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Maschicidi
maveryx:
http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG200137&idc=1
Alle origini del femminicidio
Approfittando del fatto che ormai in Italia c’è una legge sul femminicidio , mi permetto di scrivere una nota, dal mio punto di vista personale, sulle cause e sulle motivazioni lontane e vicine che producono il fenomeno. Possiamo seguire alcuni approcci come quello psicologico-analitico. Il maschio è tutto da inventare dopo la nascita, deve costruirsi in alternativa alla femmina che invece è lì, natura, carne, con un destino preciso di donna e madre. Il maschio deve differenziarsi dalla donna-madre e trovarsi una sua precisa identità, cosa non sempre facile.
La femmina è natura essa stessa, e rimane legata alla natura attraverso il corpo ed i suoi appuntamenti.
Il maschio è uno strappo alla natura, è lacerazione di un tessuto socio-psicologico, impresa che si sta dimostrando sempre più difficile, per diversi motivi.
I movimenti femministi della fine degli ani '60 hanno provocato un cambiamento del ruolo della donna in relazione ai maschi, i quali però fondamentalmente sono cambiati poco, e molti non sono cambiati affatto, senza accettare il cambiamento imposto dai movimenti femministi. Si sentono quindi disadattati e frustrati. Questo succede in maschi normali psicologicamente, ma figuratevi che succede nella mente di maschi fragili, senza una forte identità, e sempre a rischio di essere risucchiati psichicamente dalla donna-madre. Ci sono maschi insicuri, anche molto, schizoidi, paranoici, sociopatici, etc. e questi non sanno che farsene di leggi che inaspriscono le pene, tanto è vero che dopo l’omicidio si consegnano spontaneamente, o addirittura a volte si uccidono essi stessi. Da questo punto di vista la legge sul femminicidio non serve a nulla.
La legge può servire per iniziare un discorso serio sulle cause più o meno remote che hanno indotto il fenomeno sino al punto attuale, ma ci vogliono professionisti seri, preparati, motivati, agenzie, associazioni di volontariato che abbiano nello statuto finalità come protezione e tutela delle fragilità, e delle donne vittime di tentativo di femminicidio, o di violenze fisiche e psichiche in genere.
Attenzione però, a questo punto bisogna pur aggiungere per onestà morale ed intellettuale che anche certe donne procurano danni psichici ai maschi, e sono a volte grossi danni psicologici, che nessuno sino ad oggi vuole riconoscere, e semplicemente vengono scartati, repressi, rimossi. Tantomeno si pensa a poterli perseguire con una legge, cosi come si è fatto con la legge sul femminicidio. Io direi infatti che una legge sul maschicidio psicologico non è affatto una esagerazione, ma un notevole segno di civiltà.
Ci sono, seppure rare, donne che per punire, uccidere i compagni o i mariti assoldano altre persone, amanti o amici di amici. Le donne poi, alcune donne sanno mentire molto bene, sanno creare menzogne, e recitarle come fosse pura e santa verità, ed attraverso le menzogne sanno fare danni psicologici enormi.
Io sono convinto che tenendo conto della difficoltà filosofica-ontologica del maschio a diventare tale durante gli anni della crescita, è possibile tentare di capire il fenomeno. Per fare questo è necessario attivare in Italia tutta una serie di associazioni onlus, composte da persone competenti fra cui: psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, educatori, pedagogisti, che abbiano a cuore i problemi della fragilità, sopratutto quella legata al disturbo psichico, alla malattia mentale vera e propria, allo svantaggio, etc., per fare formazione, prevenzione e nei casi specifici anche terapia, intesa come psicoterapia.
Ma è chiaro che nessuna agenzia o associazione può risolvere nulla, se non operiamo un cambiamento epocale nei rapporti maschi-femmine, e penso ad un cambiamento culturale nei ruoli e nelle relazioni, oltre che nelle identità, smettendola di pensare che tutta la colpa è dei maschi, e che le femmine sono solo le vittime designate. Le cose non stanno cosi.
Noi operatori che lavoriamo neidipartimento di salute mentale lo sappiamo. (1 – Continua)
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
maveryx:
http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG1648&idc=1
Alle origini del femminicidio/2
Il maschio ama la donna in quanto amato da bambino dalla madre, e crescendo ripropone la relazione madre-figlio in ogni donna che incontra. Spesso sento dire a delle mie amiche: Io non ho un figlio, ma due, riferendosi cosi al marito prima ed al figlio dopo.
