Autore Topic: La casa coniugale  (Letto 1460 volte)

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Offline Cassiodoro

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La casa coniugale
« il: Marzo 01, 2012, 11:01:57 am »
http://www3.lastampa.it/diritto-di-famiglia/articolo/lstp/442753/
A CURA DI CARLO RIMINI

professore ordinario di diritto privato alluniversità di Milano

Mi sto separando da mia moglie. Ho da poco acquistato la casa dove viviamo, investendo i risparmi di vent’anni di lavoro e facendo un mutuo. Mi hanno detto che sarò io a dover andare a vivere da un’altra parte. È vero?
La legge dice che il giudice decide sull’assegnazione della casa coniugale tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli minorenni o maggiorenni non autosufficienti.

Che cosa significa?
Per decidere quale coniuge rimarrà nella casa coniugale si parte dalla considerazione che i figli non devono subire il trauma di cambiare abitazione dopo la separazione dei genitori. Quindi la casa coniugale viene generalmente assegnata al coniuge con cui i figli prevalentemente vivranno dopo la separazione; l’altro genitore deve trasferirsi altrove.

Noi abbiamo due bambini e siamo d’accordo che continuino a vivere con la madre, ma la casa è mia. Quelli sono i miei risparmi!
Il provvedimento di assegnazione non incide sulla proprietà. L’abitazione continuerà a rimanere sua anche se, probabilmente, il giudice le ordinerà di lasciarla. L’assegnazione della casa è strettamente legata alla presenza dei figli: quando saranno grandi e andranno a vivere da soli, sua moglie dovrà restituirle l’immobile. Questo fra l’altro significa che, se i coniugi non hanno figli o hanno figli ormai grandi, il giudice non può assegnare la casa a chi non ne è proprietario.

E i mobili e gli arredi?
L’assegnazione della casa comprende gli arredi in essa contenuti. Lei potrà quindi portare con sé i beni di sua proprietà che non costituiscono arredo, ma i mobili e i soprammobili devono essere lasciati dove sono nell’interesse dei figli, salvi ovviamente diversi accordi fra i genitori.

E il mutuo? Chi dovrà pagare le rate?Se il mutuo è intestato a lei, sarà lei a dover far fronte al debito verso la banca, anche se il giudice terrà certamente conto di questo onere nel determinare la misura del suo contributo al mantenimento dei bambini.

E le spese condominiali?Generalmente nell’accordo che è alla base della separazione consensuale o nel provvedimento del giudice - se la separazione è giudiziale - è indicato chi deve pagare le spese condominiali. La regola generale comunque è quella per cui le spese ordinarie sono pagate dal coniuge che vive nell’immobile; le spese straordinarie sono invece pagate dal proprietario.

Comunque i conti non tornano. Io faccio l’autista e guadagno 2 mila euro al mese, compresi gli straordinari. La rata del mutuo è di 700 euro al mese. Mia moglie pretende almeno 300 euro al mese per il mantenimento dei bambini...
Effettivamente non penso che lei potrebbe, con i 1.000 euro che le resterebbero, trovare un’altra casa con una stanza per i bambini e avere denari a sufficienza per arrivare alla fine del mese. Dovrebbe convincere sua moglie a rinunciare all’assegno mensile di 300 euro al mese: lei già contribuisce al mantenimento dei suoi figli mettendo a loro disposizione la casa e pagando le rate del mutuo.

Ma mi hanno detto che 150 euro al mese per il mantenimento di ogni bambino è il minimo che il giudice puòprevedere.
Non esistono minimi e non esistono tabelle anche se è vero che non sempre il valore economico dell’assegnazione della casa coniugale viene tenuto in adeguata considerazione. Purtroppo spesso i conti davvero non tornano perché, dal punto di vista di sua moglie, i 300 euro al mese che le chiede servono per fare la spesa, per pagare le utenze domestiche, per i vestiti dei bambini, per il condominio...La verità è che la separazione ha talora effetti economici disastrosi: spinge verso la povertà famiglie che prima vivevano bene. Spesso a pagare il prezzo più alto sono proprio i padri separati. Basti pensare che si stanno diffondendo dormitori per persone separate dove alloggiano coloro che non possono più permettersi una casa. La norma sulla casa familiare dovrebbe essere applicata con maggiore flessibilità, mentre nella prassi dei nostri tribunali è quasi automatico che venga assegnata al coniuge con cui vivono i figli. Può invece essere opportuno venderla, estinguere il mutuo e prendere in locazione due case più piccole. Per i bambini è triste, ma è più triste ancora vedere che il papà non riesce a trovare una casa decente.


Il prof. Rimini si salva nel finale in questa ipotetica intervista con un padre separato, ma commette alcune piccole sviste per non dover appesantire ancora di più il giudizio di questa prassi dei tribunali italiani.
Innanzi tutto la casa non è più "coniugale" ma "FAMILIARE" in modo che, dopo l'approvazione della legge 54/2006, si espropria la casa anche ai conviventi.

Il giudice non terrà minimamente conto dell'importo del mutuo.
Ha ragione a scrivere che non esistono tabelle per stabilire il mantenmento dei figli, ma l'importo minimo del contributo è di 400-500 euro mensili per ogni figlio, secondo una prassi consolidata del 20% del reddito famigliare per ogni figlio.

Se troverà un giudice che terrà conto dell'assegnazione della casa familiare alla madre, questo ipotetico padre si "salverà" con 450 euro mensili per tutte due i figli (+ il 50% delle spese mediche e scolastiche).

Rifacendo i conti questo ipotetico padre vivrà con: 2000-700-450= 850 euro mensili che sono ancora meno dei 1000 che aveva pronosticato il prof. Rimini.

Ora questo colloquio immaginario non l'ho scritto io, ma un luminare del diritto di familia, che ha sempre difeso i "privilegi" delle donne nelle separazioni e divorzi, ma siamo arrivati alle stesse conclusioni, un padre non può vivere con 1000 euro al mese, ne i suoi figli trarranno vantaggi da questa situazione economica.

 
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Re: La casa coniugale
« Risposta #1 il: Marzo 01, 2012, 12:31:54 pm »
Già il fatto che se ne continui a parlare a livello di mass-media è comunque importante. Il film di Verdone aiuta non poco. Ormai è innegabile che i Giudici abbiano e stiano compiendo degli scempi che avranno influenze sulla Famiglia per tanti anni ancora con queste assegnazioni della casa e imposizione di mantenimenti che rovinano migliaia di uomini strafregandosene di una Legge dello Stato (54/2006). E forse l'inversione di tendenza è già cominciata con questa prima sentenza della Castrazione: Corte di Cassazione Civile sez. III 28/2/2011 n. 4917 - La suocera ha diritto alla restituzione della casa assegnata a ex nuora e nipoti -