Un altro sasso nello stagno
Etichette: fainotizia, femminismo, questione maschile
Nel corso di alcune conversazioni tenute con lettori anche occasionali di questo blog è emersa, in diversi momenti, l'esigenza che la questione maschile smetta di essere un problema puramente teorico per approdare ad una dimensione più concreta, pratica ed operativa.
Ciò che segue va interpretato come una proposta di riflessione, come una provocazione costruttiva ed anche come il tentativo di dare risonanza a queste giustificate istanze, nelle quali personalmente mi riconosco.
Per dirla in altre parole, questo è ciò che farei se dipendesse solo da me, il tassello che comincerei a deporre sul piatto per la risoluzione di un rompicapo che necessita di essere composto in un'immagine chiara ed in un tutto coerente, ciò che mi piacerebbe succedesse da domani mattina.
Non nutro particolari illusioni sul buon esito dell'iniziativa che, peraltro, vuole solo simboleggiare che qualcosa in più può essere fatto.
Dovrebbe essere fatto.
Perché «se non ora, quando?» dovremmo essere noi a dirlo e non loro.
Come ho avuto modo di osservare in alcuni momenti, coltivare l'impossibile è la grande, esclusiva saggezza maschile.
Il linguaggio utilizzato è volutamente piano, sintetico e diretto allo scopo di una maggiore accessibilità.
Il testo resterà tra gli articoli per sollecitare eventuali commenti, proposte, osservazioni, critiche, per poi essere trasferito, al momento che si dimostrerà opportuno, tra le pagine fisse.
Manifesto breve per una questione maschile militante
Definizione
Per questione maschile si vuole intendere la posizione di sacrificio e subordinazione a cui è sottoposto il mondo maschile sul piano politico – e, quindi, legislativo e giuridico - allo scopo di agevolare, sostenere, tutelare e promuovere il mondo femminile nel contesto sociale.
Dimensioni
Le dimensioni del fenomeno interessano la maggior parte dei rapporti di particolare significato che ogni uomo tende a stabilire nel corso della vita:
- i rapporti della vita di relazione, in primo luogo, dove i codici di condotta devono essere uniformati alle esigenze, alle insicurezze ed alla particolarità della psicologia femminile, nonostante l’asserito ed invocato principio della pari dignità;
- i rapporti della vita sessuale, dove la disciplina legislativa ed il “diritto vivente” demandano al mondo femminile l’interpretazione di ammissibilità e di liceità penale dei comportamenti, ponendo tutte le donne su un piano di supremazia ricattatoria rispetto agli uomini ed entrando così in aperto contrasto anche con i principi fondamentali della civiltà giuridica propri dello stato di diritto liberale;
- i rapporti della vita familiare ed affettiva dove, soprattutto in caso di separazione o divorzio, gli interessi maschili, sia materiali che morali, vengono subordinati a quelli femminili in maniera sistematica, costante e gravosa;
- i rapporti della vita professionale e lavorativa, dove una pletora di provvedimenti informati alla dottrina delle “azioni positive” assegna agevolazioni, vantaggi, quote riservate, strumenti speciali di tutela a favore delle donne e disparità di trattamento previdenziale ed assistenziale a loro esclusivo vantaggio;
- i rapporti con il potere politico, dove non esiste rappresentanza alcuna degli interessi maschili effettiva a fronte di una sovra-rappresentanza, anche trasversale agli schieramenti, di quelli femminili, tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale;
- i rapporti con il potere economico, dove il principio della libera concorrenza decade a concorrenza controllata e pubblicamente pilotata in presenza di competitor femminili;
- i rapporti con il potere giudiziario, dove la severità dell’azione sanzionatoria pubblica viene mitigata, sovente sino alla pratica impunità, quando l’inquisito è donna;
Cause
Le cause della subordinazione degli interessi maschili a quelli femminili risponde essenzialmente alla logica risarcitoria implicita nelle dottrine politiche del livellamento sociale.
Ciascuno dei punti toccati nel precedente paragrafo potrebbe dar luogo ad approfondimenti corredati di evidenze documentali, portare alla ricerca delle premesse culturali che hanno dato origine alla tendenza in atto, porre sotto la lente d’ingrandimento le teorie che giustificano e legittimano il fenomeno, individuare i momenti storici della sua realizzazione e le strategie politiche e culturali votate al suo sostegno.
