Autore Topic: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.  (Letto 53205 volte)

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Offline FikaSicula

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #75 il: Aprile 02, 2012, 08:24:47 am »
E cosa definisci allora violenza di genere, partiamo da qua, sentiamo?

La violenza perpetrata contro le persone in base al genere.

Attualmente in Italia il ministero delle pari opportunità è governato da una donna (...) quote rosa. (...) Poi, nessun questionario ti sarà imposto da me; ti farò domande, e con calma, aspetterò le tue risposte.

Grazie per la rateizzazione delle domande. :)
Questa va inserita nel capitolo che voi chiamate delle "discriminazioni positive" di cui parlava Guit, giusto?
Ministero: è accorpato al welfare, se non erro, al Ministro Fornero. E di lei mi preoccupa quello che sta facendo sulla riforma del lavoro. In generale non penso che le donne abbiano maggiori competenze o esprimano maggiore affidabilità in quanto donne. Il ministero alle pari opportunità è stato considerato una specie di recinto, come per certe commissioni su temi "femminili" dentro i partiti. Un modo per dire alle donne di occuparsi d'altro mentre gli uomini gestivano l'economia, la giustizia, le finanze, eccetera eccetera. Così mi pare sia stato fino a qualche anno fa. Quando e se un ministero alle pari opportunità sarà affidato ad un uomo in una redistribuzione di ruoli equi sarà una gran cosa.
Quote Rosa: non mi interessano le tutele. Non sono/siamo separatiste.
Quando Snoq propone la sacra alleanza bipartisan delle donne in quanto donne, tutte unite in nome di una loro presunta "innocenza" in base al genere, stabilendo a priori che le donne (a loro volta divise in quelle per bene e quelle per male) sono il "bene" e che gli uomini sono il "male", realizzano quella esclusione sociale sulla base della quale fondano un "potere".
Sfruttano questa modalità ministre, politicanti, donne di potere, di destra e sinistra (alla Camera nel 2001 nacque una specie di alleanza bipartisan e coniarono il termine "Branco Rosa"), ovvero l'espressione del potere che oggi in Italia può arrogarsi il diritto di dire cose orribili su tutto salvo poi lamentarsi delle critiche attribuendole ad un mancato rispetto per le donne.
E' a loro che conviene assumere come precondizione valoriale il fatto che una donna sarebbe "meglio" anche se poi vota, propone e mette in discussioni leggi, provvedimenti, riforme terribili.
A loro conviene mettere avanti a tutto il tema della "differenza" come trappola per incastrarci in ruoli che dovrebbero piacerci grazie a provvedimenti consolatori di tipo tutelare.
A loro e a chi gestisce l'economia conviene che le donne si accontentino di una politica di "conciliazione" (per conciliare il lavoro - che non c'è - e la famiglia) assumendo la massima flessibilità e precarietà come fosse un favore per poi restituirci mortificanti, inutili e ipocrite norme di inclusione professionale e sociale che non colmano alcun gap.
Io lo chiamo separatismo opportunista ed è quello che ci dà l'opportunità di rivendicare il fatto che le alleanze oggi si fanno sulla base di affinità diverse, non solo in base ad una sensibilità rispetto a questioni di genere ma in base a questioni di classe, identità politica, sulla base di una sensibilità comune al fine di una lotta collettiva che ci vede tutti/e egualmente massacrati da mille emergenze sociali.
Io non mi riconosco nelle donne al potere (che sono quelle che nell'immaginario collettivo assumerebbero l'identità delle "femministe") che curano la propria riserva fatta di stereotipi e che brandiscono il genere come un'arma per zittire le critiche, per dominare altre donne e per attraversare spazi di uomini indossando abiti vittimisti e richiedendo tutele delle quali non avrebbero bisogno e che io/noi non chiederemmo mai (lettere alle istituzioni, percentuali di ingresso, eccetera eccetera).
Io mi riconosco in chiunque condivida con me - e io con loro - una lotta in direzione di un obiettivo comune.
Spero questo risponda alla tua domanda.

