Autore Topic: A CHE PUNTO SIAMO?  (Letto 1708 volte)

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Offline COSMOS1

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A CHE PUNTO SIAMO?
« il: Marzo 30, 2012, 20:06:18 pm »
La QM nasce come un disagio dalle mille facce: un giorno ti svegli e ti accorgi che il mondo non corrisponde a come te lo avevano descritto.

Ma come ce lo avevano descritto?

Ben pochi di coloro che si ritrovano nel MoMas vengono da una cultura patriarcale e ben pochi si sono scandalizzati delle richieste di parità delle donne. Quasi tutti noi siamo cresciuti nell'epoca del femminismo imperante e la parità mm/ff era un dato acquisito. Non ci disturbava, non ci ribellavamo. Ciascuno faceva la propria parte, se le dd reclamavano una maggiore libertà sessuale questo ci andava bene, se volevano lavorare fuori casa ci andava bene, se volevano avere le nostre stesse opportunità, ci andava bene.

Ma allora in cosa il mondo non corrisponde a ciò che avevamo in testa? Da dove è nato il nostro disagio?

Dallo scoprire che per il sistema le dd non sono pari agli uu, ma superiori. Che quindi noi ci dobbiamo sacrificare per loro, non liberamente come nell'amor cortese, ma per legge. Che noi dobbiamo lavorare 5 anni di più per andare in pensione. Che i contributi che noi paghiamo servono per pagare i benefici di cui loro godono. Che i lavori pesanti restano a noi. Che se in qualche lavoro appetibile ci sono più mm, sono pronte a chiedere le quote rosa, ma non sono pronte a chiederle per i lavori pesanti e malpagati.

Dallo scoprire che se una donna ti accusa di violenza sessuale, sei tu a dover dimostrare che lei era consenziente. L'unico caso in tutta la giurisprudenza occidentale nel quale sei colpevole fino a prova contraria.

Dallo scoprire che se si divorzia i beni e i figli non vengono ripartiti equamente, magari se è una separazione per colpa tenendo conto dei meriti di ciascuno, ma del sesso. Dallo scoprire che sposandoti hai contratto un debito inestinguibile e unilaterale. Non devi necessariamente stare insieme a tua moglie finché "morte non vi separi", ma la devi mantenere finché la morte non metta fine al suplizio.

Dallo scoprire che il matrimonio è un contratto a senso unico, nel quale tu hai solo doveri e nessun diritto. In effetti ci suonava male anche a noi quando sentivamo parlare del "diritto al sesso", come se una donna dovesse essere obbligata anche controvoglia a fare l'amore con quella bestia del marito. Sta di fatto che quando ci siamo sposati non era scritto neppure tra le clausole più piccole che lei avrebbe potuto chiudere bottega senza spiegazioni e senza limiti di tempo. Se ce l'avessero spiegato a chiare lettere, se ci avessimo riflettuto per bene, forse ci saremmo domandati se valeva la pena sposarci o non invece restare buoni amici. Cos'altro dovrebbe garantire il matrimonio se non la tranquillità del sesso?

Ma tutto questo alla fine è poco per spiegare il disagio da cui nasce la QM. La vera radice del nostro disagio nasce da un blocco della comunicazione. Non ci sono canali, non ci sono vie attraverso le quali puoi confrontarti con una donna e chiederle ragione del suo comportamento. Tua moglie ha mal di testa da tre mesi? sono affari suoi, non ti deve alcuna spiegazione. Un giorno trovi la porta chiusa a chiave e la busta di un avvocato? libertà di scelta. Il giudice ti proibisce di avvicinarti a casa tua, ti toglie la casa che hai costruito con le tue mani, ti fa vedere i figli a week end alterni e ti dimezza lo stipendio? è la legge.

E di tutto questo con chi dovremmo parlarne? I gay hanno il loro pride day. E gli uomini che lavorano dalla mattina alla sera, che si rompono la schiena, che non hanno mai alzato una mano sulla moglie, non hanno diritto alla loro dignità? No, non ne devono neppure parlare. Perché per definizione sono violenti, ricchi, oppressori. Possono solo vergognarsi di essere quel che sono. In silenzio.

