x Poisonmind e ilmarmocchio: ho capito, ovviamente è legittimo, ma è un peccato perché si perde qualcosa. Il libro di Lonzi non è affatto un libretto critico presto dimenticato. Indipendentemente dal femminismo è un classico della filosofia italiana. Contiene un'analisi molto dettagliata dell'hegelo-marxismo ed è stato scritto in tempi in cui la filosofia di Hegel non aveva ancora mostrato il suo fallimento storico (circa vent'anni prima dell'89). Proprio se ti piace Hegel, un'occhiata dovresti dargliela. La critica di Lonzi non ha nulla da invidiare alla critica dei più famosi post-hegeliani (Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche...). Il punto della sua lettura sta nella figura dello scontro tra il servo e il padrone contenuta nella Fenomenologia dello Spirito. La posizione della donna, dice Lonzi, dovrebbe essere quella di un rifiuto di entrambe le posizioni e di questo conflitto stesso, perché è alla fine solo un conflitto per il potere.
x Guit: capisco il punto sul congedo di paternità. del resto l'obbligo è una recinzione e rispetto alle recinzioni si rendono necessarie le battaglie di liberazione. francamente non so come veda il pensiero della differenza sessuale il padre, cercherò del materiale a riguardo. io continuo a pensare che il vostro punto - prendo ad esempio la questione del congedo obbligatorio - sia estremamente interessante e da condividere politicamente nel modo migliore possibile. Ci sono due aspetti, vorrei sottolinearli entrambi e aggiungere una considerazione:
1) una battaglia di questo tipo è innanzitutto una battaglia libertaria. scavalcare la legge, disobbedire alla legge che non è pensata da noi e per noi. qualunque politica autorganizzata (penso ai gruppi autonomi nel movimento) in qualche modo dovrebbero risuonare sulle vostre questioni: la legge che taglia le forme di vita in un certo modo e costringe, norma, anche ciò che dovrebbe essere la gloria della relazione.
2) proprio un punto come questo potrebbe essere un primo scarto sul simbolico maschile e quindi una prima risposta faccia a faccia al femminismo. non mi sembra di capire che voi diciate: si fottano!! io non solo non voglio l'obbligo di congedo, ma non voglio neanche il congedo, ci pensa lei al bambino, cazzi suoi, ha voluto la bicicletta e mo' pedala! (ho reso la cosa espressiva e semplicistica, correggetemi se sbaglio). Mi sembra invece che il punto vostro sia: questa legge obbliga là dove dovrebbe esserci libertà e respiro - nella relazione, nella paternità - trasforma ciò che per le donne è un diritto e quindi un guadagno, in un dovere e quindi in una costrizione. Ma sopratutto, mi permetto di dire, è una legge che non è pensata per maschi e fatta da maschi, non è pensata per padri e fatta da padri. Ebbene: voi certamente conoscerete la critica femminista in base alla quale ogni produzione culturale, sociale, giuridica ecc... patriarcale è innervata dalla maschilità e dal patriarcato, no? Le femministe potrebbero dire che anche questa legge sull'obbligo di maternità è maschile in quanto tale. Lo so, o immagino, che voi non accettiate una critica di questo genere e va bene - possiamo tenerla a mente e mettere da parte la sua astiosità per un istante? credo che il guadagno sia maggiore.
diciamo per un istante che sia pure così, che ogni produzione socio-culturale sia maschili bla bla bla... ma qui il passaggio che voi state facendo, che è un passaggio ulteriore, un passaggio politico importante e significativo secondo me, sta nel fatto di dire che voi, prendete parola come maschi e come padri - quindi come esseri sessuati, consapevoli della propria differenza sessuale e non come astratti soggetti della legge o della critica - contro una legge che si schianta sulle vite dei maschi e dei padri, ma non è pensata per i maschi e per i padri, né dai maschi e né dai padri.
Considerazione finale: io capisco il vostro antagonismo, capisco che l'antagonismo sia un punto della vostra agenda politica, perché voi nominate un'oppressione e lottate contro un'oppressione. è impossibile uscire da questo antagonismo, così. solo che, ve lo dico come parere politico generale, l'antagonismo schiaccia in una logica rivendicativa, di riconoscimento. come il popolo che si libera dalla dominazione, il popolo che chiede al sovrano la costituzione, il colonizzato contro il colonizzatore... ecc... tutto questo c'è, non può non esserci e va bene. Ma secondo me altro è lo scarto politico forte. E questo scarto sta fuori da una dinamica rivendicativa: sta nel dire appunto che la vostra presa di parola contro il congedo obbligatorio, non è la critica di maschi del patriarcato che vogliono mantenere una posizione di privilegio rispetto alla donna con figlio (faccio uso qui del linguaggio femminista, consapevole che non è più il caso storico di adesso), ma è la prima presa di parola di una maschilità nuova, una maschilità post-patriarcale, che si scarta dal simbolico dei padri - neutro - per nominarsi come tali. proprio come padri non è possibile accettare l'obbligo del congedo, non come maschi stronzi o come maschi che non sanno cos'è la maschilità.
Non so, mi sono permesso di darvi questo parere, che non voleva essere un giudizio generale sul vostro movimento, più che altro penso che in generale la questione maschile sia importante e che ci sia molto potenziale nelle vostre riflessioni e che una parte importante - non tutto certo - di questo potenziale si disperde nell'antagonismo. Del resto, ma non lo dico con arroganza, da qualche parte ho letto sul blog che era difficile trovare modalità e pratiche per una pars costruens. perché immagino anche voi vi sarete accorti che deve esserci uno scarto in avanti oltre la critica e la liberazione.