Ovvero la donna in quel caso distrugge "l'autorevolezza maschile" (più corretto definirlo "l'idolum") e poi semplicemente si lamenta perchè "non esistono più gli uomini di una volta"??
a margine mi viene in mente che se le nuove esponenti del femminismo della differenza criticano l'approccio di maschileplurale in quanto portatori di quella passione triste da espiazione della colpa, potrebbe essere anche perchè questo tipo di uomo non piace..
Altrettanto a margine, (sono femminilmente maligna, ma abituata alle relazioni lavorative con donne e uomini
) non è che il nuovo approccio contro il separatismo nella politica deriva dal fatto che inconsciamente aleggia lo spettro del fallimento ma guai ad ammetterlo?
Insomma, per spiegarmi meglio, Elisabeth Badinter ha intitolato il suo libro "La strada degli errori", Doris Lessing ha preso le distanze dal femminismo degli anni '60 che "avrebbe perso tempo a denigrare gli uomini". Si puo' essere d'accordo o meno, ma hanno preso posizioni chiare in merito, hanno onestamente dichiarato a voce alta "abbiamo sbagliato".
Mentre invece qui, finora mi è sembrato di capire, che c'è sempre una sorta di contestazione mossa quasi con timore reverenziale nei confronti delle "vecchie" esponenti (chiamiamole così). Ho visto ieri sera un pezzettino di un video di Federica Giardini in un convegno dedicato a Carla Lonzi. Forse sarà il linguaggio filosofico che mi è un po' indigesto, ma mi è parso che semplicemente dicesse "quando (la Lonzi) dico donna, lo dico intendendo chiunque voglia sganciarsi dall'ottica culturale fin qui portata avanti dagli uomini". Cioè nulla di nuovo, a me è parso, il femminismo indica la strada per rendere migliore il mondo ed è quella dell'approccio femminile, poi ci si possono pure adeguare gli uomini e saranno i benvenuti.