Tratto da " l'autunno del medioevo " di J. Huizinga
( c'era chi aveva capito )
Caratteristico è sotto questo riguardo il culto di San Giuseppe, verso la
fine del Medioevo. Lo si può considerare come una conseguenza e un
contraccolpo dell’appassionato culto di Maria.
L’interesse irrispettoso pel padre adottivo fa riscontro, per dir così,
all’amore e all’esaltazione che si prodigava alla Vergine Madre: più Maria
saliva in alto, più Giuseppe si riduceva ad una caricatura. Le arti figurative
già gli conferivano un tipo che rassomigliava troppo a quello del contadino
goffo e ridicolo. Così egli appare nel dittico di Melchiorre Broederlam a
Digione.
Eppure l’arte figurativa non giunse alla profanazione estrema. Vi
giunse, invece, la letteratura; la concezione di San Giuseppe in un autore
quale Eustachio Deschamps, che non va certo.
considerato un sacrilego, rivela una freddezza ingenua. Si dovrebbe
credere che nessun mortale sia stato più fava rito dalla grazia di Giuseppe, cui
fu concesso di servire la Madre di Dio e di educare suo Figlio. Deschamps si
compiace di vedere in lui il tipico padre di famiglia pieno di affanni e degno
di compassione: Vous qui servez a femme et a enfans, Aiez Joseph toudis en
remembrance; Femme servit toujours tristes, dolans, Et Jhesu Crist garda en
son enfance; A piè trotoit, son fardel Sur sa lance; En plusieurs lieux est
figuré ainsi, Lez un mulet, pour lour faire plaisance, Et si n’ot oncq feste en
ce monde ci (t 100) (101) .
E almeno si fosse trattato di consolare i poveri padri di famiglia,
presentando loro un nobile esempio, sia pure in veste poco dignitosa. Ma non
è questa l’intenzione di Deschamps: egli vuol presentare Giuseppe come un
monito per chi vuol metter su famiglia: Qu’ot Joseph de povreté De durté, De
maleurté, Quant Dieux nasqui? Maintefois l’a comporté, Et monté Par bonté
Avec sa mère autressi, Sur sa mule les ravi; Je le vi Paint ainsi; En Egipte est
alé .
Le bon homme est painturé Tout lassé, Et troussé, D’une cote et d’un
barry; Un baston au coul posé, Vieil, usé, Et rusé .
Feste n’à en ce monde cy, Mais de lui Va le cri: C’est Joseph le rassoté
(t 100) (102) .
Qui si ha sotto gli occhi un esempio di come la familiarità
dell’immagine conducesse ad una familiarità nella concezione, che
minacciava il senso del sacro. Giuseppe rimase nella fantasia popolare una
figura mezzo comica. Ancora il dottor Giovanni Eck dovette insistere
affinché non lo si rappresentasse in modo più conveniente, che non gli si
facesse cucinare la pappa, ne ecclesia Dei irrideatur (103). Contro questi
indegni eccessi si volse il movimento promosso dal Gerson per un culto di S.
Giuseppe, che ottenne di farlo accogliere nella liturgia con preminenza su
tutti gli altri santi (104). Ma abbiamo già visto come lo stesso Gerson non
fosse esente dall’indiscreta curiosità che pare fosse inseparabile
dall’argomento del matrimonio di Giuseppe.