Offline Animus

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #76 il: Aprile 02, 2012, 08:38:20 am »
La violenza perpetrata contro le persone in base al genere.

Quindi essendo l'aspettativa di vita maschile minore di quella femminile -per morte violenta, stress e disagio sociale-, si può senz'altro dire che sia il maschile a subire maggior violenza da parte della società.
Bene, almeno questa è  una cosa sulla quale concordiamo.  ^_^

 
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Online Jason

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #77 il: Aprile 02, 2012, 09:03:47 am »
@ Fikasicula : Tu dici che non esiste Male Bashing. Già il fatto che il politicamente corretto attuale dà al male e alla violenza una connotazione di genere(maschile) è segno di come il genere maschile sia sotto attacco culturalmente. Oggi ormai va di moda proclamare la superiorità morale, intellettuale e biologica del genere femminile su quello maschile, non ci sono discorsi, sia mediaticamente sia nella vita di tutti i giorni, in cui non si affermi quanto le donne siano più brave e capaci degli uomini. Questi esempi che ti mostro ora sono solo una goccia nel mare di tutto questo odio antimaschile portato avanti da questa società e dai media:


http://razzismodemocratico.blogspot.it/

Se è per questo anche il sequestro di persona e lo spaccio di droga non sono considerati reati contro la persona, però non per questo non vengono puniti - il sequestro di persona è punito con una pena che va dai 25 ai 30 anni -
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline Giulia

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #78 il: Aprile 02, 2012, 10:10:04 am »
   

 Ma riconoscere che chiunque si svegli alla mattina prendendo il coraggio a due mani e la forza per riuscire a superare un'altra faticosissima giornata sia una sorta di "eroe" o di "eroina" moderno/a non significa che questo sia giusto e che io debba rassegnarmi a questo stato di cose o che devo consegnare colpe di genere.

Son daccordo con te; non è accettabile.
 
Citazione
A parte questo vorrei capire come il "peccato originale", ovvero quello che viene imputato a Eva, una donna, come depositaria di tutte le colpe in origine di ogni dolore del mondo, sia riconducibile ad una donna che ti rinfaccia di averti fatto nascere. E' un approccio per me nuovo. :)

Ho preso in prestito quell' espressione  come concetto generale, strumentalizzare la colpa come sistema di ricatto. 
Fa parte della nostra cultura cristiana il senso di colpa come condizionamento, un senso di colpa di un sacrificio, di un peccato, o altro di cui  non hai nessun controllo, ma ne paghi il prezzo almeno in forma simbolica. 
Non è che può farlo solo una madre, può farlo chiunque, e secondo me è sempre sbagliato infondere il senso di colpa su qualcosa che non controlli.
Citazione

E non so a quali dialettiche tu ti riferisca ma il ricatto morale non piace neppure a me.

Mi riferivo alla  dialettica di stampo femminista divulgata dai media.
 



Offline Giulia

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #79 il: Aprile 02, 2012, 10:18:19 am »
Solo un cretino si sposerebbe una donna che lo odia.
lo si faceva anche per evitare il carcere o di venire ammazzati dal padre o dal fratello della ragazza.
Non era affatto da cretini risolvere così la questione. Casomai il punto grave è che fosse accettato dallo stato como soluzione, senza intervenire attraverso la legge.
La moglie più bella, oltre ad essere un bel film italiano, racconta perché certi criminali non avevano nessuna paura nel sottomettere intere famiglie molto più povere ed a minacciarle.

Offline FikaSicula

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #80 il: Aprile 02, 2012, 10:32:05 am »
La madre può disconoscere il figlio alla nascita.
Il padre no.
direi che non è male come discriminazione

Perdonami, ma non ho capito. Cosa intendi per "disconoscere"?

