Dopo quella di Salar anch'io propongo la mia divagazione, ma invece che sul cinema sul tema della musica popolare, usando come metodo la comparazione (molto grossolana).
Sono convinto che i linguaggi popolari siano il termometro culturale di un'epoca. La canzone è da molti secoli un ottimo case study.
Proviamo a vedere in maniera semplificata, cosa succede alla canzone popolare in mezzo millennio.
Fenesta Vascia, 1500, cantata da Roberto Murolo
Se bruciasse la città, canzonissima 1969, cantata da Massimo Ranieri
Sei importante, 2002, cantata da Gigi D'Alessio
A parte i gusti personali che non discuto - considerate che quella di D'Alessio su youtube ha oltre 3 milioni di visualizzazioni che non ce l'ha nemmeno il nessun dorma di Pavarotti - si potrebbe dire che per circa 470 anni le cose sono cambiate ma non sono estinte, e che nei successivi 30 anni, è sparita la forma canzone italiana, napoletana in questo caso, sostituita da qualcosa di diverso. Nei suoni, nella inutile verbosità di testi descrittivi e intimisti, negli arrangiamenti prima privi di effetti e dopo ipertroficamente manipolati in post-produzione. In quei trent'anni durante i quali malgrado tutto l'albero della canzone continua a dare i suoi frutti, anche buoni, man mano sempre meno, non sparisce l'albero, spariscono le radici. E se ne accorgono in pochi.
Fenesta vascia parla di un giovane deluso in amore che vorrebbe girare per vicoli a vendere acqua alle donne, le quali, nel chiedersi chi mai sia questo giovanotto che vende acqua, si sentirebbero correggere proprio dal ragazzo: so' lacrime d'amore non è acqua. Sintesi perfetta, serrata, narrativa, per nulla sdolcinata e sentimentalista, evocativa a ogni sillaba, addirittura strafottente nella sua carica poetica. Il titolo: finestra bassa (ma anche misera); la finestra 'e padrona crudele, dietro alla quale abita la sua amata che non risponde. Il tutto narrato in pochi versi, due strofe, e in due minuti e quaranta secondi. <<... ora prendi l'esperienza della neve; la neve è fredda e si fa accarezzare; e tu come sei tanto aspra e crudele?; morto mi vedi e non mi vuoi aiutare ...>>. Un capolavoro. Del '500. Interpretata da Murolo con voce e chitarra classica. E basta. Ho scelto questa versione perché mi pare la più vicina a come doveva risuonare per i vicoli della Napoli di allora.
Se bruciasse la città ... da te io correrei; anche il fuoco vincerei per rivedere te; se bruciasse la città ... lo so: tu cercheresti me; anche dopo il nostro addio, l'amore sono io; per te. Un Massimo Ranieri diciottenne canta ai microfoni di canzonissima 69 una delle tante "canzonette" di quel periodo, accompagnato dalla splendida orchestra ritmica sinfonica della RAI. Anche qui, il tema dell'amore perduto sempre ricorrente, il dolore dignitoso che si esprime in versi che invece di tristezza rimandano gioia di vivere (mi chiedo spesso come fanno invece oggi canzoni che trattano di un amore in corso a essere più tristi di quelle). La voce di Massimo è semplicemente inutile da trattare. Potente e modulata, aggressiva e dolce, piena di passione, intonatissima, che lascia senza respiro. Da notare nel video le reazioni "live" del pubblico, c'è una tensione fortissima, un'aria pesante, la sensazione che in quel teatro si stia compiendo qualcosa: l'ultimo atto di una gloriosa tradizione musicale che di lì a pochi anni scomparirà.
La terza è di Gigi, buona tessitura vocale popolare, successo esagerato. Il titolo è: Sei importante. Mi verrebbe da rispondere e chissenefrega, ma vi invito comunque ad ascoltarla. Se vi va.