Autore Topic: Le donne cancellate dalla storia.  (Letto 3027 volte)

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Offline Fazer

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Le donne cancellate dalla storia.
« il: Aprile 14, 2012, 10:08:59 am »
http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-donne-cancellate-dalla-storiae-non-dite-che-la-religione-non-centra/

Le donne cancellate dalla storia
E non dite che la religione non c’entra

di Eva Cantarella

Confesso, sono rimasta molto perplessa leggendo l’articolo a firma Bettany Hughes dedicato dal Guardian alla esclusione dalla storia della saggezza, delle conoscenze e dei successi delle donne. Beninteso, non perché la cosa non sia vera. Quello che le donne hanno detto, scritto e fatto è certamente qualcosa che la storia non ha registrato.
Sin dal suo nascere, del resto, il movimento femminista ha fondato le sue rivendicazioni sulla denuncia della cancellazione, da parte degli uomini, del contributo femminile alla storia della civiltà e della cultura. Quello che mi ha colpito non è, dunque, questa ulteriore (oggi, direi, ormai scontata) denuncia. E’ la tesi sostenuta dalla Hughes, secondo la quale sarebbe esistita un’età dell’oro (sconosciuta, dice, alla maggior parte di noi) nella quale le donne avrebbero potuto realizzarsi, raggiungendo i loro obiettivi e il successo con il sostegno della religione.
 
Secondo la Hughes, infatti, la religione sarebbe un bersaglio facile (e sbagliato) delle accuse di repressione e misoginia. In realtà le donne avrebbero avuto spesso la possibilità di realizzarsi nella sfera del sacro, e di conseguenza in quella socio-politica, grazie non alla forza fisica ma al loro cervello. Seguono gli esempi, tra i quali quello di Teodora, imperatrice di Bisanzio, sul quale vale la pena soffermarsi.
 
Teodora (una ex ballerina dai costumi molto chiacchierati) divenne imperatrice a seguito del matrimonio con l’imperatore Giustiniano. E raggiunta questa posizione (a garantirle la quale in verità non è chiaro quale ruolo abbia avuto la religione), secondo la Hughes sarebbe diventata anche legislatrice, avrebbe introdotto nuove leggi e sarebbe arrivata nientedimeno che a collaborare con il marito al Codice Giustinianeo: il testo, dice Hughes, che sta alla base di gran parte del diritto europeo. Senonchè, a prescindere dal fatto che alla base del diritto europeo non sta il Codice, ma l’intera grande compilazione giustinianea -il Corpus Iuris Civilis- del quale il Codice è solo una parte, il fatto è che la compilazione del Codice, così come delle altre parti della compilazione, venne affidata da Giustiniano a una commissione composta dai migliori giuristi dell’epoca, sotto la direzione di Triboniano. Della presunta attività legislativa di Teodora non esiste traccia alcuna. Né ripeto, si capisce cosa c’entri il sostegno della religione (nella specie cristiana) a queste sue presunte realizzazioni.
 
Non mi soffermo sugli altri esempi, se non per osservare che se contengono la quantità per così dire di sviste contenute nelle notizie su Teodora, difficilmente possono portare argomenti a sostegno della tesi di fondo. Quel che mi sembra interessante, in questo articolo, è qualcosa che va al di là della pertinenza degli esempi portati a suo sostegno, ed è il ruolo dalla religione nel determinare la condizione e le possibilità di realizzazione delle donne.
 
Per cominciare, a me pare si debba dire che c’è religione e religione, e personalmente non mi sento, per mancanza di competenza, di discutere di Islam o di Buddismo. Ma quantomeno per quanto riguarda la religione cristiana, mi sembra che la tesi della Hughes urti contro la realtà di una misoginia difficilmente contestabile.
 
Mi limito ad alcuni esempi, tratti da opere dei Padri della Chiesa: l’elenco delle loro invettive contro le donne sarebbe troppo lungo:
 
“Donna, tu sei la porta del diavolo”,
 
dice Tertulliano.
 