E' questo che oggi divide uomini e donne.
Stai praticamente dicendo che se la tua scorta viene uccisa nell'atto di salvarti la vita, tu non provi riconoscenza.
(...)
Questa è una logica teorizzata nel femminismo in termini di: conflitto necessario.
(...)
Manca l'equilibrio, perché la logica è quella dello scontro. Tu dici di volerlo superare, ma è un ordine di idee che ci sovrasta e come vedi è difficile sottrarsi.

Parlando ad un uomo gli dicevo di questa tua necessità di definire i morti vittime del lavoro come declinazione di un ipotetico *sacrificio di genere*. Mi ha risposto "che culo!", nel senso che anche lui riteneva, come me, che non c'è nulla di che rivalersi di una strage di innocenti generata per questioni di sfruttamento e profitto. Inoltre mi diceva che non si sente depauperato o svilito in quanto uomo, che il riconoscimento per se stesso è determinato da una scala di valori differente e che non sente minacciata la sua identità maschile in alcun modo perché egli innanzitutto intende riferirsi a se stesso come ad una persona.
Per quello che mi riguarda sono abituata a considerare le relazioni in una dimensione di condivisione, scambio e sinergia e non di contrapposizione. Non ambisco a tutele e non valorizzo un uomo in quanto uomo sulla base di un suo ipotetico estremo sacrificio. Io spero che nessuno debba compiere un "sacrificio" mai. Spero che nessuno debba mai morire per nessun altro/a. Spero che nessuno debba sacrificare alcunché della propria vita per me, uomini o donne che siano. E se c'è da difendersi piuttosto proverei a difendermi da sola. E i motivi comunque di riconoscenza sono tanti, infiniti, nei confronti di uomini e donne che per me hanno fatto e fanno tanto senza che si debba evocare l'estremo sacrificio del dono della vita che contestualizzo in una cultura che riconosce il valore di un uomo solo in quanto intrepido guerriero, soldato, in poche parole uno che viene mandato a morire per motivi altri che non siano la mia "salvezza".
In quel senso per me eroe è chi lascia le armi, toglie la divisa, smette di combattere, mostra paura, fa obiezione di coscienza, si rifiuta di uccidere.

Non intendo mettere in discussione i tuoi valori di riferimento ma sono cresciuta in una città che ad ogni angolo sfoggia monumenti in ricordo di uomini e donne vittime della mafia, eroi caduti in una guerra per la legalità e la giustizia. La retorica costruita su questo è stata opprimente e riduceva tutti, non solo le donne, a cittadini/e bisognosi di tutela che da soli/e, autonomamente, non avrebbero mai saputo affrancarsi dalla schiavitù. Un concetto che rimanda ad una dimensione coloniale dei problemi: qualcuno salva qualcun altro, muore per te e la riconoscenza diventa motivo di egemonizzazione culturale, di colonizzazione e di uso in ogni senso e nel frattempo ti viene vietato di esprimere sovranità territoriale o sovranità autodeterminata, per la tua stessa vita.
Tutto ciò è stato palese giusto nel 1992 quando dopo le grosse stragi di mafia la gente, me inclusa, scendeva in piazza arrabbiata contro anni di ammazzatine, collusione, connivenze, complicità a più livelli, che vedevano connessioni tra pezzi dello Stato e altre entità che ci hanno reso succubi di politiche tremende, e fu in quell'occasione che arrivarono camion e camion di militari che venivano dal nord a sedare e reprimere la rivoluzione popolare, a militarizzare l'isola fingendo che tanto servisse a "tutelare" noi.
La stessa cosa la puoi vedere nelle piazze in cui gli operai vanno a manifestare per rivendicare il proprio diritto al posto di lavoro dove vengono monitorati, repressi da persone che teoricamente dovrebbero "tutelarli".
L'elemento tutelare diventa spesso motivo di oppressione e determina una perdita di autonomia.

