donna massaia della Lego che fa arrabbiare le femministe09 gennaio 2012.
LONDRA Ci hanno giocato prima o poi tutti i bambini d' Occidente: o meglio, tutti i bambini maschi. Ma dopo mezzo secolo di ferrovie, navi pirata, fortinie castelli medievali, da costruire con i suoi mattoncini colorati in plastica di tutte le misure, la Lego aveva pensato di espandere i suoi prodotti anche tra le bambine: per questo nei giorni scorsi l' azienda danese, uno dei brand più famosi nell' industria mondiale dei giocattoli, ha lanciato una nuova linea chiamata "Friends" (Amici) rivolta dichiaratamente alle femminucce. Mal gliene incolse, perché l' iniziativa ha scatenato un polverone di polemiche, non solo in Danimarca ma anche in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in altri paesi. L' accusa è pesante: avere creato un gioco che replica il vecchio e obsoleto stereotipo della donna interessata soltanto al parrucchiere, alla cucina, alla moda, e dunque incapace di fare qualsiasi altra cosa. La linea "Friends" è ideata attorno a un' immaginaria cittadina chiamata Hertlake City, in cui si trovano un salone di parrucchiera, una pasticceria, uno studio di moda, un ambulatorio di veterinario e un laboratorio. Cinque bamboline, belle e formose, si muovono in questo ambiente, complete di borsette, spazzole per capelli, asciugacapelli, rossetti, frullatori e tazzine da tè. Un altro mondo rispetto ai tradizionali Lego per maschi, ma non è l' unica differenza: mentre i giochi destinati ai bambini bisogna costruirli e spesso non è affatto facile, questo destinato alle bambine si monta in un batter d' occhio, trequattro mosse ed è pronto. Sottinteso: alle femmine non piace costruire, o non ne sono capaci. Non saranno mai degli ingegneri come i loro coetanei maschi. La reazione di femministe e associazioni di donne non si è fatta attendere. «Considerati gli sforzi che vengono fatti per coinvolgere le bambine in campi come la scienza e la tecnologia, questa è una clamorosa occasione sprecata», commenta la professoressa Becky Francis, direttrice del dipartimento istruzione alla Royal Society of Arts di Londra e considerata uno dei maggiori esperti internazionali su giocattoli e sviluppo dell' infanzia. «Più di ogni altra azienda di giocattoli, la Lego era nella posizione ideale per fare qualcosa di utile in questo ambito e invece ha rafforzato i peggiori stereotipi, dando l' impressione che le ragazze sono ossessionate soltanto dalla moda», afferma l' illustre accademica. «Sono molto preoccupata per il messaggio sociale inviato da un gioco simile», le fa eco la dottoressa Laura Nelson, la neuroscienziata inglese che il mese scorso ha convinto Hamley' s, il più grande negozio di giocattoli di Londra, ad abbandonare le indicazioni per settori riservati ai maschi e altri riservati alle femmine: «Suggerisce implicitamente che le femmine sono interessate soltanto ad attività domestiche». Negli Stati Uniti è già partita una petizione su internet che ha raccolto migliaia di firme di protesta, campagne analoghe sono in corso in Inghilterra e altrove, riferisce il Times. Fino ad ora il 90 per cento dei giochi Lego vengono acquistati da maschi e l' azienda per il momento non fa retromarcia: «Abbiamo fatto lunghe ricerche di mercato per sviluppare questa nuova linea», dice un portavoce, «e la risposta che abbiamo ricevuto da genitori e bambine riguardo alla linea Friends è assolutamente positiva». Ma la battaglia è appena cominciata e potrebbero volare mattoni (sia pure di plastica).
Niente, non hanno salvato neanche la LEGO ! Anche mettere in fila due mattoncini giocattolo viene interpretato come un attacco alle capacità femminili. Bellissima la trovata della neuroscienziata di eliminare i reparti giochi maschi / femmine, ma quanti anni ci ha studiato per questa soluzione, e soprattutto a cosa dovrebbe portare ciò. Non credo che esista nessuna legge che vieti ad una donna di diventare ingegnere, forse se lo fanno poco è perchè nutrono altri interessi...oppure pensiamo davvero che è solo colpa dei giochi infantili ? Dell' ingegno meccanico della donna non ne ho mai visto traccia, non avremmo ancora neanche la ruota.