Autore Topic: Intervista a Tiberio Timperi  (Letto 1495 volte)

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Intervista a Tiberio Timperi
« il: Febbraio 01, 2012, 17:57:05 pm »
Padri separati, Timperi ad Affari: "Dopo aborto e divorzio, la battaglia per la pari dignità sociale tra genitori"
Venerdì, 27 gennaio 2012 - 16:11:00

Di Maria Carla Rota

Matteo è un giovane trentenne, futuro papà, che un giorno scopre alcune Moleskine in casa del padre Leonardo. "Severe nella loro nera livrea. Gonfie di fogli e biglietti. L’elastico che le chiude sembra stia per saltare. Sul frontespizio l’etichetta con l’anno. Questa per esempio è del 2009. Trent’anni fa". E' il diario di suo padre, che si è separato dalla moglie quando Matteo era piccolo. In quelle pagine racconta giorno per giorno come lo ha cresciuto, tra orari stabiliti dal tribunale e diritti negati.

 Inizia così il romanzo "Nei tuoi occhi di bambino" (edito da Longanesi, in libreria dal 26 gennaio). L'autore è Tiberio Timperi, 47 anni, giornalista e conduttore tv. Da cinque anni è un papà separato: la sua storia era già balzata alle cronache nell'estate del 2010.

Come è nata l'idea di questo romanzo e quanto c'è di autobiografico?

 "Diciamo subito che non è un romanzo autobiografico. E' la storia di tanti padri separati che ho incontrato e ascoltato in questi anni. Leonardo è un uomo della nuova generazione che vuole fare il padre e combatte ogni giorno la sua battaglia. Una quotidiana corsa a ostacoli contro i pregiudizi. Il libro è la cronaca di ogni istante diviso con il figlio".

A chi pensava quando l'ha scritto?

 "Chi è separato conosce bene quella realtà. Io mi rivolgo a chi separato non lo è e vive inconsapevolmente una sua felicità, dandola per scontata o per dovuta. Invece va assaporata ogni giorno perché la vita è adesso, non è domani".

Quali sono gli ostacoli maggiori che incontrano i padri separati?

 "Non sono pochi gli uomini con cui ho parlato. Il problema principale è l'ostracismo di certi giudici, che di fatto non credono alla loro volontà di fare i padri e hanno in qualche modo introiettato un orientamento culturale favorevole alla madre. C'è una distorsione nell'interpretazione delle legge sull'affido, questo è quello che mi dicono e non stento a crederlo".

Lei ha anche portato avanti iniziative concrete. Quali?

 "A Roma ho creato due case di accoglienza per padri separati, grazie anche alla disponibilità umana, concreta e politica, dell'assessore comunale alle politiche sociali e ai servizi alla persona Sveva Belviso. Una donna, una psicologa, una madre molto attenta a questo tema. E poi c'è una mozione parlamentare con Futuro e Libertà: sarà una richiesta di riallinearsi all'Europa con l'introduzione dei patti prematrimoniali e del divorzio breve. In Italia c'è un sistema tale per cui a beneficiarne non sono né i figli né i genitori separati: i processi costano alle famiglie 5 miliardi di euro per l'avvocatura e un miliardo di euro per gli psicologi, a fronte di un costo per la collettività di 440 milioni di euro all'anno. Tanto pesano divorzi e separazioni su noi contribuenti che paghiamo le tasse".

E' anche vero che il fenomeno è esploso nell'ultimo decennio...

 "E purtroppo una certa magistratura sembra non rendersene conto. C'è un diffuso orientamento culturale post-sessantottino in cui esiste la donna e l'uomo no. L'attuale diritto di famiglia fotografa una realtà, quelli degli anni Sessanta e Settanta, che non esiste più. Perché oggi marito e moglie lavorano entrambi. Il quesito etico di fondo è: i genitori hanno gli stessi diritti o uno ha più diritti dell'altro solo per aver portato il figlio in grembo per nove mesi?"

Che ruolo hanno i mass media? Oltre al suo libro, in questi mesi cinema e tv stanno mostrando un'attenzione crescente al tema. Dalla fiction "Sarò sempre tuo padre" con Beppe Fiorello al film di Verdone "Posti in piedi in paradiso".

 "I mass media hanno un ruolo da centravanti di sfondamento. Storicamente il cinema ha denunciato e poi sono arrivate la legge e la politica. Io sto denunciando, Carlo Verdone sta denunciando. E poi la fiction di Fiorello, che però forse era un po' edulcorata, la realtà è molto più forte. Il divorzio è un fallimento ed è un'esperienza molto pesante. Lo Stato dovrebbe alleggerire, invece ci mette il carico da novanta. Questo è il problema".

Che cosa si può fare, secondo lei?

 "Io credo che ora, a quarant'anni di distanza dalle battaglie per il divorzio e l'aborto, ora sia il momento di fare un'altra battaglia: quella per la dignità sociale. Come recita l'articolo 3 della Costituzione. E purtroppo questa pari dignità non c'è. Lo testimonia proprio il fatto di dover creare case di accoglienza per padri separati. Se anche ci fosse un solo padre nelle condizioni del protagonista del libro, Leonardo, lo stato deve permettergli di fare il padre. A maggior ragione se c'è una minoranza, questa va tutelata. La verità è che certi giudici fanno orecchie da mercante. Non tutti, ma la maggioranza, almeno per tutte le storie che ho sentito".


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