D'altro canto i miei miti di riferimento erano anche alcuni uomini che nella mia formazione sono stati determinanti. Peppino Impastato, Pippo Fava, figure di giornalisti, idealisti, uomini e donne che hanno combattuto per affermare il proprio diritto con strumenti eccezionali quali la satira, il giornalismo, l'informazione, la cultura. Uno dei miei eroi è mio padre, onesto, meraviglioso e infaticabile lavoratore, che correggeva i miei scritti quando a sei anni cominciavo a immaginare storie, che mi portava libri per darmi strumenti per realizzare le mie aspirazioni, che mi ha sempre insegnato, assieme a mia madre, che l'istruzione e la cultura sono strumenti meravigliosi di autodifesa e che innanzitutto, nella vita, bisogna poter contare su se stessi/e. Una delle mie eroine è mia madre, straordinaria combattente che ha lavorato per tutta la vita e che mi raccontava le storie della mia geneaologia per compensare la mia sete di narrazioni. C'era lui che intruppava tutta la famiglia, figli inclusi, per costruire una casa mattone su mattone fatta con le nostre mani e c'era lei che al tempo in cui in Sicilia l'acqua corrente arrivava ogni venti giorni caricava bidoni da trenta litri, uno per ogni braccio, e faceva due piani per andare a riversare l'acqua nella vasca che ci consentiva di poterne fruire. A casa mia si faceva e si fa ancora a gara a chi fa di più e questo prescinde dal genere. Se c'è un "sacrificio", che non è più tale perché diventa un dono, è reciproco ed è diretto alle persone che ami. Perché ciò che fai per le persone che ami non lo evocherai mai, si spera, come motivo per rivendicare una proprietà su di loro o per rivalerti di un qualunque orgoglio di genere. :)

« Ultima modifica: Aprile 02, 2012, 10:42:57 am da FikaSicula »

Offline Giulia

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #81 il: Aprile 02, 2012, 10:34:39 am »
   
A leggere alcuni post comincia a sembrare un dialogo tra sordi:
-FikaSicula parla dei rapimenti e degli stupri sistemati con il matrimonio riparatore, del diritto d'onore, del marito tutore che tratta i figli e la moglie come dei minorenni,  
 
-I qmmisti parlano delle morti bianche, degli agenti uccisi da fuoco amico per salvare i rapiti dal terrorismo islamico.
e di tutti quei sacrifici accettati dalla società perché il genere maschile oggi è il nuovo sesso di serie B.
 
Insomma sembrerebbe che tutto si possa risolvere con un reciproco: grazie del tuo sacrificio, passato, presente e futuro.
Quando invece il sacrificio di una persona per colpe di genere, non sarà mai più accettabile perché qualcuno ti ringrazia di essere morto.
 
Secondo me la strumentalizzazione del senso di colpa, è più dannosa che altro. Se in passato le donne hanno subito delle ingiustizie, sono state raccontate, affrontate e si sono in grandissima parte risolte, fanno parte del passato e andiamo avanti.
Se oggi invece siamo chiamati a raccontare, ad affrontare un ingiustizia ai danni del genere maschile si deve fare la stessa cosa.
 
 

Offline Angelo

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #82 il: Aprile 02, 2012, 12:15:26 pm »

Figurati, tanto le altre domande lì sono. Ti faccio un appunto... Non SEI separatista, altre persone di FaS lo sono. Puntualizzo perchè stai parlando a nome tuo. Con calma, risponderai anche alle altre domande. Per adesso il lungo commento ha spiegato la tua CONTRARIETA'  alle quote rosa. Aspetterò con calma il resto.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline beta

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #83 il: Aprile 02, 2012, 13:02:25 pm »
La violenza perpetrata contro le persone in base al genere.

e secondo te esiste una roba cosi? che prove hai che la violenza abbia come movente null'altro che il genere?
e vorrei anche capire come puoi argomentare un'affermazione del genere senza generalizzare (vedi il nostro scambio di vedute precedente). pino o pina hanno subito violenza in quanto uomo/femmina (ti piace se dico uomo&femmina? ^_^), non in quanto individui con una loro vita, con le loro azioni,  i loro interessi ecc..
mah..

