Autore Topic: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio  (Letto 2401 volte)

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Offline Brutale

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Donne nelle piazze italiane. "Siamo il futuro"

Tornano nelle piazze italiane le donne, per chiedere di nuovo attenzione al governo e alla politica. Comencini: "Vogliamo segnare una nuova stagione politica e con questa manifestazione ci mettiamo simbolicamente al governo del Paese per appianare le disparità di trattamento tra uomini e donne, uguali solo nei sacrifici. Le donne sono il welfare del Paese".     

Roma, 11-12-2011

Le donne del movimento "Se Non Ora Quando" sono tornate in piazza oggi, a quasi un anno di distanza dal 13 febbraio. A Roma l'iniziativa è stata a piazza del Popolo dalle 14.00, con una piattaforma che non lasciava dubbi: "Le donne hanno mostrato che la loro dignità è la dignità dell'Italia. E ora vogliono cambiarla, l'Italia". "Il nuovo governo dice ciò che da tempo sosteniamo: non c'è crescita, né democrazia senza le donne, i loro interessi sono gli interessi del Paese. Ma sappiamo che è solo un inizio".

Su queste basi, le donne sono tornate in piazza con le loro idee su lavoro, al grido di "Se non le donne, chi?". "Senza una presenza forte e autonoma delle donne, il cambiamento non ci sarà". "Vogliamo segnare questa stagione politica con la nostra forza, contare sulla scena pubblica. Vogliamo far capire - sono i temi cui gli organizzatori hanno dedicato il pomeriggio a piazza del Popolo - che l'uscita dalla crisi passa attraverso il lavoro e il Welfare per le donne, e che per questo serve una democrazia paritaria e una nuova rappresentazione della donna nei media".


Poi, identità e differenze rispetto alla manifestazione dello scorso febbraio: "Allora la molla che spinse un milione di ragazze e signore a scendere per strada fu il desiderio di dare visibilità a una questione femminile surriscaldata dallo scandalo escort". E ora che il governo Berlusconi non c'è più, ci sono comunque argomenti da far pervenire all'esecutivo Monti. E se oggi il nuovo governo offre uno stile diverso, "la condizione delle donne è rimasta la stessa".

Turco (Pd): fronte comune per lavoro e servizi
"Non devono essere le donne a pagare cosi' pesantemente la crisi. Facciamo fronte comune per l'occupazione femminile e per i servizi sociali". Lo ha detto la parlamentare del Partito democratico Livia Turco. "Ci sono delle leggi per i servizi sociali che vanno rifinanziate. Bisogna tornare a reinvestire".  "Il governo di centrodestra  ha massacrato i servizi sociali questo governo deve invertire la tendenza, promuovendo un forte investimento nei servizi sociali. La situazione dei servizi sociali a Roma, poi, sta diventando drammatica".

Duetto Turci-Rei
La musica di Patty Smith riecheggia in piazza del Popolo, riadattata al femminile. "Women have the power", canta Paola Turci accompagnata da Marina Rei alla batteria. Mentre sul palco si avvicendano gli interventi di precarie, professioniste, sociologhe, giornaliste, la musica dal vivo scandisce la manifestazione. L'orchestra Europa Musica ha eseguito le più grandi arie al femminile, dalla Carmen alla Tosca.

Emma
"Sono qui per rendere onore a quello che hanno fatto i miei genitori per me". Lo afferma la cantante Emma Marrone arrivata insieme a tante sue fan, adolescenti e non. "E' un piacere per me che le mie fan non mi seguano solo ai concerti e nei momenti in cui ci si diverte  ma anche in questa situazione, per ascoltare tutti i drammi che vivono le altre donne". Interpellata sulla situazione delle donne nel mondo dello spettacolo, la giovane cantante risponde: "Non sono tutte uguali le donne dello spettacolo. Ci sono donne che hanno un cervello e che per diventare famose hanno dovuto lavorare e tanto".