Ma il bambino-figlio per diventare un vero maschio deve acquisire delle capacità psicologiche che non sono insite naturalmente nel suo essere maschio biologico, ma sono frutto di apprendimento, per imitazione ed immedesimazione di figure maschili forti.
Là dove per sua fortuna sono presenti tali figure maschili forti, il bambino apprende ad essere coraggioso, a sopportare il dolore, a non lagnarsi, a rischiare, a prendere l’iniziativa, ad essere attivo, a scegliere, a prendere decisioni.
Là dove per sua sfortuna tali maschi sono carenti per numero o per struttura di personalità (padre debole), il bambino introietta una figura maschile debole, ed una figura femminile forte, dove femminilità è associata a passività, bisogno di sicurezza, di protezione, di dipendenza.
A parte i casi limite dove queste situazioni sono chiare e nette, in una buona percentuale di casi la realtà è promiscua, ed il bambino deve districarsi fra mille difficoltà per assorbire un modello maschile forte.
Quindi deve lottare per acquisire le caratteristiche maschili, in una società dove il potere psicologico nelle relazioni è tutto al femminile.
Il maschio rischia di essere risucchiato dalla madre, che da un lato lo partorisce biologicamente, ma dall’altro lo divora psicologicamente. Alcuni maschi non nascono mai, in senso ontologico, restano legati a vita ad un cordone ombelicale psicologico con la madre, e molte mogli ne sanno qualcosa, quando si lamentano della intromissione delle suocere nel rapporto marito-moglie.
Vivono da maschi deboli, passivi e rassegnati. Altri maschi introiettano il modello femminile e vivono da gay, da maschi effeminati, altri maschi sostengono di non essere maschi, ma femmine, e che la responsabilità è della natura, loro sono maschi solo nell’involucro esterno, ma in realtà sono femmine.
A parte questi casi estremi, la maggior parte dei maschi lotta per differenziarsi dal modello femminile, per affrancarsi dalla dipendenza, per sentirsi forti e tranquilli.
In alcuni casi incontrano notevoli ostacoli nell’ambiente domestico, da parte delle madri, delle sorelle, e delle femmine del clan, e come in un arcobaleno di colori le variabili sono tante, cosi che le caratteristiche maschile e femminili si mescolano.
Il maschio che non raggiunge questa serenità interiore deve lottare ogni giorno per avere la conferma di essere maschio, deve difendersi dal rischio di essere fagogitato, dal rischio di non esistere.
La sua difesa è per sua natura comportamentale, è nella azione, nella forza muscolare, nella aggressione fisica.
La donna che lo minaccia nella sua essenza, vive il rischio di essere aggredita fisicamente, non psicologicamente, in quanto è lei la vittoriosa sul piano psicologico, ed il maschio fragile lo avverte, avverte il pericolo mortale di essere tallonato ogni giorno della propria vita, si difende con il mutismo, con la fuga nell’impegno sociale, fuori casa, fa sport, fa sindacato, fa politica.
E così nella stragrande maggioranza dei casi riesce a sottrarsi a questo immane pericolo. Ma in alcuni casi limite succede che il maschio perde l’autocontrollo, o perchè ormai francamente paranoico, con la paura di essere “ucciso”, o vittima di un acting-out in personalità fragile.
Alcuni maschi perdono il controllo, e per non essere uccisi psicologicamente spostano inconsapevolmente la lotta dal piano psicologico a quello fisico –comportamentale, la fonte del pericolo deve essere eliminata… o io la uccido o lei mi divora ed io non esisto più. Il maschio in questi casi limite uccide.
(2 – Fine)
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
raniran:
Ma ditemi se tutta questa mole di dati (riferendomi a certi Topic del forum) pieni di livore da news
queste pagine date in pasto al popolino
non fanno altro che distogliere l'attenzione...
"Scrivete di verità, non appoggiate indirettamente il Sistema marcio"
Se distogliamo l'attenzione dal nemico abbiamo... più perso:
il nemico è più grande di noi facciamonecene una ragione
, frasi(parole) fatte Consumismo/Capitalismo/Globalizzazione
ci hanno tagliato i zebedei.
NON RITENGO LA PRINCIPALE RESPONSABILE la tv
magari in post precedenti l'avrò detto, ma ho preso un abbaglio:
La TV è il principale mezzo NON la PRINCIPALE CAUSA...
...pausa cena...