Ecco perciò che è con orgoglio che noi rivendichiamo lo spazio che abbiamo creato come U3000 e MS. Noi abbiamo aperto uno spazio di dialogo.
Abbiamo creato uno spazio dove ci raccontavamo i sensi di colpa ad andare a prostitute perché tua moglie si negava. I sensi di colpa per gli scatti d'ira o la depressione, o la voglia di sparare al giudice e all'assistente sociale.

E solo il fatto di parlarne in molti casi ha superato il disagio. Abbiamo scoperto che possiamo stare in piedi sulle nostre gambe, anche se e quando non c'è nessuno ad aiutarci (può sembrare infantile: ma nelle società patriarcali quando un uomo era davanti ad un ostacolo troppo grande per lui, c'era sempre uno zio o un amico a dirgli: "comportati da uomo". E quello vedeva l'ostacolo sbriciolarsi).

Possiamo farcela. Possiamo difendere la nostra dignità comunque. Possiamo controllare l'ira. Possiamo continuare a lavorare e trovare il modo per non farci derubare.

Adesso non siamo uguali a dieci o quindici anni fa. Abbiamo scoperto l'inganno. Conosciamo la violenza. Sappiamo stare all'erta di fronte alla dolcezza femminile. Dolcezza per dolcezza, il portafoglio sta altrove.

Dal punto di vista statistico molti dei primi sono rinati: da candidati beta siamo passati al mondo degli alfa. Se mia moglie ha mal di testa, tiro un respiro di sollievo. Il problema non è se una donna me la dà. Ma se sa che me l'ha data anche la sua amica.

Perché allora c'è ancora una QM?

Credo possiamo identificare almeno tre ragioni.

Anzitutto non tutti gli italiani hanno scoperto l'inganno. È importante restare come spazio di consapevolezza, perché è importante che il disagio crescente trovi dei luoghi per prendere consapevolezza. È importante per prevenire tutta la violenza che scaturisce dal sentirsi schiacciati dalle circostanze.

Poi perché è importante demistificare: la parità sta bene. La differenza sta bene. Ma non sta bene che parità e differenza siano carte da giocare al solo fine di penalizzare gli uomini. Se vogliamo il diritto al divorzio, deve essere un divorzio assolutamente pari: tanto hai dato, tanto ti riprendi, senza alcuna distinzione tra mm e ff.

Ma soprattutto perché il superamento del disagio non equivale al superamento delle ragioni che l'hanno prodotto. Noi ci siamo adattati, scoperte le nuove regole del gioco abbiamo saputo usarle a nostro vantaggio. Ma di per sè questo non ci basta. Di fatto la guerra tra i sessi ha ridotto i nostri rapporti a rapporti di potere. Noi eravamo attirati dalle donne come innamorati. E loro ci vedevano come salvadanai. Quindi noi abbiamo imparato il gioco e l'abbiamo volto a nostro favore. Faccio sparire il salvadanaio, se mi vuoi mi prendi così. Se non mi vuoi, tanto meglio. Io sto bene lo stesso. Ma cosa resta? solo il potere, la forza di chi sa piazzarsi meglio a questo mondo. C'è una via d'uscita? Il dialogo, certo. Ma come si può dialogare con logiche diverse. Quando qualunque frase viene detta e interpretata diversamente.

Quest'ultima è certamente la ragione più importante. Non si tratta più di disagio, di difficoltà. Una volta che hai capito i meccanismi del pensiero femminista, usarlo è facilissimo. Il problema è che comunque non è questo il mondo che desideravamo. Non perché non ci faccia comodo. Non perché non siamo in grado di ottenere quello che vogliamo. Desideriamo altro. Ma non sappiamo esattamente cosa.

È per questo che dobbiamo tenere aperto questo spazio di discussione. Perché non abbiamo una risposta.

