Autore Topic: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa  (Letto 1260 volte)

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Offline jorek

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Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« il: Dicembre 27, 2011, 11:57:55 am »
Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
di Massimo Fini - 27/12/2011

Fonte: Massimo Fini [scheda fonte]

 http://esserecomunisti.provvisorio.net/wp-content/uploads/ritiro-truppe-usa-iraq.jpg

Quatti quatti, nottetempo, di nascosto, gli ultimi soldati americani sono venuti via dall’Iraq lasciando dietro di sè la più lunga scia di sangue da quando, nel 1990, crollato il contraltare sovietico e avendo quindi mano libera, gli Stati Uniti hanno inanellato, in soli ventanni, sette guerre, Golfo, Somalia, Bosnia, Serbia, Afghanistan, Libia e, appunto, Iraq dove i morti iracheni sono stati calcolati fra i 650 e i 750 mila, infinitamente di più di quanti ne abbia fatti Saddam Hussein in trent’anni di dittatura, a cui vanno aggiunti 4500 caduti Usa.
Ma i risultati politici e geopolitici riescono ad essere ancora più devastanti di questa mattanza.
1) Si è facilmente scoperto che la giustificazione con cui gli americani, senza aver avuto alcun avallo Onu, avevano attaccato l’Iraq (il possesso da parte di Saddam di "armi di distruzione di massa") era falsa. Il rais di Baghdad quelle armi non le aveva. O, per essere più precisi, non le aveva più. Gli erano state fornite, a suo tempo, dagli stessi americani, dai francesi, dall’Urss, in funzione anticurda e antiraniana ma le aveva esaurite usandole sugli uni (Halabya) e sugli altri.
2) Saddam era un dittatore sanguinario ma era riuscito, bene o male, a tenere insieme tre comunità tra loro profondamente ostili, curdi, sunniti e sciiti, riunite in un unico Stato per una cervellotica decisione degli inglesi nel 1930. Scomparso Saddam fra sunniti e sciti (un tempo tenuti sotto il tallone di ferro del rais) è scoppiata una feroce guerra civile che dura tutt’ora e che prenderà ulteriore vigore con l’uscita di scena degli americani. Non per nulla nell’agosto del 2010 gli abitanti di Falluja, città sunnita che più si era battuta contro gli invasori, si dicevano terrorizzati al pensiero che gli Usa avrebbero lasciato l’Iraq, ben sapendo che sarebbero stati alla mercè della maggioranza sciita.
3) Da quando nel 1974, la rivoluzione khomeinista rovesciò lo Scià di Persia, loro alleato, tutta la politica americana è stata antiraniana. Per questo quando nel 1985 i soldati di Khomeini erano davanti a Bassora e stavano per prenderla (il che avrebbe comportato l’immediata caduta di Saddam, la riunione dell’Iraq sciita con l’Iran, perché si tratta della stessa gente, dal punto di vista antropologico, culturale e religioso, oltre che la sacrosanta indipendenza dei curdi iracheni) gli americani intervennero, per "motivi umanitari" a favore del dittatore di Bagdad rimpinzandolo di ogni genere di armi comprese quelle "chimiche" che poi, nel 2003, sarebbero servite da pretesto per l’aggressione all’Iraq.
Oggi con la pseudodemocrazia instaurata in Iraq, gli sciiti iracheni, che rappresentano il 62% della popolazione, sono di fatto padroni di gran parte del paese e rispondono ai loro confratelli iraniani. Così quello che gli americani avevano negato all’Iran nel 1985, scippando loro la vittoria sul campo di battaglia, che era costata a Teheran centinaia di migliaia di morti, glielo hanno regalato 25 anni dopo senza che Teheran abbia dovuto sparare un solo colpo di fucile.
4) Restano i curdi. Finora se ne sono stati tranquilli perché la scomparsa di Saddam ha dato loro, di fatto, un’autonomia che somiglia molto a quell’indipendenza che hanno sempre sognato. Ma se l’indipendentismo curdo-iracheno dovesse contagiare quello in Turchia dove vivono 12 milioni di curdi allora salterebbe tutta la strategia americana costruita in questa regione, comprese le guerre in Bosnia e alla Serbia, europea e ortodossa, in funzione di un cunei nei Balcani di musulmanesimo moderato (Albania più Bosnia, più Kosovo) in favore del loro essenziale alleato turco.

