x Cassiodoro e TheDarkSider:
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Sì hai ragione la conflittualità tra uomini (di scienza, di arte, di cultura, di potere) ha portato al progresso -, solo alla modalità di conflitto per il potere che storicamente è stato tipico degli uomini - …..
La mia non voleva essere una lezione, mi spiace sia sarcastico.
Il mio grazie non era sarcastico, ripeto che non ho fatto le "scuole alte" nè frequentato circoli culturali femministi o maschilisti, per cui, per me, ha rappresentato una "lezione" sull'
ordine simbolico maschile di cui non ne ero minimamente a conoscenza. Tu, e altri qui, siete molto preparati sulla teoria dei filosofi, mentre io mi baso più sull’esperienza di vita vissuta.
Prendo atto della tua conferma alla mia conclusione sulla conflittualità (maschile) che porta al progresso.
Ma era una conclusione basata sulle
tue affermazioni, non sulle mie.
Hai ribadito che la conflittualità è alla base di tutto, per gli uomini, anche della scienza.
Partiamo dalla scienza e dalla tecnica.
Un bambino di 10 anni che smonta tutti i giocattoli per vedere cosa c’è dentro, comprese le teste delle bambole per vedere come è fatto il movimento degli occhi, cosa ha di conflittuale, se non il litigare con la sorella perché gli ha “rotto” il giocattolo?
Tu e le femministe vedete, del bambino, solo la litigiosità con la sorella e non notate la curiosità innata per “conoscere”.
E’, secondo me, la conoscenza che dà il potere, e non è il potere che può dare la conoscenza.
Questo bambino una volta cresciuto continuerà nella sua voglia di conoscere, non gli basteranno le poche parole del padre, dei maestri e dei professori, perché trasferire la conoscenza vuol dire trasferire potere, egli dovrà “rubare” il sapere, lo ruberà sui libri, sporcandsi le mani smontando macchinari, analizzando ogni piccolo particolare, ma, ancora una volta tu e le femministe vedrete quel “rubare la conoscenza” come qualcosa di conflittuale e non vedrete l’interesse innato per “conoscere”
L'ordine simbolico maschile non è basato sulla violenza, ma sulla voglia di sapere, sapere per fare.
Se ad una femmina, una volta bastava partorire (fare) un figlio per “sembrare” una dea, ad un maschio, per sembrare un dio, non bastava mettere incinta una femmina, o meglio, per mettere incinta una femmina tale da renderla simile ad una dea, deve dimostrare di saper fare cose che nessun’altro uomo è capace di fare.
Per conoscere bisogna scoprire, per scoprire bisogna osare, ad osare non sempre si ottengono dei successi, per questo, per osare, bisogna avere coraggio.
In qualsiasi descrizione delle società matriarcali che io ho letto, non si fa cenno alle qualità della Madre che governa se non l’anzianità e che deve essere “madre”, non l’esperienza reale, non la forza fisica, non il coraggio, non la capacità a costruire qualcosa, nessuna qualità, come per dire, se una donna non muore giovane PRIMA O POI diventa anche lei la capo villaggio, mentre di un qualsiasi Capo, Re, Imperatore, si vanta soprattutto il coraggio, magari dimostrato in battaglie nel passato, oppure coraggio per aver cambiato la storia del suo popolo con decisioni drastichee innovative. Prendiamo, ad esempio, Napoleone Bonaparte, nato figlio del popolo diventato imperatore, Nelle dinastie, quando il potere è trasferito da padre in figlio, (Patriarcato = Iniziato dal Padre) rimane sempre l’impronta del coraggio dell’avo,
Il concetto di “potere per anzianità” si ha nel mondo lavorativo, nel settore Pubblico, dove la presenza femminile è importante. Nel settore pubblico si fa carriera, lasciando perdere i favoritismi, per anzianità, e non mi sembra che, in Italia, il settore pubblico sia considerato efficiente. Ovvero, qualsiasi dipendente pubblico, indifferentemente dai risultati ottenuti, che abbia o non abbia osato, cha abbia sempre fallito o sempre avuto successo, che abbia o non abbia le capacità, a determinate scadenze, ha degli avanzamenti di carriera.
Nel settore privato, per fare carriera, sono importanti “la conoscenza” e l’esperienza effettiva, molto più importanti della predisposizione alla conflittualità.