Per Clemente Alessandrino
 
“a ogni donna reca vergogna il solo pensare che è donna”
 
e “le donne debbono cercare la saggezza, come gli uomini, anche se gli uomini sono superiori e hanno in ogni campo il primo posto, a meno che non siano troppo effeminati.”
 
Per Origene
 
“è veramente maschio colui che ignora il peccato, ossia la fragilità femminile”,
 e “la donna rappresenta la carne e le passioni, mentre l’uomo è il senso razionale e l’intelletto”.
 
Secondo Giovanni Crisostomo
 
“la mente della donna è alquanto infantile”.
 
Ma è con Agostino, forse, che il cristianesimo raggiunge l’apice della misoginia. La conversione è vista da Agostino come liberazione dal desiderio, dalle tentazioni della carne, e lo stato di grazia può essere raggiunto solo esorcizzando la donna.
 
“Non c’è nulla che io debba fuggire più del talamo coniugale – scrive nei Soliloquia – niente getta più scompiglio nella mente dell’uomo delle lusinghe della donna, e di quel contatto dei corpi senza il quale la sposa non si lascia possedere.”
 
Dunque “poiché non avete altro modo di avere dei figli acconsentite all’opera della carne solo con dolore, poiché è una punizione di quell’Adamo da cui discendiamo.”
 
Mi fermo qui, anche se potrei continuare. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: qual è il ruolo della religione in generale (per chi ha competenza in materia di religioni diverse dal cristianesimo)? E qual è stato e qual è, anche oggi, quello della religione cristiana?



Offline jorek

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #1 il: Aprile 14, 2012, 10:20:44 am »
Epic fail direi...
Per quanto riguarda Teodora si sa che era una scassacazzi, cioè molti pensano che fosse una che facesse pressioni, ma non si di che genere. Un pò in linea con certe comandanti da dietro le quinte nel mondo romano-bizantino, come Irene, e in precedenza Galla Placidia o Giulia Domna. Sulle tesi della Hughes mi piacerebbe vedere le argomentazioni che porta avanti, ma la cosa già mi puzza di forzatura.

Offline Fazer

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #2 il: Aprile 14, 2012, 10:59:38 am »
Sulle tesi della Hughes mi piacerebbe vedere le argomentazioni che porta avanti, ma la cosa già mi puzza di forzatura.

Tiè. :P

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/apr/10/wisdom-women-written-out-of-history?INTCMP=SRCH

The wisdom of women written out of history

A golden age of female achievement, buttressed by an acceptance in the sacred sphere, is now largely unknown

'Theodora started life in the gutter as an erotic dancer, but ended up ruling with wisdom's lilies woven through her crown.' Photograph: Lebrecht 3/Lebrecht

The female of the species is more deadly than the male, cautioned Rudyard Kipling. Given Kipling's love of mythology and prehistoric studies, he should perhaps have added "and smarter". Because of all deities of wisdom across the globe and through known time, the massive majority – 97% – were (or are) female. Mankind, for the vast span of human experience, has worshipped at the shrine not of the god, but the goddess, of wisdom.

Flesh-and-blood women, it seems, have managed to draw strength from this fact. Women were often accepted as the prime educators in their communities, but individuals also exploited the currency of sacred wisdom with surprising results. Religion is an easy target for accusations of repression and misogyny, but achievement in the sacred and therefore socio-political sphere was often an option for women, thanks not to brawn, but to brain.

Take Theodora, the empress of Byzantium – the world's first monotheist empire – who capitalised on the wisdom she was rightfully allowed to wield. Wisdom had already been memorialised in sensuous, female form in the Old Testament in the Book of Proverbs and the Song of Songs. And Theodora, who started life in the gutter as an erotic dancer, would end up ruling with "wisdom's lilies" woven through her crown.

Soon after her coronation, Theodora incarnated the biblical understanding of wisdom as the ability to make sound judgments, and she legislated furiously – introducing safehouses for prostitutes, outlawing pimps, and introducing new penalties for rape. The Justinian code – the system of law she developed with Justinian, her husband and co-ruler – underpins much of European law.

