_per_me_la_verginit_un_valore-26578218/TORINO - C´è un paese alla periferia di Torino dove il tempo si è fermato, e dove è ancora una brutta cosa avere rapporti sessuali prima del matrimonio. Un paese dove una ragazza di 16 anni, una normalissima ragazza esile con le meche bionde e il maglione alla moda, che ha studiato fino a pochi mesi fa e ora vorrebbe un posto da barista, ha paura di dare alla mamma un dolore troppo grande se ammette di non essere più vergine e di averlo voluto lei. E per non farlo, si inventa di essere stata violentata e dice "la prima cosa che le è venuta in mente", descrivendo gli aggressori come due rom. Due giorni dopo si pente, cede alle domande dei carabinieri che hanno già capito tutto, racconta la verità: «Ero col mio ragazzo, era la prima volta». Ma è troppo tardi, perché da quel paese – che è in realtà un quartiere popolare di case tutte uguali costruite negli anni del boom – è già partita la spedizione punitiva, e le baracche dei rom vanno a fuoco. Per capire come è potuto succedere bisogna andare in quelle strade col nome dei fiori, dove ogni dieci metri qualcuno ti ferma, ti chiede chi sei e che cosa vuoi, dove le persone si chiamano dai balconi e si conoscono tutte. A casa di Sandra, che giovedì 8 dicembre si è inventata lo stupro, sabato ha confessato e domenica si è scusata: con i rom, con la madre, il padre, i quattro fratelli e l´intero quartiere. «Mi sono scusata con una lettera e su Facebook – conferma – ma non è vero che mi vergogno, potete scriverlo per favore?».
Possiamo scriverlo. Ma il fatto resta. Perché raccontare una bugia così grossa? Non hai pensato alle conseguenze?
«No, lì per lì non ci ho pensato. Non sono stata io a mandare la gente a bruciare le baracche. Ero sconvolta, ho visto mio fratello e non me la sono sentita di dirgli la verità. Poi, una volta detta la prima bugia ho dovuto andare avanti per un po´, era difficile fermarsi…».
Perché hai descritto i tuoi finti aggressori come due persone che potevano arrivare dal campo nomadi qui vicino?
«Ho sbagliato. Ma il mio non è razzismo. Chiedete a chiunque in quartiere, quasi tutti hanno avuto un furto in casa. È normale che la gente sia esasperata, anche se non si può giustificare quello che è successo alle baracche dei rom, dove c´erano donne e bambini. Quando sono uscita dal garage (il luogo dove Sandra aveva passato il pomeriggio di giovedì insieme al fidanzato, di tre anni più grande, ndr) e ho incontrato mio fratello c´erano due ragazzi del campo in lontananza che scappavano. Io li ho visti, anche lui li ha visti, una parte della mia bugia è nata così».
Perché eri sconvolta? E perché tanta paura che i tuoi sapessero la verità?
«Di solito non racconto bugie. Perfino quando ho iniziato a fumare sono andata da mio padre a dirglielo, anche se sapevo che non sarebbe stato contento. Ma quel giorno non ero preparata, non lo avevo mai fatto prima, anche il mio ragazzo era spaventato. Non c´è stata nessuna violenza, io l´ho fatto per amore, ma lo spavento sì. E io avevo promesso di non farlo prima del matrimonio, lo avevo promesso spontaneamente, mi sentivo una stupida…
non è vero che avevo paura delle botte e neppure che mia madre mi obbliga a andare dal ginecologo. Ma è vero che in famiglia siamo tutti d´accordo che certe cose non vanno bene. I miei non sono contenti della storia con questo ragazzo, avrebbero voluto che lui si presentasse a casa, che dicesse le sue intenzioni. Anche per questo avevo promesso…».
Sei religiosa?
«Sì. Come i miei. Andiamo in chiesa, siamo credenti, mi piace che in casa ci siano queste immagini (indica un quadro in cucina con il volto di Gesù). Ma non sono bigotta, sono una ragazza come tutte le altre, mi piace la musica e mi piace Facebook, e uscire con le amiche e guardare le vetrine in centro. Cerco di comportarmi onestamente, soprattutto per rispetto ai miei, ho fatto uno sbaglio, e lo sto già pagando molto caro».
Che cosa ti sta capitando?
«Tutti parlano di me, siamo stati minacciati, non posso uscire di casa senza essere guardata a vista. Le mie amiche si sono arrabbiate, e le posso capire, e anche per la mia famiglia ci sono un sacco di problemi. Non era così che speravo per la mia prima volta…Mi sono già scusata, che altro devo fare? Sparire? Darmi fuoco?».
Come ti immagini il futuro?
«Ho fatto tre anni di scuola, mi sono diplomata. Mi piacerebbe poter lavorare. Mia mamma, le zie (le indica, intorno al tavolo ndr) mi hanno già perdonata, mi piacerebbe non deluderle più. Mi piacerebbe che tutti si dimenticassero di me, che del mio sbaglio non si parlasse più. Ma forse è impossibile».