«Ana» può non sembrare il nome di una dea. Di primo acchito, sembra un nome caldo, ispanico, che fa pensare al tango e alle Canarie. Niente di più lontano.
Invece è proprio il nome di una dea.
Una dea sanguinosa, crudele, spietata, che esige riti, libagioni e costanti sacrifici umani, oltre alla devozione totale dell'adepta. Una dea che raramente perdona chi devia e che va implorata e supplicata nei momenti di dubbio. Ma è anche una dea che aiuta chi si sottomette alla sua ala.
È una dea che si raffigura come la lupa dantesca: scheletrica, emaciata, dalla pelle consumata e dalle ossa sbriciolate, ma nonostante questa magrezza carica di ogni malvagità. Ana è la dea Kali della società contemporanea. È venerata nelle oscure e inaccessibili catacombe della società, fra i blog e i forum privati, nel segreto più assoluto. È un culto misterico, iniziatico, che si nasconde alla vista e alla conoscenza e a cui di solito si arriva dopo un percorso personale, mai per invito. Ana non nasconde quel che dà: dolore, sofferenza, isolamento, annientamento; vomito, diarrea, pelle ingiallita, denti erosi, a volte sangue – ma non quello mestruale, quello, e la fertilità che rappresenta, è fra i primi ad andarsene. Ma promette molto: promette sicurezza, promette forza, promette purezza, promette controllo in cambio di sacrifici indescrivibili.
«Ana» è la divinizzazione dell'anoressia.
L'anoressia sembra per la donna,ciò che il sesso sadomaso(ed il maschiopentitismo) è per l'uomo.
Questa ana,parla allo stesso modo di una padrona sadomaso.
Per me è lo stesso fenomeno.
Questa ana è la donna,inteso come configurazione culturale.
Le femmine si sottomettono ad ana,e gli uomini si sottomettono a loro.
E' una dinamica di potere.
Insana,basata sulla negazione della vis,la forza maschile.
Vis,roburis se non erro dal latino del liceo,la forza è anche la quercia.
E la quercia è la pianta sacra a Giove,dio pagano,che in simbolismo astrologico è il pianeta dell'abbondanza,della prosperità,e dell'edonismo legato al cibo.
Io lavoro molto sui simboli.
In articolare sul simbolismo religioso.
I simboli raccontano più di quanto faccia la ragione.
I simboli,sono la mediazione fra la ragione e l'irrazionalità.
La quercia è la pianta sacra dei celti.
Ma anche dei greci,lo stormire al vento dei rami della quercia di Dodona,era la voce di Giove,che i sacerdoti ascoltavano,per predire il futuro,e stabilire la volontà del dio.
Il cristianesimo deve avere un qualche ruolo in tutto questo ''sovvertimento'':
Nel nuovo ordine,che rifiuta Giove,il dio pagano dell'abbondanza,il maschio edonista,che è anche violento nei confronti della moglie Era,quando questa prova a ''irregimentarlo'' in una condotta coniugale,dove al piacere,si sostituisca il dovere coniugale,tutto viene stravolto:
le donne fanno le ''sante''(ovvero rifiutano la vita),e gli uomini si sottomettono a loro (beatrice),per essere portati in paradiso.
Il paradiso,però,non è quello dove ti aspettano le valchirie vichinghe,o le uri islamiche,per scopare per il resto dell'eternità:esso è eterea contemplazione pitagorica,negazione della vita.
Il maschiopentitismo e il masochismo sessuale,è l'anoressia degli uomini.
Da questo punto di vista Nieztsche ha ragione.
Il cristianesimo ha fatto ammalare l'europa.
Perchè stupirci e sentire ''il gelo'',se leggiamo che loro adorano,l'incarnazione della sofferenza, della punizione,e della morte (ana),quando noi,adoriamo un dio sanguinante e crocefisso?
Quello non fa sentire il gelo?
Non devono aver sentito il gelo,i romani ''pagani'',quando vedevano l'affermazione del nuovo culto?
La nostra civiltà è arrivata ad un punto morto.
Ogni velleità conservatrice,(che non tenga conto di ciò)è destinata a prolungare l'agonia.
Non è morto Dio,è morto l'uomo.
E' seccata la Quercia di Dodona,la Quercia sacra dei greci,e la quercia sacra dei celti,o forse è solo nel suo lungo inverno,in attesa di una nuova primavera.
Caspar David Friedrich,l'ABBAZIA NEL QUERCETO.
E' il crepuscolo...
Di Dio,ma quale Dio?
Quello cristiano?
Mi dispiace dover citare wikipedia,che è il tempio dell'ignoranza:
''I ruderi rappresentati nell'Abbazia nel querceto sono quelli reali dell'abbazia di Eldena, presso Greifswald; l'idea del dipinto era già presente dal 1804 almeno, come testimoniava un disegno perduto, in cui il pittore rappresentava il proprio funerale, come avviene anche nella tela, ricca di elementi simbolici, dall'alba che indica la vita eterna alla falce della luna, che rappresenta l'avvento di Cristo. Per Friedrich, contrariamente alla tradizione che vede nella quercia il simbolo patriottico per eccellenza - e come tale veniva rappresentata anche in dipinti a lui contemporanei - essa simboleggia la vita e gli ideali del paganesimo, negativi e ormai morti, ed è pertanto sempre dipinta secca e contorta.''
La quercia (uomo) appassisce,ma la luna (donna),rappresenta l'avvento di Cristo.
Bisogna riaccendere i sacri fuochi delle vestali,(come diceva Evola),per illuminare questa notte fredda,e scaldare questo gelo?