Islam too recognised the key role women should play in implementing God's instruction "to seek knowledge". Hadiths – sayings attributed to the prophet Muhammad – recommended this as an activity for both women and men. Not only did Muslim women frequently found schools, but also one of the first recorded universities in the world – the Qarawiyyin University in Fez – was built in the ninth century by a Muslim Tunisian woman, Fatima al-Fihri.

For the past 25 years Muhammad Akram Nadwi, from the Oxford Centre for Islamic Studies, has been researching the role of female Muslim scholars. His tally of names reaches 8,500 to date.Particularly in the very early years of Islam, and again in the 12th century as a reaction to the threat of the crusades, women preached in the great mosques of Damascus, Medina, Cairo and Jerusalem.

The story was the same the further you travelled east. We eagerly discuss the educating vigour of the "tiger mother" today. Wait till you meet the premiere Asian matriarch – Wu Zetian, who in the seventh century used the power of words and belief to win out.

By rights Wu should be a household name, her achievements were so remarkable. But within decades of her death her memory had been slandered and physically eradicated, and her memorial stone at Qianling in China's Shanxi province has been left blank.

Consider what Wu achieved. She invaded Korea and Tibet; reformed the administrative system of the Chinese empire; provided Buddhism with a warm embrace when its influence was waning across the Indian subcontinent; and, vitally, she was a patron of printing 700 years before it arrived in Europe.

Determined to promote Buddhist ideas (and word of her power) throughout her vast territories, which reached from outer Mongolia to the Pacific ocean, she ordered the mass production of 84,000 Buddhist texts. She was also the first imperial ruler to see the potential of printing technology in successful, sacrally tinged statecraft. For centuries Wu has been commemorated only by remote communities of Buddhist monks. To this day, at dawn prayers in Famen-Si monastery, they still chant the poetry she composed.

Men came to resent the liberty that learning afforded women like Wu and chose not to record these case studies in official histories. Religious institutions, with the patterning of those early goddesses of wisdom still in their DNA, were more confident about allowing women to be wise.

In the seventh century the monk Aldhelm praised nuns under the care of the abbess of Barking who "gathered knowledge from law, histories and scripture as bees gather honey". Again and again we find similar examples, up until the 12th century.

This golden age for women's sacred wisdom was, though, short-lived. Once universities, rather than religious orders, were established as the key repositories of learning, women would find it ever harder to prove the pen as mighty as the sword. They were excluded from the university system; in Cambridge they only gained degrees on an equal footing with men in 1948.

Buttressed by an acceptance of female wisdom in the sacred sphere from the beginnings of organised religion 12,000 years ago to late antiquity and beyond, key women used wit and the power of the word to change the world around them.

No little irony that these same women do not now enjoy the name recognition that they deserve, because they have been systematically written out of history.

• Bettany Hughes's new series, Divine Women, starts on BBC2 at 9pm (UK time), Wednesday 11 April

• Comments for this article will be turned on at 9am (UK time), Wednesday 11 April

• This article was amended on 13 April 2012. Adhelm was changed to Aldhelm, which is the more commonly used spelling for the seventh-century monk.


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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #3 il: Aprile 14, 2012, 11:06:14 am »
quando servirà per perorare la causa femminista, aspettiamoci un articolo  in cui ci si sosterrà l'esatto contrario e ci si vanterà che il diritto europeo è stato scritto da teodora, il cui contributo è stato censurato(come ultimamente si fa spesso nel campo scientifico con le collaboratrici che improssivamente diventano i veri geni della situazione)
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
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Offline jorek

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #4 il: Aprile 14, 2012, 11:47:55 am »
ora: che si parli di monasteri maschili passati sotto monasteri femminili nel medioevo, siamo alla regola. La motivazione era quella di far passare centri che avevano difficoltà sotto altri centri monastici piu solidi. Niente di nuovo.
Che ci fossero donne con ruoli importanti in aantichità è vero, ma qui siamo al niente di nuovo sotto al sole.
Però se mi dici che il codex iuris civilis l'ha scritto Teodora, sinceramente mi cascano le palle.

Citazione
the empress of Byzantium – the world's first monotheist empire

epic fail..semmai il primo impero monoteista è stato l'impero romano tutto a partire dal Tardo Antico, non certo l'impero bizantino medievale...

