Vorrei riaprire il discorso che era stato aperto in una discussione poi cancellata. Il femminismo è uno strumento nelle mani di poteri forti oppure no? E' stato strumentalizzato dal mercato, dagli Stati, dai Re e dal Clero come dice Gabriele Cripezzi per raggiungere un recondito fine, oppure non esiste alcun burrattinaio che non sia la cultura stessa delle persone. Questa è la mia domanda.
Beta sostiene ad esempio, e Ethans lo quota, che il mercato abbia strumentalizzato il femminismo per le seguenti ragioni
sul mercato:
1) che il femminismo sia proliferato nei paesi dove regna il mercato (e solo in quei paesi, no mercato no party) mi pare di poter dire sia un fatto.
2) il mercato ha bisogno del consumismo, e se le risorse passano dalla mani di persone frugali (uomini) alle donne (che spendono molto di piu nel superfluo) per il mercato è un bene. se i soldi finiscono sara la donna a convincere l'uomo a fare finanziamenti, e rateizzazioni, sara la tv a convincere la donna (ai venditori vieni insegnato a puntare sulla moglie e ad ignorare il marito) a fare i finanziamenti.
3) mentre per i singoli stati avere uomini senza palle puo essere un problema, per le multinazionali ad esempio non lo è per niente.
4) fare entrare le donne nel mondo del lavoro, riduce la capacita contrattuale di tutti, e porta flessibilita (se cè bisogno di produrre di piu, si lavora in di piu ma a stipendi ridotti, e quindi con minori costi...se invece non cè bisogno di maggiore produttivita si lavora in numero uguale, ma con una percezione di disoccupazione doppia, a costi quasi dimezzati (attraverso il non adeguamento all'inflazione).
hanno fatto guerre per molto meno, a mio parere.
cio non toglie che possono esserci altre motivazioni. controllo demografico in primis.
Assumendo che il mercato si un ente inpersonificato (e con questo non voglio dire che non è composto da persone ovviamente, ma solo dire che le spinte al suo interno premono in una specifica direzione comune) il cui obiettivo è la propria sopravvivenza, le mie obiezioni sono le seguenti
1) si, il femminismo è nato nelle economie di mercato perchè sono quelle in cui il benessere è maggiore e le donne hanno acquisito consapevolezza della loro situazione. Ma questo non significa che sia il mercato ad aver voluto il femminismo; al limite si può supporre che l'abbia strumentalizzato ma IMHO non è così
2) l'intraprendenza finanziaria degli uomini rispetto alla maggiore cautela delle donne è un fatto: gli uomini investono miliardi in grosse imprese e in grandi affari, le donne al massimo possono spendere in quanto consumatrici. Che poi siano loro a spendere di più come consumatrici è anche possibile, ma facciamo attenzione a non ignorare i mercati azionari, finanziari, bancari etc.
3) pensa a Steve Jobs. Lui ha fatto grande la Apple perchè aveva le palle
4) il femminismo non vuole parità di lavoro per tutti; al femminismo importa niente delle quote rosa nelle fabbriche, nei cantieri, nella manodopera. Preme solo per l'ingresso delle donne nei CdA, nei Governi, nelle Giunte e nei Parlamenti
idem per quanto riguarda lo Stato: le mie obiezioni erano che lo Stato non vuole il femminismo per
1. salvaguardia della famiglia (lo Stato non può accollarsi la gestione dei futuri cittadini)
2. intraprendenza nell'investire, dote tipicamente maschile
3. meritocrazia, che fa a pugni con le quote rosa volute dal femminismo
a cui ha controbiettato Fazer
1) Parli di salvaguardia della famiglia, ma il mercato ha tutto da guadagnare dalla morte della famiglia. Due case invece di una, due macchine, due di tutto. Senza contare lo shopping compulsivo dovuto in parte anche alla mancanza di serenità che la famiglia offre.
2) Intraprendenza nell'investire. Non serve, nella loro visione: stabilità è meglio di incertezza, sarà un mercato di "uova oggi" senza nessuna "gallina domani".
3) Meritocrazia. Non serve. Chi merita di solito pensa, ragiona, deduce: è pericoloso. meglio un branco di mentecatte messe lì in virtù di qualche quota verdegiallarossablu ed eternamente riconoscente: un nuovo e politicamente corretto sistema di raccomandazioni, insomma...
e a cui io controcontrobietto
1) morte della famiglia significa ad esempio fallimento delle imprese di pannolini. Tanto per fare un esempio cretino: ma il business dei figli è qualcosa che trascende anche le nostre più argute supposizioni, si passa dai pannolini al commercio dei bambini "mai abusati" del quale ho ampiamente discusso qui
http://falsiabusi.blogspot.it2) ricorda che siamo in un'economia di mercato, l'intraprendenza è fondamentale. Se l'economia stagna, la produzione diminuisce rapidamente, e non è neanche una previsione troppo a lungo termine
3) qui non posso controbattere, semplicemente dico che non sono d'accordo
questo tuttavia è valido se si ipotizza l'esistenza di un burrattinaio, cioè si immagina il mercato o lo Stato come un'entità che preme per la sua autoconservazione. Secondo me, ed è quello che ho provato a spiegare a Gabriele Cripezzi, il principio fondamentale è che ognuno fa i propri porci comodi: gli avvocati divorzisti fanno i loro, gli abusologi i loro, i mafiosi i loro. Secondo me, non c'è più un'oligarchia che preme per rincoglionire il popolo, e questo dal '700 quando la borghesia ha preso il controllo degli Stati e soverchiato i Re. Vorrei che ognuno esprimesse compiutamente le proprie argomentazioni; la mia opinione è che il femminismo sia penetrato come un virus nella psicologia delle persone che compongono il Sistema. Giudici che emettono sentenze differenziate per punire l'uomo e premiare la donna; Governi che premono per le quote rosa, che secondo me non hanno alcun razionale; divorzisti come la Merdardini De Pace che fanno interventi sui media carichi di odio nei confronti del maschio; e così via.