Articolo pubblicato oggi su Il Giornale d'Italia quotidiano de La Destra :
http://www.ilgiornaleditalia.org/news/primopiano-focus/844912/Strasburgo-condanna-l-Italia--di.htmlLe sentenze non rispettate
31/01/2013 09:11
Strasburgo condanna l'Italia, di nuovo
Questa volta per la violazione dei diritti dei padri separati
Strasburgo condanna l'Italia, di nuovo
Il caso in questione è quello di un padre cui veniva impedito di vedere sua figlia, nonostante un Tribunale avesse imposto gli incontri. La battaglia legale è andata avanti per 10 anni, da quando la bambina aveva appena due anni, ad oggi, che ne ha 12
La Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia. Ed è solo l’ultima di una lunga serie. Questa volta la sentenza riguarda un tema spinoso e delicato tanto quanto quello del sovraffollamento delle carceri, “la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari”.
Sì, perché capita che un giudice italiano, nel 2003, conceda l’affido esclusivo di una bimba di appena due anni alla madre. Il papà, che si chiama Sergio Lombardo, potrà vederla due pomeriggi a settimana. Peccato che questa disposizione del tribunale minorile non venga mai rispettata. Lombardo vive a Roma, la sua ex compagna –Paola- si trasferisce a 300 km di distanza, a Termoli. Non sono i chilometri a scoraggiare Sergio, ma il muro di resistenza che si trova davanti. “Arrivavo lì e non mi facevano vedere mia figlia. Una volta, esasperato, ho perfino chiamato i Carabinieri”, ha raccontato il protagonista di questa assurda vicenda a La Stampa. “Quando gli uomini dell’Arma si sono imposti con la famiglia della mia ex, ho finalmente potuto portarla in albergo. Ma dietro l’angolo della caserma c’era mio cognato ad aspettarmi. Mi ha aggredito, io non mi sono tirato indietro e lui mi ha denunciato per violenza privata. Ho dovuto aspettare 10 anni per essere assolto!”. Quando tutta la storia è cominciata, la bambina ancora non aveva compiuto tre anni. Oggi, ne ha 12.
Al di là delle miserie umane che emergono in queste storie di separazioni violente, ciò che sembra evidente è che non ci sono strumenti adeguati perché le sentenze dei tribunali vengano applicate. È proprio su questo che poggia la condanna della Corte di Strasburgo al sistema della Giustizia italiana. Il nostro Paese, infatti, non garantisce in alcun modo la difesa dei diritti delle “parti più deboli” che, è inutile negarlo, in questo caso sono i padri.
La Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia. Ed è solo l’ultima di una lunga serie. Questa volta la sentenza riguarda un tema spinoso e delicato tanto quanto quello del sovraffollamento delle carceri, “la violazione del diritto al rispetto dei legami familiari”.Sì, perché capita che un giudice italiano, nel 2003, conceda l’affido esclusivo di una bimba di appena due anni alla madre. Il papà, che si chiama Sergio Lombardo, potrà vederla due pomeriggi a settimana. Peccato che questa disposizione del tribunale minorile non venga mai rispettata. Lombardo vive a Roma, la sua ex compagna –Paola- si trasferisce a 300 km di distanza, a Termoli. Non sono i chilometri a scoraggiare Sergio, ma il muro di resistenza che si trova davanti. “Arrivavo lì e non mi facevano vedere mia figlia. Una volta, esasperato, ho perfino chiamato i Carabinieri”, ha raccontato il protagonista di questa assurda vicenda a La Stampa. “Quando gli uomini dell’Arma si sono imposti con la famiglia della mia ex, ho finalmente potuto portarla in albergo. Ma dietro l’angolo della caserma c’era mio cognato ad aspettarmi. Mi ha aggredito, io non mi sono tirato indietro e lui mi ha denunciato per violenza privata. Ho dovuto aspettare 10 anni per essere assolto!”. Quando tutta la storia è cominciata, la bambina ancora non aveva compiuto tre anni. Oggi, ne ha 12.Al di là delle miserie umane che emergono in queste storie di separazioni violente, ciò che sembra evidente è che non ci sono strumenti adeguati perché le sentenze dei tribunali vengano applicate. È proprio su questo che poggia la condanna della Corte di Strasburgo al sistema della Giustizia italiana. Il nostro Paese, infatti, non garantisce in alcun modo la difesa dei diritti delle “parti più deboli” che, è inutile negarlo, in questo caso sono i padri.
Micol Paglia