Diciamo che il giudizio di un preside e quello di un giudice hanno una cosa in comune: sono entrambi giudizi.
E le conseguenti sanzioni avranno in comune di essere entrambe sanzioni.
Quindi un caso di pari qualità e diversa quantità. Lo stesso fenomeno che si manifesta in contesti e dimensioni diverse.
Non è possibile e non è serio, tanto nel caso del preside quanto in quello della corte, polemizzare con la sentenza senza conoscere i dettagli e le motivazioni a supporto. E' vero che ognuno tende a tirare acqua al proprio mulino ed è vero che la discriminazione di trattamento uomo-donna di fronte alla giustizia noi la possiamo desumere da una casistica ampia e non dal singolo caso, come quello riportato nel link precedente delle donne indirizzate ai domiciliari e gli uomini in carcere. Potrebbero nel caso specifico esserci delle ragioni che non trovano spazio nell'astrazione giornalistica.
Bene. Di base la forbice carceraria uomo-donna appare sempre più distante dalla forbice dei reati divisi per sesso. La percentuale di donne in detenzione è inferiore alla percentuale di crimini femminili.
Credo che di fronte a una società dove le donne ricorrono sempre più al crimine ma regolata da valori e da sentimentalismi sbilanciati, assisteremo all'ampliamento delle carceri solo maschili, come suggerisce falseaccuse. Del resto in quelli femminili c'è ancora spazio prima di sforare la capienza e c'è bisogno di mettere sempre più uomini dentro, man mano che la civiltà evolve e progredisce verso un radioso futuro fatto di giustizia e democrazia.
Nelle istituzioni atlantiste internazionali come l'ONU è ormai opinione diffusa che il livello di civiltà di una nazione si misura sulla condizione femminile. Secondo me invece si misura sulla percentuale di carcerati rispetto alla popolazione generale.
Quando sono troppi ci sono solo tre possibili ragioni: o c'è un regime che reprime, o c'è un tessuto sociale che non tiene più, o entrambi i precedenti. In ogni caso è un pessimo segnale.