«La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per essere superiore. Ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata».
William Shakespeare, quasi certamente cripto-cattolico che non ebbe il coraggio del martirio (1), diede questa lettura del racconto biblico, centrandone appieno il significato e la portata. Siamo tuttavia ben lontani, in quest’epoca in cui il femminismo si impone quasi con violenza, anche se subdolamente, senza quasi lasciarsi percepire… cogliamo l’occasione della festa della donna, per affacciarci su alcune realtà mediatiche sempre più invasive.
Invito, in primo luogo, il lettore a leggere il trafiletto (2) in nota riportato, nel quale Vittorio Messori (giornalista e scrittore di fama internazionale, grande apologeta del cattolicesimo), toglie la maschera all’ipocrisia dilagante della celebrazione dell’8 marzo.
Il movimento femminista, lungi dal rappresentare un amore ed un vantaggio per quella splendida creatura che è la donna, voluta da Dio ricolma di doni e prerogative a lei uniche, è ‘scimmiottatura grottesca del maschio, completamente altro da lei, con diverse e distinte caratteristiche. Pio XI, nella sua enciclica Casti Connubii, mirabilmente seppe illustrare l’interpretazione corretta della Sacra Scrittura in materia, affrontando coraggiosamente la verità in essa rivelata, e dalla quale, oggi, gli uomini di Chiesa, per lo più, fuggono per pudore femminista e lascivia ipocrita di commercio col mondo e le sue idee.
Leggiamo dall’Enciclica (le evidenziazioni sono mie): «Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa. Una tale soggezione però non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; né l’obbliga ad accondiscendere a tutti i capricci dell’uomo, se poco conformi alla ragione stessa o alla dignità della sposa; né vuole infine che la moglie sia equiparata alle persone che nel diritto si chiamano minorenni, alle quali per mancanza della maturità di giudizio o per inesperienza delle cose umane non si suole concedere il libero esercizio dei loro diritti; ma vieta quella licenza esagerata che non cura il bene della famiglia, vieta che nel corpo di questa famiglia sia separato il cuore dal capo, con danno sommo del corpo intiero e con pericolo prossimo di rovina. Se l’uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l’uno tiene il primato del governo, così l’altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell’amore».
Il cuore della famiglia, pertanto, possiede un ruolo centrale e fondamentale per la vita dell’intero organismo. Avete mai visto un uomo vivo, privo di cuor battente? E se è vero (come già evidenziai in un precedente intervento) che la morte cerebrale è un altro grosso inganno commerciale, sappiamo che c’è ancora vita in un elettroencefalogramma piatto, e ce ne può essere per molto tempo… se, invece, il cuore non batte, dopo pochi minuti quell’essere smetterà di esistere senza nessun dubbio.
Questo sapeva bene il nemico infernale. Lo sapeva da principio, quando tentò Eva, per prima, e lo sa adesso, organizzando le sue campagne attraverso i suoi sudditi per distruggere la famiglia, colpendola al cuore. Il femminismo sorge dalla costola del demonio, come la Chiesa da quella di Cristo. In esso, infatti, si racchiudono, con la pretesa di rivendicare legittime pretese, errori ed inganni mortali per il bene della famiglia; da questo possiamo dedurre la matrice di ispirazione satanica.
Spieghiamoci meglio. L’insorgenza femminista scaturisce da secoli di soprusi maschilisti, atteggiamenti ugualmente (al pari del femminismo) anticristiani. I peccati dei maschi hanno creato degli strascichi generazionali, traboccanti in furore ed odio contro la famiglia. La donna sfruttata e maltrattata rivendica ora giustamente i suoi diritti. Ma, come sempre, la menzogna più sottile è quella che si avvale della verità, piegandola a suo uso e consumo, fino a distorcerla radicalmente. Le rivendicazioni attuali della donna, portate avanti dai movimenti femministi non corrispondono al giusto riconoscimento del suo ruolo fondamentale, come individuato da Pio XI, ma sono le leve utili per ribaltare ogni qualsivoglia ordine morale e portare alla disintegrazione della vita famigliare. Non sto inventando nulla. Basta leggere i proclami dell’UDI.