Offline Rita

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #84 il: Aprile 02, 2012, 13:13:12 pm »
Perché ciò che fai per le persone che ami non lo evocherai mai, si spera, come motivo per rivendicare una proprietà su di loro o per rivalerti di un qualunque orgoglio di genere. :)


ciao, benvenuta, sono d'accordo con Giulia, è un dialogo fra sordi in generale. Ma non solo perchè si contrappongono argomenti diversi, (il che in un'ottica di pensiero femminista dell'uguaglianza e non della differenza come, correggimi se sbaglio, mi sembra sia la tua, è comprensibile) ma anche perchè a me pare che se guarda la TV e legge i giornali Fikasicula ci vede solo denigrazione delle donne e la giustificazione dei criminali maschi. Se la vede un mascolinista vede la denigrazione degli uomini e la giustificazione delle criminali femmine.


Leggo con interesse questa discussione: al momento isolo questa frase e mi dichiaro d'accordo.
Mi chiedo però perchè sul (suo? gestito da te?)  :P insomma per capirci sul blog femminismo a sud, si leggono spesso e volentieri articoli che evocano il contributo domestico femminile.

Non è un po' un controsenso?

Voglio dire, non ci vedi un po' quello che dice Giulia? Io ti ho cullato da piccolo/a, ti cambierò il pannolone da vecchio/a,  ti lavo il piatto e ti stiro la camicia ma tutto questo ti viene evocato continuamente. E' il sacrificio della mamma, il sacrificio della donne, ovunque ti giri, se guardi la TV, non senti altro che parlare dell'evocazione dell'immenso sacrificio femminile, che deve essere quantificato.

Allora significa anche qui che lo si fa per costrizione e non perchè sono persone che ami?

Ho il sospetto che la condivisione del welfare di cura sia osteggiato da una parte considerevole di donne..  :lol:
In tutta questa evocazione del pannolino cambiato da mammà (o dalla donna) invece non ci vedi nessun tipo di rivendicazione di un potere nascosto?

Per essere più chiara, per me non è tanto un problema della ricerca delle soluzioni o dell'obiettivo, è proprio il problema dell'approccio.  Per risolvere il carico del welfare domestico gestito dalla donna lo si evoca continuamente come "peso" caricato sul genere femminile, però non accetti (o non capisci) chi ti dice che il peso del rischio sul lavoro è caricato sul genere maschile?
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Bastian Contrario

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #85 il: Aprile 02, 2012, 13:32:28 pm »
scusate, non intervengo più da un po' ma quest'occasione non poteva essere persa.

Perdonami, ma non ho capito. Cosa intendi per "disconoscere"?

credo si riferisca alla possibilità di non riconoscere  il figlio alla nascita da parte della madre, il cosidetto "parto anonimo".



http://www.repubblica.it/cronaca/2011/06/10/news/inchiesta_italiana_madri_segrete-17475153/
Italia, il Paese delle madri segrete
boom di bambini lasciati negli ospedali

...........
Da secoli è possibile per le donne partorire e mantenere nascosta la propria identità. Erano 40mila ogni anno i neonati che nell'Italia di fine Ottocento venivano fatti scivolare nella notte dentro la ruota degli esposti da madri povere e disgraziate, ma anche da donne ricche rimaste incinte fuori dal matrimonio. Migliaia e migliaia di senza famiglia affollavano l'Annunziata di Napoli, l'Istituto degli Innocenti di Firenze, il Santo Spirito di Roma. Oggi sono poche centinaia. Ma il diritto all'anonimato, ribadito nel 1975 proprio con la riforma del diritto di famiglia, è stato rafforzato ancora dal Dpr 396 del 2000, che protegge "l'eventuale volontà della madre di non essere nominata" e sancisce il divieto di fare ricerche sulla paternità.
.............

