Autore Topic: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?  (Letto 32382 volte)

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Offline falseaccuse

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #75 il: Marzo 20, 2012, 13:01:45 pm »
A me pare che quello che ho scritto sia stato totalmente frainteso. Nulla di tutto ciò ha la minima attinenza con ciò che penso.


Probabilmente ciò è dovuto al fatto che abbiamo concezioni di femminismo differenti

Citazione

Quando ho detto che <<il pensiero razionalista dovebbe volere la morte del maschio>>?


Morte come annichilazione, in senso figurato intendevo, infatti ho messo tra parentesi "del maschile". Mi pare che anche nell'ottica anti-tecnocratica dei maschi selvatici ci sia questa componente nichilistica; io la vedo in modo diverso, ma non ha importanza nel discorso che stavo facendo

Citazione
E quando ho mai detto che ciò che conosciamo è sovuto al <<... Solo perchè lo spermatozoo è inutile alla procreazione mentre l'ovulo è necessario ...>>?

Boh, mi pareva sottinteso. Parlavi tanto di controllo delle nascite e di maschio inutile, mi sembrava questa una giusta interpretazione. Altrimenti dimmi come la pensi, perchè non mi è chiaro

Citazione
E poi.

<<... Attualmente il grosso del potere scientifico è in mano maschile ...>>. Come sappiamo questo non vuol dire nulla, anzi, dovrebbe indurre in riflessioni opposte a quelle comuni.

<<... cosa giustifica tutto questo odio di questi uomini nei confronti del maschile? A chi parrebbe utile mettere fine alla propria razza? Alla base di tutto deve esistere un odio profondo ...>>

Quando ho mai detto che l'umano pensi di mettere fine alla propria razza? Ho sempre detto il contrario, ho sempre sostenuto l'inconsapevolezza della condizione umana, il "sonnambulismo tecnologico" di Winner, che io sposo, è l'opposto dei pensieri che tu mi attribuisci. E poi: la razza io non l'ho nemmeno nominata, al massimo ho parlato di forma di vita, di specie vivente.

<<... E poi il contenimento demografico: non sarebbe più razionale una sana posizione eugenetista, che preveda la sterilizzazione di individui geneticamente deficienti, invece di una che esiga la carcerazione di metà della popolazione mondiale? ...>>

Una sana posizione eugenetista?

Ma stai parlando sul serio? Schema tardo-positivista? Chi deciderà sulla sanità di una posizione o di un individuo rispetto all'altro, chi sarà il giudice che selezionerà i soggetti da sterilizzare? Sulla base di quali principi, di quale ontologia?


Puoi provare a rendere il discorso accessibile anche chi non ha fatto studi di filosofia?  :D 

Offline falseaccuse

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #76 il: Marzo 20, 2012, 13:10:59 pm »
Io ho detto altro e cioè.

Che sulla base dell'evoluzionismo e del fatto che la tecnica è parte integrante della natura, tutti gli aspetti biologici umani che la tecnica renderà superflui, saranno superati, marginalizzati, eliminati. E il sesso maschile, sarà il primo candidato. Anzi già lo è. E' già evidente. Sta già succedendo.


Ma perchè il sesso maschile e non quello femminile? Abbiamo a disposizione la possibilità di procreare in vitro, a che serve la femmina se è questa l'evoluzione che richiede la scienza (ma la bioetica fa parte della scienza, e l'opinione dei bioetici è che la razza debba essere continuata per procreazione naturale, dunque con l'apporto di ambo i sessi)

Citazione
E poi ho detto che in conseguenza di ciò, la presenza della tecnica nell'ordine naturale delle cose, pone un problema di tipo ontologico, cioè metafisico.

Perché rimanendo appiattiti su questa sorta di fatalismo scientista, incapace di avere una visione verticale, sacra, di rottura rispetto all'ordine naturale, dobbiamo accettare tutto ciò che avviene e a cui assistiamo, senza lamentarci.

Perché ci manca l'ontologia, la premessa per dirci contro.

Da un punto di vista strettamente utilitaristico il maschio, e probabilmente dopo anche la femmina, sono inutili.