Vedi, io studio storia medievale: la prima cosa che misero in chiaro alcuni miei professori, è che gli anglosassoni sono degli scarsi totali in materia, quindi devono sopperire con pagliacciate tipo queste.
Mi sembra che la signora in questione non faccia eccezione

Offline Lucia

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #5 il: Giugno 12, 2012, 10:40:06 am »

Vedi, io studio storia medievale: la prima cosa che misero in chiaro alcuni miei professori, è che gli anglosassoni sono degli scarsi totali in materia,

mah, allora perché prescrivono come bibliografia autori anglosassoni?

Nell'Impero Romano d'Oriente ci sono donne più conosciute della storia per loro iniziativa culturale importante, non bisogna forzare la storia per trovarle. Per esempio nella scrittura della storia una fonte importante della storia le Alessiade l'ha scritta la sorella dell'imperatore, Anna Commena. Io so anche della figlia del santo prottetore della mia città che si è sposata(nella stessa epoca dei Commeni) con l'Imperatore romano e ha fatto alzare il monastero del Cristo  Pantocrator che era ospedale e monastero.
Questa non significa che non si leggevano storie di santi misogini nello stesso tempo, diffusi da autori di anni mille. Uno che salvò la vita di un fanciulla che stava per annegare in mare, la salvò tirandola in salvo sulla sua roccia dove lui faceva l'eremita ma per non cadere in peccato si butto lui stesso in mare. Non so come si chiamava il santo.

Ciò che io penso sul ruolo delle donne o uomini di potere nella storia e che comunque non avrebbero potuto fare ciò che hanno fatto senza l'aiuto di molti altri uomini e donne.

Offline Peter Bark

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #6 il: Giugno 12, 2012, 13:28:32 pm »
sempre la solita palla,stanno stancando.E'come la storia dei Nobel.Probabilmente per ogni donna a cui un uomo ha rubato "l'invenzione" ci sono cinquanta uomini a cui un uomo ha rubato "l'invenzione".Complotto maschile contro il maschio?
Adesso stanno veramente frantumando i cocomeri

Offline cancellatow

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #7 il: Giugno 12, 2012, 14:06:47 pm »
sempre la solita palla,stanno stancando.E'come la storia dei Nobel.Probabilmente per ogni donna a cui un uomo ha rubato "l'invenzione" ci sono cinquanta uomini a cui un uomo ha rubato "l'invenzione".Complotto maschile contro il maschio?
Adesso stanno veramente frantumando i cocomeri


 :lol:

Tra l'altro pensano davvero che lo abbia scritto Giustiniano e non i suoi giuristi  :doh:
Inoltre si scordano di dire che la guerra greco-gotica è durata 20 anni anche per colpa di Teodora  :mad:

Online Massimo

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #8 il: Giugno 12, 2012, 22:23:33 pm »
Si stanno arrampicando sugli specchi per negare l'immenso ed astronomico contributo del nostro
genere al progresso dell'umanità. La tesi continuamente presentata in tutte le (fastidiose) salse è
la seguente: le donne hanno fatte quanto e più degli uomini, ma gli uomini hanno cancellato le
tracce e le prove della bravura e dell'eccellenza femminile. Sì, come no, gli uomini non avevano un
cacchio da fare e si sono messi a cancellare l'immenso contributo femminile per sostituirlo con il
loro. Infatti si sono dimenticati di cancellare Zenobia, Ipazia, Saffo, Marozia, Matilde di Canossa,
Caterina da Siena, Teresa di Avila, Elisabetta di Inghilterra, Elisabetta Bathory (e in questo caso
avrebbero davvero fatto un favore al sesso femminile), Caterina II di Russia, Maria Teresa, Maria
Curie e Maria Montessori. Chiunque dovrebbe riconoscere che come cancellatori di figure storiche
femminili noi maschi siamo davvero delle scamorze.

Offline Lucia

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #9 il: Giugno 12, 2012, 22:55:16 pm »
Elisabetta Bathory (e in questo caso
avrebbero davvero fatto un favore al sesso femminile),

Invenzioni di un gesuita che voleva murare una ragazza. Mai sentito della caccia delle streghe?!