Comencini: governo metta al centro le donne
"Il governo è cambiato, ma il Paese no. E le donne non vanno via. Restano per dire che vogliamo lavorare, vogliamo avere bambini, ed essere al centro del piano di sviluppo". Lo afferma la regista Cristina Comencini. "Diciamo al governo che il walfare delle donne non è una spesa ma un investimento. Chiediamo al governo di mettere le donne al centro dello sviluppo". "Vogliamo segnare una nuova stagione politica e con questa manifestazione ci mettiamo simbolicamente al governo del Paese per appianare le disparità di trattamento tra uomini e donne, uguali solo nei sacrifici. Le donne sono il welfare del Paese".

Saraceno: miope alzare età pensionabile
"Alzare l'età della pensione delle donne senza riequilibrare le responsabilità nel lavoro di cura è miope e ingiusto. Lascia tutte le responsabilità e i costi sulle spalle delle donne, delle più vecchie come delle più giovani". Così la sociologa Chiara Saraceno è intervenuta nel corso della nuova manifestazione. "Non possiamo accettarlo, per noi ma anche per i bambini e per le persone non autosufficienti - prosegue Saraceno -. Questo Paese sta costruendo le condizioni per un deficit di cura enorme, che neppure la disponibilità delle donne potrà colmare".

Bongiorno (Fli): ribellarsi alla mancanza di aiuto
"Credo che sia indispensabile che si metta al centro dell'attenzione il fatto che il problema delle donne F estremamente urgente, che esiste e bisogna parlarne". Lo ha detto ai microfoni di Tgcom24 Giulia Bongiorno, parlamentare di Fli, in diretta da Roma dalla manifestazione organizzata dalle donne.

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=159500

Offline jorek

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #1 il: Dicembre 11, 2011, 19:07:34 pm »
vebbè...niente di nuovo....faccia a culo come niente abbia mai visto. Qui si va tuttii in merda, loro pensano a....loro. Appuntamento giusto per mettersi in mostra da qualche aspirante poltrona rosa...fine dei giochi

Offline Giuseppe83

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #2 il: Dicembre 11, 2011, 19:33:01 pm »
i loro interessi sono gli interessi del Paese
TOTALITARISMO

Offline Giuseppe83

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #3 il: Dicembre 11, 2011, 20:37:01 pm »
Ho appena sentito al tg che erano mooolte di meno della volta scorsa. La prima era una manifestazione contro Berlusconi, questa no e quindi ci sono andate 4 gatte (anche la giornalista gli ha chiesto: "ma non siete poche?".

Offline Brutale

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #4 il: Dicembre 11, 2011, 21:41:43 pm »
loro dicono che erano in 20 mila... io non ho visto nessuna immagine ma presumo che la cifra sia gonfiata

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Organizzatori: "Siamo 20mila". Ma la piazza è più vuota del 13 febbraio

per quanto riguarda la presenza maschile? c'erano molti uomini?

Offline Nemo90

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #5 il: Dicembre 11, 2011, 22:08:39 pm »
Piazza del Popolo a Roma può ospitare fino a 65 000 persone; il fatto che l'avessero scelta significa che si aspettavano un afflusso di molto maggiore. Ad ogni modo, anche secondo me la cifra è gonfiata, anche perché viene dagli organizzatori... qualcuno sa i dati della Questura? E poi, basta vedere i video e le foto per rendersi conto che di gente ce n'era piuttosto poca.

Offline jorek

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #6 il: Dicembre 12, 2011, 00:24:48 am »
cmq dai toni usati mi è smebrata una manifestazione da bimbeminchia....

Offline Guit

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #7 il: Dicembre 12, 2011, 01:09:00 am »
<<Donne nelle piazze italiane. "Siamo il futuro">>

Mi chiedo: la gente l'ha capito che i sessi sono due?


Take the red pill

Offline Guit

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #8 il: Dicembre 12, 2011, 01:11:20 am »
Secondo me ci vorrebbe una megamanifesto per far rientrare tutti nella realtà:

<<LE DONNE SONO IL FUTURO MA I SESSI SONO SOLO DUE>>

Purtroppo gli tocca prenderne atto: sono solo due. Mannaggia.

