Autore Topic: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi  (Letto 12940 volte)

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #15 il: Febbraio 27, 2012, 13:13:50 pm »
Se vogliamo semplificare: uno diventa misogino perché ha sofferto. Ammettiamo che sia questo il caso. Ma perché ha sofferto?

Non perché era misogino, altrimenti è un cane che si morde la coda.

Ecco. Parlare dell'uomo misogino in virtù di una sofferenza, equivale a depistare la qm su un falso problema, perché noi invece puntiamo il dito sulle origini di quella sofferenza, che non sono endogene nella psiche del soggetto ma provengono dal mondo circostante.

quindi guit sei d'accordo che non puoi rispondere a questo articolo senza doverlo contestare aspramente ? e sei d'accordo che contestarlo aspramente ti mette dalla parte di chi risponde ad un apertura con una chiusura?
la dialettica femminista è una trappola.

Offline Guit

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #16 il: Febbraio 27, 2012, 13:18:38 pm »
quindi guit sei d'accordo che non puoi rispondere a questo articolo senza doverlo contestare aspramente ? e sei d'accordo che contestarlo aspramente ti mette dalla parte di chi risponde ad un apertura con una chiusura?
la dialettica femminista è una trappola.

Non proprio, perché contestare aspramente non è una chiusura. Se uno non è d'accordo non è d'accordo, lo dice e amen. Se poi per l'interlocutore questa è una chiusura, allora sarà lui ad aver chiuso e non tu.


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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #17 il: Febbraio 27, 2012, 13:21:18 pm »
Non proprio, perché contestare aspramente non è una chiusura. Se uno non è d'accordo non è d'accordo, lo dice e amen. Se poi per l'interlocutore questa è una chiusura, allora sarà lui ad aver chiuso e non tu.

eh eh in un contesto leale è cosi.

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #18 il: Febbraio 27, 2012, 13:51:35 pm »
il punto comunque non era tanto di chi è la chiusura nella realta, è la certezza che si verra strumentalizzati in quel modo.
sul messaggio di achab ad esempio diranno: bene, hai ammesso di essere misogino, questo ti fa onore, capire di avere un problema è il primo passo per risolverlo e bla bla bla. tralasciando tutto il resto del post.
allora achab dovra puntualizzare, e loro stumentalizzero qualcos'altro. e cosi via.

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #19 il: Febbraio 27, 2012, 13:53:02 pm »
il punto comunque non era tanto di chi è la chiusura nella realta, è la certezza che si verra strumentalizzati in quel modo.
sul messaggio di achab ad esempio diranno: bene, hai ammesso di essere misogino, questo ti fa onore, capire di avere un problema è il primo passo per risolverlo e bla bla bla. tralasciando tutto il resto del post.
allora achab dovra puntualizzare, e loro stumentalizzero qualcos'altro. e cosi via.

Fa parte del gioco.

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #20 il: Febbraio 27, 2012, 14:40:15 pm »
Fa parte del gioco.

un gioco che molti di noi hanno fatto, tante volte, non ricavandone nulla di vermente costruttivo, e spesso facendo solo il sangue amaro.
questa volta non credo sia diverso. :)

Offline Giuseppe83

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #21 il: Febbraio 27, 2012, 15:14:29 pm »
Come puoi ragionare con persone che ignorano i principi della logica?

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #22 il: Febbraio 27, 2012, 15:31:56 pm »
Alle FaS ma in fondo all'intera società contemporanea sfugge buona parte del senso del maschile. Cos'è il maschile e cos'è un uomo? Nessuno oggi sa rispondere a eccezione dei quemmisti, e uno dei problemi del femminismo è il non poter proporre nulla di maschile, per il semplice fatto di non saper qualificare un maschio, un uomo, in altra maniera che quella di persona priva di sesso ma depositaria comunque di una dignità individuale.

Su questo sia chiaro concordo, uomini e donne siamo in una parte di noi uguali. Ma non basta questo per descrivere tutto un uomo e tutta una donna. Se si chiamano uomo e donna, c'è un motivo, e le femministe, ma anche l'intera società, oggi non sono in grado di dare nessuna indicazione oltre alle seguenti.

- Un uomo è un essere umano con genitali maschili. Una donna è un essere umano con genitali femminili.
- Un uomo è un soggetto portatore di una cultura storica di sopraffazione, cultura che sviluppa da una sua inclinazione connaturata.
- Una donna è un essere umano portatore di una cultura storica di pace e dialogo, cultura che sviluppa da una sua inclinazione connaturata.

Queste sono in sostanza le uniche qualificazioni che nella società moderna possono essere fornite rispetto a un uomo e una donna, come elementi distintivi.

Dov'è il problema? Semplice: nel fatto che le suddette attribuzioni, fatta eccezione per la prima che è pleonasticamente fisiologica, sono attribuzioni arbitrarie e razziste.

