http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/lecco-condannato-sguardo/lecco-condannato-sguardo/lecco-condannato-sguardo.html
(...) Tra l'altro questa cosa s'interseca anche con la cd libertà di vestirsi come si pare. (...)
Il discorso è amplissimo, non liquidabile in quattro righe e .. molto scivoloso, proprio per quel che accennavi tu dopo: si rischia di passare per sostenitori della violenza, quando invece il punto è "definiamola questa violenza". In qualche post più indietro (adesso non so se lo trovo con facilità, se riporto un tuo pensiero sbagliato correggimi, perchè potrei anche essermi confusa) mi sembra accennassi a una sorta di tangibilità della violenza contro le donne in quanto è violenza fisica, oggettivamente misurabile insomma, mentre le fattispecie di violenza delle donne che ti riportavano ti sembrava non tangibile.
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Da notare anche, ma adesso forse sto mettendo troppa carne al fuoco, che man mano che la cultura maschile si orienta verso quella desiderata (vestiti come ti pare, ti ignoro, non ti tacchino più, non ci provo più ) cresce anche una lamentela per la scomparsa degli "uomini di una volta".. quelli che tacchinavano, ci provavano etc...
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E' un discorso scivoloso, hai ragione. Io voglio vestirmi come mi pare ma dovessi denunciare per gli sguardi qualcheduno allora tre quarti di popolazione maschile palermitana sarebbe all'Ucciardone. E non sto dicendo che l'occhiata di chi ti
inquieta per la strada, quando vai al lavoro, o vai ad accompagnare i
picciriddi a scuola, o per la festa di santa (
beddamatri) rosalia, è una cosa che fa piacere perchè certe occhiate lascive ti fanno veramente venire voglia di una doccia per lavarti via lo schifo, e non faccio neppure il ragionamento che dici tu per cui lo sguardo deriva dal modo in cui mi vesto perchè lo sguardo c'è a prescindere e non posso mettere il burqa a tutela dei guardoni (che da noi si chiamano
mommi) che sudano copiosi per insinuare lo sguardo in quel millimetro di apertura tra un'asola e l'altra, che lascia intravedere qualcosa che somiglia vagamente alla pelle umana. Un millimetro di pelle di femmina.
Se cerchi una prova di tangibilità ti giuro che la tangibilità in certe occasioni la tagli col coltello. Ma, ripeto, se un tale alla bottega, mentre io sto comprando un etto di formaggio, mi guarda con allupato vigore e recita un "
ou 'chè, mi da un pezzo di salamino ficcante?" come dichiarazione di interesse, io prendo il formaggio, arrivo a casa e prendo appunti e poi si scrivo una parodia. Mio padre mi diceva sempre che la scrittura risolve un sacco di questioni. A me lava via pure cose come quella e fosse per me la suggerirei come terapia alternativa ché è meglio di qualunque altra soluzione.
Comunque no, non mi pare, credo, di aver detto che la tangibilità vs non tangibilità tra violenza sulle donne e violenza delle donne fosse un criterio di misurazione. Si ragionava sulla differenza e se ragioniamo sulle differenze in generale allora a proposito di non tangibilità c'è da valutare la violenza psicologica e quella è anche più complessa da verificare ma non si può negare a qualcuno/a il diritto di sentirsi violato/a psicologicamente.
E poi: se c'è qualcuno che rimpiange gli uomini di una volta, se vuoi, io e te organizziamo un touring bus mensile per palermo, un bagno tra gli uomini di una volta, anzi me le porto nell'entroterra dove sono anche più sullo stile john wayne, e vedrai che smettono di lamentarsi.