Citazione
Parlando ad un uomo gli dicevo di questa tua necessità di definire i morti vittime del lavoro come declinazione di un ipotetico *sacrificio di genere*. Mi ha risposto "che culo!", nel senso che anche lui riteneva, come me, che non c'è nulla di che rivalersi di una strage di innocenti generata per questioni di sfruttamento e profitto.

neanche io vedo cosa ci sia da rivalersi. Se tizio crepa non è che a me ne debba venire alcunché...
però non mi sembra neanche il caso di dire "tutto a posto, è solo colpa dell'avidità dei datori di lavoro" perchè non mi risulta che uomini e donne abbiano datori di lavoro diversi, quindi azzarderei che ci sono altre dinamiche sostanziali in gioco.
detto questo rilevo che sul piano pubblico si è riusciti a trasfromare il tema in una questione di genere femminile:
L'inail ha l'abitudine di vedere il problema con un taglio rosa.
esempio:
DONNE: INFORTUNI IN CALO
MA MODERATAMENTE
DONNE: IL PERICOLO CORRE
SULLA STRADA
anche per l'anmil la sicurezza sul lavoro è una questione di genere da trattare l'8 marzo:
http://www.anmil.it/Iniziative/LANMILperl8marzo/8marzo2012/tabid/2183/language/it-IT/Default.aspx

e tutti questi articoli non fanno altro che rilevare UNA cosa: la strada non fa discriminazioni. ti arrotano tanto se sei maschio, quanto se sei femmina.

ripetuto che non c'è niente da rivalersi, ma tratare la questione come paritaria (o come una questione di genere a danno delle donne) non mi sembra intelligentemente onesto.

Citazione
Per quello che mi riguarda sono abituata a considerare le relazioni in una dimensione di condivisione, scambio e sinergia e non di contrapposizione.

sei sicura che scrivi su femminismo a sud? ;)

Citazione
Non ambisco a tutele e non valorizzo un uomo in quanto uomo sulla base di un suo ipotetico estremo sacrificio. Io spero che nessuno debba compiere un "sacrificio" mai. Spero che nessuno debba mai morire per nessun altro/a. Spero che nessuno debba sacrificare alcunché della propria vita per me, uomini o donne che siano. E se c'è da difendersi piuttosto proverei a difendermi da sola. E i motivi comunque di riconoscenza sono tanti, infiniti, nei confronti di uomini e donne che per me hanno fatto e fanno tanto senza che si debba evocare l'estremo sacrificio del dono della vita che contestualizzo in una cultura che riconosce il valore di un uomo solo in quanto intrepido guerriero, soldato, in poche parole uno che viene mandato a morire per motivi altri che non siano la mia "salvezza".
In quel senso per me eroe è chi lascia le armi, toglie la divisa, smette di combattere, mostra paura, fa obiezione di coscienza, si rifiuta di uccidere.

ora stai metteno troppe cose nello stesso calderone. secondo me il risultato è un cattivo minestrone.
dal che sospetto che tu sia l'autrice di questo articolo:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/01/17/uomini-e-navi-che-affondano-eroi-e-codardi/

non puoi svalutare quello che chiami "intrepido guerriero" (solo) perchè rappresenta un valore associato tipicamente e tradizionalmente al maschile.
il disertore può ben essere un "intrepido guerriero" che ha orrore di uccidere per i biechi tornaconti altrui e che però è pronto a fare scelte difficili per difendere valori che meritano di essere difesi.
quando poi si parla di autorità e potere, be allora io sposo una retorica prettamente "machista".
che tu sia uomo o donna, quando ti scegli un ruolo di autorità, rispondi alla rigida legge maschilista: ogni briciolo di potere è un briciolo di responsabilità. è umano avere paura, se assumi certi ruoli hai il dovere di non rispondervi.