Lo dico chiaramente, anche perché ormai è noto che a Carlo sto antipatico, quindi peggio di così non può andare: l'azione politica in questo momento è una scorciatoia senza prospettive. Non serve a nulla fare qualcosa se non si sa cosa si vuole fare. Tanto di cappello a Vincenzo per i suoi risultati politici. Ma la domanda resta: e dopo? Quale spazio di dialogo volete costruire? Uno spazio del "volemose ben"? Ora che siamo cresciuti e che le dd non ci prendono + così facilmente all'amo, siamo disposti a credere nella loro buona fede? Siamo convinti che basti un po' di buona volontà per costruire un mondo nuovo?

Non ne sono affatto convinto. Quali saranno le vie d'uscita?

Il modello patriarcale? La parità assoluta con il divieto di distinguere il sesso dei genitori?
Non lo so e perciò preferisco stare alla finestra e pensare.

Finché non è chiaro dove vogliamo andare, pensare vale di più che fare. Fare senza sapere rischia di essere controproducente.

Di fatto oggi c'è solo il deserto.

Le dd vivono il loro disagio. Gli uu non aprono più loro le porte, e pur essendone orgogliose si domandano se ne valeva la pena. Sanno che dal matrimonio in poi ti tengono in pugno. Ma vedono che noi ci caschiamo sempre di meno. Sanno che il sesso è merce rara. Ma sanno anche che siamo sempre meno disposti a pagare. O perché siamo disillusi o semplicemente perché quello che avevamo l'abbiamo già perso. Ma di tutto questo non discutono. Lo vivono con disperazione. A parte alcune piccolissime frange, un po' allucinate, un po' stagionate. Talvolta tentano di scaricare su di noi il loro disagio, ma vedo che in generale anche i meno coscienti hanno le risorse dialettiche per sottrarsi alla colpevolizzazione.

Ma di fatto non vedo alcun movimento da parte femminile per discutere con noi del loro disagio. Alcune vorrebbero discutere del nostro. Altre vorrebbero che ci assumessimo la colpa di tutto il male del mondo da Caino ad Arcore. Ma nessuna ha il coraggio di guardarci negli occhi da pari a pari e dire: e adesso?

Da parte nostra vedo una maggior apertura al confronto, ma inficiata dalla mancanza di ipotesi di soluzione.

Perciò continuiamo a pensare. È la cosa più importante che possiamo fare.

Se una via d'uscita c'è, la troveremo.
Dio cè
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Offline Guit

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #1 il: Marzo 30, 2012, 20:53:37 pm »
Il tuo stato dell'arte è lucido e condivisibile. C'è da dire però che l'azione politica, almeno per come piace a me, non è antitesi del pensiero. Agire politicamente di per sé vuol dire tutto e niente. Anche un forum come questo è "politico".

Una cosa che si stenta a capire è che l'azione politica inizia nel momento stesso in cui una "voce di popolo" si riconosce sotto una bandiera che la rappresenta. A chi sta veramente a cuore l'argomento, deve stare a cuore anche la sua attuazione. Non condivido l'idea che per agire politicamente si debba avere la soluzione in tasca, che invece dovrebbe venire a valle di una contrattazione sociale. La QM rientra come il sindacalismo, nelle questioni contrattabili. Fare politica quindi diventa il voler sedersi al tavolo per discutere. E questo si può fare anche senza pars costruens.

La morìa di uomini nei cantieri, nelle carceri, per suicidio da crisi o da solitudine, è una strage i cui numeri superano di diversi ordini di grandezza la violenza sulle donne. Noi dovremmo pretendere che anche questi temi siano messi nel conto delle politiche "di genere".

Se uomini e donne sono due categorie, come sembra che sia per voce delle più alte istituzioni, allora che lo siano sul serio, e che si abbia rispetto per i cittadini, tutti, e per la realtà delle cose.