<<Pensavamo che erano di più>>

Take the red pill

Offline Fazer

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #9 il: Dicembre 12, 2011, 09:08:58 am »
http://www.ilgiornale.it/interni/le_donne_tornano_piazza__ma_ora_nessuno_se_ne_accorge/12-12-2011/articolo-id=561775-page=0-comments=1

Donne ancora in piazza Ma questa volta  nessuno se ne accorge

Per la prima volta in campo nell’era del governo tecnico. Senza Berlusconi sono costrette a rispolverare i vecchi slogan di sinistra. E i media le snobbano

Dire «le donne» è come dire «i biondi» o «i meridionali»: non significa nulla. Indica una qualità specifica talmente diffusa (il sesso, come il colore dei capelli o il comune di nascita) da lasciare impregiudicato tutto il resto.

E infatti ci sono donne grasse e magre, di sinistra e di destra, ricche e povere, intelligenti e sceme, casalinghe e manager, madonne e puttane: e questo, naturalmente, vale anche per gli uomini, per i biondi, per i meridionali e per tutte le altre categorie che la sociologia e la burocrazia hanno inventato e continuano ad inventare.
Alcune donne la pensano però diversamente, e si considerano «le donne». Senza se e senza ma. Per natura e per legge. In quanto colte, emancipate e di sinistra, queste donne si considerano l’aristocrazia naturale del loro genere, e di conseguenza si rappresentano come la totalità: se tutte le donne fossero illuminate - così sembrano dire - la penserebbero come noi, e dunque siamo legittimate a rappresentarle. Con questo trucco ereditato dal peggior paternalismo, in realtà, le donne emancipate e di sinistra nascondono appena un certo disprezzo per le altre, per le donne qualunque, per le donne di ogni tipo che popolano il vasto mondo.
 
Ieri alcune donne si sono riunite a Roma e in una decina di altre città d’Italia: è stata la prima manifestazione del movimento «Se non ora quando» dopo la caduta di Berlusconi, ed è stato, naturalmente, un fallimento. Sul palco di piazza del Popolo si sono avvicendate Lunetta Savino, Emma, Erica Mou, l’Orchestra Europa Musica, Paola Turci, Marina Rei. Qualche migliaio di persone in piazza, due righe in cronaca: né poteva andare altrimenti.
 
«Se non ora quando» non è mai stato un movimento femminista (tantomeno femminile), ma un brand dell’antiberlusconismo militante. Le grandi manifestazioni del 13 febbraio scorso avevano davvero poco a che fare con i diritti e le rivendicazioni delle donne, e moltissimo invece con la guerra al Caimano: per questo furono un successo. Ma ora che il Caimano si è ritirato, a tenere alta la bandiera della lotta restano soltanto le seconde file: Tiziana Ferrario che proclama «Basta con il modello Olgettine» e Paola Turci che denuncia «i 15 anni del governo Berlusconi segnati per le donne da condizioni miserabili e sottocultura». Con analisi così raffinate, non stupisce che la piazza sia rimasta vuota.
 
«Se non le donne, chi?» era il titolo della manifestazione di ieri, «non contro un governo - spiegano educatamente le organizzatrici - ma per parlare al governo, per costruire insieme un paese in cui le donne possano sentirsi finalmente cittadine». Il fatto è che questa petizione di principio si traduce poi in una piattaforma rivendicativa degna del più agguerrito microsindacato corporativo: «tutela» del Welfare, no all’aumento dell’età pensionabile femminile, assegno «universale» di maternità, «quote rosa» e 50% dei posti in Parlamento e al governo. In pratica, soldi e quote garantite. Più o meno come i sudtirolesi.
 
E qui il cerchio sembra chiudersi: le donne che pretendono di rappresentare «le donne», venuto meno l’entusiasmo antiberlusconiano e ridimensionato (per fortuna) il moralismo neomedievale dei mesi scorsi, diventano uno dei tanti sindacati di cui è costellata la nostra infelice Repubblica: non più genere (né tantomeno soggetto di liberazione individuale e collettiva), «le donne» si propongono come semplice categoria protetta.
Il diritto alla libera realizzazione di sé diventa un obbligo stabilito dalla legge; il merito e la libera competizione - fra le donne e fra i sessi - sono cancellati dall’egualitarismo burocratico delle «quote rosa»; al centro delle rivendicazioni non c’è lo sviluppo delle potenzialità di ciascuna, ma la richiesta di censure preventive (sui giornali e in tv) e contributi statali a pioggia per tutte. In questa involuzione corporativa, «le donne» non si discostano troppo da gran parte della sinistra, di cui condividono tic e ossessioni. E infatti Camusso e Vendola hanno salutato con entusiasmo la manifestazione di ieri.

