Da Ticino libero
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Festival del film: sì agli zombie gay, no a SubmissionI fotogrammi tratti dal film L.A. Zombie che Armando Dadò ha allegato alla Rivista di Locarno sono decisamente rivelatori di come non ci sia limite al peggio.
La pellicola in questione è stata proiettata nell’ambito del Festival di Locarno su brillante decisione del neo direttore Olivier Père. Trattasi di film splatter-porno-gay, anche se nella sua illimitata cultura il direttore parla di “capolavoro artistico”. Ma ciò che mostrano i fotogrammi divulgati dalla Rivista di Locarno, a noi che non sappiamo né leggere né scrivere, non sembra certo un capolavoro, ma al massimo la fedele trasposizione cinematografica della triviale canzoncina che fa: “all’osteria del cimitero, parapunzi punzi pa” con tutto quel che segue.
Qui non si tratta di bacchettonismo, ma di un minimo senso della decenza nell’utilizzo del denaro pubblico. Se al signor Père piacciono i film splatter-porno-gay, se ne può visionare anche dieci al giorno: sono affari suoi. Se poi vuole proiettarli per la gioia di altri fans di questo genere di prodotti, liberissimo di farlo. Ma operazioni di questo tipo le finanzia con i soldi suoi o di sponsor privati che, bontà loro, sono anch’essi convinti di trovarsi davanti a dei “capolavori artistici”: il che è più meno come affermare che le rime della sopra citata “Osteria del cimitero” sono al livello del Canzoniere di Petrarca, ma l’importante e crederci… .
Non si può invece accettare in silenzio che i soldi del contribuente vengano utilizzati per proiettare simili “capolavori”. Ricordiamo infatti che il festival del Film si cuccherà, per il quadriennio 2011-2015, 2.75 milioni di Fr all’anno dal Cantone: infatti nei mesi scorsi il Gran Consiglio ha approvato l’aumento del credito quadro del quadriennio precedente (2.5 mio all’anno) di ulteriori 250mila Fr.
Ma non solo: il festival di Locarno costa 11.3 milioni di Fr; di questi, la metà vengono da fondi pubblici. Sono dunque soldi del contribuente, che vengono impiegati per proiettare film splatter-porno-gay. Il contribuente deve esserne consapevole.
Ricordiamo inoltre che nel 2005 un gruppo di deputati tra cui il sottoscritto, propose che al Festival del Film venisse proiettato il film Submission di Theo Van Gogh: ossia, un documentario di denuncia sul ruolo della donna nell’Islam. Un filmato di una decina di minuti. Dieci minuti che sono costati la vita al suo regista e la fatwa alla sceneggiatrice, l’ex deputata olandese di origine somala Ayaan Hirsi Ali. Proiettare il film Submission sarebbe stato un gesto coraggioso a difesa dei diritti civili: a difesa della libertà della donna e della libertà di espressione. Un doveroso omaggio ad un uomo di cinema che non si è lasciato azzittire né dalle minaccie degli integralisti islamici né dai diktat del politicamente corretto e, per aver voluto affermare – in Olanda! – dei sacrosanti principi di libertà, è stato ammazzato in mezzo ad una strada.
Alla proposta di proiettare Submission al Festival di Locarno, rassegna che si gloria del proprio impegno a difesa dei diritti civili, l’allora direttrice Irene Bignardi oppose un isterico rifiuto.
Al Festival di Locarno, dunque, non c’è posto per un documentario di denuncia costato la vita al suo regista. C’è posto, invece, per degli zombie gay che copulano a tutto spiano (più del Viagra potè il rigor mortis). E il contribuente ticinese paga.
Lorenzo Quadri, Lega dei Ticinesi