E cercherò di partire da quelli che parlano di quella "particolare" forma di violenza che definirei "L'assurda pretesa della femmina di educare in via esclusiva il maschio". Altrimenti detta "La forzata estromissione del padre".
Scusate la risposta lunghissima. Spero per voi non sia difficile leggerla. Se non va bene il modo ditemi come posso facilitare la lettura. Comunque... Se ho ben capito dovrei rispondere qui agli spunti di discussione o se no bisognerebbe aprire dei topic, tipo uno sulla violenza Delle (non Sulle) donne, e attenersi a quello. Dagli interventi che leggo fino ad ora mi pare che ci siano anche tante domande che includono anche una sorta di valutazione del FikaSicula/Pensiero su mille altre cose. Mi sento un pochino sotto esame e non sono sicura di aver pronto un impianto teoretico/filosofico sull'universo mondo da illustrare (
però posso approntarlo in un paio d'anni se avete pazienza).
E sono poi certa che dal vostro punto di vista quell'esame non lo supererò. Ma non sono qui per farvi cambiare idea sul mio conto e certamente su alcune questioni la penso in modo totalmente differente da voi. Mi chiedo dunque, dopo che io avrò risposto a domande, quiz a punti e questionari con un si e con un no, se tanto serva (vincerò qualcosa? c'è una patente in ballo?
). Perciò, senza voler minimamente mancarvi di rispetto, anche per seguire un mio ordine mentale, tenterò di tenere la barra dritta su una questione per volta, tenuto conto che non muoio domani. Avremo tempo, se mi date tempo.
Vorrei chiedervi, per favore, di aiutarmi a contestualizzare i fenomeni per evitare generalizzazioni, esattamente come provo a non generalizzare quando si parla di violenza agita da alcuni uomini. La violenza delle donne, agita, da mandanti, cospiranti, etc, di quante, quali donne? Percentuali? Approssimative? Esperienze personali? Dettagli che mi possano aiutare a capire meglio di cosa state parlando? E se non ci sono ricerche in tal senso mi aiutate a cogliere segni distintivi di quel tratto peculiare violento affinchè io ne possa parlare con cognizione di causa e possa provare ad ampliare la mia ricerca ovunque sia possibile?
Rispetto a quello che mi dici tu, Fazer, potresti per favore spiegarmi meglio in cosa consisterebbe la forzata estromissione del padre in funzione della pretesa per le donne di educare in via esclusiva il maschio? Secondo te sono due cose connesse? A monte di una estromissione del padre ci sarebbe la volontà di sottrarre il figlio maschio ad una educazione paterna?
Però mi interessa anche l'aspetto dell'estromissione dell'altro genitore. Come si esercita? Oltre le cose che già so, cause, affidi, eccetera, in concreto, la dinamica di una donna che estromette un padre in termini di violenza psicologica. Potete farmi degli esempi? Con grande rispetto per il dolore che questo argomento produce a chi queste vicende le ha vissute o le vive. Vi ringrazio in anticipo per qualunque elemento vorrete condividere con me.
Dunque, intanto un chiarimento necessario: Se ti aspetti che la violenza "delle" donne sia quella "agita dalle" donne ... sei già fuori strada.
Sorpresa, non ci crederai, ma per noi, la violenza delle donne è quella agita....dagli uomini!
E' infatti una delle più grandi mistificazioni sulla (mancata) violenza femminile, pensare che se una donna non imbraccia un fucile e non uccide nessuno, è per questo estranea alla violenza.
(...)
la violenza femminile (...) è anche quella collettiva delle donne che traggono beneficio da...
Per me è violenza collettiva femminile una guerra (come le guerre mondiali) dove le donne percepivano il vitalizio, la remunerazione, dalla morte in guerra del marito.
(...)
Capisci il concetto, siamo ancora al triangolo diabolico, certo .... molto più ingegnoso, più in grande, perché qui l'accordo è tra la massa femminile e il potere.
No. Mi è chiaro che le donne possono essere anche mandanti. Per essere sicura di aver capito bene: è il caso di una donna che include l'amante per far uccidere il marito? E' il caso di una donna che usa un partner o un amico come scudo umano a difesa del proprio simbolico onore? Mi fai qualche esempio concreto?