Il sesso esiste per riprodurci ma se la tecno-natura trova soluzioni più convenienti, il sesso non serve più. Il domino femminile è un dominio di transito verso una forma vivente alternativa, contro la quale, pur facendoci talvolta orrore, non abbiamo difese culturali. Come umani intendo, non come maschi.

Non abbiamo alcun argomento da opporre.

Secondo me fai l'errore di considerare la tecnoscienza come un ente metafisico dotato di vita propria, e che decide le sorti del destino umano nella stessa maniera con cui la natura, nella concezione darwiniana, stabilisce l'estinzione di determinate specie a vantaggio di altre. Anche se il maschile fosse effettivamente così inutile, una cosa del genere sarebbe impossibile perchè la tecnoscienza è composta da maschile. Avrei potuto capire se fosse stata composta da alieni nazisti, ma non è così. Un organismo intelligente non può cospirare per la sua autodistruzione, a meno che alla base delle sue scelte vi sia un odio irrazionale verso sè stesso (=zerbinismo)

Offline Giuseppe83

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #77 il: Marzo 20, 2012, 16:06:36 pm »
Quello che mi lascia perplesso è l'apparente stupidità, o meglio scarsa lungimiranza degli occupanti la stanza dei bottoni.
Passi per i mercati, ma è possibile che i "comandanti" non si rendano conto che questa strategia può portare risultati positivi nell'immediato ma che si rivelerà distruttiva nel lungo periodo?
Ecco perchè nell'altra discussione ho fatto l'esempio del virus, "stupido" perchè uccide il corpo che attacca autocondannandosi a morire a sua volta.
Così pare sia per i "piani alti": che accidenti governeranno quando la società sarà allo sfascio? Di quali divorzi si occuperanno gli azzeccagarbugli quando i matrimoni saranno più rari della neve a Mogadiscio? Quali carriere faranno quando sarà il drago cinese a dettare legge?
Insomma, se un burattinaio c'è, l'è propri un pirla, neh... :D
Oppure è (sono) talmente furbo/i da avere una visione strategica molto più fine di quanto sembri... :hmm:

Il bello e il cattivo tempo oggi lo fanno i detentori di enormi capitali (sono loro quelli che erroneamente vengono chiamati "mercato"). Con la globalizzazione il capitale può essere spostato agevolmente da un luogo all'altro del pianeta. Ha quindi senso spolpare gli occidentali fino a quando sono ridotti all'osso e poi spostare il capitale altrove - per la verità lo stanno già facendo per i motivi di cui sotto -.


[...] globalizzazione. Quest’ultima non nasce  dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.
Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne). Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%). Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via)[...]
Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.
In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali. Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio. Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa.  
Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta.


DA
http://www.eugeniobenetazzo.com/destino_manifesto.htm




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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #78 il: Marzo 20, 2012, 16:20:19 pm »
Citazione
[...] globalizzazione. Quest’ultima non nasce  dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.
Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne). Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%). Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via)[...]
Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.
In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali. Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio. Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa. 
Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta.


DA
http://www.eugeniobenetazzo.com/destino_manifesto.htm

Tutto ciò sarebe a dire che la globablizzazione non nasce dall'evoluzione del capitalismo moderno ma bensì... dall'evoluzione del capitalismo moderno! :D
Le soluzioni "studiate a tavolino", seppure davvero di queste si tratta, rientrano pienamente nelle strategie emergenti per andare avanti e quindi per evolversi. Sarebbe a dire che l'evoluzione è tale anche se il suo avanzare in qualche campo è... studiato a tavolino. :)

Offline Guit

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #79 il: Marzo 20, 2012, 18:00:39 pm »
"Non abbiamo alcun argomento da opporre."
Perchè il tuo è un non-argomento.

Ad esempio che prove hai per poter affermare con certezza quello che segue?
"Tutti gli aspetti biologici umani che la tecnica renderà superflui, saranno superati, marginalizzati, eliminati."

