leggete il grande matematico Odifreddi
http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/12/09/per-una-procreazione-responsabile/comment-page-1/#commentsPer una procreazione responsabile
A Trento un interessante conflitto ha opposto una sedicenne incinta e i suoi genitori. Lei vorrebbe tenere il figlio concepito con un albanese. Loro si sono rivolti al tribunale per farla abortire (di nuovo, visto che la ragazza è recidiva). Ma il giudice ha negato l’imposizione dell’intervento, perché per la nostra legislazione l’aborto è un diritto (limitato), ma non un dovere.
Naturalmente, non si può pretendere molto di diverso, in un paese in cui la politica famigliare è ispirata a valori predicati da eunuchi che si rifanno agli insegnamenti di una “famiglia” in cui tutti i membri (padre, madre e figlio) erano vergini.
Ma in un paese ideale e razionale, cosa ci si potrebbe aspettare? Una procreazione responsabile richiederebbe anzitutto e soprattutto la considerazione e la difesa del diritti dei nascituri. Diritti che includono quelli enunciati in teoria dalla Costituzione: salute, istruzione, lavoro. Ma anche quelli rivendicati in pratica da chiunque: benessere, felicità, autorealizzazione.
In mancanza di adeguate prospettive che rendano l’adempimento di queste condizioni se non certe, cosa ovviamente impossibile da assicurare, almeno probabili e prevedibili, i tribunali dovrebbero intervenire per impedire la procreazione. Anzitutto, in maniera preventiva, forzando all’uso di anticoncezionali. E poi, quando la prevenzione avesse fallito, imponendo la cessazione della gravidanza.
Le problematiche sollevate dal caso di Trento, in altre parole, non hanno nulla a che vedere col fatto che la madre sia minorenne, o che il padre sia extracomunitario, o che i due non siano sposati. La procreazione responsabile è un dovere civile e sociale anche, e soprattutto, dei cittadini adulti sposati. E uno stato degno di questo nome dovrebbe vigilare affinché essa fosse praticata, e imposta quando non lo fosse.