In quanto alle guerre personalmente ritengo siano state subite da molte persone, soldati e vedove. Nella mia terra sono famose le donne che facevano la resistenza e venivano arrestate perché le camicie nere andavano a rastrellare uomini da reclutare e le donne - che erano le uniche a conoscere il posto in cui si nascondevano mariti e figli - non parlavano. Anzi. Se tu pensi che la guerra sia qualcosa di voluto in generale da tutte le donne mi piacerebbe sapere come sei arrivato a questa conclusione. In quanto alla pensione per quanto ne so, mi sembra fosse un risarcimento dello Stato ad una famiglia che aveva perduto chi portava il pane in casa per moglie e figli. Oggi probabilmente mi parrebbe una cosa inutilmente offensiva perché nessuno può cooptare chi non vuole combattere guerre altrui e perchè non esiste denaro che possa risarcire la morte di una persona cara ed esigerei in ogni caso un lavoro per mantenere i figli ma allora, in quel tipo di società, mi permetto di dubitare sul fatto che ci fosse una pianificazione nel senso che dici tu.
(...) non è possibile sostenere che la violenza femminile si esprima nello stesso modo in cui si esprime quella maschile, e questo per un palese ed elementare fattore di forza fisica. Non è credibile affermare che le donne prendono a ceffoni gli uomini a volontà, per chiarirci. Ovvero, di certo è accaduto ed anche molte volte, ma nn possiamo affermare che la donna usava violenza senza il tacito consenso dell'uomo. Eccoci quindi al punto vero della questione: la violenza femminile è anzitutto psicologica e poggia su un piano morale ed etico, mentre quella maschile si esplica su un piano prevalentemente fisico.
Quale è la più pericolosa e la più dannosa? Ad istinto viene da dire la seconda, ovvero la violenza fisica, ma solo se non ci si riflette. Infatti la violenza fisica è quella più evidente ed anche la più controllabile e "punibile", mentre la prima non è evidente, non è controllabile, e non è punibile. Ci sarebbero molti esempi a proposito. la violenza maschile la si può conteggiare, tracciare dati e scrivere numeri; la violenza femminile è potenzialmnte infinita, non la si può conteggiare.
Di più, non abbiamo alcun elemento per poter affermare che, se la donna avesse dalla sua la forza fisica, non sarebbe come e più violenta dell'uomo. Tu hai elementi in questo senso?
(...)
Non è necessario, io penso, essere un partito per avere uno scopo ideale ed una visione a lungo termine, una prospettiva ideale.
Ce l'ho, Red, la mia visione ideale e i miei obiettivi, certo. Mi piacerebbe molto parlarne. Magari in un altro post e un topic adeguato se per te va bene. Per non perdere il filo e per darmi ordine. Sei d'accordo?
Su ciò che dici a proposito della violenza delle donne: secondo me la tua lettura produce stereotipi nel senso che penso non si possa attribuire la violenza fisica in generale al maschile come non penso che si possa attribuire la violenza psicologica in generale al femminile.
Però - senza generalizzare - anche nella mia analisi e osservazione la genderizzazione risiede nelle modalità in cui la violenza si esercita. se confronto gli articoli di cronaca mi rendo conto che gli uomini sono più spesso "fisici". ed è la violenza più spesso certificata. di alcune donne, per una ricerca fatta sulla violenza indiretta, so che esercitano talvolta una modalità più subdola, codificata nel tempo, agita come metodo di controllo dove sfuggono allo scontro diretto nel quale hanno più probabilità di soccombere.
Negli ultimi anni le modalità, per quel poco che riesco a saperne, si starebbero via via neutralizzando nel senso che uomini e donne sembrerebbero più simili. lì le interpretazioni sono diverse. c'è chi dice che le donne siano diventate più machiste o che abbiano introiettato modelli maschili (attribuendo agli uomini presunte violenze connaturate al genere), c'è chi dice semplicemente che hanno liberato la parte aggressiva che c'era già in loro, c'è chi dice che gli uomini si siano femminilizzati (ulteriore genderizzazione perchè si attribuisce alle donne una fragilità e una totale assenza di comportamenti *violenti*) e che non sappiano reggere uno scontro fisico. è ancora tutto oggetto di studio.
In generale a me non convincono le opzioni perché qualunque stereotipo sessista mi incastra in ruoli che vorrei poter scegliere. Ovvero: se si dice che le donne sono buone e pacifiche per natura, votate alla cura, naturalmente inclini all'armonia, alla pace, eccetera, si stabilirà una "norma" entro la quale le donne dovranno gestire le proprie azioni. Da donne e non da persone rispettose nei confronti di altre persone. Se mi si sgrava di una corresponsabilità in quanto perenne vittima di un antico sistema di oppressione, a carattere risarcitorio, non compirò/compiremo mai nessun progresso sociale. Si resta ferme lì. Le donne a digrignare sommessamente in privato e gli uomini a non poter mostrare l'inclinazione alla cura nel momento in cui vogliono essere padri.