Io credo che la teoria evoluzionistica abbia un fondo di verità, e sulla base di questo, necessariamente la tecnica modifica l'ambiente in cui agisce la selezione, ne è parte integrante. Sotto questo aspetto la tecnica è naturale. Agisce come il sole, il meteo, il mare, le foreste, gli antagonisti e la disponibilità di cibo. Anche quelle sono tecniche. Il sole emette radiazioni, come le emette una reazione nucleare in laboratorio. Per non morire di freddo tu hai due possibilità, la prima è che non faccia freddo, la seconda è che tu abbia una fonte "tecnologica" di calore. Ma l'effetto sulla tua sopravvivenza è lo stesso: grazie al riscaldamento artificiale tu il giorno dopo sarai ancora vivo invece di essere morto per assideramento nel sonno. Se è vera la selezione naturale allora la tecnica produce necessariamente un adattamento dell'umano, che si basa sulla fuzionalità dei propri caratteri rispetto ai requisiti ambientali.
A questo punto è lecito domandarsi quale sarà la risposta adattiva umana, alla messa a punto di tecnologie riproduttive che siano addirittura in grado di fare meno "errori" di quanti non ne faccia la riproduzione naturale.
Se è vero che l'appendice intestinale è retaggio di un nostro passato vegetariano a forti contenuti di cellulosa, allora è vero anche che un giorno avremo un'altra appendice inutilizzata tra le gambe, del tutto simile a quella, che ogni tanto si infiammerà e andrà rimossa d'urgenza, senza causare alcun handicap nell'interessato.

Tra oggi e quel giorno c'è un lunghissimo interregno di mortificazione prima psichica e poi via via sempre più fisiologica delle sessualità. E il femminismo è la prima manifestazione di questa pulsione tecno-naturale.

Io la vedo così.

Tu piuttosto dimmi quale argomento hai da opporre all'abbandono degli strumenti musicali, nel momento in cui un computer può suonare anche meglio di uno strumento.

Se ne hai sono altamente graditi, perché io li vado cercando.

E mi piacerebbe anche avere dei riferimenti ontologici su cosa porta i bioeticisti a dire che l'umano si deve riprodurre per accoppiamento.

Perché mi devono spiegare quale sia l'ontologia che rende compatibile questo aspetto, con la teoria dell'aborto post-natale, che sempre da bioeticisti proviene.


« Ultima modifica: Marzo 20, 2012, 18:17:11 pm da Guit »
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Offline Guit

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #80 il: Marzo 20, 2012, 18:07:23 pm »
Ovvio poi che quanto ho detto sopra va esteso a tutta una serie di altri comportamenti e caratteri tipici dell'umano in condizioni di vita non tecnologica, e che si vanno e andranno modificando, non strettamente legati alla sfera genitale. Come ad esempio la perdita di valore del lavoro manuale in virtù di quello meccanizzato/robotizzato.

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Offline falseaccuse

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #81 il: Marzo 20, 2012, 21:00:11 pm »

E mi piacerebbe anche avere dei riferimenti ontologici su cosa porta i bioeticisti a dire che l'umano si deve riprodurre per accoppiamento.

Perché mi devono spiegare quale sia l'ontologia che rende compatibile questo aspetto, con la teoria dell'aborto post-natale, che sempre da bioeticisti proviene.


La teoria dell'aborto post-natale deriva da una coppia di squilibrati di cui non ricordo il nome e che certo non si possono definire rappresentanti della bioetica, ma comunque è un dato di fatto che questa gente è adusa arrampicarsi sugli specchi per quanto concerne la giustificazione dell'aborto pre-natale. Io lo spiego con la teoria dell'infatuazione femminista; prima del femminismo non c'erano queste teorie, nemmeno Mengele ha mai parlato di aborto. Eppure lui era un teorico della riduzione demografica e della selezione genetica: io considero quella come una naturale evoluzione tecnocratica, che poi è stata accantonata per motivi etici. Esiste, sin da quando esiste l'etica, un tira e molla tra sviluppo tecnologico e morale, che non sempre vede lo sviluppo tecnologico come vincente. Un altro esempio è dato dal disarmo nucleare dopo la guerra fredda. Con il tempo, si è presentato un terzo attore: il femminismo. Io almeno la vedo così.