Riporto di seguito un articolo apparso on line (3). Le evidenziazioni sono mie.
«Molte sono le battaglie portate avanti dalle donne dell’UDI: le lotte per la pace, il lavoro, gli asili nido, le scuole d’infanzia, il divorzio, il diritto di famiglia, i consultori, l’aborto, la legge contro la violenza sessuale».
Si commentano da sé aborto e divorzio. L’aborto è un omicidio; costoro si vantano di possedere e di aver lottato per procurarsi il diritto ad uccidere un innocente; diritto conferito a colei che quell’innocente dovrebbe amare più della sua stessa vita e più di ogni altra cosa al mondo. Il divorzio è invece lo sfascio dell’unione famigliare; ad esso ricorrono le persone con una faciloneria estrema per le note incompatibilità di carattere (quando mai è esistita la compatibilità di carattere? Le eccezioni confermano la regola!). Lo Stato che avesse cura del bene comune dovrebbe negare il divorzio; favorire la famiglia in tutto (avviene esattamente il contrario oggi: dalla normativa fiscale all’accesso alle scuole dell’infanzia!), punire l’adulterio e la pornografia (e non favorire l’immoralità legalizzata in TV e sui giornali)! Sono sicurissimo che in questo contesto avremmo anche meno casi di quelle che sono le cosiddette legittime separazioni (percosse, droga, alcool, ecc.). La morale cristiana, unica tra tutte quelle delle altre credenze religiose (le ipotesi di poligamia islamica o indù o le ipotesi del buddismo reincarnazioniste dalle aberranti conseguenze non sono certamente in grado di assicurare alcun diritto alla donna e alla famiglia!), a garantire amore e rispetto reciproco e cura dei figli, dovrebbe essere lo stendardo della politica famigliare in ogni luogo della terra.
Ma leggiamo ancora:
«3 febbraio: il Tribunale di Milano eccepisce l’incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa. Quella del sangue non è l’unica legge. È questo che ci ricorda l’ordinanza del Tribunale di Milano che solleva numerosi dubbi di incostituzionalità della legge 40 nella parte in cui vieta in modo assoluto la possibilità di accedere alla fecondazione eterologa, mediante la donazione di ovociti o di seme esterno alla coppia. Per il Tribunale di Milano se lui e lei decidono di accedere all’unica terapia utile per superare la sterilità assoluta dell’uno o dell’altra è affetta da forti dubbi di costituzionalità la tassativa disposizione del legislatore di vietarla “negando loro il diritto alla piena realizzazione della vita privata familiare e il diritto di autodeterminazione in ordine alla medesima”. Quello che conta nella maternità e nella genitorialità è - afferma il Tribunale - l’assunzione di responsabilità e “l’insopprimibile diritto del figlio ad avere un nome e una famiglia e a costruirsi una compiuta identità relazionale attraverso il godimento delle indispensabili cure parentali risulta adeguatamente tutelato anche in caso di fecondazione eterologa, rispondendo a tale fine l’esclusiva assunzione di ogni inerente obbligo da parte dei genitori biologici e non genetici”. La legge del sangue per la trasmissione della proprietà e la paura ancestrale di promiscuità, con un divieto che ha condotto ogni anno più di 2.700 coppie a emigrare, è stata svelata e ora attende la pronuncia definitiva della Corte Costituzionale che già lo scorso anno, in occasione della pronuncia sulla questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, aveva ricordato che i concetti di famiglia e di genitorialità non possono considerarsi cristallizzati in principi di esperienza e prassi riferibili esclusivamente all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, ma debbono essere interpretati tenendo conto delle trasformazioni della società e dei costumi attraverso i quali la stessa si esprime.