ALe
ALe
--- Citazione da: maveryx - Dicembre 06, 2013, 18:29:50 pm ---http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG1648&idc=1
Alle origini del femminicidio/2
Il maschio ama la donna in quanto amato da bambino dalla madre, e crescendo ripropone la relazione madre-figlio in ogni donna che incontra. Spesso sento dire a delle mie amiche: Io non ho un figlio, ma due, riferendosi cosi al marito prima ed al figlio dopo.
Ma il bambino-figlio per diventare un vero maschio deve acquisire delle capacità psicologiche che non sono insite naturalmente nel suo essere maschio biologico, ma sono frutto di apprendimento, per imitazione ed immedesimazione di figure maschili forti.
Là dove per sua fortuna sono presenti tali figure maschili forti, il bambino apprende ad essere coraggioso, a sopportare il dolore, a non lagnarsi, a rischiare, a prendere l’iniziativa, ad essere attivo, a scegliere, a prendere decisioni.
Là dove per sua sfortuna tali maschi sono carenti per numero o per struttura di personalità (padre debole), il bambino introietta una figura maschile debole, ed una figura femminile forte, dove femminilità è associata a passività, bisogno di sicurezza, di protezione, di dipendenza.
A parte i casi limite dove queste situazioni sono chiare e nette, in una buona percentuale di casi la realtà è promiscua, ed il bambino deve districarsi fra mille difficoltà per assorbire un modello maschile forte.
Quindi deve lottare per acquisire le caratteristiche maschili, in una società dove il potere psicologico nelle relazioni è tutto al femminile.
Il maschio rischia di essere risucchiato dalla madre, che da un lato lo partorisce biologicamente, ma dall’altro lo divora psicologicamente. Alcuni maschi non nascono mai, in senso ontologico, restano legati a vita ad un cordone ombelicale psicologico con la madre, e molte mogli ne sanno qualcosa, quando si lamentano della intromissione delle suocere nel rapporto marito-moglie.
Vivono da maschi deboli, passivi e rassegnati. Altri maschi introiettano il modello femminile e vivono da gay, da maschi effeminati, altri maschi sostengono di non essere maschi, ma femmine, e che la responsabilità è della natura, loro sono maschi solo nell’involucro esterno, ma in realtà sono femmine.
A parte questi casi estremi, la maggior parte dei maschi lotta per differenziarsi dal modello femminile, per affrancarsi dalla dipendenza, per sentirsi forti e tranquilli.
In alcuni casi incontrano notevoli ostacoli nell’ambiente domestico, da parte delle madri, delle sorelle, e delle femmine del clan, e come in un arcobaleno di colori le variabili sono tante, cosi che le caratteristiche maschile e femminili si mescolano.
Il maschio che non raggiunge questa serenità interiore deve lottare ogni giorno per avere la conferma di essere maschio, deve difendersi dal rischio di essere fagogitato, dal rischio di non esistere.
La sua difesa è per sua natura comportamentale, è nella azione, nella forza muscolare, nella aggressione fisica.
La donna che lo minaccia nella sua essenza, vive il rischio di essere aggredita fisicamente, non psicologicamente, in quanto è lei la vittoriosa sul piano psicologico, ed il maschio fragile lo avverte, avverte il pericolo mortale di essere tallonato ogni giorno della propria vita, si difende con il mutismo, con la fuga nell’impegno sociale, fuori casa, fa sport, fa sindacato, fa politica.
E così nella stragrande maggioranza dei casi riesce a sottrarsi a questo immane pericolo. Ma in alcuni casi limite succede che il maschio perde l’autocontrollo, o perchè ormai francamente paranoico, con la paura di essere “ucciso”, o vittima di un acting-out in personalità fragile.
Alcuni maschi perdono il controllo, e per non essere uccisi psicologicamente spostano inconsapevolmente la lotta dal piano psicologico a quello fisico –comportamentale, la fonte del pericolo deve essere eliminata… o io la uccido o lei mi divora ed io non esisto più. Il maschio in questi casi limite uccide.
(2 – Fine)
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
--- Termina citazione ---
raniran:
--- Citazione da: raniran - Maggio 03, 2014, 18:45:23 pm ---Ma ditemi se tutta questa mole di dati (riferendomi a certi Topic del forum) pieni di livore da news
queste pagine date in pasto al popolino
non fanno altro che distogliere l'attenzione...