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Offline poisonmind

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #2 il: Marzo 30, 2012, 22:22:14 pm »
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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #3 il: Marzo 30, 2012, 22:43:05 pm »
La via d'uscita, semplice ed efficace, sta nel farci GLI AFFARI NOSTRI. E farceli sempre di più.
Non solo. Invitare ed esortare gli altri maschi a fare lo stesso. E insegnare loro come farlo.

Offline Red-

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #4 il: Marzo 30, 2012, 23:33:11 pm »
Citazione
Ma allora in cosa il mondo non corrisponde a ciò che avevamo in testa? Da dove è nato il nostro disagio?

Io lo so che sono monotono e che a volte sono molto border-line nelle mie tesi.
Però la risposta a questa domanda diventa di una facilità disarmante, se si pensa ad un tentativo di formare una società malthusiana.
Come dovrebbe essere una società malthusiana? ovviamente una società in cui si fanno pochi figli. Per arrivare a questo occorre creare le condizioni socio-culturali in primis e poi politiche.
Per creare le condizioni socio-culturali serve una società in cui i bisogni naturali primari siano soddisfatti, altrimenti il tutto non regge nel tempo.
Per capire quali sono questi bisogni è sufficiente pensare a quello che ci hanno urlato nelle orecchie negli ultimi 40 anni circa.
La donna e l'uomo sono uguali, lei deve fare sesso ludico, lui deve dividere equamente le risorse di cui dispone, ci si devono dividere i compiti nel rispetto reciproco, si devono equiparare le opportunità, dividere diritti ma anche i doveri, etcetera.
Ecco, questo è quello che avevamo in testa.

La cosa poi non ha funzionato, perchè lei non fa sesso ludico, lei si accaparra le risorse se appena è possibile e col fischio che le divide, non ci sta dividere i compiti ma tira sempre dalla sua parte; lei è più uguale di noi; lei non ci pensa nemmeno ad equiparare davvero le opportunità, nemmeno ci pensa a dividere anche i doveri senza prima protestare sinchè ha fiato in corpo, etcetera.

Ecco, questo è successo, molto semplicemente, secondo me. E' successo che il tentativo di creare una società malthusiana sostenibile è fallito, ed è falllito per via delle donne. Da qui è nato e sta crescendo tutto l'ambaradan.



Per il resto prendo atto delle perlessità di Cosmos e me ne dispiaccio. Io penso che si dovrebbero sempre superare le antipatie personali in nome di un ideale più alto. Però concordo abbastanza sulle conclusioni. Se non si sa dove si vuole arrivare, è cosa saggia rifletterci ancora, se c'è tempo.
...Perchè una delle domande è anche questa: ce nè il tempo?
Per me lo scopo e il fine ultimo della QM è statoi ed è abbastnza chiaro, e lo è perchè io credo fermamente nelle premesse che ho espresso più su. Da quelle premesse discende anche ala soluzione. Il ripristino di un patriarcato nuovo (che significa equilibrio tra i sessi e non supremazia dell'uomo sulla donna), che tenga conto delle modifica avvenute nella società.
Ma per parlarne nel dettaglio non basterebbe un libro.

Comunque la discussione mi sembra molto utile.
« Ultima modifica: Marzo 30, 2012, 23:53:41 pm da Red- »
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline COSMOS1

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #5 il: Marzo 31, 2012, 22:31:44 pm »
Ci sono alcuni che ostentano i propri dubbi quasi fossero le penne di un pavone.
No, io non sono orgoglioso di non sapere dove andare. Lo vivo con grande delusione. Va bene, confesso che spesso mi viene la tentazione di farla finita.
Perciò non disprezzo coloro che intendono avviare una iniziativa politica. Io da parte mia non ho alcuna antipatia per Carlo, e anzi sono sorpreso e dispiaciuto dall'atteggiamento che lui manifesta nei miei confronti.

Io mi confronto quotidianamente con i miei fallimenti. I miei figli che escono di casa senza salutare, i miei sogni giovanili in fumo.