Il ricorso della coppia è stato fatto da un collegio di difesa composto da cinque avvocati tra cui tre donne: Marilisa D’Amico, Maria Paola Costantini e la avvocata Ileana Alesso che molte di noi hanno avuto modo di conoscere e stimare da tempo anche nell’UDI. Ileana Alesso, infatti, è una delle fondatrici del Comitato nazionale ‘Quando decidiamo noi’ che ha tra i suoi punti fondamentali il valore sociale della maternità e la messa a nudo anche per via giudiziaria delle ipocrisie e illegittimità della legge 40 che in un gioco di buoni propositi e di pessime modalità promette ma non mantiene la finalità di “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o infertilità umana”. E per chi come noi ha davvero a cuore anche l’interesse di un bimbo ad ottenere informazioni sulle proprie origini, il Tribunale di Milano ricorda che “il divieto totale di fecondazione eterologa non è l’unico mezzo e nemmeno il più ragionevole” e in questo senso la Corte Costituzionale potrà approntare per il legislatore un criterio di contemperamento tra la volontà dei donatori di rimanere anonimo e il legittimo interesse di un bambino a ottenere informazioni sulle proprie origini e identità».
Capito? Le femministe hanno a cuore l’interesse del bimbo. Infatti lo privano della vita prima che nasca. Questa, si sa, è una valle di lacrime. Per poi lottare strenuamente affinché chi non ne può avere in nessun modo, possa ottenere un prestito da una bella banca del seme!!! Dove tutto è comunisticamente di tutti! Tanto che conta?! L’importante è assumersi l’onere di essere genitori affidabili, salvo poi divorziare dopo tre mesi… e tanti saluti alla sbandierata responsabilità. Nessun senso del limite. La procreazione assistita è una sorta di illusoria appropriazione del potere di creare. E tanti saluti alla vita come dono e come mistero.
Vorrei domandare a queste persone: vorreste davvero essere al posto di quell’esserino che sta nascendo, di cui con spietata pianificazione programmate la vita, la morte ed il destino famigliare? Non è tirannia, questa?
No! I tempi cambiano. Abbiamo una nuova sensibilità, oggi. Oggi si può uccidere senza problemi; se sei donna in carriera, basta un dichiarato scompenso psicologico e il gioco è fatto. Se sei minorenne non lo devono sapere neppure i tuoi genitori. Vai da un giudice tutelare, il quale deve (la norma testualmente dice: «può», ma la Corte Costituzionale legge: deve; sembra di assistere ad un’esegesi del modernista Ravasi) rilasciarti l’autorizzazione; si può anche avere due papà e due mamme (mamma e papà, biologici e genetici… diventerà raro)! Fra poco ci diranno che anche la relazione con un dodicenne è cosa lecita, se è consenziente, vogliamo privarlo di tale diritto di autodeterminazione?! E tanti saluti allo scandalo del Berlusca!
Questo chiaramente non costituisce un proclama di diritto, ma un’accozzaglia di ipocrisia incongruente. Il magistrato che ha deliberato tali elucubrazioni mentali è figlio dei tempi e, a suo modo, contribuisce a distruggere quel poco che resta in piedi di un vero Stato di diritto, oramai sostituito dalla legge della giungla, dove prevale il più forte. Ringrazio l’UDI per i tanti lumi, ma decliniamo l’invito al suo banchetto lauto.
Credo che tutti i lettori preferiscano vivere, amare e sognare davvero.
Stefano Maria Chiari
1) «… Amleto lotta contro una misteriosa insurrezione interiore, deve fingersi pazzo in un regime in cui non si può dire la verità; fra il pubblico, molti dovevano riconoscervi la propria lacerante esperienza intima. Rileggete il celebre monologo “essere o non essere”: “Se sia più nobile tollerare gli oltraggi... O impugnare le armi contro un mare di dolori e, affrontandoli, finirli? (…) Chi sopporterebbe gli oltraggi degli oppressori, le contumelie del superbi, le cabale della legge, l’insolenza del governanti, i vilipendi che il merito paziente soffre dall’abbietta ignoranza, quando un ferro basterebbe per darsi quiete? Cosi la coscienza ci rende codardi…”. Tutto diventa chiaro, se si intendono queste parole come una protesta disperata contro un potere pubblico che ha spezzato le coscienze, togliendo loro la speranza persino dell’aldilà. È a suo modo la professione, reticente e lancinante, di una fede “oppressa ed afflitta”, da parte di un grande inglese che non ebbe il coraggio del martirio».