Se ho elementi su come agirebbero le donne munite di maggiore forza fisica: sto/stiamo, raccogliendo elementi per tentare di dare una lettura al bullismo al femminile che sembra essere l'espressione più evidente della violenza esercitata in una modalità diretta. Non ho dati sulla violenza domestica, ovvero su donne che picchiano i compagni. In Italia non esistono statistiche che chiariscano questo dato. Cerco di saperne di più. Se avete link in questo senso li gradirei moltissimo.
Mi intrometto per aggiungere per la parte in rosso che la violenza femminile fisica(parlo di puro uso della forza fisica come calci, pugni, schiaffi,ecc.) che le donne sfogano su (...) bambini, anziani, malati, persone deboli,(...)
Consiglio la visione di questo post che raccoglie solo una piccolissima parte di violenza femminile http://www.metromaschile.it/forum/libri-links-e-articoli/violenze-come-donne-aggressori/msg54113/#new
Ti ringrazio molto per il link, Alberto, appena ho più tempo sfoglierò le decine di pagine che lo compongono. Sul tuo spunto, del quale sono consapevole, mi permetto di dire che non sono certa sia una tipicità di genere (violenza *femminile*) a meno che non intendiamo genderizzare la violenza sulla base della quantità di casi di uno stesso tipo attribuiti alle donne (In questo senso va ripensata anche l'espressione "violenza maschile" su determinati contesti, i know!). La violenza di cui parli si tipicizza sulla base di un ruolo sociale, quello di cura, assegnato alle donne per determinazione di un welfare organizzato in questo modo. Ma tornando ai fatti in se', si, penso che possa essere un esempio attraverso il quale la violenza di alcune donne si esercita senza timore di ritorsioni fisiche.
che sia in lento e costante aumento sarebbe da verificare (...)
Un uomo che uccide una donna non lo fa mai per il piacere di (...) esasperazione (...) rabbia (...) motivi.
(...) infanticidi (...) aborti (...).
I delitti in cui le vittime sono le donne sono in aumento. La mia analisi sulle cause probabilmente differisce dalla vostra ma sono disposta a discuterne in un altro topic se mi consentite. Così come in un altro topic vi dirò che la comprensione delle possibili cause di un fenomeno sociale non può diventare una giustificazione per il fenomeno stesso. Anche questo, so, è un probabile terreno di scontro. Io credo che la generalizzazione non aiuti. Che la comprensione di un fenomeno equivale a non ricondurlo soltanto ad una lettura ideologica del problema ma eventualmente alla volontà di risolverlo. La sproporzione di reazioni non è un metro di valutazione della violenza, a mio avviso, perchè la stessa cosa potrebbe essere detta dalle donne che agiscono violenza, così come la soluzione della violenza non può essere ricondotta a norme censorie, di pensieri, costumi, comportamenti, linguaggi, per chi di volta in volta diventa vittima. Io non ho il diritto di uccidere un uomo perché mi "esaspera" e certamente non ce l'ho se mi lascia, se va a letto con un altra, se mi urla in faccia, se anche pratica forme di violenza subdole. Però, appunto, io non continuerei su questo thread questo pezzo di discussione perchè evoca troppe questioni che vale la pena dibattere serenamente, e con una reciproca volontà di confronto.
Gli infanticidi: non ho le cifre. Anche qui: a me non interessa dire che le mamme sono tutte buone e che quelle che uccidono i bambini sono espressione di una anomalia comportamentale. Io rivendico il fatto che madri si è per scelta e che esistono anche "madri cattive". Sulla base di questo viene meno l'obbligo di riproduzione per tutte le donne e l'obbligo di cura. Ci sono donne che non vogliono e non sanno fare le madri e ci sono invece eccellenti padri. Per composizione del welfare e per costrizione culturale questo dato viene censurato. Tentare di farlo emergere non è affatto semplice se non nella misura in cui si generalizza e si diffondono altri stereotipi in cui si riconferma che le mamme sono tutte buone e sante e che le anormali andrebbero messe al cappio.
Aborti: su questo se volete vi dico come la penso ma lo escluderei dalla discussione in rapporto alla violenza perché si tratta, a mio avviso, di un altro piano e qui si assume uno scontro ideologico che non troverà alcuna formula risolutiva. Sono certa che tra voi c'è chi è non favorevole all'aborto e chi lo è. Io sono per la libertà di scelta, per la prevenzione, attraverso educazione sessuale nelle scuole, uso dei contraccettivi, anche d'emergenza. Meno gravidanze indesiderate, meno aborti.
Ecco. Non so se ho dimenticato nessuno. A parte Sandokan dal quale vorrei appunto sapere il senso del suo questionario. Per il resto vi ringrazio intanto per gli ottimi spunti. E' tardissimo e questa risposta è stata complicatissima (un lavoro!). Grazie mille.