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CronacheDivorzio, un business da 5 miliardi l'anno. "Troppi interessi contro una nuova legge"Mercoledì, 22 febbraio 2012 - 10:36:00Il libro "Nel nome dei figli" sarà presentato il 23 febbraio alle 16 all'Urban Center a Milano, in Galleria Vittorio Emanuele. Parteciperanno la sen. Baio (madrina della legge sull'affido condiviso), la sen. Gallone (relatrice della riforma attuale), il Prof. Ronca(Teologo della Cattolica), il Prof. Nespoli (Ordinario di Pediatria). Nel nome dei Figli ha ricevuto il patrocinio di 20 Comuni e 7 province italiane per il valore sociale e culturale. Diecimila copie vendute in quattordici mesi senza contare su una rete di distribuzione nazionale, ma solo attraverso il passaparola di genitori e insegnanti. "Nel nome dei figli", il libro-inchiesta del pediatra Vittorio Vezzetti, è un caso editoriale. "C'è una sorta di censura informale per cui nessuna casa editrice ha voluto pubblicare questo testo - denuncia l'autore ad Affaritaliani.it -. Eppure con un importante editore alle spalle avremmo potuto vendere 250mila copie in un anno. Invece non c'è una vera libertà: gli editor hanno apprezzato il lavoro, ma le case editrici non hanno fatto altrettanto. Il mio non è un libro né di destra, né di sinistra, non sta né con i padri né con le madri, racconta solo la verità e non può essere strumentalizzato. Avendo ricevuto diversi rifiuti, poco più di un anno fa ho deciso di provare da solo con il sostegno della onlus Figli per Sempre. Ora abbiamo trovato il filone delle scuole, che stanno comprando il li volume e lo usano come strumento formativo per i docenti".Lei racconta cento storie di famiglie mettendosi dal punto di vista dei figli. Perché in Italia la legge sull'affido condiviso fa così fatica ad essere applicata correttamente?"C'è un sistema molto complesso che si muovo nell'interesse del minore, o per lo meno in quello che ritiene essere l'interesse del minore, basandosi però sui luoghi comuni e sulla giurisprudenza, non sugli studi scientifici o sulle esperienze estere di Paesi più avanti di noi in materia di divorzio. In nome dell'interesse del minore si sbattono padri sotto i ponti e i figli in comunità. Ma oggi la bigenitorialità non è più solo un contetto giuridico, formale, sociologico: c'è un'evidenza scientifica che la sostiene. Il bimbo che cresce con una bigenitorialità autentica è doppiamente stimolato, va meglio a scuola, ha una maggiore autostima e sviluppa un migliore rapporto con i genitori".Anche quando i genitori sono separati?"Sì. L'affido alternato dimostra che i figli di genitori separati sono più svegli degli altri. Si criticano tanto i cosiddetti "bambini ping pong", detii anche "piccoli nomadi", cioè quelli sempre col trolley in mano, ma avere due case per un bambino è come imparare due lingue contemporaneamente. Ovvero, è facile. L'idea che i piccoli non si possano adattare ad avere una doppia abitazione è totalmente adultocentrica. Anche il dipartimento della salute americano dice che questi bambini hanno uno sviluppo cognitivo maggiore".Lei sostiene che fino a 12 anni c'è un genitorie di serie A e uno di serie B, poi la partita si riapre. Perché e quanto spesso la situazione si ribalta?"Dopo dodici anni, conta di più anche la volontà espressa dai figli. Se prima il padre è genitore prevalente solo nel 3% dei casi in media, poi si arriva al 7-8%. Attenzione, però. Non sto dicendo che i tribunali italiani sono contro i padri, perché altrimenti interverrebbero verso chi non paga gli alimenti o non va a trovare i bambini, cosa che invece succede raramente. Credo però che i tribunali italiani siano contro la genitorialità paterna".Sui media si moltiplicano gli appelli dei genitori separati in difficoltà. Perché la politica non interviene?"Il fronte dei genitori sperati è molto frammentato, non si riesce ad unire per attirare voti e interessi dei politici. E poi, a dir la verità, il Parlamento è pieno di papà separati che però, secondo la mia esperienza, non hanno intenzione di ribaltare la situazione. Molti, fatte le dovute eccezioni, non vogliono avere la gestione dei figli al 50% con la ex moglie, perché questo comporta impegno e sottae tempo alla politica. In altri paesi, come la Svezia, dove si è raggiunta la parità dei tempi di accudimento, sono state le donne, soprattutto quelle di sinistra, a portare avanti la battaglia. Perché hanno capito che solo coinvolgendo gli uomini si sarebbero aperti posti per loro nell'industria, nell'economia, nella politica e si sarebbe realizzata una vera emancipazione femmminile".Quali sono i Paesi estri più avanti in campo di divorzio?"Direi Belgio, Francia e soprattutto Svezia, che è il modello assoluto. Di fatto questo Paese ha cancellato la separazione giudiziale, che oggi è ridotta solo all'1% dei casi. Ma lì il divorzio esiste dal 1913, in Italia dal 1970. Anche gli svedesi negli Anni Cinquanta si ammazzavano in tribunale per la fine di un matrimonio. Invece oggi gli avvocati avvisano subito i loro assistiti che non c'è possibilità di 'battaglia': il tempo di gestione viene diviso al 50% e l'assegno di mantenimento è molto basso, visto che i figli vengono già mantenuti per metà da entrambi i genitori". Quindi gli avvocati potrebbero avere un ruolo centrale nel cambiare le cose?"La Svezia ha un undicesimo degli avvocati che abbiamo noi. Da noi ci sono frange di avvocatura che speculano sul business dei divorzi, che vale 5 miliardi di euro all'anno. Che cosa succederebbe se il giro si sgonfiasse a 500 milioni? E l'avvocatura è molto ben rappresentata in Parlamento...".Maria Carla Rota