2) «Festa Inventata. C’erano una volta delle operaie tutte lavoro, fede socialista e sindacato; e c’era un padrone cattivo. Un giorno, le lavoratrici si misero in sciopero e si asserragliarono nella fabbrica. Qualcuno (il padrone stesso, a quanto si dice) appiccò il fuoco e 129 donne trovarono atroce morte. Era l’8 marzo 1908, a New York. Due anni dopo, la leggendaria femminista tedesca Clara Zetkin propose, al Congresso socialista di Copenaghen, che l’8 marzo, in ricordo di quelle martiri sociali, fosse proclamato “giornata internazionale della donna”. Storia molto commovente, letta tante volte in libri e in giornali, fatta argomento di comizi, di opuscoli di propaganda, di parole d’ordine per le sfilate e le manifestazioni: prima del femminismo e poi di tutti. Sì, storia commovente. Con un solo difetto; che è falsa. Eh già, nessun epico sciopero femminile, nessun incendio si sono verificati un 8 marzo del 1908, a New York. Qui, nel 1911 (quando già la “Giornata della donna” era stata istituita), se proprio si vogliono spulciar giornali, bruciò, per cause accidentali, una fabbrica, ci furono dei morti, ma erano di entrambi i sessi. Il sindacalismo e gli scioperi non c’entravano. E neanche il mese di marzo. Piuttosto imbarazzante scoprire di recente (e da parte di insospettabili quanto deluse femministe) che il mitico 8 marzo si basa su un falso che, a quanto pare, fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda, inventando persino il numero preciso di donne morte: 129. Ma è anche straordinario constatare quanto sia plagiabile proprio quella cultura che più si dice “critica”, che guarda con compatimento (per esempio) chi prenda ancora sul serio quelle “antiche leggende orientali” che sarebbero il Natale, la Pasqua, le altre ricorrenze cristiane. E, dunque, a qualcuno che facesse dell’ironia sulle vostre, di feste e pratiche religiose (Messa, processioni, pellegrinaggi), provate a ricordargli quanti 8 marzo ha preso sul serio, senza mai curarsi di andare a controllare che ci fosse dietro». (Una festa inventata, Vittorio Messori)
Ma la disonestà intellettuale o l’ignoranza domina incontrastate sui siti schierati: «La festa dell’8 Marzo risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York fece sciopero per protestare contro le terribili condizioni lavorative. Lo sciopero proseguì per diverse giornate. Ma l’8 Marzo la proprietà dell’azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire.Un incendio uccise 129 operaie.Tra di loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle donne italiane. L’8 marzo quindi assunse un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nei secoli. La scelta della mimosa come simbolo dell’8 Marzo è stata fatta in Italia, esattamente nel 1946. L’UDI (Unione Donne Italiane) stava preparando il primo “8 Marzo” del Dopoguerra, e si pose il problema di trovare un fiore che potesse caratterizzare questa Giornata femminile. Il tulipano è il simbolo mondiale». (Festa della donna)
3) Quella del sangue non è l’unica legge.
Questa è per me una delle letture sanificanti. Un unico passaggio non approvo:
L’insorgenza femminista scaturisce da secoli di soprusi maschilisti, atteggiamenti ugualmente (al pari del femminismo) anticristiani. I peccati dei maschi hanno creato degli strascichi generazionali, traboccanti in furore ed odio contro la famiglia. La donna sfruttata e maltrattata rivendica ora giustamente i suoi diritti.
Questo è uno strascico dell'indottrinamento storico elaborato e diffuso dal pensiero dominante. LA COLPA STORICA MASCHILE NON ESISTE E' SEMPLICEMENTE UN FALSO. POCHI NELLA STORIA AVREBBERO ADERITO AL "MATRIMONIO", CIOE' A PARTECIPARE ALLO SVOLGIMENTO "DEL COMPITO DA PARTE DELLA MADRE", COSI' COME ETIMOLOGICAMENTE E' RICOSTRUITO IL SUO SIGNIFICATO. A MENO CHE, QUALCUNO PER INGANNARE, VOGLIA FAR PASSARE L'ASSIOMA CHE SIA IL MATRIMONIO IL SOPRUSO, MA MEDIAMENTE I MASCHI NON HANNO STORICAMENTE PROCURATO SOPRUSI CONTRO LE FEMMINE !