"Scrivete di verità, non appoggiate indirettamente il Sistema marcio"
Se distogliamo l'attenzione dal nemico abbiamo... più perso:
il nemico è più grande di noi facciamonecene una ragione
, frasi(parole) fatte Consumismo/Capitalismo/Globalizzazione
ci hanno tagliato i zebedei.
NON RITENGO LA PRINCIPALE RESPONSABILE la tv
magari in post precedenti l'avrò detto, ma ho preso un abbaglio:
La TV è il principale mezzo NON la PRINCIPALE CAUSA...
...pausa cena...
ALe
ALe
--- Termina citazione ---
La tv il mezzo semplicemente.
ALe
ilmarmocchio:
per non dimenticare : la storia di Bruce David Brenda Reimer :
Con le sue mani, Bruce David Brenda Reimer si è tolto quella tragica vita che ideologi e stregoni avevano trasformato in un inferno. Nato maschio, trasformato a sua insaputa in una femmina e cresciuto come tale, per poi scegliere di tornare “come l’aveva fatto madre natura”, David si è suicidato nel 2004. “As nature made him: The boy who was raised as a girl”, è il titolo del libro di John Colapinto che nel 2001 aveva rivelato al mondo la storia di Reimer. Adesso, le edizioni San Paolo colmano il vuoto editoriale e portano “Come l’aveva fatto madre natura” in Italia, dove avanza proprio quella teoria del genere che aveva reso la vita di David un abisso di vergogna e timore. Colapinto di David aveva già scritto un memorabile articolo di ventimila parole pubblicato sulla rivista statunitense Rolling Stone, ma senza rivelare la vera identità di quel bambino-cavia.
A soli otto mesi, Brian era stato sottoposto a un intervento di routine, una semplice circoncisione andata male e in cui era stato evirato. Aveva un fratello gemello, Bruce. La famiglia, incredula e angosciata, aveva ceduto al carisma di un professore della Johns Hopkins University, John Money, il guru, il pioniere e il padre fondatore di quella teoria del genere che vede l’identità sessuale come una questione ambiental-culturale, il risultato della formazione e non come una identità biologica. Dunque nessun XY, ma il potere coercitivo dell’ambiente. Bruce sarebbe cresciuto come una femmina XX, con l’aiuto del bisturi e dell’ideologia della “riassegnazione sessuale”. Money spiegò ai genitori di Bruce che lui e i suoi colleghi al Johns Hopkins Hospital erano in grado, attraverso la chirurgia, i trattamenti ormonali e il condizionamento psicologico, di assegnare questi bambini al sesso che si riteneva preferibile, qualunque esso fosse, e che il bambino poteva essere cresciuto felicemente in quel sesso. “Il sesso psicologico”, così si espresse Money, “in queste situazioni non sempre coincide con il sesso genetico, né con il fatto che le ghiandole sessuali siano maschili o femminili”.
La Psychohormonal Research Unit del dottor Money si trovava nella Henry Phipps Psychiatric Clinic, un tetro edificio vittoriano poco in vista, a cui si accedeva da un cortile sul retro. Gli uffici della “Unit”, al quarto piano, si raggiungevano con un traballante ascensore di fine secolo. Nel luglio del 1967, a ventidue mesi, Bruce venne castrato chirurgicamente. Money modellò lo scroto del bambino dandogli la forma delle grandi labbra di una vagina. Ai suoi genitori raccomandò di vestirlo e trattarlo come una bambina: un successivo trattamento ormonale avrebbe fatto il resto. Ogni anno il dottor Money avrebbe visitato “Brenda” – questo il suo nuovo nome – e controllato che tutto fosse andato per il meglio.
Mentre la teoria prende piede tra i movimenti femministi e ispira il dibattito sull’omosessualità e la pedofilia negli anni Settanta, Bruce diventa Brenda.
Fate di lui una femmina e femmina sarà. Sottoposto a potenti cure ormonali, oggetto di esperimenti medici e clinici senza precedenti, Bruce cresce nel corpo di Brenda, con forme non sue, non sa di essere nato maschio, ma lo sente e reagisce con violenza. E’ la triste storia di un essere umano nato maschio, trasformato in femmina da errori e false ideologie, ridiventato maschio per desiderio e usato come cavia dal professor Money. Il libro di Colapinto parla di lui. Del guru. Money all’epoca sosteneva che l’identità sessuale non inizia nell’utero, ma dipende dall’ambiente, dall’educazione, dalle circostanze. David-Brenda è la fatale prova che gli darebbe ragione.