Ora apprezzo lo sforzo nel voler capire gli uomini che soffrono, per carità, ma c'è un problema: l'uomo che voi vi troverete di fronte sarà confrontato con un uomo immaginario che avete costruito su basi valoriali femminili. L'ascolto andrebbe fatto prima, abolendo una descrizione storica incriminante e a senso unico per capire che il problema del maschio non è quello di non poter piangere, bensì quello opposto, cioè che una volta essere riusciti a non piangere, non si viene apprezzati per lo sforzo.

Vedete. A me successe una volta un episodio che mi fece capire molte cose, proprio in questo senso. Avevo sì e no diciassette anni, al funerale del mio compagno di banco, tre ragazze della mia classe mi abbracciarono in preda a convulsioni di pianto nella camera ardente. Era morto per un male improvviso e inspiegabile per la sua età. Io non so cosa dovei fare dentro di me per non lasciarmi andare e essere almeno io, l'unico in quel momento, un appoggio e una fonte di coraggio; appoggio e coraggio che in me non avevo e che non so dove andai a pescare, a quali risorse attinsi, perché mi sentivo le gambe piegarsi. Ma alla fine ho retto, mi sono fatto forza, ho consolato le mie amiche nei limiti del possibile e dopo un po' siamo andati via. Loro riuscivano ogni tanto a sorridere. Io no. Giorni dopo passò, immagino tramite loro, la notizia che io "non avevo pianto", mentre secondo il mio punto di vista doveva invece passare la notizia che io "ero riuscito a non piangere". La differenza è una sfumatura, ma è una sfumatura enorme, gigantesca, che rivela due modi diversi e polarizzati di guardare al mondo.

Ecco un esempio di come una caratteristica maschile che dovrebbe essere una virtù può essere trasformata in difetto a causa di un'interpretazione miope e non costruita sul dialogo e sull'ascolto. Le donne, continuando a chiedere agli uomini di piangere, confessano praticamente di non averli mai ascoltati e di non averli mai capiti né conosciuti.



« Ultima modifica: Febbraio 27, 2012, 18:01:53 pm da Guit »
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Offline Guit

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #23 il: Febbraio 27, 2012, 18:15:09 pm »
Sospetto purtroppo che quanto ho descritto sopra, chi pratica il femminismo a livello teoretico lo sappia, e che la divulgazione dell'immaginario dell'uomo sensibile, che assume un valore umano solo se si mette a piangere rivelando, finalmente, il proprio stato di animo, faccia parte di un'azione più vasta volta alla mortificazione del genere maschile e delle sue caratteristiche.

Il pianto è liberatorio anche per un uomo? Ma questo non serviva un genio per capirlo; il pianto sì, è una potente valvola di sfogo. Piuttosto però chi è capace di non piangere?

Piangiamo tutti per ogni cosa e creiamo una civiltà del lamento ossessivo e liberatorio? In effetti. Se non c'è nessuno che non-piange, allora il buonismo di questo stato spacciatore di diritti si trasforma in una potente arma di manipolazione. Gli uomini devono iniziare a piangere perché lo chiede loro la donna, ma non è che dietro a questa donna c'è la mano del consumismo e della tecnocrazia? A chi farebbe comodo oggi una collettività fiera e forte? Al mercato no. Ai poteri tecnocratici nemmeno, figuriamoci che le nazioni devono dissolversi in favore del new world order.

Meglio una società di bambini.

Ancora una volta mi si opporà la stessa obiezione: tu consideri fiera e forte una civiltà che non piange perché il maschilismo legge il pianto come un segno di debolezza, mentre invece è un segno di forza: la forza di saper rivelare le proprie emozioni.

No.

Saper rivelare le proprie emozioni è una forza; saper non piangere è un'altra forza.

E probabilmente la società più in salute e più giusta è quella dove i due si complementano.




« Ultima modifica: Febbraio 27, 2012, 18:26:06 pm da Guit »
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Offline Guit

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #24 il: Febbraio 27, 2012, 18:22:58 pm »
Secondo me quindi, il principale difetto di come FaS imposta la cosa, è proprio in questo invito verso gli uomini a mostrarsi "deboli", che rappresenta dal mio punto di vista una forte ambiguità.

« Ultima modifica: Febbraio 27, 2012, 23:28:10 pm da Guit »
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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #25 il: Febbraio 27, 2012, 19:04:01 pm »
la domanda di fikasicula (Guit, moderatore molesto, non è una offesa: è il suo nick!  :D)  è interessante: passatemi gli articoli di violenze femminili dice, mi pare.

Ma è questo il problema? Qualcuno di noi si è mai risentito per le violenze femminili?

La violenza è il nostro terreno, figurarsi: sarebbe come pensare che il delfino si offende perchè lo buttano a mare!

Noi non siamo stati feriti dalla violenza femminile, noi siamo stati feriti dal divieto (violento, settario, ideologico) di essere noi stessi, di difendere noi stessi, di affermare noi stessi. Sono i tre giovani ai piedi della muraglia cinese di cui scrive Rino.