Pur non essendo inutile, tuttavia, l’enorme massa di teorizzazioni possibili e praticabili finisce per essere ricompresa in un’unica, fondamentale domanda: uomini e donne sono uguali?
Devono esserlo? Possono essere indotti politicamente all'uguaglianza - e, quindi, all'intercambiabilità sociale - senza perdere la propria intima natura ed autenticità?
Se la risposta è no – come qui si intende sostenere – la vera, essenziale causa del fenomeno in questione sta nella pretesa di costruire politicamente un’uguaglianza forzata, che non può trovare altro modo di attuarsi se non attraverso meccanismi distributivi di vantaggi e svantaggi sociali, artificiosamente concepiti in sede politica e sottoposti a disciplina giuridica vincolante.
Una precisazione teorica è, tuttavia, necessaria.
Molti ritengono che la società egualitaria sia diretta emanazione e conseguenza delle filosofie politiche liberali e che, pertanto, la tensione morale verso quest’idea conduca ad un mondo più libero ed equo.
Niente di più sbagliato e fuorviante.
Nessuna teoria liberale vera ha mai affermato che le società devono essere "costruite" nell'uguaglianza ma, semmai, che esse siano lasciate libere di evolvere e svilupparsi per proprio conto, esattamente attraverso il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze, dei meriti, delle capacità, delle inclinazioni, delle attitudini, dell’intraprendenza e delle qualità umane di ciascun individuo, messo nelle condizioni di partenza di poterle esprimere al di fuori delle determinazioni sociali di casta, di ceto, di classe o di gruppo sociale.
Ciò non conduce affatto all’uguaglianza ma al suo esatto contrario; alla gerarchia dei meriti, dei diversi talenti, dei valori personali e dei riconoscimenti sociali.
Unica uguaglianza sostenuta dalle teorie liberali è quella di ogni cittadino davanti alla superiore autorità della legge.
Tutto ciò che oltrepassa questo confine, tutto ciò che intende costruire la vita sociale uniformandola a qualche idea particolare di giustizia collettiva va in direzioni coercitive ed illiberali ma anche, soprattutto, contro gli interessi maschili.
Soluzioni
Da quanto detto sinora, appare ineludibile il carattere essenzialmente politico della questione maschile.
La pressoché totale assenza di rappresentanza nelle istituzioni, il radicamento di una diffusa apatia morale verso i problemi maschili, la perdurante e inacidita guerra condotta dai femminismi contro gli uomini ed il graduale, inarrestabile passaggio da un gradino di soggezione giuridica al successivo, in una salita interminabile di subordinazione crescente, imporrebbero una risposta politica non ulteriormente rinviabile.
Si renderebbe quanto mai urgente, perciò, dare vita ad un movimento stabile, organizzato, gerarchicamente strutturato ma aperto alla partecipazione democratica di tutti, regolamentato allo scopo, pubblicamente trasparente e dotato di identità chiara e definita, capace di dare voce e sostanza alle legittime istanze maschili.
Rigettando ogni forma di estremismo, di intolleranza e di dogmatismo ideologico il movimento sarebbe caratterizzato dall’adesione ai principi liberali dello stato di diritto, per la tutela dei valori fondamentali della libertà, del merito individuale e dell’identità nazionale.
Strumento essenziale e vincolante per la vita del movimento sarebbe il suo statuto, attraverso il quale vengono definiti scopi, mezzi, modalità di partecipazione, organi di gestione e disciplina degli associati.
La necessità di accreditarsi presso la pubblica opinione renderebbe quanto mai opportuna - anche avvalendosi delle possibilità offerte dal web - la costituzione di una testata, organo ufficiale del movimento, nella quale confluiscano i contributi teorici, politici, documentali e critici, che consentano un’adeguata espressione della proposta politica, l’elaborazione delle tematiche di interesse ed il dibattito interno.
La logica della lamentazione fine a sé stessa non produce risultati, non può produrne - e soprattutto per il mondo maschile - sino a che non vengano indicate alternative alla situazione esistente e strategie d'uscita.
Tutto questo non può essere realizzato dai singoli individui, dai singoli sforzi e dalle singole iniziative.
Sino a che la questione maschile sarà trattata in modi e forme disorganiche e improvvisate nessun obiettivo possibile potrà essere raggiunto.
Questa è la convinzione che anima questo manifesto ed il motivo della sua stesura.
Pubblicato da Gibbì
venerdì 10 febbraio 2012