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #82 il: Marzo 21, 2012, 00:48:47 am »
La teoria dell'aborto post-natale deriva da una coppia di squilibrati di cui non ricordo il nome e che certo non si possono definire rappresentanti della bioetica, ma comunque è un dato di fatto che questa gente è adusa arrampicarsi sugli specchi per quanto concerne la giustificazione dell'aborto pre-natale. Io lo spiego con la teoria dell'infatuazione femminista; prima del femminismo non c'erano queste teorie, nemmeno Mengele ha mai parlato di aborto. Eppure lui era un teorico della riduzione demografica e della selezione genetica: io considero quella come una naturale evoluzione tecnocratica, che poi è stata accantonata per motivi etici. Esiste, sin da quando esiste l'etica, un tira e molla tra sviluppo tecnologico e morale, che non sempre vede lo sviluppo tecnologico come vincente. Un altro esempio è dato dal disarmo nucleare dopo la guerra fredda. Con il tempo, si è presentato un terzo attore: il femminismo. Io almeno la vedo così.

Stante una visione tecnocratica non c'è via d'uscita. L'umano deve decidere ciò che vuole essere. La bioetica è debole perché debole sono le sue pubblicazioni. Una coppia di squilibrati come dici tu, non trova spazio nel British Medial Jounrnal.





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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #83 il: Marzo 21, 2012, 00:57:56 am »
Io non so Guit, ma affermare che la tecnica renderà superflui TUTTI gli aspetti biologici umani mi sembra un azzardo teorico alquanto audace da esternare. Un mio limite, sicuramente.

Citazione da: Guit
Tu piuttosto dimmi quale argomento hai da opporre all'abbandono degli strumenti musicali, nel momento in cui un computer può suonare anche meglio di uno strumento.

E questa la chiami evoluzione? Ma l'hai mai sentito un suono di chitarra fatto con GuitarPro?  :D

Tornando seri quello che ti posso dire è che quando il sintetizzatore sarà in grado di riprogrammarsi da solo senza l'ausilio dell'essere umano allora ne riparleremo, anche se non credo di poter vivere così a lungo da poter vedere tale prodigio della tecnica.

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #84 il: Marzo 21, 2012, 01:36:25 am »
Io non so Guit, ma affermare che la tecnica renderà superflui TUTTI gli aspetti biologici umani mi sembra un azzardo teorico alquanto audace da esternare. Un mio limite, sicuramente.

rendere superfluo un solo aspetto è in potenza equivalente al rendere superflui tutti.

Citazione
E questa la chiami evoluzione? Ma l'hai mai sentito un suono di chitarra fatto con GuitarPro?  :D

Io la chiamo involuzione, ma io lo dico su basi metafisiche e non materialiste.

Citazione
Tornando seri quello che ti posso dire è che quando il sintetizzatore sarà in grado di riprogrammarsi da solo senza l'ausilio dell'essere umano allora ne riparleremo, ...

Tu come tutti, stai aspettando l'evidenza per svegliarti. Ma quel giorno in cui te ne accorgerai sarà troppo tardi. Nessun uomo si è ancora reso conto dei danni subiti dalla tecnologia. Ma che dico! non dalla tecnologia, bensì dall'abolizione parallela di una ontologia umanista, tale per cui la tecnologia comanda, e tutto ciò che essa produce è moralmente giusto di per sé, senza alcuna mediazione del gusto, relegando ciò che desideriamo fortemente nel dominio dell'errore.

Citazione
anche se non credo di poter vivere così a lungo da poter vedere tale prodigio della tecnica.

Non porre limiti alla provvidenza. Intanto considera che tu come io, se lasciati nudi a gennaio in un bosco d'abruzzo, duriamo sì e no un paio di giorni, d'inverno, e un paio di settimane d'estate. A meno che qualche elicottero  non riesca a localizzarci ...

Nel mentre che uno stupido cigno sta attraversando l'oceano nudo, coperto di sole penne, ad altezze aeronautiche, per andare a svernare dove fa meno freddo.




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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #85 il: Marzo 21, 2012, 01:38:36 am »
Il femminismo corrisponde al ritorno dell'umano nelle caverne del progresso.