Da un lato è vero che la QM è una conseguenza della nostra immaturità. Se fossimo stati uomini maturi quando hanno cominciato a piovere tegole, ci avrebbero fatto un baffo. Ma non eravamo maturi, forse non lo siamo neppure ora, l'avventura intellettuale che chiamiamo QM ci ha aiutato a maturare, ad evitare il ripiegamento autocommiserante su noi stessi. Ma non è una patente di maturità.

Però ammettiamolo: il femminismo è un'arma spuntata nei confronti di un vero uomo, quindi in qualche misura l'aver sofferto i loro attacchi è una manifestazione di debolezza. E' vero che una minigonna ascellare ad un uomo maturo (prudente, forte, temperante, casto, etc.) fa un baffo. E' vero anche che talvolta rimpiango i tempi nei quali quella minigonna mi faceva ribollire gli ormoni, guardo con un po' di delusione le mie reazioni rallentate e intorpidite, quella stupida scorciatoia di far passare per saggezza la decadenza fisica.

 Rimane il fatto che non vedo vie d'uscita.

Scusate ma sento continuamente il bisogno di ricapitolare, come una coazione a ripetere. Gli anni dello scontro duro con mia moglie sono lontani, non ho alcuna recriminazione nei suoi confronti. Da qualche tempo vuole farmi credere che le è venuta una voglia ardente di sesso, dice che ne ha scoperto il fascino (NB da quando sospetta che io abbia una amante ... ). Se la QM fosse solo questione di sesso sarei a posto. Ma è come se ci fosse qualcosa di rotto, come se a forza di sparare alla scatola chiusa aveste ammazzato il gatto. Non sparare più non serve, non lo resuscita.

Va bene, se a suo tempo io non mi fossi lasciato trascinare in un confronto all'arma bianca, sarebbe stato meglio, per me, per lei, per i figli. Va bene. Ma la storia non si rifà con i se.

La storia si fa insieme. I sogni giovanili si realizzano insieme. Quando scopri che alla fine anche nel matrimonio, anche in famiglia sei solo, non puoi dimenticarlo. Non puoi far finta di non averlo scoperto.

E la QM non è una questione sindacale. E' vero. Gli uomini lavorano più duramente delle donne e vengono pagati di meno. E' vero, quasi solo gli uomini muoiono nei cantieri. E' vero, gli uu escono a pezzi dal divorzio. Si tratta di correggere queste storture.

Forse una vera parità legislativa, abolire in maniera ferrea qualunque discriminazione (vuoi lavorare come un u? e allora lavora, ma non chiedere di non fare le notti o di non scendere a 200 m sotto terra o lo spogliatoio separato, etc etc. Vuoi essere come un uomo? ebbene, accontentata. Stessi vestiti, stesse mansioni, stesso stipendio, stesso spogliatoio, stesso cesso. Punto. Lo stesso per il divorzio. Il giudice dovrebbe decidere senza sapere se il coniuge A è m o f, e affidare figli e risorse in modo del tutto indipendente dal sesso. Lo stesso per la pensione: tutti uguali come contributi, pensione, anzianità. E la gravidanza, mi spiegate che senso ha? dopo una settimana o torni al lavoro o non vedo per quale ragione ci debbano essere altri che lavorano per pagarti lo stipendio. Non lo capisco proprio. E via elencando).

Questo è necessario in una cultura secolarizzata che non riconosce alcun valore meta-fisico, non contingente.

E' necessario. Ma è anche sufficiente? A voi basterebbe?

Non credo. Sarebbe una base di partenza, non una meta. A partire dalla piena uguaglianza dovremmo avere la libertà di costruire il mondo che noi vogliamo.

Ma quale è il mondo che vogliamo?

La Costanza Miriano ha avuto il coraggio di dirlo (vedi nella sezione Links Sposati e sii sottomessa). Ma se la stessa cosa l'avesse detta un uomo, il libro sarebbe diventato un best seller o sarebbe ammuffito nel sottoscala? Vedi per esempio la differenza di copie vendute tra questo libretto (per carità, simpatico ma un po' banalotto) e la Donna Cristiana di Dag: non c'è confronto di spessore, ma uno è ai vertici delle vendite, l'altro in coda.

