Quasi un uomo su tre tra chi chiede il test del DNA mosso dal forte dubbio di essere padre del figlio della propria partner scopre che veramente non è il padre del bambino. E' quanto dimostrato in un'indagine mondiale diretta da Kermyt Anderson della University of Oklahoma e del Center for Applied Social Research pubblicata sulla rivista Current Anthropology.
E in questo gruppo le percentuali di coloro che non sono i veri padri sono le stesse in tutti i paesi studiati, 67 in tutto in diversi continenti. Però una quota notevole degli uomini che dubitano fortemente della propria paternità e chiedono il test del DNA (il 70 per cento del totale dei dubbiosi) in realtà sbagliano e sono veramente i padri del figlio della propria partner. Oggi, complice anche la rapida possibilità di eseguire il test che alcuni produttori permettono di acquistare anche su internet, si moltiplicano gli uomini che, più o meno insicuri della propria paternità, decidono di sottoporre il bambino e se stessi al test del confronto del DNA.
Finora però mancava uno studio su vasta scala per capire veramente il fenomeno che ha implicazioni dirette anche sulla crescita del bambino, perché in genere la scoperta della non paternità biologica può incrinare il rapporto tra i partner e rendere il padre non biologico meno incline a provvedere al figlio. Gli esperti hanno quindi studiato quanto i risultati veri dei test di paternità corrispondessero a quelli attesi dagli uomini in due gruppi di maschi: coloro che hanno fatto il test pur essendo sicurissimi di essere padri del bambino e coloro che invece lo hanno eseguito in quanto nutrivano forti dubbi a riguardo. Nel primo caso, e c'era d'aspettarselo, i risultati dei test corrispondono al 98% a quanto gli uomini si aspettavano di trovare, ossia di essere veramente i padri biologici. Invece quando a fare il test sono stati uomini in dubbio della propria paternità è risultato che il 30% di loro, ovvero quasi uno su tre, non era poi effettivamente il padre biologico del bambino. Il restante 70% degli uomini invece apprendeva dal test di essere veramente padre del bambino, nonostante avesse fortemente dubitato di ciò.
I ricercatori concludono dunque sottolineando che per quanto le false paternità siano una quota da non trascurare, (il 30% di chi fa il test mosso da dubbi), una buona quota di questi uomini dubbiosi in realtà è solo malfidata nei confronti della partner, salvo poi scoprire di aver torto. "Dalle indagini a campione che normalmente si fanno nei laboratori di diagnosi genetica e molecolare di tutto il mondo risulta che dal 5 al 10% dei figli siano illegittimi", ha spiegato Bruno Dalla Piccola, genetista medico dell'Istituto Mendel dell'Università La Sapienza di Roma; il dato reso noto in questo studio è un'informazione più dettagliata e relativa solo a quegli uomini che dubitano della propria paternità ma in realtà non aggiunge praticamente nulla al quadro generale del fenomeno. ''E' vero che ci sono anche mariti ossessionati dal niente e che magari chiedono di eseguire il test pieni di dubbi in realtà infondati", ha aggiunto Dalla Piccola, "ma questo studio non ci da informazioni in più per capire le dinamiche della coppia legate a queste problematiche''. L'importante, ha concluso il genetista, è che questi test siano eseguiti secondo la buona pratica clinica e cioè di comune accordo tra i due partner.
e perchè sarebbe buona pratica clinica eseguire il test di comune accordo tra i 2 partners ?
Ciò che conta è che il test venga eseguito correttamente e di routine.
ma guarda un pò... di comune accordo