è ovvio che se la nave sta affondando ci cachiamo tutti in mano, ma se non sei pronto a dirigerla quando la situazione scotta, a che titolo la dirigevi quando era tutta una festa?
se ti metti una divisa perchè ti fa rispettare da tutti e scalda il cuore delle pulzelle o anche solo perchè ti pagano per portarla, non puoi "disertare" e "togliertela" quando la situazione si fa difficile.

il dire poi che vorresti che nessuno debba sacrificarsi per te, è un voler essere che chiaramente non ha riscontro nella realtà. abbiamo tutti bisogno del sacrificio di altri (ed ovviamente non solo l'estremo sacrificio).

se non ammetti che ciò che chiami "intrepido guerriero" sia un valore sostanzialmente positivo ho due domande per te:
qual'è allora l'etica del potere?
e in cosa si identifica il maschile, che non sia machista e biecamente misogino?
« Ultima modifica: Aprile 02, 2012, 13:55:29 pm da Cassiodoro »

Offline Giulia

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #86 il: Aprile 02, 2012, 13:52:56 pm »
   
Aggiungo solo alcune cose poi non interverrò più sulle discussioni dedicate a FS, per non caricare e appesantire il dialogo, e spero che possa davvero diventare un dialogo tra le due posizione.
 
FS ha accennato al fatto che la legge considerava lo stupro un reato contro la morale, poi contro la persona.
Se questo reato viene isolato e ci si concentra solo su questo
è molto facile ipotizzare che vi sia una sorta di violenza perpetuata contro il genere femminile, ma avviene  perché si cita una mezza verità,  che sia vero non ci son dubbi, ma è l'omissione che condiziona la nostra percezione e il nostro giudizio.
-L'aborto illegale: delitti contro la stirpe e non contro la persona (il feto).
 
-Sequestro di persona a scopo di estorsione: delitti contro il patrimonio e non contro la persona.  
(se vi sono altri esempi fatemi sapere).
 
Allora: uno è diventato legale, l'altro credo sia rimasto così com'è.  
Questi esempi non prevedono una differenza di genere, possono essere fatti contro qualsiasi persona di qualsiasi sesso, e nessuno ha mai pensato di cambiare l'approccio o sensibilizzare la forma.
 
Con il vero solo per metà, ci si è costruito un malinteso storico che fa intendere un odio di genere, che invece forse non c'è mai stato, visto che l'approccio contro altri crimini è stato identico.
 



Offline fabriziopiludu

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #87 il: Aprile 02, 2012, 15:04:03 pm »



 E, anche se era considerato contro la Morale, era, ugualmente, punito molto severamente!!!
 E, ripeto, hanno fatto patrona Sant'Agata - donna! Mica l'uomo che la desiderasse!!!
 Dove vedi la simpatia nei confronti degli stupratori!!!!???
 Semmai, hanno lodato le androcide, come Giuditta!!!


 

Offline Guit

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Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #88 il: Aprile 02, 2012, 15:54:52 pm »
Parlando ad un uomo gli dicevo di questa tua necessità di definire i morti vittime del lavoro come declinazione di un ipotetico *sacrificio di genere*. Mi ha risposto "che culo!", nel senso che anche lui riteneva, come me, che non c'è nulla di che rivalersi di una strage di innocenti generata per questioni di sfruttamento e profitto. Inoltre mi diceva che non si sente depauperato o svilito in quanto uomo, che il riconoscimento per se stesso è determinato da una scala di valori differente e che non sente minacciata la sua identità maschile in alcun modo perché egli innanzitutto intende riferirsi a se stesso come ad una persona.

Che un uomo ti abbia detto ciò significa nulla. Dipende dai suoi valori, anch'io conosco donne che danno ragione a me.