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #86 il: Marzo 21, 2012, 02:40:33 am »
Nel mentre che uno stupido cigno sta attraversando l'oceano nudo, coperto di sole penne, ad altezze aeronautiche, per andare a svernare dove fa meno freddo.

A meno che il povero e stupido cigno non incontri un altrettanto stupido cacciatore che con un fucile a pompa decida di sparargli una pallottola in piena fronte e con le sue penne farci un morbido piumone da regalare a due coglioncelli che si erano messi in testa di poter sopravvivere, nudi e d'inverno, ai freddi boschi abruzzesi senza neanche uno straccio di coperta a riscaldare i loro culi flaccidi e pelosi.

 :P

Guarda Guit che capisco il tuo rammarico verso la piega materialista che ha preso il mondo, non credere sai? Però a volte la mente tende a costruirsi delle facili scappatoie per fuggire dalla realtà che la costringe e la soffoca.

Scappatoie affascinanti e anche "un pò" vere sotto un certo aspetto. Metaforico sicuramente.

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #87 il: Marzo 21, 2012, 02:54:17 am »
A meno che il povero e stupido cigno non incontri un altrettanto stupido cacciatore che con un fucile a pompa decida di sparargli una pallottola in piena fronte e con le sue penne farci un morbido piumone da regalare a due coglioncelli che si erano messi in testa di poter sopravvivere, nudi e d'inverno, alle fredde notti abruzzesi senza neanche uno straccio di coperta per riscaldare i loro culi flaccidi e pelosi.
 :P

Se questo comportamento ignobile dell'umano, che spara sul cigno per il puro gusto di sparare, su un animale sostanzialmente superiore, se escludiamo l'utensile tecnologico, se questo comportamento fosse tanto comune da mettere a rischio la specie del cigno (che non so come si dice scientificamente), allora quel cigno, a causa di una tecnologia, avrebbe l'unica speranza di sopravvivere, selezionando soggetti che sanno volare in luoghi dove i pavidi cacciatori non osano appostarsi, muniti dei loro fucili ma con pochissimi peli residui sul corpo, che se non fosse per i piumoni morirebbero di freddo.

La tecnologia concorre alla selezione naturale, come protesi-utensile dell'animale umano. E' solo grazie ad essa che ci vantiamo di dominare il mondo e la natura, che pretendiamo di modificarla e assoggettarla ai nostri bisogni. Senza tecnologia saremmo semplicemente inesistenti. Così come siamo oggi, con deboli unghie che quando crescono si spezzano e dentini da onnivori viziati, senza l'utensile tecnologico saremmo il nulla. Bastano due o tre gatti veramente incazzati per stendere Tyson.

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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #88 il: Marzo 21, 2012, 03:20:58 am »
E i batteri resistenti agli antibiotici cosa sono se non una risposta adattiva della natura a una tecnologia?

La tecnica è "naturale" o no? Concorre alla selezione-evoluzione o no?

E se la riposta è sì, ripeto la domanda, in che modo la riproduzione artificiale modifica l'umano?

Ve lo dico io: rendendo inutili i sessi ... Perché la fecondazione fuori dall'utero non è veramente artificiale, è tecno-naturale.





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Re: Il femminismo è uno strumento o un "virus"?
« Risposta #89 il: Marzo 21, 2012, 03:34:13 am »
Da un punto di vista determinista, classicamente razionalista, non esiste ragione per dirsi contro il femminismo. Il femminismo è espressione di una tecno-natura crudele, dove vale la legge del più forte, ha nulla di umano, se vogliamo dare all'umano il senso dell'autocoscienza. Il femminismo è pura evoluzione, sulla base di forze orizzontali e immanenti, dove l'acquisizione tecno-scientifica è un dato di fatto, che di per sé, come se fosse un terremoto, genera un esistente indiscutibile e indiscusso. Di cui prendere atto e dal quale trarre dolore e dominio, incuranti del pensiero.
Ma peggio ancora: incuranti del gusto, dell'identità, del dialogo. Insomma: della storia. La cosa più dis-umana che si possa immaginare.





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