Quindi possiamo solo aspettare che le dd si decidano a ipotizzare che società vogliono oltre l'uguaglianza? E' vero che donna è domina, la signora. Ma noi abbiamo un punto di vista da esprimere? abbiamo il diritto ad un punto di vista? e quale eventualmente?

Onestamente io faccio fatica a credere nel percorso teorico delle utopie: una società perfetta, nella quale le donne fanno 2,3 figli a testa (numero necessario per un tasso 0 di crescita) ciascuno mette a disposizione le proprie risorse (economiche, affettive, erotiche, etc). Ci ha provato Platone, poi su su fino alle comuni sovietiche. Sarà, ma vorrei tanto mi fosse risparmiata la prova pratica.

Sapete anche che il modello patriarcale di Lanza del Vasto mi avvince, ma ha il difetto di essere troppo perfetto. E se una  cosa troppo perfetta non viene abbracciata all'istante da tutta la popolazione mondiale, è difficile imporla con la forza. Sarebbe come ammettere che non è perfetto come dovrebbe essere.

D'altra parte abbracciare il modello patriarcale di LdV o di San Paolo per rispondere alla QM è come farsi prete perchè si ama l'odore dell'incenso nelle messe. O il patriarcato è una conseguenza di una esperienza mistica totalizzante, o è un po' di fondotinta, si mette al mattino e si lava via la sera.

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Offline COSMOS1

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #6 il: Aprile 01, 2012, 19:16:11 pm »
altrove riporto alcune frasi del libro di Timperi, le sue proposte per affrontare la questione dei padri separati
http://www.metromaschile.it/forum/libri-links-e-articoli/tiberio-timperi-nei-tuoi-occhi-di-bambino/msg54237/#msg54237

ebbene, questa è l'ottica sindacale: gli oppressi reclamano i propri diritti. Gli oppressi di volta in volta sono i proletari, i negri, le donne, i disoccupati, adesso i padri separati. E' uno schema che può essere applicato facilmente, proprio perchè è noto e condiviso. Si può spiegare e capire: le FaS quando ci chiedono di capire sono in mala fede, tanto il fenomeno è noto e diffuso.

Eppure non mi basta. Dopo 35 anni di politica attiva, per la prima volta da Gennaio sono in pausa e ho la testa che gira vorticosamente, e più gira più sono confuso.

Ovvio che la prima cosa che gli oppressi devono chiedere è la fine della discriminazione, i pari diritti. Ovvio che io appoggerò coloro (Timperi, Spavone, Zijno che sia) che porteranno avanti questa battaglia. Ma non è un traguardo. Ben che vada sarà un punto di partenza.

E lo stesso programma di Tiberio a mio parere mette bene in luce quello che per me è un nodo cruciale: per Tiberi il divorzio deve essere breve perchè se uno si trova in quella situazione, per colpa sua o no, le attuali lentezze e pastoie sono uno schiacciasassi che lo distrugge.

Ma per un cattolico il divorzio non è una soluzione. Quindi nel momento della Pars Costruens ci separiamo: i credenti da un lato, gli altri dall'altro.

Scusate ma questo è un nodo che dobbiamo affrontare.

La QM riflette un disagio comune a tutti, credenti e non credenti. Ma se proviamo a pensare alla soluzione non siamo più sulla stessa barca.
Per un cattolico il matrimonio è indissolubile. Quindi la QM assume dimensioni totalmente diverse. Il problema comunque diventa quello di sopravvivere dentro un matrimonio fallito, non di avviarne un altro che non ha alcuna garanzia più del primo.

Tiberio cita una poesia di un poeta greco, tale Kavafis:
Perchè sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.

