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Ed è qui,che il mio discorso si discosta in modo marcato da quello di Guit,io vedo che il femminismo è una forma di reazione,al pensiero razionalista,di reazione mal posta,mal compresa,anche dalle femministe stesse.
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Quindi anch'io identifico come Guit,il responsabile,nel razionalismo positivista,ma non attribuisco al razionalismo positivista,la volontà,di selezionare il femminile,semmai l'opposto.
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Scusa Salar ma io non vedo il discostamento e mi pare che le nostre analisi siano addirittura complementari.
Tu sei sceso con osservazioni interessanti a un livello di dettaglio nel quale non mi ero sognato di addentrarmi. Ma basta aggiungere alla mia visione delle cose, che il positivismo razionalista si modella su una psicodinamica maschile, ammissibile, perché la mia versione e la tua siano perfettamente compatibili, sebbene espresse con linguaggi differenti.
La donna liberata dalla tecnica, cioè per mezzo di qualcosa intrinsecamente maschile, ha rivendicato un ruolo ed ha preteso di trasformarsi in qualcosa che non le appartiene, e questo avrebbe ingenerato in essa un conflitto, che come dici giustamente tu, peraltro, non è perfettamente divisibile in uomini e donne ma è trasversale e avviene tra principio femminile e maschile, che poi sfocia in quello che tu chiami sintomo di conversione.
Io mi sono fermato all'odio, tu sei entrato nella fenomenologia dell'odio.
Ma anche l'occidente aveva nelle proprie tradizioni il concetto di sacro e quindi le difese contro la deriva scientista. Fai attenzione perché io non parlo di una volontà in favore delle donne bensì di una accidentalità favorita dalla mancanza di senso critico verso gli eccessi della tecno-scienza. Una sconsideratezza audace nei confronti della collateralità e della negatività tecnologica. Non ritengo, e tu me lo insegni, quello che sta avvenendo una necessaria conseguenza della tecnica. Quindi ci dev'essere qualche equilibrio che s'è rotto, che non può secondo me essere descritto deterministicamente. Per questo ho portato l'esempio dell'incidente nucleare, e ho parlato di accidentalità, di nocività latente.
Comunque c'è da rifletterci perché le domande che mi sorgono sono parecchie.