Io non sono di parte. Sarei più felice sapere che conosci anche i membri maschili della famiglia Bathory  :):rolleyes:




Online Massimo

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #10 il: Giugno 12, 2012, 23:21:21 pm »
Io non sono di parte. Sarei più felice sapere che conosci anche i membri maschili della famiglia Bathory  :):rolleyes:

Conosco Stefano Bathory, ottimo re della Polonia. Sconfisse Ivan il Terribile, zar di Russia e
conquistò l'importantissima città di Pskov, gettando le basi della penetrazione polacca in quella
terra che raggiunse il culmine quando i polacchi arrivarono fino a Mosca installandosi addirittura
nel Cremlino, nel 1612, ancora oggi ricordato dai Russi come "annus horribilis". La sua controparte
femminile, Elisabetta, al contrario è un personaggio grottesco: si divertiva a torturare le serve al
fine di estrarre il loro sangue che lei utilizzava come detergente per la pelle e come un rimedio
antirughe. Ci volle un uomo, il conte palatino d'Ungheria, suo cugino, per mettere fine al governo
di questa pazza che finì i suoi giorni in galera. Fulgido esempio di bontà ed eccellenza femminile.

Offline Lucia

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #11 il: Giugno 12, 2012, 23:44:32 pm »
 :) era ungherese di Transilvania come me,  :) era principe di Transilvania re di Polonia-Lituania ed ha mantenuto la libertà religiosa nei suoi domini malgrado i consigli dei preti che gli chiedevano di fare contro protestanti una crocciata come contro i albigesi. Io per questo lo ammiro molto. E ha fondato l'Università di Vilnius (Lituania). Sono felice che lo conosci.

Nella storia di Elisabeta io non ci credo. Dice che faceva bagno con sangue ma il sangue si coagula come entra in contatto con l'aria. Secondo me è una storia inventata.

Online Massimo

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #12 il: Giugno 13, 2012, 00:19:44 am »
Ammetterai comunque che era una principessa pessima

Offline vkhan

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #13 il: Giugno 13, 2012, 09:27:27 am »
The story was the same the further you travelled east. We eagerly discuss the educating vigour of the "tiger mother" today. Wait till you meet the premiere Asian matriarch – Wu Zetian, who in the seventh century used the power of words and belief to win out.

By rights Wu should be a household name, her achievements were so remarkable. But within decades of her death her memory had been slandered and physically eradicated, and her memorial stone at Qianling in China's Shanxi province has been left blank.

Consider what Wu achieved. She invaded Korea and Tibet; reformed the administrative system of the Chinese empire; provided Buddhism with a warm embrace when its influence was waning across the Indian subcontinent; and, vitally, she was a patron of printing 700 years before it arrived in Europe.

Determined to promote Buddhist ideas (and word of her power) throughout her vast territories, which reached from outer Mongolia to the Pacific ocean, she ordered the mass production of 84,000 Buddhist texts. She was also the first imperial ruler to see the potential of printing technology in successful, sacrally tinged statecraft.

Le politiche dell'imperatrice Wu ebbero come scopo quello di rafforzare la sua posizione e prese il potere (legittimamente) a seguito della paralisi che colpì l'imperatore Gaozong nel 660, ma è solo a partire dal 683, anno della morte dell'imperatore che Wu Zhao poté governare direttamente l'impero.
Wu Zhao instaurò un regno del terrore (Sabattini) creando una rete di spie e informatori ed eliminando tutti gli oppositori dopo aver approfittato di una ribellione di scarsa importanza.
Il suo governo era dispotico e a leggere "the power of words and belief" come il fulcro della sua politca fa tornare in mente le consuete manipolazioni della storia di cui il femminismo ha bisogno per la sua stessa sopravvivenza.
 L'enorme sviluppo del sistema di reclutamento degli esami imperiali da un lato servì all'imperatrice per controllare i canali di accesso alla burocrazia e dall'altro era un enorme strumento di controllo ideologico, dal momento che Wu era una fervente buddhista (inserì anche un suo testo fra quelli obbligatori per gli esami).