Noi siamo stati feriti dall'aver scoperto che quando una donna ti denuncia per violenza, la sua parola vale più della tua, e dal clima di sospetto che subito si spande attorno. Dal fatto che non sei più innocente fino alla condanna, sei colpevole a priori. [è solo un esempio, per dire di più bisognerebbe ripercorrere le tappe del pensiero maschile da Risè a Fiorin, passando per Ermini, Vanni, Barnart, etc]

Che c'entrano le donne con questo?
Nulla, è la società, l'ideologia, la dialettica sociale che ha imprigionato noi e loro [forse + loro che noi]. D'altra parte l'abbiamo detto in tutte le salse: noi non siamo contro le donne, siamo contro il femminismo, che non è l'ideologia delle donne, ma una ideologia parente stretta di fascismo e nazismo (infatti Rino parla di feminaziste) che trova la maggior parte dei propri esponenti tra gli uomini e non tra le donne.

Noi siamo i primi a difendere una donna che subisce [davvero] violenza: non è una questione di nostalgia, anche se può sembrare, ma quando si usa il termine "cavaliere" si intende proprio quello. Perchè questo fa parte del nostro DNA maschile, del quale non ci vergogniamo [anche se nell'attuale contesto la cavalleria va ridiscussa, perchè viene usata dal femminismo per colpire gli uomini in quanto uomini e non in quanto colpevoli]

Perciò, in questo contesto, mi spiace di deludere la fika sicula:
1 noi non siamo esperti di articoli di violenze femminili
2 noi siamo esperti di disinformazione: quando una donna commette una violenza trova mille scusanti, la stessa commessa da un uomo gli costa l'ergastolo
3 ma soprattutto siamo esperti di resistenza: ci siamo risvegliati dalla notte della vergogna di essere maschi e sarà difficile farci riaddormentare.

se vuole, miss, siamo disposti a discutere, certo. Ma la domanda mi sembra un po', come dire, limitativa. Lei vuole mele. Noi abbiamo pere. Però che ritenga di poter scambiare qualcosa con noi è già un passo avanti.

Non vado in cerca degli attacchi fatti su quel blog e altrove anche al sottoscritto: non mi aspettavo altro. Sapevo che il risveglio costa. E d'altra parte non sono permaloso. Prendo atto che è cambiata la musica. Non me ne dispiace, ma prima di brindare e sotterrare l'ascia di guerra, prendiamoci un caffè. Una rondine non fa primavera.
Dio cè
MA NON SEI TU
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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #26 il: Febbraio 27, 2012, 19:08:53 pm »
Ottimi gli ultimi tre interventi di Guit.
Però permettimi di dubitare del fatto che saper rivelare i sentimenti sia una forza (semmai è il contrario).

Offline Guit

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #27 il: Febbraio 27, 2012, 22:16:15 pm »
Ottimi gli ultimi tre interventi di Guit.
Però permettimi di dubitare del fatto che saper rivelare i sentimenti sia una forza (semmai è il contrario).

Giusta osservazione. Forse non lo è dal nostro punto di vista nel senso di forza di volontà che domina il sentimento, ma è credo, con convinzione, una forza inscritta nelle leggi naturali. E poi io mi sono talmente abituato a cercare di essere un appoggio per lei, che alla fine la ammiro per la sua naturalezza nel mostrare ciò che prova. Parlo di lei, in generale. Della media delle donne che ho potuto conoscere nella vita. Alcune, lo devo dire, molto belle, sotto ogni aspetto. Le migliori sono quelle che apprezzavano la mia differenza da loro e il mio sforzo di completezza. Due diversi che formano una coppia completa. Mi pare che l'immaginario femminista, ma più che femminista direi femdominista, cioè quella deriva tecnocratica che usa il femminismo come arma di manipolazione sociale, tenda a mortificare anche quella esperienza femminile.

Su questo però lascerei parlare di sé stesse le donne. Io racconto della mia forza e del mio rapporto col pianto, come uomo, non pretendo di raccontare loro.

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Offline Achab

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #28 il: Febbraio 27, 2012, 22:58:50 pm »
come va il palato? speriamo che tolgano l'amo con dolcezza e poi ti rimettano in acqua.  :P
Hai ragione!  :rolleyes:

Guit:

Se vogliamo semplificare: uno diventa misogino perché ha sofferto. Ammettiamo che sia questo il caso. Ma perché ha sofferto?
Non perché era misogino, altrimenti è un cane che si morde la coda.


Molto giusto e sintetico, il tipico ragionamento che una donna tipicamente rifiuta con tutte le sue forze di ascoltare, considerare, capire. Perchè alla fine se si mettessero a ragionare in modo corretto e coerente sarebbero costrette a darci ragione, e inconsciamente lo sanno.


Offline Guit

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Re: Udite, udite: le italiote femministe vogliono parlare della violenza sui maschi
« Risposta #29 il: Febbraio 27, 2012, 23:29:41 pm »
la domanda di fikasicula (Guit, moderatore molesto, non è una offesa: è il suo nick!  :D)

Vabbè questa te la passo ...   :cool:


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