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Offline Fazer

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #1 il: Dicembre 27, 2011, 14:40:50 pm »
Si ripropone la solita questione: è meglio (peggio?) una coabitazione forzata, imposta dall'alto al suono dell'AK-47 o una interminabile faida tra gruppi di "cani sciolti"?.
Era Meglio il pugno di ferro di Saddam o la situazione attuale?
Era meglio il colonnello Gheddafi o l'incertezza attuale?
Succederà lo stesso in Siria se Bashar Al Assad dovesse riparare in Russia come annunciato?
 :unknown:


Offline Zoltan2

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #2 il: Dicembre 27, 2011, 16:07:17 pm »
Fallimento??  :blink:

Quella non è una guerra che vogliono "vincere" ma la vogliono solo "sostenere" per mantenere il controllo delle riserve di petrolio della zona. Da un lato hanno preso il controllo del petrolio iracheno, dall'altro hanno pompato soldi nelle casse dei produttori di armi e rifornimenti.

Questo è il vero obbiettivo della guerra in Iraq. Sono 10 anni che se la spassano. Non mi sembra un fallimento.  :hmm:
La donna media sogna 10, pretende 10 e ottiene solitamente 8.
L'uomo medio sogna 8, chiede 4, e, se gli va bene, ottiene 1.

Offline yamamax

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #3 il: Dicembre 27, 2011, 18:50:30 pm »
La guerra in Iraq me la ricordo con il nome di "War for Oil" poi chiaramente per avere una parvenza di legittimità imbastirono la storia delle armi di distruzione di massa, l' esportazione di democrazia, bla, bla, bla. In fondo alle portaerei c' erano già le colonne di navi petroliere pronte ad attaccare il tubo appena i marines davano l' 0k dalla piattaforma conquistata ( o espropriata dipende dai punti di vista ). Figuriamoci se la famiglia Bush lasciava tutto quel petrolio ad un dittatore arabo. Quindi fallimento  se consideriamo l' aspetto politico, civile ed umanitario, ma come  mossa di approvigionamento petrolifero mi sembra più che riuscita. I costi della guerra (enormi ) a carico dei contribuenti americani e di una parte dell' Europa .... i ricavi (ancora più enormi ) nelle tasche delle compagnie petrolifere e fornitori di armi americane. Dal punto di vista di quest' ultime ... missione compiuta.

Offline yamamax

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #4 il: Dicembre 27, 2011, 18:58:43 pm »
http://www.repubblica.it/esteri/2011/12/27/news/iran_hormuz-27270011/

Ecco un' altra potenziale polveriera " for oil ".

Offline Stealth

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #5 il: Dicembre 27, 2011, 19:10:03 pm »
Fallimento??  :blink:

Quella non è una guerra che vogliono "vincere" ma la vogliono solo "sostenere" per mantenere il controllo delle riserve di petrolio della zona. Da un lato hanno preso il controllo del petrolio iracheno, dall'altro hanno pompato soldi nelle casse dei produttori di armi e rifornimenti.

Questo è il vero obbiettivo della guerra in Iraq. Sono 10 anni che se la spassano. Non mi sembra un fallimento.  :hmm:

Vero.

Online fabriziopiludu

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Re: Iraq, l'ultimo capitolo del fallimento della politica estera Usa
« Risposta #6 il: Dicembre 29, 2011, 00:55:09 am »
Kurdistan!!? La situazione è un po' più complessa, sai!!!