(pg.84)

L'ipotesi che si possa recuperare un matrimonio fallito con un altro matrimonio è ovviamente irrazionale, ma su questo ci dividiamo, mi rendo conto.
Le organizzazioni USA di Covenant Marriage partono da questo ragionamento: chiunque è libero di sposarsi come gli pare, in modo dissolubile o indissolubile. L'unica cosa assoluta è che lo deve dire prima.
Credo che il nodo sia appunto in questo prima. I non credenti possono tranquillamente pensare che il divorzio breve aiuterà a risolvere la QM. I credenti possono tranquillamente rifiutare il divorzio a priori. Ma la posizione di ciascuno deve essere chiara ed esplicita prima del matrimonio ad ambedue i coniugi. Se io rischio di essere sbattuto fuori casa dall'oggi al domani e se io ho o meno diritto ad un rito abbreviato, lo devo sapere nel momento in cui mi sposo. Se non corro questo rischio, la cosa deve essere chiara sia a me che al mio partner.

E ovviamente le buone intenzione dei promessi sposi non contano nulla. Se io vendo una casa, una volta firmato il contratto ed incassato il corrispettivo, non posso scoprire di aver cambiato idea. Non posso scoprirlo non perchè io non posso cambiare idea, ma perchè i giudici si mettono a ridere.

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Offline ilmarmocchio

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Re: A CHE PUNTO SIAMO?
« Risposta #7 il: Aprile 01, 2012, 22:19:23 pm »
Non sapevo di questa antipoatia ta te e Zijno, che non conosco di persona ma che mi piace per quello che scrive, e mi dispiace.
Non so quale sia il motivo, ma mi dispiace per almeno 2 motivi :
1- ritengo molto valido il tuo modo aperto e tollerante di dirigere il forum, che ci ha permesso di far venire a galla situazioni di grave disagio, magari espresse rudemente, ma mai represse.
2 - credo nella assoluta necessità di coesione di tutte le anime della Q.M.
Anche io penso che la Q.M. contiene la QPS ( questione padri separati ).
Diciamo così : una vittoria su un processo più rapido e sopratutto più equo , è un grande successo tattico.
Ma la strategia di fondo non pu' non essere un mutamento culturale , di "zeitgeist" (spirito del tempo ), perchè solo così i risultati acquisiti non saranno temporanei e parziali.
Lo stesso mutamento sociale che ha portato all' affermazione del femminismo. Noi dobbiamo ora spinegere il pendolo nella direzione opposta.
In questo, il web è fondamentale : è un passaparola, non fulmineo come la TV, ma lavora in profondità e permette la diffusione e la circolazione delle idee eretiche e la QM è una idea eretica.
Solo che prima faceva ridere, ora non più : questo lo si percepisce nettamente e ci dve spronare a continuare con ancor più determinazione. Ho notato che la nascita del MoMas è stata salutata benevolmente da altri esponenti della nostra area, però anche con notevoli perplessità, vedasi UB e Ragioni Maschili.
Al di la del fatto che io sono per l'unità, perchè è la massa che è inarrestabile, vedo comunque utile appoggiare tale neonato movimento anche se ci sono delle perplessità.
Perplessità che possono essere risolte strada facendo.
L'importante però è di dare la possibilità a tale movimento di svilupparsi.
Credenti, non credenti...
dobbiamo trovare un minimo comun denominatore : ognuno poi proseguirà con finalità ideali più o meno diverse, ma su alcuni principi base ( tipo un decalogo ) dovremmo a vere chiarezza e coesione assolute.
per cominciare , c'era un thread che si occupava della definizione della QM.
Avevamo, mi pare, trovato una definizione sintetica , non ambigua, esauriente.
E' un passo non da poco.
Il nostro forum in particolare, è un porto di mare piuttosto " agnostico " : questa è la stella polare da guardare per coagulare una posizione che raggiunga una forza d'urto capace di esprimersi politicamente con efficacia e , al tempo stesso, proponga mete e idee comprensibili a sempre più persone ( uomini, ma anche donne ).
Ecco perchè aborro " destra e sinistra" e altre elucubrazioni teoriche che non portano da nessuna parte.