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Per quello che mi riguarda sono abituata a considerare le relazioni in una dimensione di condivisione, scambio e sinergia e non di contrapposizione. Non ambisco a tutele e non valorizzo un uomo in quanto uomo sulla base di un suo ipotetico estremo sacrificio. Io spero che nessuno debba compiere un "sacrificio" mai. Spero che nessuno debba mai morire per nessun altro/a. Spero che nessuno debba sacrificare alcunché della propria vita per me, uomini o donne che siano. E se c'è da difendersi piuttosto proverei a difendermi da sola. E i motivi comunque di riconoscenza sono tanti, infiniti, nei confronti di uomini e donne che per me hanno fatto e fanno tanto senza che si debba evocare l'estremo sacrificio del dono della vita che contestualizzo in una cultura che riconosce il valore di un uomo solo in quanto intrepido guerriero, soldato, in poche parole uno che viene mandato a morire per motivi altri che non siano la mia "salvezza".

Tu tendi a confondere l'ordine simbolico sessuale con la soggettività dell'essere. Tu sei in grado di affermare i motivi della tua empatia con l'essere, ma non con l'essere sessuato, che è da respingere, perché la tua ontologia è filo-tecnocratica. E' un sistema di idee che serve alla mortificazione dei sessi. Che poi è una mortificazione unilaterale perché fingendo di non considerare il sesso, espande il femminile e lo erge a universale, uccidendo la relazione dialettica che è salvifica.

E la prova è qui:

Citazione
In quel senso per me eroe è chi lascia le armi, toglie la divisa, smette di combattere, mostra paura, fa obiezione di coscienza, si rifiuta di uccidere.

Non si può riscrivere l'umano a tavolino. L'eroe è colui che mostra paura ma che ha la forza per vincerla. L'eroe non è colui che ama la morte, bensì che la teme e non la cerca, ma che di fronte alla necessità di farsene carico, trova in sé stesso la forza.

La ridefinizione tecnocratica dell'eroe, in eroe piangente, serve per indebolire le persone e togliere loro la forza per agire, l'impulso per alzarsi in piedi e dire no. La ridefinizione del maschile è un passaggio chiave nella modernità laica, per l'assoggettamento dei popoli e per la compressione della loro libertà.

A questo serve il femminismo.

Take the red pill

Alberto86

  • Visitatore
Re: Ebbene, parliamo un pò con FikaSicula.
« Risposta #89 il: Aprile 02, 2012, 16:07:05 pm »
Sono stato assente ieri dal forum e non ho seguito l'evolversi della discussione, nè tantomeno rileggerò ora tutti i precedenti interventi(che da quello che notato velocemente hanno ricevuto poche e non soddisfacenti risposte).

Detto questo oggi (data l' evocativa presenza) sono entrato sul vostro sito femminista (era da molto tempo che non lo facevo, primo perchè ho un fegato da salvaguardare e secondo perchè gira e rigira si dicono sempre le solite 4 cose misandriche) ed ho notato il ritorno della vecchia cantilena femminista sulla pubblicità sessista, e cioè questa




Ora tralasciando la specifica questione che personalmente (oltre a ritenerla come sempre profondamente infantile)  ritengo denoti la presenza di seri complessi ti chiedo:

come mai voi femministe cosi "sensibili, anti-violenza, introspettive, anti-sessiste, ecc ecc ecc (  :rolleyes:) non vi siete mai accorte e quindi criticato pubblicamente tutte le pubblicità anti-maschili che spesso, oltre a deridere, umiliare e svilire il genere maschile, rendono la violenza femminile divertente?

Un piccolo esempio http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/spot-anti-maschili-che-rendono-divertente-la-violenza-femminile/msg50573/

Come mai inoltre voi femministe non vi siete mai minimamente preoccupate della puntuale presenza di schiaffi che la donne danno impunemente agli uomini (violenza femminile legalizzata) in film ,serie tv, pubblicità,ecc???


    
« Ultima modifica: Aprile 02, 2012, 16:44:47 pm da Alberto86 »