Articolo molto interessante e molto ben scritto, ma alla fin fine mi sembra anche legittimare che:
- se gli omosessuali propri della fattispecie sono donne allora tutto può essere (palesemente o meno), anche e non ultimo avere un figlio e crescerlo nel contesto ritenuto più consono, in questo caso comunque uno scenario omosessuale di due donne conviventi su base quotidiana con un presumibile connesso giro di conoscenze e abituali frequentazioni;
- qualora nel nucleo “anomalo” rispetto al modello tradizionale rientrino omosessuali di sesso maschile, allora la vicenda cambia e saltano fuori problematiche di ogni tipo (giuridico, storico, filosofico e biologico).
Ferme restando tutte le mie personali perplessità sulla maggiore o minore adeguatezza di determinati contesti in cui ipotizzare la crescita di un bambino, ravvederei anche in questo caso una discriminazione a sfavore degli uomini che al contrario delle donne, e a torto o a ragione, non possono avvalersi di fecondazioni assistite di sorta per realizzare un desiderio di paternità in presenza di orientamenti omosessuali e/o di stabili unioni con altri uomini.