Il dottor Money ha grandi credenziali accademiche. Dopo il dottorato in Psicologia ad Harvard, si è specializzato a Baltimora, al Johns Hopkins Hospital, dove ha fondato la prima Gender Identity Clinic. E’ un chirurgo e si occupa della riassegnazione del sesso, specie nei casi di anomalie genitali nei bambini, campo in cui la sua autorità è indiscussa. Nel 1972 in “Man & Woman, Boy & Girl” – definito dal New York Times “il più importante libro sulle scienze sociali dopo il Rapporto Kinsey” e pubblicato in Italia da Feltrinelli – John Money presenta il caso di Brian come un successo: l’esperimento è riuscito, il bambino cresciuto come bambina si è adattato alla nuova identità, mentre il suo gemello si è regolarmente sviluppato come maschio. Meraviglie dell’educazione e dell’ambiente.
I genitori furono riforniti di bambole con cui far giocare Brenda; le insegnarono a essere linda e ordinata; cercarono, ogni volta che era possibile, di rinforzare la sua identità femminile. Con il passare degli anni, Brenda provava a comportarsi come una ragazza, truccandosi con il rossetto e indossando le gonne, frequentando i balli scolastici, lasciandosi baciare sulla guancia da un ragazzo. Ma fin dall’inizio aveva manifestato comportamenti e atteggiamenti tipicamente maschili, dai propri interessi alle preferenze per i vestiti e a quelle per i giocattoli, cercando anche di fare la pipì in piedi. I genitori decidono di dirle la verità quando Brenda ha quattordici anni: “Per la prima volta ogni cosa ebbe un senso, ed io ho capito chi e cosa ero”, dichiara, sollevata. Vuole tornare un maschio. Si sottopone nuovamente a cure ormonali, a un intervento di mastectomia e si fa ricostruire il pene. All’età di sedici anni è di nuovo un maschio, e si fa chiamare David. Nel 1989 si sposa con Mary e ne adotta i tre figli.
“Mi guardavo allo specchio, vedevo i miei seni gonfi, guardavo il mio sesso e mi sembrava di guardare un’altra persona”, confiderà al giornalista di Rolling Stone. “Dietro le forme di quella sconosciuta ragazza c’ero io, David, un maschio”. Brenda sceglie di tornare come “l’aveva fatto madre natura”, per quanto possibile e utilizzando questa volta il bisturi a suo vantaggio. Cresce, si scopre, si accetta, si sposa. Nel 2003 è il fratello gemello a cedere per primo e a togliersi la vita. David si sente responsabile e si suiciderà l’anno dopo.
La tragedia ideologica si sarebbe mangiata la vita dei due gemelli, mentre il dottor Money sarebbe morto negli onori. Quando è scomparso, nel 2006, i colleghi lo hanno pianto come “il primo scienziato che ha dato un linguaggio all’identità sessuale”. La fama di Money non derivava solo dal fatto che la metamorfosi medica e chirurgica di Brian fosse il primo caso di cui si sia mai avuta notizia di riassegnazione sessuale infantile eseguita su un bambino evolutivamente normale; c’era anche una straordinaria improbabilità statistica, che conferiva al caso una rilevanza particolare: il fatto che egli avesse un gemello identico. Quell’unico fratello costituiva un mezzo naturale di comparazione, un clone genetico che, con pene e testicoli integri, era cresciuto come un maschio. Il fatto che, a quanto veniva riferito, i due gemelli fossero cresciuti diventando bambini di sesso opposto, felici e adattati al loro contesto sociale, sembrava prova incontestabile del primato dell’ambiente sulla biologia nella differenziazione sessuale. I manuali di medicina e scienze sociali vennero riscritti per includere questo caso e fu creato il precedente perché la riassegnazione sessuale in età infantile diventasse il trattamento standard nel caso di neonati con genitali danneggiati o anomali.
Il caso di Brian-Brenda divenne inoltre una pietra miliare per il movimento femminista negli anni Settanta, e veniva abbondantemente citato come prova che il divario tra i generi era esclusivamente il risultato del condizionamento culturale, non della natura. Era il potere dell’educazione sulla biologia. Al dottor Money, il cosiddetto “caso dei gemelli” valse il riconoscimento di quanti vedevano in lui “uno dei più grandi ricercatori del secolo in campo sessuale”. Money pubblicò un nuovo libro di successo, “Sexual Signatures”, in cui parlava di Brenda, che “stava attraversando felicemente l’infanzia come una vera femmina”. Nel 1986 Money pubblicò “Lovemaps”, le mappe amorose, studio di pratiche come il sadomasochismo, la coprofilia, il feticismo, l’auto-strangolamento e altri comportamenti che egli chiamava non perversioni, ma “parafilie”, per destigmatizzarle e decriminalizzarle.
