Sono proprio fissate col "sesso debole/forte"

[Number10]

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I film che hanno commosso di più gli uomini
Scritto da Funweek | Multisala – 15 ore fa

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Quante volte noi donne abbiamo pianto davanti a una scena particolarmente commovente? In effetti, per il gentil sesso, versare qualche lacrima davanti ai film non è una novità e non sconvolge più di tanto. Sorprenderà invece sapere che anche gli uomini, di fronte ad una scena particolarmente drammatica, non riescono a trattenere qualche lacrimuccia (anche se di certo non lo sbandierano ai quattro venti).
La 'BBC', dopo aver appreso che uno dei film che recentemente ha commosso maggiormente gli uomini è stato 'Toy Story 3', sorpresa dalla scoperta, ha lanciato un sondaggio sul proprio sito, per tentare di scoprire quali sono i film che in assoluto hanno fatto piangere di più il cosiddetto 'sesso forte'. Il podio è abbastanza scontato, ma riserva anche una piacevole sorpresa: il film più commovente per gli uomini è il terzo episodio de 'Il Signore degli Anelli', ossia 'Il ritorno del Re'. C'è persino qualche ragazzo che giura di essersi emozionato dalla prima all'ultima scena.
Secondo posto per 'Le ali della libertà': questo film difficilmente avrà lasciato indifferenti gli spettatori, uomini o donne che fossero.
Medaglia di bronzo - sorprendente - per un altro film d'animazione: è 'Up', la storia di Carl che, per amore della moglie scomparsa, decide di intraprendere un lungo viaggio a bordo della sua casa tenuta in aria da centinaia di palloncini. Un certo Steve commenta sul sito della 'BBC': "Andai a vederlo con l'intera famiglia. L'unica persona che non piangeva era mio suocero. Quella volta ebbi la prova che era proprio un robot".
E la classifica continua con film che hanno fatto la storia del cinema e altri più di nicchia. 'Qualcuno volò sul nido del cuculo', film con Jack Nicholson del 1975 si classifica quarto, mentre in quinta posizione troviamo 'Io e Marley' ("Quando il protagonista dice addio al morente Marley...ah comincio a piangere solo se ci penso" confessa Chris). A commuovere il pubblico maschile americano ci pensano anche due film italiani: 'La vita è bella' di Roberto Benigni (quindicesimo) e 'Il campione' di Franco Zeffirelli (sesto). Allora uomini: ancora sicuri di non essere il 'sesso debole'? (Articolo di Grazia Cicciotti)

Piccola curiosità: che cosa c'entrano questi discorsi sessisti sul "sesso forte/debole" col cinema? Tra l'altro, non mi risulta che siano solo gli uomini a commuoversi davanti ad un bel film, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi questa è una prerogativa femminile, quindi perchè si prende di mira solo il genere maschile? Pure a Natale e nonostante si parli di cinema, certe femministe complessate e colpite dall'Invidia Penis, devono dire la vaginata quotidiana contro gli uomini per poter sfogare i propri complessi di inferiorità nei loro confronti. Come rosicano

[Stealth]

Sesso debole o forte è un modo di dire che si rifá alla differenza di forza fisica. Si tratta di una cosa semplice e ancora a ricamarci sopra con seghe mentali di vario tipo.

[Brutale]

Un certo Steve commenta sul sito della 'BBC': "Andai a vederlo con l'intera famiglia. L'unica persona che non piangeva era mio suocero. Quella volta ebbi la prova che era proprio un robot".

si, e tuo suocero appena ti ha visto piangere per uno stupido filmetto ha avuto l'ennessima conferma che suo genero è un deficiente

[in vino veritas]

Queste sono le grandi giornaliste femministe le quali  vengono pagate una barca di soldi per scrivere articoli sui film che hanno commosso di più gli uomini , con aggiunta di frase misandrica(la ciliegina sulla torta).
Quando si dice persone utili alla società!

[Nemo90]

Queste sono le grandi giornaliste femministe le quali  vengono pagate una barca di soldi per scrivere articoli sui film che hanno commosso di più gli uomini , con aggiunta di frase misandrica(la ciliegina sulla torta).
Quando si dice persone utili alla società!

Attenzione... non siate così veloci con la "barca di soldi" e le "grandi giornaliste femministe".
Lo so per conoscenza diretta, quelli che che scrivono per le redazioni online sono generalmente precari pagati una miseria, veramente spiccioli (10-15 € a pezzo) a cui i pezzi vengono commissionati dagli esperti di marketing del sito, in base al "target" del sito stesso. Nel senso, tu non scrivi un pezzo perché ti va di scriverlo su quell'argomento lì, ma te lo impongono dall'alto. Ti danno uno spunto, qualsiasi cazzata gli venga in mente, e devi tirargli fuori un articoletto con certi crismi.
Infatti non è né un Op-Ed (un pezzo d'opinione) né niente di "serio": è un riempitivo, qualcosa di leggero e poco impegnativo per attrarre lettori e far ticchettare il ranking e la pubblicità del sito.

L'autrice dell'articolo in questione, per l'appunto, si è laureata in "Innovazione e Sviluppo" (ecchecchusè?) nel 2009, tra l'altro abbondantemente fuoricorso contando che si è immatricolata nel 2001. (Fonte LinkedIn)

Non credo sia giusto accanirsi contro chi fa questo tipo di lavoro... e non per altro ma perché potrei finire a farlo pure io quando (e se) mi becco la triennale (studio Lettere Moderne)... è pur sempre un occasione per far pratica, per chi vuol fare il giornalista come il sottoscritto.
O, cinicamente, è il desolante capolinea professionale di coloro che volevano fare i giornalisti ma non ne hanno il talento, la cultura e l'inclinazione.