Cosa posso dirti, non è colpa del femminismo? Vogliamo trovare un altro nome? Femdominismo ti suona meglio?
Non ne voglio fare una questione di semplice linguaggio. Tutte le informazioni che mi date, sul diritto di famiglia, sugli strumenti giuridici di controllo, esclusione e discriminazione della maschilità per me sono informazioni nuove e che prendo così come me le date, fidandomi. Senz'altro se ne riparlerà, leggerò altro materiale su questi argomenti qui e altrove.
Però, quello che voglio dire e di cui sono piuttosto certo è che il femminismo della differenza sessuale come pensiero politico espressione dei gruppi femministi Diotima, Libreria delle Donne, Via Dogana, Casa Internazionale delle Donne ecc... in quanto pensiero politico che contrasta la rappresentanza parlamentare e le istituzioni senz'altro
non è a favore delle pari opportunità, senz'altro
non è responsabile dell'istituzione di quel diritto di famiglia di cui parliamo. Almeno nel senso ristretto del termine: nessuna donna femminista del pensiero della differenza sessuale ha mai ricoperto i ruoli istituzionali decisionali atti a istituire queste modifiche giuridiche.
Altri lo hanno fatto, altri uomini e altre donne. Secondo me è un caso in parte paragonabile alla legge 180 Basaglia sui trattamenti sanitari volontari e obbligatori. Basaglia come psichiatra aveva introdotto un trattamento sociale della malattia mentale che prevedeva una vita comunitaria, una relazionalità tra struttura ospedaliera e degenza. Tutto questo si è perduto nella scrittura giuridica e nella sua applicazione concreta. Adesso gli effetti della legge 180 sono assolutamente lontani dalle posizioni di Basaglia.
Una discussione molto lunga su questo forum si domanda: il femminismo è uno strumento o un virus? Io sono molto aperto alle idee a cui mi introducete - istituzioni, diritto di famiglia, media, strumenti statistici, controllo sanitario ed economico che opprimono gli uomini, i padri ecc... - quindi non ho dubbi che una dominazione in effetti ci sia - del resto il capitale non smesso di opprimere la forza lavoro precaria qui in Italia come nel resto del mondo, tanto per fare un esempio - ho solo dubbi sul fatto che questa dominazione sia a conti una dominazione del femminismo, attivamente portata avanti dai movimenti femministi e non piuttosto una dominazione che per i suoi vantaggi fa uso della libertà femminile, fa uso del femminismo, fa uso della questione femminile come punto debole e molle della struttura giuridica e sociale per trasformare il quadro delle cose, per liberare forza lavoro efficiente, produttiva, macchinica, come sono le donne quando vengono messe a lavoro (ripeto su questo forum si è detto delle donne che studiano e memoria
vs. i maschi che studiando con la logica e innovano).
L'operare della differenza sessuale mostra che le donne tendenzialmente seguono le regole - più di quanto non le innovino - e perciò sono forza lavoro scolarizzata, specializzata, intellettualmente competente ed efficiente, liberata, messa a disposizione della produzione proprio da quelle riforme giuridiche, da quelle azioni (discriminazioni) positive di cui parliamo.
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Fazer: io queste cose non le vedo tutti i giorni, confesso. conosco i media - la telvisione, i giornali - e quindi sì conosco il
politically correct, la cappa che copre il discorso pubblico sul rapporto tra i sessi in televisione e sui giornali anche se secondo me questa cappa danneggia tanti i maschi quanto le femmine ed esibisce un'immagine di entrambi i sessi assolutamente fuorviante e deviata. Per quel che riguarda il resto confesso di non avere esperienza di questo: istat, irap per le imprese, concedo di paternità obbligatorio (questo mi sembra interessante, qualcuno avrebbe voglia di spiegarmelo?
).
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Beta: sul femminismo come linguaggio e narrazione. mi sembra un punto importante. è chiaro che quando una cosa diventa narrazione diffusa e mediatica facilmente si traveste in altro da sé. è uscito da poco un libro di una femminista, Valeria Ottonelli,
La libertà delle donne, sottotitolo:
contro il femminismo moralista. Io ancora non l'ho letto, ma immagino, conoscendo l'ambiente, che sia un libro contro quel femminismo mediatico (es. Se non ora quando) che ha preso molto piede in giro e che non porta da nessuna parte (di buono) né per gli uomini, ma neanche per le donne.