E' certo che la stampa esistesse prima dell'avvento al trono dell'imperatrice Wu, poiché testi coevi riportano testimonianze di descrizioni di stampa a blocchi di legno durante i regni precedenti.

Per quanto riguarda Tibet e Corea.
Nel 668 la capitale di Koguryo (non esisteva allora la Corea come la conosciamo) fu occupata, ma la pacchia durò poco, poiché Silla (altro regno coreano) annesse i territori conquistati già nel 676.
Inoltre furono i Tibetani a infliggere due pesanti sconfitte all'impero cinese nel 670 e nel 678 e si stanziarono nell'odierno Qinghai espandendosi fino allo Yunnan e Sichuan occidentale (tutte regioni dell'odierna Cina).

In conclusione, molte delle scelte poliche dell'imperatrice Wu si collocano in linea con quelle degli imperatori precedenti (specie Taizong). Si segnala la sua simpatia e politica di promozione del buddhismo e del taoismo.

Offline Peter Bark

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Re: Le donne cancellate dalla storia.
« Risposta #14 il: Giugno 13, 2012, 12:49:48 pm »
:) era ungherese di Transilvania come me,  :) era principe di Transilvania re di Polonia-Lituania ed ha mantenuto la libertà religiosa nei suoi domini malgrado i consigli dei preti che gli chiedevano di fare contro protestanti una crocciata come contro i albigesi. Io per questo lo ammiro molto. E ha fondato l'Università di Vilnius (Lituania). Sono felice che lo conosci.

Nella storia di Elisabeta io non ci credo. Dice che faceva bagno con sangue ma il sangue si coagula come entra in contatto con l'aria. Secondo me è una storia inventata.


caccia alle streghe...a parte che stando ai numeri diffusi per la maggiore un quinto delle persone giustiziate riguardava uomini e non solo femmine quindi non so perché si continui a parlare di una cosa come fosse stata inflitta ai danni di un solo sesso...ah già,ricordo che è uno dei temi preferiti della grande narrazione femminista per testimoniare lo sterminio del loro genere da parte del maschio,chi se ne frega se tra quei 9 milioni di morti un milione e ottocentomila erano uomini,visto che gli uomini sono esseri viventi di serie b? Ovviamente nell'analisi della questione vige la solita decontestualizzazione delle menti femminili secondo cui dietro ogni cosa ci dev'essere per forza solo una questione legata ai generi.
Sull'argomento poi consiglio di leggere Encicolpedia della stregoneria scritto da Iannacone.