Grattata la crosta scintillante dell’antiberlusconismo, la conservazione del modello sociale italiano, fondato su un reticolo infinito di microprivilegi e sussidi, sembra essere la preoccupazione dominante della sinistra oggi maggioritaria. Bisognerebbe invece cominciare a guardare al futuro: se non ora, quando?

Offline yamamax

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #10 il: Dicembre 12, 2011, 14:18:06 pm »
http://www.repubblica.it/politica/2011/12/11/news/manifestazione_donne_se-non-ora-quando-26445775/

Allora ricapitoliamo: ventimila (boh!) a Roma qualche migliaio nelle altre città (doppio boh!)...totale 100 mila ! Un articolo così è la dichiarazione del fallimento della manifestazione e spero anche del giornale che le pubblica.

Offline Giuseppe83

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #11 il: Dicembre 12, 2011, 16:19:04 pm »

Alcune donne la pensano però diversamente, e si considerano «le donne». Senza se e senza ma. Per natura e per legge. In quanto colte, emancipate e di sinistra, queste donne si considerano l’aristocrazia naturale del loro genere, e di conseguenza si rappresentano come la totalità: se tutte le donne fossero illuminate - così sembrano dire - la penserebbero come noi, e dunque siamo legittimate a rappresentarle. Con questo trucco ereditato dal peggior paternalismo, in realtà, le donne emancipate e di sinistra nascondono appena un certo disprezzo per le altre, per le donne qualunque, per le donne di ogni tipo che popolano il vasto mondo.

«Se non le donne, chi?» era il titolo della manifestazione di ieri, «non contro un governo - spiegano educatamente le organizzatrici - ma per parlare al governo, per costruire insieme un paese in cui le donne possano sentirsi finalmente cittadine». Il fatto è che questa petizione di principio si traduce poi in una piattaforma rivendicativa degna del più agguerrito microsindacato corporativo: «tutela» del Welfare, no all’aumento dell’età pensionabile femminile, assegno «universale» di maternità, «quote rosa» e 50% dei posti in Parlamento e al governo. In pratica, soldi e quote garantite. Più o meno come i sudtirolesi.
 
E qui il cerchio sembra chiudersi: le donne che pretendono di rappresentare «le donne», venuto meno l’entusiasmo antiberlusconiano e ridimensionato (per fortuna) il moralismo neomedievale dei mesi scorsi, diventano uno dei tanti sindacati di cui è costellata la nostra infelice Repubblica: non più genere (né tantomeno soggetto di liberazione individuale e collettiva), «le donne» si propongono come semplice categoria protetta.
Il diritto alla libera realizzazione di sé diventa un obbligo stabilito dalla legge; il merito e la libera competizione - fra le donne e fra i sessi - sono cancellati dall’egualitarismo burocratico delle «quote rosa»; al centro delle rivendicazioni non c’è lo sviluppo delle potenzialità di ciascuna, ma la richiesta di censure preventive (sui giornali e in tv) e contributi statali a pioggia per tutte.[/i]

Offline Nemo90

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Re: Donne in piazza: vogliamo tutto e di più perchè noi siamo le più meglio
« Risposta #12 il: Dicembre 18, 2011, 18:42:34 pm »
Direttamente dal mio amico romano Edison (non guardatemi, si chiama proprio così, che ne so io che passava nelle teste dei genitori): "A Piazza del Popolo non c'era il concerto di Emma Marrone?". Secondo quelli del Foglio, in effetti, la piazza era prevalentemente piena di giovanissime bimbeminkia fan di Emma. Che notoriamente non capiscono un'assoluta mazza di politica.

Credo che, con il senno di adesso, si possa tranquillamente derubricare questa manifestazione come un grande flop, sia dal punto di vista numerico che di output culturale.

Molto bello il pezzo de Il Giornale: spero vivamente che quel giornale riesca a svincolarsi dall'influsso malefico del berlusconismo.