Il tema della pedofilia divenne un interesse particolare, e Money ne sposò pubblicamente la causa. “Un’esperienza sessuale nell’infanzia”, spiegò il medico alla rivista Time nell’aprile 1980, “come essere partner di un parente o di una persona più grande, non ha necessariamente un influsso negativo sul bambino”. Money concesse un’intervista a Paidika, una rivista olandese di pedofilia, che riporta inserzioni della North American Man-Boy Love Association: “Se dovessi incontrare il caso di un ragazzo di dieci o dodici anni fortemente attratto da un uomo sui venti o trent’anni, e la relazione fosse assolutamente reciproca, il legame autenticamente e completamente reciproco, non lo definirei assolutamente patologico”, disse Money alla rivista, e aggiunse: “E’ molto importante che, una volta che una relazione è stata fondata su basi positive e affettuose, non venga interrotta precipitosamente”.
Il governo americano finanziò lautamente le ricerche di Money. Nel 1963 i National Institutes of Health assegnarono a Money una sovvenzione di 205.920 dollari, una somma considerevole tenuto conto del valore del dollaro nei primi anni Sessanta. Si trattava tuttavia solo della prima di parecchie sovvenzioni da parte dei Nih, che avrebbero sostenuto Money e la sua Unit del genere per i trentacinque anni seguenti. Money si fece portatore anche della teoria secondo la quale il “gioco sessuale preparatorio” nell’infanzia era cruciale per la formazione di una sana identità di genere in età adulta. Espresse per la prima volta tale teoria in un saggio pubblicato sul British Journal of Medical Psychology. Profili di e interviste con John Money apparvero su Playboy, Cosmopolitan, Psychology Today, Omni, e sull’Atlantic Monthly. Nell’edizione speciale del 1990 della serie “Hot Issue” di Rolling Stone, Money veniva celebrato come “Hot Love Doctor”, Dottor Amore Bollente; apparve inoltre in molti programmi televisivi, compreso l’“Oprah Show”.
Solo uno sconosciuto ricercatore di nome Milton Diamond mise in discussione le assurde teorie di Money. Ma fu ignorato. Al contrario, “il caso dei gemelli di Money fu decisivo perché venisse universalmente accettata la teoria secondo la quale gli esseri umani sono alla nascita psicosessualmente plastici”. Fu l’inizio di una ideologia potentissima che vede i bambini come oggetti sessuali, cavie da plasmare in laboratorio. Brian-Brenda-David fu uno di quelli.
Il medico cercò anche di combinare un incontro sessuale della ragazzina con un transessuale. Brenda corse a casa per suicidarsi. Fu il primo di una serie di tentativi. Quello fatale, dieci anni fa, con un fucile puntato alla testa. Nel 1994 Milton Diamond, dopo aver incontrato David, aveva scritto un saggio per svelare come fosse andato a finire il “caso dei due gemelli”. Ci mise due anni per trovare una rivista che accettasse il testo. Alla fine nella rivista medica Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine il dottor Diamond e il dottor Keith Sigmundson, uno psichiatra di Victoria, nella British Columbia, documentarono come David avesse combattuto fin dall’inizio contro l’identità femminile impostagli e come, a quattordici anni, fosse tornato al sesso scritto nei suoi geni e nei suoi cromosomi.
L’ideologia del gender alla Johns Hopkins ebbe fine con l’arrivo a capo del dipartimento di psichiatria di Paul McHugh, noto come il flagello della psichiatria ideologica. Un profilo del Baltimore Sun del 1997 lo soprannominò “Dottor Iconoclasta”. In un articolo del 1992 sull’American Scholar, McHugh criticò la chirurgia transessuale di Money come “la terapia più radicale che sia mai stata incoraggiata dagli psichiatri del Ventesimo secolo” e paragonò la sua popolarità alla pratica un tempo diffusa della lobotomia frontale.
Non puoi cambiare “XY”. Neppure tramite la rieducazione fisica e psicologica. Neppure con il “gender”, come è successo a Brian-Brenda-David, trasformato in un invisibile campo di concentramento.
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