L’Inquisizione? Una «leggenda nera»; in realtà la sua opera nei secoli XVI e XVII ha addirittura evitato gli eccessi.
Le vittime della repressione non furono né 6 né 9 milioni, bensì da 30 a 40 mila in 350 anni. E non solo donne .
A partire dal Quattrocento, e per oltre tre secoli, si è scatenata la cosiddetta «caccia alle streghe», un fenomeno culturale e sociale complesso che ha determinato una violenta attività repressiva in molti Paesi. Sulla «caccia alle streghe», e sulle streghe, si è detto tutto e il suo contrario. S'è sostenuto che queste ultime fossero parte di una religione occulta ma anche un'invenzione, una proiezione delle fantasie maschili; oppure un'espressione delle culture alternative. Teorie marxiste e storiografia liberale, letture antropologiche e sociologiche si sono avvicendate accumulando una letteratura impressionante per mole e varietà. Negli ultimi anni sono state pubblicate alcune opere che hanno tentato di sistemare in modo enciclopedico il lavoro svolto e il dibattito storiografico che ne è seguito; ma i risultati non hanno rispettato le promesse. Del resto, sul fenomeno storico della stregoneria si pubblica ancora moltissimo, ma troppo spesso vengono ignorate le acquisizioni più recenti della ricerca e i punti di consenso degli studiosi. Una buona occasione per contemplare con un unico sguardo lo stato dell'arte degli studi sull'argomento è l'Encyclopedia of Witchcraft. The Western Tradition, curata da Richard M. Golden, (ABC-Clio, 2007, 4 volumi). Non ci si allarmi, non è una raccolta enciclopedica di pozioni e ricette di maleficio, ma un ottimo esempio di divulgazione d'alto profilo, e di carattere interdisciplinare, che raccoglie i contributi di 170 specialisti di ogni parte del mondo. Considerando l'autorevolezza del gruppo di studiosi chiamati a compilare le singole voci, (alcuni nomi: Henry Kamen, Brian P. Levack, Gustav Henningsen, Andrea Del Col, Oscar Di Simplicio, Gabriella Zarri, Marina Montesano) l'opera offre un contributo notevole nel chiarire anche l'aspetto delle responsabilità di parte cattolica che - lo si legge per esempio alla voce Misconceptions («Fraintendimenti») - la ricerca ha ridimensionato notevolmente. E tuttavia vere e proprie legge nde nere sopravvivono, a questo proposito, «in parte - si legge - perché il pubblico non ha accesso immediato agli studi degli specialisti e in parte perché certe idee servono a propositi contemporanei». Tra gli equivoci perpetuati vi è, ad esempio, il ruolo dell'Inquisizione che per gran parte del pubblico incarna l'istituzione maggiormente responsabile della caccia alle streghe. Nessuno può negare l'impatto del celeberrimo Malleus Maleficarum, il manuale per inquisitori scritto dai domenicani Spenger e Kramer, né il ruolo dell'Inquisizione in altre attività di repressione ereticale. Ma nel merito della caccia alle streghe pare proprio che le leggende nere debbano essere riscritte. Difatti - si legge in Witchcraft - «l'Inquisizione portoghese, spagnola e romana non solo non si sono macchiate della repressione delle streghe», vere o presunte, ma hanno addirittura evitato «lo scatenarsi delle cacce alle streghe durante il XVI e XVII secolo nel Sud Europa». Nemmeno risponde a verità che l'inquisizione papale già incaricata di combattere l'eresia catara sarebbe stata poi impiegata nei secoli successivi contro le streghe. Quest'idea è basata su una trovata di Étienne Léon de Lamothe-Langon, storico senza scrupoli, che nel 1829 falsificò documenti per fornire pezze d'appoggio alla sua tesi. Venendo ad altri aspetti, leggiamo che gli studi recenti hanno anche indebolito l'associazione univoca fra vittima della caccia alle streghe e sesso femminile. È vero che la maggioranza delle vittime furono donne, ma va tenuto presente che i cacciatori di streghe erano interessati alle persone accusate di stregoneria e non alle donne «in quanto tali» e infatti non poche vittime delle periodiche ondate di repressione furono uomini. Un'interpretazione sociologica un tempo in auge, e sostenuta soprattutto tra le studiose femministe, sostiene che le streghe fossero le depositarie della medicina tradizionale in competizione con due categorie che si andavano professionalizzando: i medici e il clero. Le accuse di stregoneria sarebbero state una risposta a questo mutamento. Ma, a conferma di quest'ipotesi, un tempo popolarissima, non sarebbe stata trovata ancora «nessuna prova». Per ultimo arriviamo all'argomento più delicato, quello del numero delle vittime. La cifra oggi proposta dagli storici, nonostante le sue oscillazioni, è lontanissima dai «sei» o «nove milioni di streghe» ripetuta acriticamente dai tanti improvvisati «storici della caccia alle streghe», e persino da intellettuali come Élemire Zolla, ed è pure lontana dalle centomila vittime che costituivano il calcolo di Voltaire. Il team internazionale di esperti riunito nell'opera di Golden, incrociando i dati disponibili, propende per circa trenta-quarantamila vittime in circa 350 anni. Una cifra spaventosa, certamente, che segnala l'importanza e la gravità del fenomeno, e l'impegno che ancora richiede il suo studio e la sua interpretazione. Lo stesso impegno che impone correttezza e limpidezza nella divulgazione dei risultati della ricerca storica - pur senza occultare la presenza di opinioni contrastanti, che dialogano anche fra le voci di questa grande «Enciclopedia». Affinché queste lontane tragedie non facciano il gioco di interessi contemporanei.